𝗺𝗶𝗼𝗿𝗯𝗵𝗮𝗶𝗹𝗲𝗮𝗰𝗵𝗱
➥✱ SMUT alert (vi avverto che potrebbe essere un pelino volgare e che non rispondo delle mie azioni sono nel mio periodo fertile perdonate)
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La Regina delle Fate, eh?
La Regina delle Fate.
Tooru potrebbe essere la Regina delle Fate.
Tooru, se il mio istinto la dice giusta, se la sensazione di correttezza che ho provato quando me l'ha detto è stata onesta, è la Regina delle Fate.
L'unica cosa che riesco a pensare è...
Come ho fatto a non capirlo?
Come?
Tooru, con la sua bellezza che non sembra vera, che fluttua in un misto di eleganza e violenza sul suo corpo. Tooru con il viso regale, con gli zigomi alti e i capelli morbidi, la pelle chiara, gli occhi grandi, le ciglia lunghe e le labbra rosate, il naso dritto, il sorriso disarmante.
Tooru con la statura alta ma le spalle relativamente sottili, con i fianchi morbidi e la vita stretta, Tooru con le gambe lunghe, lisce, sottili e allusive, di una bellezza che non riconosco solo io che le sono debole.
Tooru con le caviglie magre e i polsi appena ossuti, con le mani bianche e le dita lunghe, la voce dolce, il profumo di fiori.
Come ho fatto a non capirlo?
Come ho fatto a non pensarci?
Tooru non è solo irrimediabilmente bello, non è solo un piacere per gli occhi, non è solo fenomenale, nel modo in cui appare e si muove.
Tooru è perfetto.
Non dentro, non nell'intimità, non nelle parole che dice e nel modo in cui reagisce, no. Quello è ciò che mi piace di lui, ciò che mi connette a lui e che mi fa sentire compreso, ma so perfettamente che tutto quello che sta dentro a Tooru è ben lungi dall'essere perfetto.
Fuori.
Intendo fuori.
Fuori Tooru è perfetto.
Anche le altre persone che negli ultimi due giorni ci hanno aiutato o spaventato o semplicemente parlato, sono belle. È bello Kuroo, alto e con le spalle larghe, è bello Kenma con le mani sottili e il sorriso malefico, sono belli gli occhi color del ghiaccio di Akaashi e il corpo statuario di Bokuto.
È bello Tobio, sono bello io, almeno credo di esserlo, un po'.
Ma Tooru...
Tooru non è solo bello.
È una cosa diversa.
È un tipo di perfezione completamente diversa.
È la bellezza nella sua più pura definizione.
Stupefacente, ti toglie il respiro, ti fa fermare il cuore, riduce una stanza alla sua sola persona con giusto l'accenno della sua voce, con il pacifico movimento delle sue anche quando cammina.
Ogni singola cosa che fa è devastante e bella, ogni singolo movimento.
Il piegarsi delle braccia quando si appoggia da qualche parte, lo sfarfallare delle ciglia quando è confuso e il minuscolo broncio quando lo insulto, il rossore sulle guance quando gli dico qualcosa di dolce, l'alzarsi delle sopracciglia quando è sorpreso.
So di non essere solo io.
Lo so.
Non sono i miei occhi che lo vedono così.
Lui è così.
È perfetto.
L'amore è diverso dall'attrazione, l'amore è ben distante dall'apprezzare esteticamente qualcuno ed è per questo che sento di dire che quel che c'è dentro Tooru, per me, conta più della perfezione eclatante del suo aspetto. È per questo che so che per Kuroo il mio Elfo non sarà mai più bello di Kenma e per Bokuto più di Akaashi, ma se mi sposto sull'oggettività delle cose, se guardo le cose come stanno...
Tooru non può non essere la Regina delle Fate.
Non può.
Perché è la singola creatura più bella che mai qualcuno abbia mai visto.
Perché è perfetto.
Ed è perfetto con le mani sui lacci dei miei pantaloni mentre li slaccia con le dita veloci e dirette nell'intento a cui si sta dedicando.
Sento nel mio petto una spinta di... maschile, imbarazzante, becero orgoglio.
La Regina delle Fate.
La personificazione della seduzione, della bellezza, di quello che chiunque vorrebbe e di quello che potrebbe piegare ogni volontà.
L'intero essere più perfetto nel Mondo Conosciuto.
Sta slacciando i miei pantaloni, bacia me, chiama me "Iwa-chan" e sorride a me, dorme con me, stringe me nel sonno, tocca il mio viso e accarezza i miei capelli, si fida di me, sta con me.
Oh, Tooru, non pensavo male quella mattina in cui pensavo te ne saresti andato.
La tua bellezza è più che ultraterrena.
E la tua bellezza mi fa venir voglia di dire "mio".
Mi fa venir voglia di tenerti tutto per me.
E quel che più mi sconvolge di questo, è che tu mi diresti che ti va bene e sorrideresti per me, se decidessi davvero di farlo.
È più bello al mattino, gliel'ho detto e lo pensavo.
È più bello tutto arruffato, con gli occhi appena gonfi per il sonno e le labbra più scure, con il corpo caldo e le mani un po' intorpidite, col sorriso pigro sulle labbra e la luce del mattino che gli colpisce il corpo.
È più bello perché è intimo.
Perché mi scalda il cuore.
Perché so che così si mostra a me e a me soltanto, perché mi fa sentire come se avesse scelto me sopra tutti, perché mi sembra mio, ed è mio, questo ragazzo che la bellezza stessa ha baciato con il suo dono.
La bellezza di Tooru non è una bellezza innocente.
Ci sono altre creature con una bellezza innocente, ma le Fate non lo sono mai state, e Tooru sopra tutte loro, non ha un grammo d'innocenza nel modo in cui si muove su di me.
È allusivo.
Seducente.
È sporca, la bellezza di Tooru, e per questo ancora più perfetta, ancora più distruttiva, ancora più totalizzante.
È quel genere di bellezza che ti urla di toccare, stringere, prendere. Ti dice di abbracciare e mordere, marchiare, segnare con le mani, con i denti, con il corpo in generale.
Ti toglie l'inibizione.
Ti appanna il cervello.
Ti rende nulla più di un animale che non vede l'ora di infilarsi nei lembi di una bellezza così perfetta da essere spaventosa.
Non voglio stare qui a guardarti, Tooru. Non sei bello in quel modo, in quello per cui desidero soltanto rimirarti e godermi ogni dettaglio del tuo corpo.
Voglio toccarti.
Divorarti, sentirti. Annusare il tuo profumo, sentire la tua voce, assaggiare il tuo sapore e toccare la consistenza della tua pelle, guardarti, voglio guardarti, voglio guardarti in faccia mentre sei sotto di me, mentre chiedi a me di farti star bene, mentre desideri me.
