𝗹𝗲𝗮𝗻𝗻

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Le immagini iniziano a sfumare nella mia mente.

Non mi ricordo...

Su, Hajime, fai un tentativo.

Prova a ricordare.

Su, con calma, con calma, con metodo e con calma, con...

Mi sono svegliato che era... sera. Era sera, sì, ne sono piuttosto certo. Era sera ed ero su un letto sul quale non ero mai stato prima. Era comodo e io ero stanco, stanco sfinito.

C'era...

Oh, sì, me lo ricordo.

C'erano il Capobranco e il Mutaforma del Nord.

Mi hanno detto di stendermi e riposare.

Io l'ho fatto, perché ero davvero sfinito. Ero nervoso, prima? Forse ero in tensione e il mio corpo ha smesso di funzionare, forse non ce la facevo più e ho pensato che se avessi chiuso gli occhi un attimo sarei stato meglio, forse mi sono addormentato come un sasso nel primo istante in cui la mia testa si è appoggiata su un cuscino.

Ho chiuso gli occhi e il mondo è diventato nero.

Avevo un pensiero fisso nella testa, ma ora non riesco a ricordare.

Ero preoccupato di qualcosa.

Cos'era?

No, cazzo, non me lo ricordo.

Mi ricordo...

Mi ricordo che mi sono svegliato in uno spazio piccolissimo.

Che il Mutaforma del Nord era nel mio letto, avvinghiato a me come se potessi scappargli. C'era anche il Capobranco.

Perché erano nel mio letto? Ero io nel loro? Ma ricordo che c'erano altri letti, o forse sono solo confuso? Non so se mi sia piaciuto dormire con loro, non so se fossi a disagio o meno, quando mi sono svegliato.

So che mi è sembrato che mi mancasse qualcosa.

Ora, ora mi manca qualcosa.

Mi sembra che ci sia un tassello mancante nel rompicapo che sono.

Le mie mani cercano appoggio.

Dove vogliono essere appoggiate?

Che cosa cercano?

Chi?

"Se andiamo verso la locanda ci divertiremo prima che inizino le feste, non ti preoccupare, non ci sono lupi senza compagno. Nessuno sarà una minaccia, quelli soli se ne vanno tutti in questi tre giorni."

Una minaccia?

Una minaccia per chi?

Perché Kuroo mi ha detto quelle parole?

Io sono la minaccia?

Loro sono la minaccia?

Cazzo, non riesco a ricordarmelo.

Sarà che...

Fa caldo.

Ho caldo.

Ho un incredibile caldo, come se ci fosse qualcosa di bollente sparso e spalmato su tutto il mio corpo, come se qualcuno avesse riempito il mio corpo di fuoco.

Sto sudando.

Perché fa così caldo?

Perché, più ci penso, più mi sembra di non capire un cazzo?

Ma io come ci sono finito qui? Che cosa stavo facendo prima? Che cosa sono venuto qui a fare? Non me lo ricordo, cazzo, non me lo ricordo proprio.

C'è una missione?

Mi ha mandato qualcuno?

Il Capobranco...

Perché cazzo era nel mio letto? No, non è il mio tipo, è improbabile che...

Ma poi, perché so che si chiama Kuroo?

Chi me l'ha detto, che si chiama Kuroo?

Me l'ha detto lui?

Non me lo ricordo.

Più ci penso, più mi fa male la testa. Pulsa in corrispondenza delle tempie, manda una stilettata verso il principio del collo, è pesante e gira.

Devo risolvere questa situazione.

Come la risolvo?

Intanto...

Separo le labbra, appoggio il vetro spesso del boccale sulla bocca e inclino il polso.

Non so che cazzo sia questa cosa che sto bevendo, ma cazzo, ha il sapore che deve avere il Sidhe. Ho avuto incontri sessuali meno soddisfacenti di questo solo, singolo sorso di...

No, non è birra.

O meglio, è birra, ma è una birra magica.

Una birra buonissima.

Forse per questo ho mal di testa.

Ah, ma che cazzo me ne frega.

Continuo a berla, ma più inclino il polso, più mi sembra che niente raggiunga le mie labbra, quindi spalanco gli occhi, metto a fuoco lo sguardo e...

− È finita, porca troia. –

L'ho urlato?

Non lo so, se l'ho urlato.

So che quando tiro su la testa il Capobranco mi guarda stranissimo, il Mutaforma del Nord mi fissa in silenzio e nessuno dice una parola.

− Altra, ne voglio altra. –

− Iwaizumi, ne hai già... −

− E dai, ancora, ne voglio ancora. Non fate i taccagni, voglio un'altra... −

Un ragazzo minuto dietro il bancone sospira e annuisce, prende il mio boccale e me ne porge un altro pieno, questa volta, che appoggia proprio di fronte al mio naso.

Sorrido.

Io amo l'alcol.

Quanto cazzo amo l'alcol.

Certo, non mi ricordo cos'è successo nelle ultime ventiquattr'ore e forse anche qualcos'altro, ma chissenefrega, quanto è buono l'alcol, quanto lo amo, quanto ne voglio ancora.

