𝗺𝘂𝗶𝗰𝗵𝗲

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Fare sesso, per me, non è mai stato niente più di un atto meccanico.

Una cosa finalizzata ad un'altra.

Un atto necessario diretto e orientato verso un obiettivo.

Non ho sempre fatto sesso per conto di mio padre, per ottenere poteri e favori che gli servivano, ma anche quelle volte in cui ero io a scegliere di farlo, questa cosa non è mai cambiata.

Ho fatto sesso tutta la vita per qualcosa.

Non ho mai... fatto sesso per farlo, per viverlo, per navigare nell'esperienza e per condividere me stesso.

L'ho fatto per sentirmi meglio. Per sentirmi bello, meraviglioso, nonostante sapessi quanto marcio fossi dietro un aspetto che quasi m'ostacolava più che aiutarmi, per togliermi di dosso un prurito, per il gusto di sentirmi importante.

L'ho fatto per uno scopo.

Sempre, sempre per uno scopo.

Mai per finire di farlo e sorridere all'idea di quello che avevo fatto.

Mai per... amore.

Lo so che è ingenuo da parte mia e forse un po' infantile pensare che sesso e amore siano due cose che, se messe assieme, rendono l'esperienza più bella. Lo so che il sesso prescinde dall'amore e che si può fare del sesso meraviglioso anche senza amarsi.

Ma...

Per me questa cosa ha un valore diverso, adesso.

Per me è come se prima d'ora non l'avessi mai fatto.

E parlo anche di quella scappatella alla locanda con Hajime, che mi è piaciuta, ma mi rendo conto solo ora di quanto fosse... troppo poco. Troppo attaccata all'idea che prima avevo del sesso, troppo orientata al tentativo di stare meglio.

Ora è...

Il cuore mi batte contro la cassa toracica forte che temo possa distruggermela. Sembra frammentarmi le costole, rompermi lo sterno, il rumore che fa dentro di me.

Ho scelto di fare questo.

Ho scelto a mente lucida di fare questo.

E non l'ho scelto per sentirmi meglio, non l'ho scelto per consolarmi o per dimenticarmi di qualcosa.

L'ho scelto perché lo volevo fare.

Perché amo l'uomo con cui lo sto facendo, perché forse anche lui un po' ama me, perché possiamo condividere ed esplorare, perderci, ritrovarci, stare qui assieme e divertirci come è giusto che sia.

Posso godermi il suo sguardo su di me, l'attenzione, la devozione con cui mi guarda. Posso sentire le sue mani che mi toccano e che mai mi sono sembrate tanto casa quanto adesso, posso specchiarmi nel suo sguardo, annegarci dentro, inarcarmi e urlare e piantare le unghie sulla sua pelle, posso ridere, sorridere, baciarlo e farmi baciare, posso toccarlo, sentire che c'è, tastare la sua sola presenza con le mie dita.

Iwaizumi Hajime è molto più di quello che dà a vedere.

Dentro, intendo.

Dentro è molto, molto di più.

E non lo dico per quanto bravo sia, né per la sua impressionante resistenza fisica, non per le cose che fa o le cose che dice.

Lo dico per quello che sento.

Ho già detto che di lui, una delle prime cose che mi ha colpito, è quanto sia... reale. Vero, onesto, sboccato con me, senza filtri. E se ora so che questo è vero per una questione di magia, del fatto che nessuno riesce a resistermi tranne lui, anche prima questo era per me importante e il motivo non rende il fatto di minor impatto.

Mi tratta come se fossi una persona.

Mi tocca, come se fossi una persona.

E non lo fa perché qualcosa di me glielo impone.

Lo fa perché...

È una persona tanto particolare, Iwaizumi Hajime.

È aggressivo, e non è affatto gentile. È maleducato, la maggior parte delle volte, e m'insulta di continuo perché lo fa ridere prendermi in giro.

Ma è...

Dolce.

Protettivo, presente, affettuoso.

Non si vede, di lui, questo, se lo si conosce poco. Non fa parte delle prime impressioni né di qualcosa che si può notare con un'amicizia superficiale.

Ma lo è.

Lo è quando cerca nei miei occhi un qualsiasi segno di fastidio, quando mi tiene stretta la mano finché non mi tranquillizzo nelle situazioni di stress, quando mi bacia, quando mi abbraccia, persino quando è scemo e ubriaco. Lo è quando mi bacia la fronte ma soprattutto quando se la lascia baciare, quando mi mostra quel ragazzino di dodici anni che vuole solo essere importante per qualcuno che reagisce alla vita che gli altri gli hanno fatto fare.

Iwaizumi Hajime è estremamente complesso.

È ferito dalla vita, talvolta pare rassegnato, ma ha anche tanta rabbia dentro di sé. È spaventato dalle sue emozioni perché teme lo rendano manipolabile, l'hanno reso così già una volta, e sa di essere troppo pericoloso per permetterselo.

È pragmatico, non perde tempo, non si fa irretire dalle belle parole. Sa di essere attraente ma questa cosa è come se non gl'importasse, si tratta come un'entità estranea al resto del mondo, non è vanitoso, non gl'interessa di essere bello, gl'interessa quel che gli serve per sopravvivere, niente di più.