Io amo te stesso, amo quello che nascondi dietro quel corpo così perfetto.
Ma bramo, desidero, voglio quello che c'è fuori, sia perché fa parte di te, sia perché è così incredibilmente perfetto che non vedo come potrei non farlo.
La Regina delle Fate.
Sono in un letto con la Regina delle Fate.
E so che è successo a tante, tante altre persone, Tooru me l'ha detto.
Ma cos'hanno fatto, gli altri? Se lo sono goduto un po', un paio di minuti, una decina per essere generoso, si sono fatti irretire e si sono fatti mangiare da lui.
Oh, Tooru, no.
Io non ho intenzione di fare come gli altri.
Non l'ho mai avuta.
Io voglio vederti cadere in pezzi per me, voglio vedere la tua bellezza piegata sotto di me, attorno a me. Voglio distruggerti, farti tutto quello che hai sempre voluto, farti impazzire e darti quello che vuoi mentre io stesso prendo quello che voglio.
Alzo un braccio, gliel'appoggio sul viso.
Ha le dita incastrate sulle mie mutande, so che sta per tirarle giù.
Passo il pollice sul labbro inferiore, scintilla di saliva, ci passa la lingua sopra, sorride verso di me e si lascia andare contro il mio palmo.
– Lo sai che potremo uscire da qua dopodomani, vero? – gli chiedo.
Annuisce.
– E lo sai che se inizi questa cosa non mi fermerò fino a dopodomani? –
Annuisce ancora, separa le labbra, prende fiato.
– Ora ti chiederò una cosa e dovrai rispondermi a parole, Tooru. –
Alza gli occhi verso i miei.
Mi trattengo, per un attimo mi trattengo mentre mi tiro su dai gomiti fino a ritrovarmi seduto, col suo viso vicino al mio.
Bacio le sue labbra con calma, piano, delicatamente.
– Sei sicuro di volerlo fare? –
– Sono sicuro, Iwa-chan. –
Lo bacio ancora.
– Mi prometti che se smetti di volerlo fare me lo dirai? Se succede qualcosa che non ti piace, se c'è qualcosa che non ti va bene. –
– Te lo prometto. –
Sposto entrambe le mani sulle sue guance.
Incastro lo sguardo sul suo, mi sembra che il silenzio che ci circonda sia assordante. Ci guardiamo negli occhi per un istante che sembra infinito.
Sei così bello, Tooru.
Ma non di quella bellezza che hai paura di toccare per non rovinarla.
Di quella bellezza che vuoi distruggere.
Che vuoi aprire e squarciare e vedere in ogni suo angolo.
Ed è impressionante quanto debole io sia nei tuoi confronti nonostante non un briciolo della tua magia abbia effetto su di me.
Mi sporgo verso di lui, i nostri nasi si toccano.
Trema appena, mi sembra di vedere un brivido scorrergli addosso, percorrere la sua spina dorsale.
Ha le mani ancora attaccate all'orlo delle mie mutande, ma le lascia scorrere via, ora, su verso la mia pancia. Mi tasta gli addominali con calma, i polpastrelli che ci passano sopra con un'attenzione che mi fa sorridere.
– Se vuoi un secchio per sbavare vado a cercarlo di sotto. – scherzo.
Sbatte le ciglia, sorride di rimando.
– Non credo che uno basti. Non mi sembra che tu sia meno... –
Si sporge per baciarmi e prende l'attimo dopo le mie mani con le sue. Le porta dietro se stesso e se pensavo se le sarebbe messe sulle gambe come fa spesso, davvero spesso, no, se le schiaffa entrambe sul culo, si avvicina con le ginocchia sul mio grembo e si abbassa su di me.
– ... eccitato. – conclude.
Se sono eccitato?
Oh, Tooru.
Sì.
Decisamente.
Innegabilmente.
E come potrei non esserlo? Come potrei? Tu sei così bello e sei così sensuale, sei così perfetto, sei...
Apro le dita e me lo schiaccio addosso.
– Vuoi sentire se sono eccitato, Tooru? –
Angolazione giusta?
Lo è.
Si morde il labbro inferiore per nascondere un verso che lo tradisce, ma che sento ugualmente. Annuisce e vedo il sangue iniziare ad affluire sul suo viso.
Rifaccio esattamente la stessa cosa.
Lo stringo verso di me e lo muovo direttamente bacino contro bacino.
E se per me è piacevole ma gestibile, credo che l'Elfo di merda sia piuttosto sensibile o piuttosto debole perché ansima prim'ancora che me ne renda conto, la bocca che si apre appena e le pupille che iniziano a dilatarsi.
Il suono, cazzo, il suono che fa.
Anche il suono è bello.
Così dolce ed erotico e sottile, così sensuale, cazzo.
Torno col viso vicino al suo ma non mi fermo a baciarlo nonostante le sue labbra mi stiano praticamente pregando di farlo, infilo il naso nell'incavo del suo collo, apro la bocca, la richiudo con la sua spalla dentro.
Piano, all'inizio.
Ma quando lo strofino un'altra volta contro di me, un po' meno piano.
Denti sulla pelle, anche contro le mie, il suo corpo inizia a tendersi e a rilassarsi a ritmo coi suoi respiri.
Mi fermo.
– Ti fa male? –
Prova a muoversi, lo sento cercare di divincolarsi fra le mie mani per sfuggire alla presa e potersi dare un po' di sollievo da solo, ma non lo lascio andare.
– No, non fa male, non fa... –
Sposto l'angolazione del viso, chiudo le labbra direttamente sul suo collo.
Geme.
Un misto di dolore e piacere che si trasforma in un mezzo surrogato del mio nome quando muovo il suo bacino contro il mio un'altra volta.
Anche la tua pelle ha un buon sapore.
Profuma ed è così buona, tu sei così... sei così...
Lo sento scorrere con una mano sulla mia schiena e arrivare con le dita chiuse fra i miei capelli.
Mi preme contro se stesso, come a chiedere ancora, ancora e ancora sia, allora, se ne vuoi ancora che tu ne abbia ancora, che tu...
Mordo così forte la giuntura fra il collo e la spalla che mi sembra di sentire il sapore del sangue.
Sposto con tanta energia il suo bacino sul mio che la sua voce risuona nell'aria in quello che somiglia ad un urlo.
Oh, Tooru, Tooru, Tooru.
Quanto sei bello, Tooru, quanto sei...
Incastro la caviglia al fondo del letto e mi spingo in avanti, quando arrivo con le gambe a terra mi tiro su con lui addosso, mi giro verso il materasso e lo lascio cadere con la schiena sulle lenzuola.
