Capitolo 6: Non c'è gioia senza i Donald

Oggi è una giornata di trasferimenti a dir poco complessi.
Inizia bene, non c'è che dire. Mi ero comprato yogurt e frutta ma posso integrarlo con un robusto porridge freddo preparato abilmente dalle due inglesi. Non dico che sia una delizia, però non è affatto male, è nutriente e completo. Dopo la supercolazione e i saluti sono pronti.

A sorpresa scopro che esiste un'alternativa al traghetto da Finishish a Localine che avevo in mente di prendere. Si tratta del traghetto Tobermoray-Kilchoan che mi affretto a prendere al volo.
Una volta lasciata Mull per la terraferma dovrò risalire fino a Mallaig e in qualche modo e arrivare ad Armadale nell'isola di Skye. Non mi è ancora molto chiaro come farò di qui a Carbost. Guardo un momento la cartina e mi rendo conto di aver scelto come sempre un percorso piuttosto tortuoso, e in secondo luogo capisco che Carbost è alla fine di una diramazione di una strada secondaria... dubito fortemente che ci saranno molti mezzi pubblici.
In realtà guardando la cartina ho notato che Skye non è una vera e propria isola, perché un ponte collega Kileakin a Kyle of Locash. Presumo che se hanno un ponte ci passeranno anche dei mezzi. Ma tutti sanno che succede a chi passa i bracci di mare sulle ruote o e chi trasporta le barche su strada da un lato all'altro di una costa. Terribili sventure e vendette delle divinità. Come i re persiani.
A me, invece, non resta che fare appello alla mia ormai nota e provvidenziale buona sorte.
Come da tradizione Kilchoan si rivela essere un altro molo in mezzo al nulla, così mi devo cercare un passaggio. Un piccolo passo avanti di un miglio, una coppia di anziani francesi di Grenoble. Mi tocca poi camminare quattro miglia sotto una pioggerellina fastidiosa a tratti per trovare chi mi porta a una specie di museo di storia naturale. Lo guardo con diffidenza e decido di non fermarmi e continuare la marcia, in fondo l'obiettivo è ancora piuttosto lontano. Dopo altre due miglia una coppia mi prende a bordo.
'Noi uno strappo fino al bivio te lo diamo volentieri, ma devi guadagnartelo'. Mi tocca aiutarli a caricare e scaricare delle casse piene di non so cosa in una casetta vicina, dove peraltro entrano prendendo la chiave da un nascondiglio... spero sia stata una buona idea, ma sono più contento quando ripartiamo in macchina.
Al bivio sulla strada grande decido che per prima cosa serve un tè caldo, per ristorarmi dal lavoro e dal cammino, poi, con calma, farò l'autostop. Mentre sono al banco arrivano due persone dietro di me, non faccio caso a chi sono, fino a quando non sento un 'You? It's not really you?'
È la coppia che mi aveva dato il passaggio a Finnport, per Iona ieri, e che oggi va... a Mallaig! Ormai sto diventando un ospite fisso.
Scopro che sono dei ferventi indipendentisti sostenitori dell'SNP, lo Scottish National Party di Alex Salmond che predica l'uscita della Scozia dal Regno Unito. Ne approfittiamo per parlare fitto fitto di questi temi e anche della lingua gaelica fino a destinazione.

Stavolta, mentre la moglie va a fare qualche acquisto, il marito, compagno o fidanzato che dir si voglia accetta una robusta birra in un pub del porto. Nel frattempo, quando lui se ne va dopo quattro chiamate della sua dolce (come il limone) metà, una signora anziana mi comincia a raccontare che lei è dell'Isola e mi dice una quantità di cose su persone che non incontrerò mai ma che comunque mi aiutano a ingannare il tempo.
Mi sposto in una specie di take away con qualche sgabello per il mio primo Fish 'n chips scozzese. Ne mangio una quantità impresentabile, e sono alla fine satollo e soddisfatto.
All'arrivo ad Armadale, isola di Skye, è piovoso e ventoso, ma ho deciso di non mettermi di nuovo immediatamente in strada. Un cartello dice che qui vicino c'è un Macdonalds Heritage Centre, un museo delle Isole e della loro civiltà.
Il Clan Donald è il più numeroso della Scozia e del mondo, avendo migliaia di discendenti nei cinque continenti, tuttavia è uno di quelli che ha perso gradualmente tute le proprietà che deteneva. I MacDonald avevano avuto la sfortuna di trovarsi quasi sempre dalla parte sbagliata della storia. Avevano sostenuto i Norvegesi, fino a che questi non erano stati annientati dagli Scozzesi. Erano in gran parte Cattolici nelle guerre a sfondo religioso, vinte dai Protestanti che li avevano massacrati a centinaia e, infine, si erano schierati con tutti i ribelli giacobiti (che senza eccezione avevano fatto una brutta fine) anche dopo aver perso il titolo di Lords of the Islands.

Sì perché 'non c'è gioia senza il Clan Donald', spiega una gigantografia del loro motto. Il museo è bellissimo e racconta di come il piccolo regno delle isole, stretto tra Scozia, Inghilterra e Norvegia, prosperasse in un territorio che andava dall'Isola di Man alle Ebridi. Sono affascinato e sto cominciando a dare segni di dipendenza dell'audioguida.
I due centri principali delle terre del Dominus Insularum (questo il vero titolo in principio) erano quello spirituale di Iona e l'Eilean Mor. Mi mangio le mani per non essere andato ad Islay e averla snobbata come meta per le sole distillerie. Praticamente, l'Eilean Mor (Isola maggiore in gaelico) si trova al centro di un lago di acqua dolce all'interno di Islay, nei pressi di Finlaggan: un'isola in un lago in un'isola in un mare: un'isola al quadrato, insomma, nonché un luogo praticamente imprendibile... e in parte segreto.
Mi fermo a fantasticare sui pannelli che spiegano la vita all'epoca, un mondo incredibile, in cui i poeti contavano di più dei soldati e i clan principali avevano il proprio suonatore di cornamusa, carica ovviamente ereditaria, e il proprio bardo per cantare le lodi di famiglia.
Alla fine mi fermo un'eternità ovunque, la gente comincia ad andarsene e il pur gentile personale inizia a spegnere le luci. In una parola riesco a farmi supplicare di lasciare il museo. È davvero ben fatto e molto didattico, perciò mi guardo anche un pezzo del giardino. Dalla brochure scopro che il proprietario di tutto è... la fondazione MacDonald che riunisce i discendenti dei Clan Donald in tutto il continente. Nel frattempo, è inutile dirlo, ho perso tutti i bus che andavano nella direzione a me utile, e dovrò proseguire a piedi.

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