Iwaizumi Hajime crede e fa credere agli altri di essere una persona fredda. Mette le emozioni ai limiti più estremi di sé e non le calcola mai, non le prende in considerazione. Non fa le cose perché sente di volerle fare ma perché sa di doverle fare. È una persona decisa, testarda, non cede alle preghiere, non si fa ammorbidire, non si fa sedurre da nessuna prospettiva potrebbe sembrare in qualche modo allettante.

Ma Iwaizumi Hajime non è freddo.

Lui è molto, molto passionale.

Credo sia per questo, che le sue emozioni le respinge al punto da fingere di essere freddo.

Lui sente, sente tutto. E se sentire tutta la vita l'ha reso un'arma e non molto di più nelle mani di chi non aveva nei confronti della sua interiorità il minimo interesse, sentire me, sentire me gli piace e si vede.

Forse è perché sono innamorato di lui.

Forse è perché m'importa di quello che pensa e di quello che percepisce, che non si senta ferito. Forse perché vede quanto bene mi fa sentire, forse solo perché sono io, perché a qualcuno piaccio per davvero e non a qualcuno qualsiasi, ma a qualcuno che piace anche a me.

Fare sesso non ha mai avuto alcun risvolto emotivo positivo, in me, prima di questo momento. Fare sesso mi ha sempre fatto sentire un oggetto, una conquista, un mezzo per un obiettivo.

Ora fare sesso mi fa sentire qualcuno.

Mi fa sentire amato.

Mi fa sentire il centro del mondo, mi fa sentire bello dentro e fuori, mi fa sentire felice, eccitato, emozionato, mi fa sentire bene.

E non so se sia il sesso il punto, o più il fatto che a farlo con me, è Iwaizumi Hajime.

Tiene la fronte contro una delle mie tempie, il corpo sopra il mio, fra le mie gambe. Ogni centimetro della sua pelle abbronzata è ricoperto da uno strato sottile di sudore che scintilla quando la luce ci batte sopra, respira contro di me, muove il bacino sul mio.

È solido. Il suo corpo è solido, sopra il mio. È più basso di me di qualche centimetro, Hajime, ma ha le spalle larghe, la conformazione più imponente e mi sembra di scomparirgli sotto. Le mie mani sono premute sulla sua schiena, sento i suoi muscoli muoversi sotto le mie dita, la sola sensazione mi fa sentire caldo, amo la sua schiena, vederla e toccarla, sentirla quando il suo corpo è in questa posizione.

Non mi tocca come se fossi fatto di vetro.

Mi tocca come se fossi fatto di carne.

Ha una mano che affonda sul retro di una mia coscia, l'ha tirata su, sul suo fianco. Mi strizza e mi affonda addosso le dita senza timore di farmi male, mi gira e rivolta quando vuole, mi piega, mi fa tutto quello che vuole.

Mi bacia una guancia.

Poi lo zigomo, piano.

Sorride contro di me rallenta il ritmo.

Sembra respirare la mia pelle, prendersi un secondo per guardarmi.

Cerco di farlo anch'io.

Lo faccio come posso.

Non so se sono in grado di muovere abbastanza muscoli per girare davvero il collo come vorrei.

Il suo viso è così bello.

Di una bellezza più virile della mia e più virile di quella delle persone con cui sono cresciuto, tipica Umana, un po' rude, un po' sfacciata, intagliata nel granito più che intrecciata coi fiori.

Fa paura quando non sorride. Incute un po' di timore, l'ho pensato la prima volta che l'ho visto.

Menomale che a me sorride sempre.

Vorrei alzare un braccio e accarezzargli una guancia ma non ce la faccio. Capisce la mia intenzione, probabilmente, o forse solo gli va, ma si china per baciarmi e sono tanto felice che lo faccia, perché quello volevo che facesse.

Apre di più la mia coscia.

La schiaccia contro il letto.

Si muove appena più velocemente, quando ci stacchiamo più che gli ansimi sfiniti che mi stava estirpando dalle labbra un minuto fa, mi strappa di dosso un gemito vero e proprio.

La mia schiena s'inarca da sola e tutti i muscoli mi fanno male quando lo fa, le mie mani sulla schiena di Hajime diventato più rigide, gli pugnalo la pelle con le unghie.

Mi guarda e sorride.

I suoi occhi sono l'unica cosa non Umana che ha.

Non l'avrei saputo dire se non me l'avesse detto, ma da quando so di che razza fosse sua madre, mi rendo conto di quanto abbia inaspettatamente senso.

La bellezza pura delle Fate, tu ce l'hai negli occhi.

Che sono verdi, e in certi momenti sembrano del colore dello smeraldo, altri invece sono più profondi, come il Bosco dove abbiamo vissuto assieme, dove torneremo.

Amo come mi guardi.

Amo come mi guardi facendomi sentire l'unica persona mai esistita.

Questa faccenda della Regina delle Fate mi terrorizza e non credo di averla ancora metabolizzata, un po' perché non la comprendo, un po' perché non ha senso che in me ci sia qualcosa di così grande, quando ho passato la vita a sentirmi nulla.