Si stringe addosso a me come se avesse paura.
Come se non riuscissi a tirarti su, Elfo.
Con chi cazzo credi di avere a che fare?
– Cazzo! – è quello che gli sento dire quando atterra, gli occhi che mi cercano e le mani che cercano di sorreggersi sulle mie spalle.
Sorrido, gli sorrido perché è così bello e voglio averlo così tanto e voglio fargli qualsiasi cosa mi passi per la mente, baciarlo e toccarlo e marchiarlo e sentirlo stringersi attorno a me, chiamare il mio nome, piangere e pregare e...
Tiro il ginocchio sul materasso.
Lo tiro indietro finché la mia coscia non arriva fra le sue gambe.
Mi fissa prima che la muova.
Mi fissa e i suoi occhi sono...
– Hajime! –
Chiusi.
Ora sono chiusi.
Chiusi e i denti affondati sul labbro inferiore.
– Tooru. – rispondo.
Appoggio le mani sul materasso e mi tiro su finché non riesco a tenermi sopra di lui con gli avambracci stesi ai lati della sua testa, la mia coscia ancora fra le sue gambe e il suo viso di fronte al mio.
Di nuovo, muovo la gamba contro di lui un'altra volta.
Poi un'altra.
E un'altra ancora.
– Sei parecchio sensibile, Tooru, non credi? –
Apre gli occhi e mi guarda.
– Sei tu. –
– In che senso sono io? –
Stringe le ginocchia attorno alla mia gamba e il mio movimento si mischia con il suo bacino che cerca disperatamente di salire per intensificare il contatto.
– Il modo in cui mi... guardi. –
– Il modo in cui ti guardo? –
– Sì, cazzo, sì, sì, ca... –
Sorrido e nonostante tenti di chiudere gli occhi non lo fa, mi guarda, continua a guardarmi mentre io guardo lui.
Gli stanno diventando scure le guance.
Ansima un po' troppo.
– È com'è che ti guardo? –
– Come se volessi mangiarmi. –
Ridacchio.
– Solo? –
Schiaccio così forte la coscia fra le sue gambe che per poco non gli faccio male.
– Secondo te voglio solo mangiarti, Tooru? –
Scuote la testa.
– Ecco, infatti. Io voglio farti tante cose, Tooru, tante, tante cose. –
S'inumidisce le labbra.
Sposto il peso su uno solo degli avambracci e tiro su una delle mani, la passo delicatamente sul suo viso, sulla sua guancia, fermo di nuovo il pollice sul labbro inferiore ma spingo verso l'interno, questa volta, fino a sentire la sua bocca aprirsi sotto di me.
– Voglio scoparti qui e... –
Scendo sul collo, sulla clavicola, sul fianco e alla fine, sul culo.
– E qui. Finché non ti tremeranno così tanto le gambe che non riuscirai a stare in piedi. –
Lo eccita la mia voce, so che la mattina è più rauca e più bassa, lo so perché il suo bacino si muove più forte sulla mia coscia.
– Così forte che mi pregherai di smettere, Tooru. –
Si lecca le labbra.
– Ma non smetterò finché non sarò sazio e non so quanto tu te ne sia reso conto, ma credo che essere sazi di te sia fisicamente impossibile. –
Tira su gli angoli della bocca, apre la bocca per rispondere ma muovo la coscia fra le sue troppo in fretta perché riesca a dire qualcosa. Tutte le parole si mescolano e si trasformano in un gemito senza senso.
– Non è colpa mia, sai. È tua. Sei così... cazzo, Tooru, sembra che tu mi stia pregando di scoparti fino a farti svenire. –
– Lo sto facendo. –
Ha la voce un po' timida, il viso arrossato, ma non indietreggia con lo sguardo, anzi.
– Lo stai facendo? –
Annuisce.
Mette le mani sulle mie braccia con le dita che appena tremano, stringe sui bicipiti e lo fa con un'adorazione tale in volto che mi viene quasi da ridere.
– È che lo so che non siamo stati tanto separati ma con il bagno e il fatto che ti sei ubriacato... non lo so, mi sei mancato tantissimo. – si lagna.
– E vuoi che ti scopi perché ti sono mancato? –
Si morde il labbro inferiore un'altra volta prima di annuire.
– Voglio che mi ricordi che ci sei tu qui con me. Che sei effettivamente con me. Che mi... vuoi ancora, ecco. –
Mi si stringe il cuore così forte che sembra qualcuno me lo stia strizzando a mani nude.
– Pensi che ci sia un secondo da quando ci siamo conosciuti in cui io non ti abbia voluto, Tooru? –
Apre la bocca per rispondere, ma non glielo permetto.
– Pensi che ci sia un solo secondo in cui non ho passato il mio tempo a guardarti e a sperare di poterti mettere le mani addosso? –
Taglio via le parole con una risata che sembra quasi cattiva, da come esce dalle mie labbra.
– Sei un idiota per davvero, se lo pensi. Sai che non c'è stato niente da fare oltre questo per me, da quando ti ho incontrato. –
Sbatte le palpebre con una vena maliziosa, oltre all'adorabile capriccio che mi sembra stia tirando su.
– Non ti piace nessun altro? –
– Come potrebbe? –
Mi chino verso di lui, sfioro le sue labbra con le mie.
Fisso gli occhi sui suoi.
Castani, sono castani.
Dovrebbero essere meno intriganti, meno attraenti dello specchio freddo di quelli della Strega del Nord, i suoi occhi castani.
Ma non è possibile che lo siano.
Sono profondi, gli occhi di Tooru, caldi e avvolgenti, morbidi, sensuali.
Non è possibile che...
– Non ti piacerà nessun altro dopo di me? –
Gli sorrido.
– Piccolo, piccolo Tooru. Non esiste niente dopo di te. –
Lo eccita l'aggressività, si vede, si nota. Lo eccitano le parole dure e volgari, i modi di fare bruschi, il mio corpo, la violenza del mio comportamento, il fatto che io sia così sfacciato e rude con lui.
Ma questo, questo è acqua per un assetato.
Lo distrugge.
Lo fa scomparire.
Lo fa scendere giù, in un mare di eccitazione e sottomissione e calma, in un posto piccolo e sicuro dove sa che ci sono io, qui, per lui e che lo proteggerò a tutti i costi, perché nulla per me importa come importa lui.
Sorride e gli s'inumidiscono gli occhi.
Strofino la coscia contro di lui e dice "Hajime, ti prego, Hajime" con una voce così lagnosa, così sottile e di preghiera che l'eccitazione in corpo mi fa quasi male.
Sei meraviglioso, Tooru.
Sei meraviglioso.
E ho intenzione di prendere la tua meraviglia e farle qualsiasi cosa io voglia, perché ti ho, perché ti sei concesso, perché mi appartieni, perché mi vuoi.
Mi sembra di sentire la sua voce che dice "ti amo".
È un ricordo? La mia immaginazione?
Non lo fa, in realtà.
Non lo faccio nemmeno io.
Ma lo guardo e lo so.
Dopo ce lo diremo.
Un giorno ce lo diremo.
Ma ci siamo amati dalla prima volta che ci siamo visti, e dirlo non cambierà niente, perché già lo sapevamo che noi due eravamo fatti per stare assieme.
Lo bacio si lascia baciare, le mani che tremano mentre cercano il mio viso.
Quando ci stacchiamo mi passa le dita sulle guance con timore, quasi.
– Sei così bello, Hajime. –
M'intimidisce, m'imbarazza quasi.
– Piantala. –
– No, no. Fattelo dire, ti prego. –
È molto più facile farmi insultare o farmi dire le cose sporche, me ne rendo conto. Molto più facile sentire la sua voce che mi prende in giro che sentirla dirmi qualcosa del genere.
Mi fa spesso complimenti?
Qualche volta, ma sembrano più un modo di scherzare che altro.
Ora è diverso.
– Sei tanto bello, tanto, tanto bello. E sei dolce e non potrei essere più felice di essere con qualcuno quanto lo sono con te. –
Mi salta un battito nel petto.
Tira giù la mia testa.
Mi bacia la fronte.
– È così poco che ci conosciamo ma mi sembra di essere stato con te da tutta la vita. – mormora.
– Anche io. – rispondo.
È vero.
Quanto è passato, un mese?
All'incirca, più o meno.
Ma...
Una vita intera, questi giorni che abbiamo passato insieme.
Una vita intera.
Una vita che non vorrei finisse mai.
Respiriamo la stessa aria, ci tocchiamo con la stessa devozione.
Poi la dolcezza si avvolge e attorciglia con la voglia che abbiamo uno dell'altro e sembra fuoco quello che ci circonda, sembrano fiamme e fuoco che si accendono dentro il mio petto e dentro il suo.
Mi stacco.
Indietreggio sul materasso e me lo tiro dietro, lo prendo dai fianchi e lo porto giù, giù finché le sue ginocchia sono spremute per terra e la sua faccia di fronte all'incrocio delle mie gambe, la testa fra me e il bordo del letto, lo sguardo che sembra così adorante, dal basso verso di me.
Appoggia una mano sulla mia vita, la tira giù e so dov'è diretto ma scuoto la testa e si ferma.
– Giù le mani. –
Incastra le sopracciglia in un'espressione confusa.
– Ma... –
– Non hai bisogno delle mani. Solo della bocca, Tooru. –
Sorride appena, sbatte le palpebre e le sue ciglia sono così lunghe, cazzo, così lunghe, così perfette come perfetto è lui.
– Con quale cattiveria, Iwa-chan. Me la cavo bene, è vero, ma sei proprio sicuro che... –
– Te la cavi bene? –
Sono io, a mettere le dita sull'orlo delle mie mutande e a tirarlo giù. Io a stringere le dita attorno a me stesso e a muoverle su e giù un paio di volte giusto per sciogliere il nodo di eccitazione che sembra stritolarmi la pancia dall'interno.
Mi guarda come se lo stessi offendendo.
E non so se sia per la mia congettura o perché gli ho detto di non toccarmi.
Sorride, si passa la lingua sulla bocca
– L'ho fatto un sacco di volte, ho un po' di esperienza, sai com'è. –
Si avvicina con le labbra a me ma l'istinto prende il sopravvento e una delle mie mani si chiude fra i ricci castani, tira forte indietro e lo costringe a tendere il collo sottile indietro, gli occhi sui miei.
– L'hai fatto apposta o sei completamente idiota? –
– Cosa, Iwa-chan? –
Bastardo.
Lo sa, lo sa bene.
Non per questo è meno un bastardo.
– La prossima volta che ti permetti di parlare del sesso che hai fatto con qualcun altro di fronte alla mia faccia smetto di trattarti così bene, Elfo. –
Sorride un'altra volta.
Sorride ed è malefico, è davvero...
Ha questo aspetto affilato nel volto che vedo di rado.
Ho la sensazione che il suo volto avesse quest'aspetto tutti i giorni, quando viveva a Palazzo, ma sono felice di dire che la sensualità, quando è con me, non la ostenta né la usa. Quando è con me è quello che è, un Elfo diciannovenne con la faccia di un Elfo diciannovenne.
La rarità della visuale la rende più deliziosa.
Più...
Sembra che sia lui a fare a pezzi me.
Sembra lui.
Ma non è lui, no.
Fa solo l'impertinente, perché...
– Credi di essere la prima persona per cui m'inginocchio, Hajime? Sai quante altre volte l'ho già fatto? Hai una minima idea di quanti cazzi io abbia... –
Appoggio un ginocchio sul materasso, gli prendo la mandibola con una mano e la forzo dalla giuntura col viso a rimanere aperta, entro fra le sue labbra e non mi fermo finché le sue parole non diventano nulla più di un verso strozzato.
Cazzo.
Cazzo, cazzo, ca...
Stringe le labbra, mi guarda con gli occhi pieni di lacrime e fisso su di me, fisso e onesto e diretto, succhia.
Stretto.
Mi stringe.
Ed è tanto bello, tanto, tanto bello.
Infilo la lingua fra le labbra e prendo un respiro per evitare di farmi prendere troppo dalla sensazione delle sue labbra su di me.
– Sottovaluto sempre quanto masochista tu possa essere, Elfo. –
Muovo appena il bacino, dentro, fuori, di nuovo fino in fondo.
Il rumore è bagnaticcio, noto chiaramente la saliva che si raggruma ai lati delle sue labbra, le lacrime che iniziano a scendere, la gola che si stringe.
– Non hai nessuna battuta da fare, ora? –
Dentro, fuori.
– Non ti sento. Hai qualcosa che volevi dirmi? –
Lo tiro fuori quasi del tutto, poi torno giù fino in fondo alla sua gola.
Mi mordo forte l'interno della bocca, gli accarezzo i capelli che stavo tirando fino ad un attimo fa.
– Non volevi dirmi quanti cazzi avessi succhiato fin'ora, Tooru? Avanti, su, dimmi. Ti ascolto. –
Scivolo con la mano sulla sua guancia, poi sull'orecchio, sulla spalla, atterro sulla gola. Spingo la sua testa in su, ad un angolo ancora migliore, premo sulla glottide e lo sento stringersi ancora, tanto che non credo ci sia più spazio per nient'altro.