Ma quando guardo te non provo più alcuna paura.

Perché non cambierà niente. Perché non sono mai stato "nulla" per te e perché mi fai sentire sempre come se fossi importante, e che la cosa sia di fatto vera o meno, qui, qui lo è sempre stata.

Ti amo tanto.

Ti amo davvero tanto.

Più di quanto pensavo di essere io stesso capace.

Sento un paio di lacrime scendermi sulle guance, ma sorrido mentre lo fanno, sorrido e mi lascio catturare dalla sensazione del suo corpo su di me, dentro di me.

È piacevole.

Così piacevole che fa male.

Mi piace, che faccia male.

Hajime mi stringe la coscia, mi sorride di nuovo. Fa per tirarsi su ma vede l'espressione che faccio quando il suo corpo si distanzia dal mio, quando il calore della sua pelle scompare.

Torna giù.

Mi bacia l'angolo della bocca.

– Che c'è, Tooru? –

– Stai qui. –

– Vuoi che rimanga così vicino a te? –

Uso tutte le mie forze per annuire.

– Stai qui con me. –

Mi sorride contro la pelle.

Spinge dentro di me appena più forte, mi sente gemere contro di sé.

– Non vado da nessuna parte. –

– Mai. –

– Mai. – ripete.

Si stacca di qualche centimetro, lascia andare la mia gamba, mi guarda negli occhi. Porta su la mano sul mio viso, spazza via i ricci dalla fronte, gli si forma la fossetta che ha quando sorride per davvero, mi sembra che il suo viso brilli.

Dice qualcosa.

Ma lo dice piano, pianissimo e mi fa gemere nello stesso istante, quindi non capisco bene.

Credo abbia detto...

Credo abbia detto "amore mio", ma non lo so, non ne sono sicuro, sono troppo sfinito per rendermene conto e quasi neppure me ne accorgo.

Lascio cadere la testa indietro, sento le sue labbra appoggiarmisi contro il collo, gemo sempre più forte ad ogni movimento contro di me, dentro di me, con le ultime tracce di energia che mi sono rimaste in corpo.

Sono stanco.

Mi fa male tutto, tutto, lo giuro. Ogni muscolo, ogni articolazione. Se continuo così mi romperò in mille pezzi, lo so, ma...

È bello.

È tanto bello.

E io ne voglio... ne voglio...

Gli occhi mi rotolano indietro e credo di avere la faccia conciata un casino. Mi sento appiccicoso e le parole che articolo sembrano impastarsi fra loro dal modo in cui le dico.

– Hajime, Haji...me, vieni qui, Hajime, cazzo, cazzo, ca... –

Si avvicina subito.

Mette la fronte contro la mia.

Lo stringo forte.

Cerco di parlargli nel modo più chiaro possibile.

– Più forte, Hajime. –

– Sei sicuro di farcela? –

Mi mordo una guancia.

– Ti prego, Hajime, ti prego. –

Ride piano, poi mi bacia la fronte.

Si tira su quel poco che gli permette di cambiare angolazione.

– Sei così bravo per me, Tooru. – mi dice, quando cerco e riesco a tirar su la testa per guardarlo.

Tutto di me si stringe e la mia voce esce come un lamento dalle mie labbra, quando sento quella parola. Mi sento avvampare nonostante la stanchezza, nonostante tutto, mi sembra di andare a fuoco.

Si muove su di me una volta.

Il letto è a pezzi, la testiera è rotta, ha piegato l'intelaiatura in ferro battuto aggrappandocisi quando ero sopra di lui, le lenzuola sono squarciate in un paio di punti e credo la rete di metallo sotto al materasso abbia subito qualche colpo.

Ma nonostante questo regge, regge per cigolare quando il bacino di Hajime si schianta sul mio senza la minima traccia di delicatezza.

Il mio corpo si stende nonostante cerchi di tenerlo fermo.

La schiena si inarca, le mani gli artigliano le scapole, le ginocchia premono verso l'interno.

– Hajime! –

– Sei così bravo per me, così bravo, Tooru. – ripete.

Mi esce dalle labbra un gemito lungo, sfinito, non tento nemmeno di trattenermi. Sono distrutto, oggettivamente distrutto, il calore dentro di me è una fiammella, ora come ora, non l'incendio che avvampa di quando abbiamo iniziato tutto questo.

Però non voglio che smetta.

Voglio che...

– Tooru, Tooru, Tooru. –

Tooru, sì, sono io, sono io, Hajime.

Continua a dire il mio nome, ti prego, continua a dirlo, continua a...

Si muove con così tanta forza che sento una fitta di dolore spandermisi contro il bacino. Ogni angolo di me è dolorante, ogni muscolo, spazzato via dall'energia di chi invece neppure sembra aver patito un minuto. Ed eppure mi piace questo dolore, è un dolore confortevole, che si espande sotto la mia pelle e mi fa sentire stanco, stanco ma amato.

Si china per baciarmi.

Fonde le labbra con le mie.