Ha le cosce strette fra di loro.
Lo vedo.
Lo vedo che gli piace.
E lo vedo come...
Distrutto.
Con le lacrime e la saliva e le ciglia che sfarfallano, le iridi che ruotano indietro ad ogni mio movimento, le mani che si incastrano fra di loro nel patetico tentativo di non toccarmi.
Oh, Tooru, mio piccolo, meraviglioso Tooru.
Te l'ho detto che non volevo custodire la tua bellezza ma usarla.
Avresti dovuto credermi quando l'ho fatto.
– Mi sembrava che avessi voglia di parlarmene. Sai, credevo ti andasse di raccontarmi per filo e per segno da quanti figli di puttana ti fossi fatto scopare prima di me. Mi delude quasi non sentirti parlare. –
La mia voce scende un po' ancora e la sento diventare più sforzata.
Caldo, ho caldo alla pancia.
Sarà la visuale, sarà la sensazione delle sue labbra strette attorno a me o il modo in cui mi guarda, come se potessi dargli tutto e al contempo come se lui stesso volesse darmi tutto.
Ma inizio ad avere davvero caldo alla pancia.
– Quanti sono, eh? –
Appoggia una mano su una delle mie cosce ma non riesco a impedirgli di farlo.
Ormai mi muovo senza riuscire a fermarmi.
Dentro, fuori, il rumore della sua gola che mi si stringe addosso e la saliva che bagna tutto, i gemiti strozzati e le sue cosce che premono assieme, la mia mano che lo sente tremare nell'esatto punto in cui sono, in corrispondenza della glottide, in fondo, così in fondo che non so se potrei più uscirne.
– Cento? Duecento? –
Mi mordo più forte l'interno della guancia quando mi mugugna addosso e il suono vibra addosso a me.
Sento il sapore del sangue.
– Oikawa Tooru, la Regina delle Fate. Hai succhiato duecento cazzi e sei comunque qui a strozzarti col mio. Non ti fa ridere? –
Di più, di più, più veloce, più a fondo.
Piange proprio.
Piange e geme e l'altra mano scende verso il basso e so che finisce fra le sue gambe ma non m'interessa dove la mette, m'interessa che tenga aperta la bocca e che...
Stringo più forte la sua gola.
Lo so che non gli arriva aria.
Lo so e so che cerca di respirare ma l'unica cosa che tira giù con quel tenero movimento della gola sono io e credo gli piaccia, gli piace, di sicuro piace a me, cazzo, cazzo, ca...
Stringe le cosce.
Lo guardo negli occhi.
– Non so per chi tu ti sia messo in ginocchio prima, Tooru. –
Entro completamente, mi si mozza l'aria nel petto.
– Ma so per... cazzo, so per chi ti metterai in ginocchio d'ora in poi. –
Cerca di annuire, non ce la fa ma sento i muscoli del collo provarci.
– Ora manderai giù. –
Riprova ad annuire, di nuovo non riesce.
– Lasciane uscire anche solo una goccia e non ti faccio mangiare altro per un mese. –
Stringo più forte la sua gola e quando le sue lacrime sono così tante da sentire il rumore che cade per terra, mi spingo più in fondo dentro di lui, più in fondo, più in fondo ancora.
Si tende, ad un certo punto.
Si tende, s'irrigidisce, i movimenti del suo braccio si fermano, emette un gemito strozzato lungo, acuto, lagnoso e mi lascio andare anch'io dentro di lui.
Fuoco nelle mie vene, cuore che rimbomba nelle mie orecchie, vista che sfoca.
Mi sembra di morire, per un attimo.
Di morire e rimanere fermo in un limbo di calore, pace, dolcezza, relax.
Il mio corpo si ammorbidisce, il fiato ritorna, ricomincio a respirare, a sentire e a vedere.
Mi rendo conto in un istante che sto ancora tenendo fermo Tooru.
Lo lascio andare in un attimo ed esco da lui immediatamente, solo per vederlo piegarsi su se stesso e tossire un paio di volte, le lacrime agli occhi e l'aria che ritorna nei polmoni come un fiume in tempesta.
Distrutto.
La faccia un casino, saliva e pianto e le guance rosse, una mano che lo sorregge per terra e un'altra appoggiata sulla gamba, i pantaloncini che sembrano mutande visibilmente bagnati, i capelli arruffati, gli occhi vitrei.
Meraviglioso.
Meraviglioso quando è nei suoi completi eleganti, che sembra sceso dal ramo più alto di Yggdrasill, elegante, fine e maestoso.
Meraviglioso piegato in due a riprende aria perché gli sono venuto fino in fondo alla gola.
Mi sento felice.
Euforico.
Sei incredibile, Tooru.
Sei davvero...
Quando tira su lo sguardo verso il mio c'è qualcosa di insaziabile, dentro.
Mi fissa.
Si lecca le labbra.
– Ho mandato giù tutto. – mormora, con la voce ridotta ad un filo ansimato e le gambe che tremano.
Si spinge verso di me e chiude le braccia attorno ad una delle mie gambe, si aggrappa proprio ai miei pantaloni.
– Sono stato bravo, vero? –
Io...
Mi sembra che tutto dentro di me si fermi.
Il cuore, il respiro, il sangue.
E poi, ed è questo il vero problema, poi riparte tutto insieme e non so più nemmeno io che cosa fare se non seguire il puro, semplice, diretto istinto corporeo.
Infilo una mano fra i suoi capelli, lo guardo strofinare la guancia contro la mia coscia, lo accarezzo piano, sposto le iridi su di lui che mi sorride con tale dolcezza e velata malizia da farmi stringere lo stomaco.
Oh, Tooru.
Quanto sei bello, Tooru.
Non lo volevi l'attimo di pausa?
Credevo che volessi riprendere fiato, che so, rilassarti un attimo, toglierti i pantaloni dove sei venuto un attimo fa o farti fare le coccole.
Invece no.
Proprio no.
E se anche avessi voluto, ormai è troppo tardi.
Mi spiace, Tooru.
Ma è colpa tua.
Se non fossi la cosina più dolce e tenera e fottutamente eccitante e sensuale del mondo non reagirei così. Ma fai battere il mio cuore con la stessa foga con cui fai diventare più stretti i miei pantaloni e io, sinceramente, non so proprio che farci.
– Sei stato bravissimo, Tooru. –
Sbatte le ciglia.
– Davvero? –
– Mh-mh. –
Sorride, mi bacia la gamba poco sopra il ginocchio, appoggia la tempia sullo stesso punto, di nuovo strofina la guancia su di me.
– Mi dispiace di averti detto quella cosa, prima. Non volevo farti arrabbiare. Sei arrabbiato con me? –
– No, Tooru, non sono arrabbiato con te. –
– Ti piaccio ancora? –
– Ogni minuto di più. –
Sorride e sembra lo stia facendo fra sé e sé, pura e personale soddisfazione.
Passo dai suoi capelli al suo viso, muovo il pollice sulla guancia, piego bruscamente la sua testa perché fissi me, solo me, nient'altro che me.
– Ti ho fatto male, prima? –
Annuisce.
– Un po'. –
– E ti è piaciuto? –
Arrossisce, distoglie lo sguardo e annuisce di nuovo.
– Sì. Era... –
Porta una mano in alto, su se stesso, poi appoggia l'indice nel centro della gola.
– Era qui, Iwa-chan. Mi è piaciuto averlo qui. –
Mi dispiace, davvero, mi spiace.
Io le volevo le coccole. Volevo fartele e volevo riceverle ma...
No, non è vero.
Non mi dispiace.
Non mi dispiace per un cazzo.
– E ora dove lo vuoi? –
Sorride, la mano scende, si ferma sulla sua pancia, sotto l'ombelico.
– Qui, ora lo voglio qui. –
E dire che il mio cervello si arresti è dire poco, perché tutto quello che so è che mi abbasso, lo prendo dalla vita e lo sbatto sul letto come se non pesasse niente, lui e il suo pigiama di merda che scopre più di quel che dovrebbe coprire, la sua faccia sfatta e il corpo meravigliosamente perfetto e meravigliosamente mio.
Tooru, Tooru, Tooru.
Com'ero, io, vecchio?
Davvero?
Tu non eri ancora nato quando sfilavo fra le frecce e le spade dei soldati nemici facendomi strada fra i loro corpi senza fermarmi un attimo.
E se credi che non userò tutta quell'energia per divorarti adesso, ti sbagli.
L'hai voluto tu.
Non posso farci davvero niente.
– Non voglio sentirti lamentare neanche una volta, intesi? Pensavo che volessi riposarti ma mi dimentico sempre di quanto tu sia una troia per questo. –
Prendo le sue ginocchia con le mani, le apro, incastro le dita sui pantaloncini e li tiro giù, li lascio indietro, non so dove, non è importante.
– Se ti sento dire "ma Iwa-chan ma sono stanco" m'incazzo. –
Mi spingo più in alto, lo tiro su dalla canottiera di seta che indossa, gliela levo di dosso.
– Io ci ho provato a fare il bravo, ma tu, cazzo, tu sei... –
Mi fermo solo un attimo a guardarlo.
La vista toglie il respiro.
Il modo in cui il rossore si spande dal suo naso al suo collo, alle clavicole, il principio del petto. La pancia magra, i fianchi morbidi, le gambe aperte attorno a me, le braccia lunghe che si appoggiano pigramente sul letto, gli occhi sui miei.
– Tu sei bellissimo. –
Sorride.
– Vieni qui, Iwa-chan. –
– Arrivo. –
Atterro sopra di lui e fondo le labbra con le sue, le apre e mi accoglie, intreccia la lingua con la mia, mi stringe la schiena nuda con le mani.
Continuo a baciarlo ancora, ancora.
Dovrebbe calmarmi.
È una cosa dolce, dopotutto. Dolce e pacata, ma...
Geme quando gli mordicchio il labbro e mugugna quando strizzo il suo corpo con le mani, dice il mio nome fra un bacio e l'altro quando lo accarezzo e si comporta con tale devozione che non riesco...
Non fa altro che eccitarmi di più.
Di più, di più, di più ancora.
So che quando mi stacco sono tornato punto e a capo.
E a giudicare dal suo corpo, anche lui.
Mi tiro su per togliere i pantaloni, lo osservo passare una mano all'interno della sua coscia con calma, distrattamente, di riflesso.
La luce colpisce il suo viso di taglio.
La meraviglia che sei non è esprimibile a parole, Tooru.
Non lo è.
Ma credo lo sia col rumore del mio cuore che batte quando ti guardo, completamente nudo, rimanere fermo nella mattina silenziosa solo per me, aspettando me.
Questo è quello che voglio.
Tutti i giorni.
Tutta la vita.
Tu.
Tu e basta.
Non mi sono ancora spogliato, sono rimasto a fissarlo invece di togliermi definitivamente i vestiti, ma...
Incastro assieme le braccia.
Mi lecco le labbra.
– Preparati da solo. – è quello che dico.
Porta lo sguardo verso di me in un attimo.
– Scusami? –
– Da solo, voglio vedere come lo fai quando sei da solo. –
– Ma non ha... –
– Fatti guardare, Tooru, avanti. –
Gli tremano le mani quando le porta su sul materasso. C'è la stessa bottiglietta di vetro dell'altra volta, non so quando l'abbia fatta comparire, ma la tiene fra le dita timidamente.
– Mi vergogno un po', Hajime, mi... –
– Ti vergogni? Tu? –
Apre la bottiglietta togliendo il sughero ma non dà cenno di volerla usare, anzi, la sporge inutilmente verso di me.
– È che sei tu e... –
Indietreggio ancora.
Appoggio le spalle contro l'armadio al fondo della stanza, non sciolgo le braccia dalla posizione in cui sono, lo guardo e basta.
– Non c'è niente di cui devi vergognarti. Voglio guardarti farlo, Tooru. Voglio vedere come fai quando sei da solo. –
Mi lancia uno sguardo di fuoco.
Ma cede, poi, inclina la boccetta sulle sue dita e le ricopre del liquido gelatinoso, si stende con la schiena e mi apre le gambe di fronte alla faccia, dritto per dritto, visuale privilegiata.
Fissa me come io fisso lui.
Fissa me e il sudore sulla mia pelle, i pantaloni mezzi slacciati che mi cadono sulla vita, le mutande rimesse a caso sopra quella che è decisamente un'erezione, le mie braccia conserte, i muscoli dei bicipiti flessi e lo sguardo penetrante.
Ma io fisso lui.
Lui che infila due dita dentro se stesso con calma, la mano delicata e sottile che entra ed esce piano, la schiena che s'inarca appena appena.
Meraviglioso.
Bello, sensuale, meraviglioso.
Gli trema una coscia ma non smette, continua a lasciarle entrare ed uscire e le apre dentro se stesso, di fronte a me, per... me.
Mio.
La mia testa mi urla "mio".
Mio, mio, completamente mio.
Piega il polso, sa dove toccarsi, si conosce, preme le dita verso l'alto, il centro della schiena si stacca dal materasso.
Non dice un nome qualsiasi, quando lo fa.