Sento distintamente il rumore della saliva, il rumore dei nostri corpi che s'incontrano.

Quando ci stacchiamo mi sembra che anche respirare sia doloroso.

Ma...

Spalanco di più le cosce, inarco il bacino, incontro i suoi movimenti a metà.

Ancora, finché non sarò ridotto in polvere.

Ancora, finché di me non rimarrà più niente che non sia stato tuo almeno una volta.

Fammi tutto quello che vuoi, tutto.

Io...

Appoggia la fronte contro la mia.

Anche la stessa aria che tiro dentro i polmoni mi sembra essere composta solo da lui.

Mi fai sentire così al sicuro.

Mi fai sentire così bene.

Sei...

Cambia lievemente angolazione, colpisce meglio il punto giusto dentro di me, divento un ammasso informe di arti distrutti e stanchi, mi lascio andare.

Sei tutto quello che voglio sapere, Hajime. Tutto quello che voglio avere, tutto quello a cui voglio tornare. Sei la prima certezza in una vita vuota, la prima persona che davvero, mi abbia fatto sentire così.

Piango.

Un misto di dolore, piacere, stanchezza e completa devozione mi trascina via dal viso un torrente di lacrime.

Mi tremano le mani, le ginocchia, le cosce.

Lui non si ferma.

Non si ferma quando chiamo il suo nome, quando gemo così forte che il mio gemito sembra un urlo, quando il letto sbatte contro la parete e temo che possa rompersi completamente sotto di noi.

L'aveva detto, Kenma, no?

"I maschi combattono come scopano, e Iwaizumi sì che era un grande combattente", e un attimo dopo anche "instancabile, incredibilmente aggressivo, violento, senza il minimo grammo di pietà, passionale e protettivo".

Era la verità.

Una grande verità.

Quest'Uomo è...

Tutte le cose che ha detto.

Inizio a capire il timore che sembra incutere in chiunque gli si pari di fronte. È davvero qualcosa di inarrestabile, qualcosa che non puoi fermare.

Ha detto che non c'era niente dopo di me, lui. L'ha detto e il mio cuore si è sciolto. Non gli ho risposto, quando me l'ha detto, perché sono caduto nelle trame della mia stessa eccitazione e ho perso le parole, la razionalità.

Ma potessi rispondere ora lo farei.

Credi che per me sia diverso, Hajime? Credi che mai qualcuno dopo di te potrebbe farmi sentire così?

Pensavo che il sesso fosse qualcosa di volgare e basso, prima di te, qualcosa di utile e pratico, qualcosa di sporco.

Eppure con te che esci ed entri dal mio corpo in questo modo così lascivo, con te che mi guardi come se potessi mangiarmi e mi fai fare le cose più disinibite, non c'è niente di sporco.

Lo farei sempre, con te.

Non smetterei mai.

Perché io ti... io ti...

– Hajime, cazzo, Hajime, lì, ti prego, continua, continua, ti prego, Hajime, ti... –

Gli scintillano gli occhi.

Serra la mandibola, la mano sul mio viso si sposta su una delle mie spalle e si stringe sulla pelle forte che temo potrebbe rompermi l'articolazione.

Mi muove su di sé e si muove su di me, il rumore è ripetuto ma rapido, il piacere diventa sempre più attorcigliato attorno a me.

– Tooru, il mio Tooru, sei... sei meraviglioso, Tooru, cazzo, quanto sei... –

– Hajime, ti prego! –

Perde le parole.

Smette di parlare e vedo il sudore sul suo petto cadere contro di me, le sue cosce sotto le mie che mi forzano a tenere le gambe aperte, la sua perfezione così rude dedicarsi solo e completamente a me.

Non c'è niente di regale, in te.

Niente.

Ed è questo che amo.

Questo.

Perché non sei una persona elegante o deferente, non sei distaccato. Sei aggressivo, come un soldato, come un Umano, sei così pratico e così reale e...

Mi prende dal retro del collo.

Mi tira verso di sé.

Mi bacia, mi bacia e il mio cervello smette di funzionare.

Vengo che mi sembra di scomparire. Mi sembra di perdere ogni grammo di coscienza, ogni grammo di consapevolezza del mio corpo.

Tutti i miei muscoli si contraggono, sento distintamente Hajime venire dentro di me, chiamare il mio nome, continuare a baciarmi.

Rimango teso per un tempo che sembra infinito.

Sospeso fra il piacere che si dirada e la stanchezza che estirpa ogni angolo di me.

Poi tutto finisce.

E tutto il mondo diventa nero.

Quando mi risveglio, o più che risvegliarmi ricomincio a sentire il mio corpo, mi rendo conto di essere in... acqua. Sono steso su una superficie solida e calda che parrebbe muoversi, intendo da questo essere il petto di Iwa-chan, immerso fino alle spalle in un bagno caldo. Sento il vento sulla pelle e quando apro gli occhi intravedo la finestra aperta, la luce fuori è fredda, pulita. È l'alba, è chiaramente...

Sono passati due giorni.

Due giorni.

Credo di aver dormito sì e no quattro ore in due giorni.