Non dice "Yggdrasill" né chiama un'altra divinità, non impreca, non geme, non mugugna.
Dice "Hajime".
Io, sono Hajime.
Solo io.
Perché Tooru, lui è solo mio.
Si morde il labbro inferiore, getta la testa indietro, il collo è liscio, teso, la mano che non è dentro di lui la aggrappa alle lenzuola, le stringe.
Gli tremano appena di più le cosce, gli si alza appena di più la schiena.
Le tira fuori, lo fa per metterci altro gel, ma istintivamente le tende verso di me e non posso fare a meno di avvicinarmi, la testa che lo cerca, le labbra che si separano.
Mi chino.
Le prendo in bocca, ci passo la lingua attraverso.
Quando le rimette dentro di sé sono tre, e sono così vicine che posso vedere nei minimi dettagli quello che fanno.
Dentro, fuori, si separano, si aprono e si richiudono, delicatamente ma con ritmo, con esperienza. Le piega di tanto in tanto e quando lo fa dice il mio nome, come se fossi io a farlo, o più che altro, come se lo dedicasse a me.
Mi sembra di vedere qualcosa che non dovrei.
Mi sembra...
Sono solo un mezzo umano, Tooru. Non sono nient'altro, non sono un re, un principe, un duca. Sono un ex soldato, un misero ex soldato senza una goccia di sangue reale.
Non ho alcun diritto di vederti in queste vesti.
Ed eppure...
Tooru Oikawa, la Regina delle Fate.
Di fronte a me.
Con le mani dentro se stesso per me.
Io che nella vita ho solo ucciso e distrutto, io che non solo elegante o colto o regale come le persone che frequenta, io che sono nient'altro che uno schifoso soldato che parla solo con la lingua della violenza.
Non c'è un singolo muscolo delicato in me.
Io sono tutt'altro che delicato.
Ho le mani ruvide, sono pieno di cicatrici, parlo male, insulto chiunque mi si rivolga quasi d'istinto. Lavoro all'aria aperta e il sole mi ha scaldato la pelle come fa coi braccianti, non con i nobili rinchiusi nelle loro lussuose stanze. Sono rude, sboccato, terreno, tremendamente terreno per te che incarni la più bella delle divinità.
Eppure sei qui.
Sei qui con me.
E chiami il mio nome, preghi me, chiedi di me, vuoi me.
Non so se sia degradante per te o troppo nobile per me.
So che non è un incrocio comune.
So che a prescindere da quanto diversa possa essere stata la nostra vita e a prescindere da quanto nobile, delicato, perfetto e regale tu possa essere a contrasto con la mia dura violenza e la mia rabbia onesta, non cambierà niente fra noi.
Io e te siamo io e te nonostante questo.
Forse lo siamo invece proprio per questo.
Non lo so.
So soltanto che sei la più bella cosa che io abbia mai visto.
Mi tiro fuori dal mio torpore quando infila la mano dentro di sé l'ennesima volta e geme forte, fortissimo il mio nome, le ginocchia che tremano e le gambe spalancate attorno a me.
Mi guarda da sotto le ciglia, non mi ero reso conto di quanto fosse disperata la sua espressione fino ad adesso.
Troppo disperata.
– Ti prego, Hajime, ti prego. Non posso... da solo non funziona, ti prego, ti prego, ti... –
No, non piangere.
Non piangere, non piangere.
Ci sono qui io.
Sei stato bravo, te lo meriti, te lo...
Gli tolgo le dita via da se stesso con un movimento brusco della mano, tiro su entrambe le ginocchia sul materasso.
– Per favore, Hajime, per favore. Non voglio essere cattivo ma... –
Prendo le sue cosce con le mani, le stringo forte. Le apro con tanta foga che temo si stacchino dal corpo, le schiaccio in alto e in basso contro il letto.
– Ti prego. Ti prego, ti... –
Mi allineo contro di lui, lo guardo.
– Sei sicuro di volerlo? –
– Ti prego, cazzo, per favore, ti prego, Hajime, ti prego, fa male se non lo fai, ti prego, ti pre... –
Era una domanda retorica.
Il suo corpo mi accoglie come se fosse fatto per farlo.
Stretto, dolce, caldo, tremante. Entro fino in fondo anche se fa un po' di resistenza, piego il mio bacino sul suo, guardo i suoi occhi passare dalla disperazione alla più completa calma, sento la sua voce esaurirsi in un gemito di gola, lo vedo inarcarsi.
Piange.
Piange e sorride.
Dice "grazie".
Dice...
– Grazie, grazie, Hajime, cazzo, grazie. È così... cazzo, cazzo, cazzo, ca... –
Mi muovo una volta.
La sua voce si piega.
Il corpo si stringe.
– Hajime, Hajime, Hajime. –
Un'altra ancora.
Trema.
Un'altra, un'altra, un'altra.
Gli cadono le lacrime dai lati del viso, la saliva fa capolino dagli angoli delle labbra, stringe forte le mani fra le lenzuola, avvita le cosce attorno a me.
Prendo fiato.
– Sei così bravo, Tooru. –
Mi sobbalza fra le mani.
– Sei così bravo, mi prendi così bene. –
Un tremore da testa a piedi, le caviglie, le cosce, il petto, il viso.
– Ne vuoi ancora, vero? –
Annuisce, si morde il labbro inferiore.
– Sì, sì. –
– Bravo, Tooru, sei così bravo. –
Apro le mani, le incastro di nuovo sotto le sue ginocchia, le tiro su, più in su.
La gente di solito ad un certo punto smette di piegarsi.
Il corpo di Tooru però è flessibile. Gli arrivano... le ginocchia a fianco della faccia, l'addome si tende, le mani si aggrappano alla testiera del letto, rimane... inerme.
E io non mi fermo.
Continuo a dirgli che è bravo, che è meraviglioso, che amo il suo corpo, che amo i suoni che fa. Gli dico che voglio sentirlo urlare più forte e il movimento che faccio dopo lo fa urlare davvero, gli dico che voglio sentire il mio nome e lo chiama, gli dico...
– Cazzo, Tooru, sei così bello che fai quasi schifo. –
– Faccio schifo? –
Paura.
Ha paura.
Paura di farmi schifo, paura di...
– No, ancora no. –
– A... ancora? Cazzo, Hajime lì, cazzo! –
Alzo un angolo della bocca, non parlo perché ansimo e ansimo il suo nome, riprendo fiato.
– Quando avrò finito con te farai davvero schifo. –
Lo tiro fuori e lo rimetto dentro, con tale forza che il letto sbatte contro la parete, che la sua pelle è rossa in corrispondenza del punto dove mi schianto contro di lui.