E ho passato tutto il resto del tempo a...

Oh, merda, sono distrutto. Mi fa male tutto, tutto, lo giuro. Mi fanno male le gambe, le braccia, la schiena, non parliamo del culo perché credo di dovergli fare un funerale a parte e mi brucia la gola, da morire. Cerco di spostarmi ma il dolore è troppo forte, per un attimo desisto.

Voglio lamentarmi.

Esigo di lamentarmi.

Ho la forza per spostare il collo, guardarlo e lamentarmi?

Certo che ce l'ho, ce l'ho e la userò perché è un mio diritto.

Mi sposto con enorme fatica a pancia in giù, imprecando sottovoce ad ogni singolo indolenzimento m'impedisca di farlo con facilità, spiaccico il mio petto su quello di Hajime e lo guardo.

Steso nella vasca, bello come il Sole, con gli occhi chiusi.

Sta...

Sta dormendo?

Che diritto ha di dormire? Brutto stronzo, non ha alcun diritto di farlo, non dopo il modo orribile in cui mi ha conciato, non dopo quello che mi ha fatto. Sporgo il labbro in un broncio e mi decido a svegliarlo ma, quando ci provo, il senso di colpa è troppo e mi ritrovo a guardarlo male nella speranza che capisca da solo di doverlo fare.

Non lo capisce.

Non per una buona decina di minuti.

Ma io non faccio niente.

Lo guardo... e basta.

Iwa-chan è pieno di cicatrici. Ha tanti tagli sulle braccia e tanti sulle cosce, che spuntano in un tessuto roseo e chiaro a contrasto col colore più cotto della sua pelle. Mi piace il modo in cui tiene le braccia, appoggiate una per parte sul bordo della vasca, non so per quale motivo ma mi sembra che mi stia abbracciando. Ha la testa appoggiata all'indietro, sul muro che sta dietro di lui, il suo viso è bello anche così, da questa angolazione.

Miseria, se non mi sarei mai aspettato di finire qui.

Due mesi fa credevo che sarei morto in un palazzo di vetro senza un briciolo di magia.

Ora pare che io sia una creatura magica inarrestabile e sto guardando l'ex soldato più spietato della Terra Conosciuta dormire nella vasca da bagno dopo che ci ho fatto sesso per due giorni di fila.

Wow, come cambiano le cose.

Mi incastro con le cosce ai lati delle sue, mi stendo per bene, piego il viso contro il suo collo e lo ascolto respirare.

Ad un certo punto una delle sue mani si tuffa giù dal bordo della vasca.

Si è svegliato?

Si è...

No.

Dorme.

E nonostante dorma mi ha schiaffato una mano sulla coscia.

Prima o poi ne parliamo di questa cosa, ok? Perché io capisco i gusti, ma questa inizia a sembrarmi un'ossessione. Sono due belle gambe? Sì. Adoro quando le tocchi perché adoro le tue mani e adoro te? Sempre sì. Adoro aprirle per te? Rimane un sì. Però ora che mentre dormi tu stai qui a tastarmi come un giocattolino forse è un po' troppo.

Rido appena fra me e me, non sembra svegliarsi, mi sistemo e socchiudo gli occhi.

Quante volte sarò venuto negli ultimi due giorni? Oh, non ne ho idea, se devo dire la verità. So che mi sembra di non avere più un grammo di vita in corpo, questo sì, e che per ricominciare a camminare decentemente mi ci vorrà un po'.

Però per carità, senza dirlo ad Hajime che verrà sgridato appena si sveglierà, in realtà non è che mi lamenti, anzi.

Sono felice che il mio bel soldato sia così... resistente. Quest'uomo è il sesso fatto a persona, se si aggiunge a questo che sa anche come farlo e non patisce la fatica ed è in grado di fare qualsiasi cosa, la prospettiva si fa piuttosto interessante.

Non ho mai fatto sesso come questo in vita mia.

Neanche con le Guardie Reali.

Mai.

Iwaizumi Hajime, lo sapevo che sarebbe stato mozzafiato. Lo sapevo, lo sapevo la prima volta che ti ho visto. E sapevo anche che eri un tenerone sotto tutto quei "cazzo", "vaffanculo" e "Elfo di merda". Certo non mi aspettavo saresti stato tenero con me ma...

Mi viene da ridere.

Mi viene da mettere le mani davanti alla faccia e ridere come un ragazzino.

Oh, quanto sono felice.

Sono felice e sono emozionato e mi sembra che tutto sia meraviglioso.

Sto con il mezzo Umano più fico del mondo. Ed è bravo a letto, molto bravo, e mi fa le coccole e mi protegge ed è disposto ad uccidere chiunque se la prenda con me. Mi dà i baci sulla fronte e mi chiama il "suo piccolo Tooru", mi fa sentire davvero un principe, mi dice che sono bravo, gli piaccio al punto che se si ubriaca e si dimentica chi è ci prova comunque con me e dormire con lui è meraviglioso.

Yggdrasill, o Yggdrasill, era davvero un piano, il tuo?

Tutto lo schifo prima per poi darmi questo dopo?

Perché se fosse così saprei chi ringraziare, saprei davvero chi...

– Mmh, smetti di ridere, mi fai il solletico. –

Il suo petto vibra contro il mio, quando parla.

Ha la voce bassa, stanca, ma morbida contro di me.

Mi immobilizzo un istante, quando la usa per rivolgermisi, ma lascio scivolare via la tensione subito dopo, quando riprende un po' di controllo sul suo corpo e inizia effettivamente a muoversi, per sistemarsi sotto di me.

Non mi sposta, no, si muove solo per levarsi di dosso l'intorpidimento.

Prendo fiato con calma.

– Ti do fastidio? –

– Ma che fastidio, mi fai solo il solletico se mi ridi addosso. –

– Vuoi che mi sposti? –

– Cazzo, no, rimani qui. –

Gli sorrido contro la pelle, mi spalmo giusto un po' di più sul suo corpo, chiudo la bocca e rimango in silenzio.

Si riprende poco a poco.

Prima impasta le labbra fra di loro, poi inizia a muovere le dita su di me, ad accarezzarmi piano la coscia. Poi mi stringe con la mano libera e quando se la sente, tira su la testa per appoggiarla sulla mia, il naso fra i miei capelli e il respiro sul mio viso.

È caldo.

Il suo corpo è caldo.

Ed è accogliente.

Mi fa sentire...

Al sicuro.

– Come stai, Elfo? –

– Uno schifo. –

– Ti fa male qualcosa? –

– Tutto. –

– Ti fa male in senso buono o in senso cattivo? –

Gli bacio il collo in un gesto di puro affetto.

– Buono. –

– Perfetto. –

Sposta la mano più in alto e l'appoggia sul mio fianco, usa anche l'altra per abbracciarmi, rimaniamo un attimo così, stretti l'uno all'altro, nel silenzio più completo.

Poi parla, sempre piano, sempre con calma.

– Perché ridevi? –

– Perché stavo pensando che sono felice. –

– Sei felice? Perché sei felice? –

– Tu cosa credi? –

Si sposta per infilare il viso sotto al mio. Mi bacia piano la fronte, ma non si stacca. Chiude le labbra sulla mia pelle, poi le appoggia lisce sulla mia pelle e mi tiene fermo là, col mio viso contro il suo.

Parla con un po' di difficoltà, ma non sembra volersi spostare.

A dirla tutta, non lo voglio nemmeno io.

– Dimmelo tu, Elfo. –

Mi schiarisco la voce.

– Sono felice perché abbiamo fatto sesso, perché sei bellissimo, perché non riesco nemmeno a ricordarmi quante volte sono venuto, perché stare qui con te è un sogno e perché c'è sicuramente qualcuno che devo ringraziare per questo miracolo. –

– Sei così smielato, Tooru. –

– Un po'. –

Ride contro di me, poi mi stringe appena più forte.

– Comunque non sono io il miracolo, qui. –

– No? –

– Assolutamente no. –

Apre le mani sulla mia vita, le passa piano sui fianchi, massaggia i muscoli indolenziti con delicatezza.

– Tu sei il miracolo. –

– Sul serio? –

– Già. –

Sento il mio cuore sciogliersi, un sorriso davvero idiota aprirmisi sul viso.

– Non ricordavo di poter essere così felice. A dirla tutta non lo sapevo proprio, Tooru. –

Sposta una mano fra i miei capelli.

– Tu sei davvero il mio miracolo. –

– Se continui così piango. –

– Non rompere il cazzo e accetta i complimenti quando uno te li fa. –

Rido io, ride lui, l'acqua ci balla attorno.

Poi torniamo abbracciati, e le parole svaniscono nell'aria.

C'è così tanta pace, questa mattina.

È come se l'intero villaggio dormisse.

Come se tutto si fosse fermato per un attimo per farci riprendere aria. So che non siamo gli unici a rilassarci dopo un paio di giornate... impegnative, ma c'è qualcosa di davvero poetico nell'aria così silenziosa che si spande fuori dalla finestra.

È il momento dove il sangue smette di ribollire, dove l'eccitazione e tutte le cose più carnali e istintive si affievoliscono, quello in cui si sta così, fermi, abbracciati, a godersi la pace.

Ci sono cose da dire e cose da chiedere.

Ci penseremo dopo, sì, fra un po'.

Ora...

– Ho paura, Tooru. –

Sento i miei occhi spalancarsi da soli.

Eh?

Che ha...

Alzo lo sguardo verso quello di Hajime.

– È un po' che lo penso, ma ho paura. Ho paura che questo sia un enorme scherzo del destino e che finirà malissimo come tutto nella mia vita. Ho paura che le persone ti faranno del male, ho paura che ti portino via da me e ho paura che se mai dovesse succedere non saprei più chi sono. Tu mi fai davvero tanta paura, Elfo. –

– Io ti faccio paura? –

– Non sono abituato ad avere qualcosa da proteggere. Non più. –

Ride piano contro il mio viso, poi mi bacia di nuovo la fronte.