– E tutti sapranno che... merda, Tooru, cazzo... sapranno che sei mio. –
Si stringe, involontariamente ma lo fa.
Io aumento il ritmo.
– Avrai il mio odore addosso. –
Scendo un'altra volta, ha così forte l'istinto di muoversi che tutto il suo corpo trema anche se non riesce a liberarlo.
– Avrai me addosso. Dentro di te, Tooru, finché non usciamo da questa merda di villaggio e non torniamo a casa nostra dove potrò scoparti di nuovo. –
Cerca di annuire, non può.
– Sempre, sempre. –
– Sempre, Tooru, sempre. –
Occhi nei miei, mani che mi cercano, dita che s'incastrano le une sulle altre. Mi tiene forte la mano e mi dedica ogni gemito, ogni rumore, ogni espressione.
Lascio andare le sue gambe, si avvitano attorno ai miei fianchi. Appoggio una mano al centro del suo petto, lo spingo verso il basso, con l'altra mano afferro la testiera del letto anch'io.
– Tu sei mio, Tooru. –
– Tuo, Hajime, sono tuo, ti prego, ah, ti prego, ancora, ancora, ancora... –
Ancora.
Ancora, ancora, ancora.
Ancora in quel punto, ancora dentro di lui, ancora fuori e subito dopo dentro di nuovo, ancora rumore di pelle che sbatte contro la pelle e di gel bagnaticcio dove siamo connessi.
Osceno.
Osceno davvero.
Di una bellezza così disarmante.
– Voglio passare il resto della mia vita a fare questo con te. –
Sbatte le ciglia.
– Sei l'unico che può. –
Stringo più forte la testiera, mi spingo più velocemente, più velocemente ancora.
– Non voglio che nemmeno ti guardino, cazzo, tu sei mio, voglio guardarti solo io, voglio sentirti urlare solo io, mio, Tooru, tu sei... –
Stringe forte le cosce.
Artiglia la mia schiena con una mano, striscia forte e sento graffi scuri formarmisi sulla pelle, s'inarca e geme forte, così forte.
Lo guardo.
Mi aggrappo alla testiera del letto.
Mi aggrappo forte alla testiera del letto per avere più controllo sui miei movimenti, per poterlo fare più in fretta, per poterlo sentire addosso a me che si stringe e cerca di tenermi là mentre mi forzo ad entrare ed uscire da lui in un ritmo quasi disumano.
Non ricordo di aver mai fatto sesso in questo modo.
Non ricordo.
Ricordo di aver fatto urlare più di una persona e...
Niente.
Non ha niente a che fare con questo.
L'unica cosa che ha a che fare con questo è la meraviglia dolce e delicata della voce di Tooru che dice Hajime, che lo prega come se fosse una parola divina, che cerca di tenermi dentro di sé e cerca di incontrare i miei movimenti seppur il suo bacino si rifiuti di muoversi.
Solo tu.
Solo tu attorno a me.
Solo noi, noi e basta, noi e...
So che inizia a venire come so che non mi fermo finchè non finisco anche io, e non so dire come, ma so che succede.
Con forza, dentro e fuori.
Con tanta forza che il suo corpo fa su e giù sul materasso, che rischia di sbattere la testa in alto, che lo muovo ma non sa come controllarsi, che tenta di tenersi fermo ma non ce la fa.
Ad un certo punto rimane solo l'eccitazione che vuole essere sciolta dentro la mia pancia.
Rimane solo il calore.
E rimane solo la sensazione di volerlo mandare via, che inseguo senza fermarmi, col cuore in gola e i muscoli in tensione.
Viene attorno a me per quelle che sembrano ore ma non smetto, non smetto, non smetto finché...
Mi guarda con dolcezza.
Qualcosa fa un rumore strano.
Mi dice "vienimi dentro, cazzo, ti prego".
E sono là, l'attimo dopo, dall'altra parte, sopra di lui che penso di fluttuare, col sangue nelle vene che scalpita e l'orgasmo che mi passa attraverso, il suo nome fra le labbra, la sua pelle fra le dita, il suo odore nelle narici.
È distruttivo.
Meraviglioso, intenso, ma distruttivo.
È...
Mi rendo conto di un paio di cose, quando mi riprendo.
Mi rendo conto che Tooru è venuto due volte di seguito negli ultimi cinque minuti, perché è un casino di parole borbottare, arti tremolanti e capelli arruffati, mi rendo conto che se volessi scoparmelo un'altra volta dovrei aspettare almeno una mezz'ora perché ora come ora mi sembra deceduto e mi rendo conto che...
Ah, il rumore strano.
Ho un pezzo della testiera del letto in mano.
Non me n'ero...
– Hajime... –
– Tutto bene? –
– Sei un mostro, Hajime. –
Mi viene da ridere e rido, con mezza testiera del letto in mano e il mio adorabile Elfo mezzo morto sul letto.
– Nessuno mi ha mai scopato così, Hajime, devi seppellirmi, ti prego Hajime, sto per morire, io... –
Rido di nuovo.
– Va tutto bene, devi solo riposarti un po'. –
– Hajime non mi sento più la faccia. –
– Su, chiudi gli occhi, chiudi... –
– Se avvicini quel cazzo a meno di un metro da me ti arresto, Hajime, sono morto, mi hai rotto, io... –
Rido per l'ultima volta, mi sporgo per lasciare il pezzo della testiera del letto per terra, mi stendo al suo fianco.
– Dai, su, riposati un po'. –
Mi si spalma addosso, sudore, orgasmo, saliva e tutto, nasconde la faccia sul mio petto.
– Pazzo violento, io... –
Gli lascio una pacca sulla spalla.
– Dormi, da bravo. –
Aspetto qualche istante.
Sorrido al soffitto.
Il suo respiro rallenta.
Lo guardo completamente nudo.
– Che non ho ancora finito con te. –
─── ・ 。゚☆: *.☽ .* :☆゚.───
➥✱"mìorbhaileachd" in gaelico significa "meraviglia".
titolo alternativo -> ode ad oikawa tooru
io con lo smut come michael jordan in space jam -> "vediamo se so ancora come si fa"
niente perdonate l'attesa
spero che vi sia piaciuto
so che è un'ode alla bellezza di oikawa MA LO SAPETE COME SONO FATTA OK LO SAPETE (sì ci sarà ancora smut nel prossimo capitolo e sì avremo descrizione su descrizione di iwachan perchè lo so che siete dei depravat* pazzi di iwachan) (ANCHE IO LO SONO)
niente see u soon
have a nice day
<3
p.s.
i commenti sono lì perchè ho riso da sola pensandoci e niente ora ridete pure voi. tiè.
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