– Non sono neanche abituato ad avere paura. E a preoccuparmi ogni secondo per qualcuno, a fare sesso sfrenato per due giorni di fila, a sapere i nomi di così tanti colori che sembrano tutti uguali e a sospirare come una ragazzina quando ti vedo. –

Sorrido, gli pizzico il naso con le dita.

– Stai imparando, no? –

– Sto imparando. E ho la sensazione che anche tu stia imparando qualcosa, mi sbaglio? –

Faccio spallucce, annuisco.

– Sì, che le persone non sono tutte cattive e che nella vita devi sudare ogni tanto. E anche la cosa di Kenma, sì, a quella non ci avevo mai pensato ma è verissima. –

– La cosa di Kenma? –

– Che i maschi combattono come scopano. –

Iwa-chan ride, sento il suo petto tremarmi addosso.

– Tu dici? –

– Beh se quello che mi hai fatto non è stato un Grande Sterminio non saprei come altro definirlo. Dovremmo scriverlo in un libro di storia, il Secondo Grande Sterminio delle Fate: come Iwaizumi Hajime ha distrutto l'ultima Fata rimasta in vita. –

– Sei un cretino. –

– E tu un criminale. –

Scivola indietro col viso e seguo il suo movimento, appoggio le labbra contro le sue, lo sento ridacchiare quando mi stacco.

– Non eri tu che avevi detto che ero vecchio? Volevo solo farti vedere che non sono vecchio, Elfo. –

– Non usare questa scusa, sei solo un criminale. –

– Mmh, un criminale? –

– Sì, al cento per cento. –

Sorride e piega il viso un po' di lato, per incastrare meglio il naso col mio.

– Dai un bacio a questo criminale, su. –

– Perché dovrei farlo? –

– Perché vuoi farlo. –

– Sei proprio perspicace, tu. –

Mi chino e lo bacio di nuovo, lo sento sorridere mentre lo fa, poi rilassarsi e mescolare le labbra con le mie. Non è passionale ma è dolce, pacifico, le sue mani mi scorrono sulla pelle con delicatezza e il mio respiro è calmo, tranquillo, il cuore batte forte, ma non sembra più volermi scappare dal corpo.

Quando mi stacco mi rimetto steso su di lui.

Mi accarezza la spina dorsale.

Prende fiato così delicatamente che quasi non sento il suo petto espandersi.

– Comunque, tornando al discorso di prima, ho paura, Tooru, e ho bisogno che tu faccia una cosa per me. –

– Che cosa? –

– Ci ho pensato mentre preparavo il bagno. Questa storia di Kenma e Akaashi che ti dicono le cose senza dirtele mi preoccupa più del previsto. So che ti ho detto che non c'era da preoccuparsi ma quei due sono infidi e non vorrei avessero un piano tutto loro. Mi devi promettere che starai attento. –

– Ti prometto che... –

– No, non per gioco, sul serio. –

Ha la voce secca, dura, impositoria.

– Mi devi promettere che non ti allontani di un centimetro. Niente bagni, niente Riti, niente. Se allungano una mano verso di te ti ritrai, se ti toccano ti sposti. Ci sono cose che non posso permettermi di perdere e tu e Tobio siete le prime. –

Inizio a sentire un po'...

Di ansia?

Perché è così spaventato?

Perché...

– Andremo da loro verso sera. Ora non sarebbero comunque in grado di parlare, ma se aspettiamo fino a domani rischiamo che si riprendano completamente e siano più pericolosi. Ora torniamo a letto e poi andiamo a parlarci. –

– Ok, ok, come vuoi. Come vuoi, Iwa-chan. –

– Mi devi ascoltare qualsiasi cosa ti dica e stare attento. Se inizio a vedere che la situazione diventa pericolosa ce ne andiamo immediatamente. Non so quanto posso reggere con tutti e quattro assieme, è un rischio troppo grande. –

Cerco di guardare il suo viso.

È...

Come se avesse un piano scritto in testa. Ed è anche come se non riuscisse a fermarsi, come se ogni parola fosse conseguenza naturale di quella precedente. Si sta facendo prendere dalla sua mente militare, e non si sta riposando, e mi sta facendo venire...

– Forse sono alleati con tuo padre e ci hanno tenuti qui in attesa che arrivassero i soldati. Forse vogliono ucciderti, o forse la Strega vuole imparare la tua magia, forse vogliono... vogliono... –

– Forse non è niente di tutto questo, Hajime, forse ti stai un po' facendo prendere dal panico. –

– Forse... –

Alzo una mano per pizzicargli una guancia, quando lo faccio ammutolisce.

– Forse sei un po' iperprotettivo e ti stai facendo duemila problemi inutili. Forse nessuno vuole farmi del male e c'è una spiegazione molto più semplice. Forse dovresti farmi le coccole invece di mettermi l'ansia. –

– Ti sto mettendo ansia? –

– Un po'. –

– Mi dispiace, ma... –

Sospiro sonoramente, poi mi tiro su nonostante l'indolenzimento dei muscoli. Faccio leva sulle cosce e mi siedo sul suo grembo, gli prendo il viso con le mani e lo tengo fermo, dritto di fronte a me.

– Hajime, ho capito. Ti prometto che ho capito. Non faccio stronzate, ti ascolto, faccio tutto quello che dici. Ma sono brave persone, sono strani ma sono brave persone. Kuroo e Kenma sono le persone a cui hai lasciato tuo figlio, tu ti fidi di loro. –

– Io mi fido ma se volessero rubarmi... –

– Nessuno vuole rubarti niente, men che meno me. Si amano, e Keiji e Bokuto idem. Nessuno vuole rubarti niente, te lo prometto. –

China lo sguardo verso il basso.

– Tutti vogliono rubarti. –

– No, non tu... –

– Tutti. Io lo so che tutti vogliono farlo. –

– Non sono così perfetto, Hajime, ma che... –

– Un mantello spesso cinque centimetri, ti compro, e ti faccio mettere qualcosa davanti alla faccia. Giù le mani, la gente deve tenere giù le mani da te. –

– Non fare il maniaco violento. –

– Non lo faccio, lo sono. –

Ridacchia fra sé e sé, io gli colpisco la punta del naso.

– Ogni giorno mi chiedo come ho fatto a... –

Mi blocco.

Non lo dico.

Stavo per dire...

Hajime mi guarda.

E...

– Anche io me lo chiedo. – risponde, senza costringermi a finire la frase, e sorride, sorride tanto, quando lo fa.

Mi bacia.

Mi stringe forte.

No, non c'è bisogno di dirlo, non c'è davvero, non è così?

– E non capirò mai come tu ci sia riuscito, ma tanto che è successo direi che mi va più che bene così. Quindi non smettere di farlo, per favore, anche se ti metto ansia. –

Sento la sua voce risuonarmi addosso, entrarmi sotto la pelle, vibrarmi contro ogni fibra di tessuto in corpo.

– Non credo riuscirei a smettere. Anche tu... –

– Anche io. Anche io lo faccio. Tanto, tantissimo, Tooru. –

– Anche se non faccio mai quello che mi dici? –

– Anche se sei un Elfo di merda, proprio perché lo sei, invece. –

Ridiamo insieme, ci baciamo di nuovo.

Poi mi lascia scivolare contro di sé e fa in modo che appoggi la testa sul suo petto un'altra volta. Mi accarezza i capelli umidi, guardiamo insieme l'alba fuori dalla finestra.

Tá mo chroí istigh ionat, m'fhíorghrá. – mormora piano, poi, quando la mia testa inizia a diventare più pesante.

Aggrotto le sopracciglia ma non mi muovo.

– Eh? Che lingua è? Lingua del Nord? –

– Lingua degli Antichi. –

– Dove l'hai imparata? –

– Al villaggio delle Fate le più anziane la parlavano. –

Sbadiglio.

– Non ho capito niente, comunque, cosa mi hai detto? –

Ride piano, ricomincia ad accarezzarmi i capelli.

– Non eri la Regina delle Fate? Guarda che sei un Antico anche tu, dovresti saperlo. –

– Me lo dici? –

– Magari un'altra volta. –

Sono troppo stanco per protestare e i miei occhi si chiudono da soli. Vorrei che mi spiegasse cosa mi ha detto, vorrei che me lo dicesse. Forse non è vero che sono la Regina delle Fate se non riconosco nemmeno la mia lingua ma...

Lo sento nella testa.

Risuona come un rintocco.

Penso alle parole di Hajime e sento qualcosa ripeterle dentro di me, ripeterle finché improvvisamente non hanno un senso, un significato, che mi rendo conto di sapere.

È una voce femminile.

E sta dicendo...

Il mio cuore è dentro di te, amore mio.

Sorrido.

Mi addormento sorridendo.

Non so chi me l'abbia insegnato ma so, ora, so che cosa vuol dire. È un modo di dire Antico, "il mio cuore è dentro di te".

Ora...

Ora useremmo per dire la stessa cosa due parole diverse.

Ora, significa "ti amo".

─── ・ 。゚☆: *.☽ .* :☆゚.───

➥✱"muiche" in gaelico significa "alba"

ok allora spero che non siate delus* dal fatto che questo capitolo è di nuovo molto dolce e che la trama non vada avanti ma ho bisogno di creare taaaaaanta intimità fra loro e li trovo dolcissimi e il mio cuore ha detto sì quindi pardon that's the reason nel prossimo capitolo (prob i prossimi due) ci saranno solo spiegazioni e dialoghi quindi let's riposarci prima degli spiegoni

e niente spero che vi sia piaciuto!!!

ci vediamo presto con angel with a shotgun, vi mando tanti baci <3

p.s. lo dico per chi non lo sapesse ho inaspettatamente aperto un profilo instagram [ @julesndr_ ] dedicato esclusivamente a me e le mie storie (raga sappiate che sono molesta come poche cose al mondo quindi a vostro rischio e pericolo) quindi se avete qualsiasi cosa da chiedermi e/o v'interessano aggiornamenti live ecco sapete dove trovarmi (sono più raggiungibile su insta perchè ho le notifiche di wattpad staccate e le guardo una/due volte al giorno). niente, solo questo :D

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