Tanto sono giovane, no?

Ho ventun anni, è normale che...

Ho ventun anni?

Non me lo ricordo, nemmeno questo.

Forse ventidue. Ma che stagione è? È tipo autunno e li ho già fatti? Li devo fare? 'Fanculo, frega niente di quanti anni ho, sono giovane, ho sete, ho tutto il diritto di bere questa birra degli Dei che sa di felicità.

Bevo un bel sorso e alzo lo sguardo.

Il barista non è male.

Piego la testa per squadrarlo.

Non è male, no, ma non è affatto il mio tipo.

Il mio tipo...

Da quando ho un tipo?

Io non ho un tipo.

Io ho un cazzo. Sì, quello ce l'ho. Ce l'ho e non è poi tanto che io abbia lui, in queste situazioni, di norma è lui che ha me.

L'amico però non è interessato.

Dice che no, non ci piace, è carino ma finisce là. Dovrebbe avere delle gambe molto più lunghe, il viso molto più elegante e i capelli... ricci, mossi, castani.

Rubo un'occhiatina verso i miei pantaloni.

Stronzo, quand'è che ti sei fissato a quel modo? Abbiamo fatto un sogno erotico o qualcosa del genere? Non abbiamo tutta questa possibilità di fare gli schizzinosi, amico, datti pace. Dove cazzo vuoi che lo trovi un tipo così?

Non risponde.

Perché dovrebbe farlo?

No, non ha senso che lo faccia.

Forse se sto in silenzio mi parla.

Chiudo la bocca.

Chiudo gli occhi.

Chiudo anche le orecchie, per quel che si possono chiudere, nel senso che non è che me le tappi ma più che altro cerco di non ascoltare e...

Il figlio di puttana ha in mente qualcosa.

Come mi concentro, quel bastardo che vive mezzo metro sotto di me mi manda un'immagine.

La scaccio aprendo gli occhi e prendendo in mano il boccale. Mando giù un altro paio di sorsi e sbuffo fra me e me.

Devo aver fatto un po' casino con la mia immaginazione.

Il mio cazzo mi ha mandato al cervello la descrizione piuttosto definita di qualcuno che non credo esista nel mondo.

Scemo, hai appiccicato le orecchie da Elfo ad una Fata.

Non esiste gente così.

Sarebbe bello, è vero, ma ti pare? Ci accontentiamo di qualcos'altro, per stasera, poi quando siamo più calmi ci pensiamo per bene e vediamo qual è il problema di base, ok?

Sento una mano sulla spalla.

Sobbalzo, mi piego su me stesso, appoggio il lato della faccia sulla mano che tiene il boccale.

− Iwaizumi, va tutto bene? –

No, neanche tu sei il mio tipo.

A parte perché sei il Capobranco dei lupi e se mai facessimo sesso credo che mi mangeresti le braccia e mi spiace, mi servono, anche perché sei... no, tu nel culo non te lo fai mettere. E mi rincresce, ma qui non funziona, io sotto non ci sto, io...

− Una favola, perché? –

− Sembri... −

− Senti ti devo chiedere una cosa, ma è per conto di un amico. È un segreto, quindi vieni qui e stai zitto. –

Ammutolisce e piega la bocca in una linea.

Sembra che stia trattenendo una risata ma non capisco che cosa ci sia di tanto divertente. Io esco ogni fine settimana a bere, certo, non so cosa io ci faccia nella locanda del Branco delle Lande, ma sticazzi, non è che stia mica facendo niente di strano.

Si avvicina.

− Chiudi gli occhi. – gli ordino.

Obbedisce.

− Visualizza... visualizza una persona bella. Molto bella. Così bella che... bella, dai, hai capito, faccio cagare con le metafore. –

Ride appena.

− Ok, fatto. –

− Com'è? –

Sorride fra sé e sé.

− Basso, mingherlino, coi capelli mezzi biondi e gli occhi grandi. –

Storco il naso.

− No, no, hai sbagliato tutto. Allora facciamo... visualizza una Fata. L'hai mai vista una Fata? Una Fata con le gambe lunghe, lunghissime. Lunghe come... come una... boh, come una cosa lunga. –

Apre gli occhi e mi fissa strano.

− Mi stai dicendo di pensare a Tooru? –

Tooru.

Me lo ricordo, questo nome.

È il nome della Fata-Elfo che sembra piacere tanto all'amico che vive al piano di sotto? Esiste? No, forse è una magia che ci hanno fatto, forse è...

No, sono immune alla magia.

Non me lo ricordo.

Cazzo.

− Chi è Tooru? Dov'è? Il mio amico... lo cerca. È di vitale importanza che io sappia dove trovarlo. Per... una spedizione importantissima, sì, assolutamente. –

− Hai un amico che cerca Tooru? –

Trattengo una risata.

− Incessantemente. Me lo dice da almeno una vita che lo cerca. Che ci posso fare, io, è lui che mi costringe, se no io non ti darei mica fastidio. –

Piega le sopracciglia una verso l'altra, poi scuote la testa.

− Non so che cazzo ti sia preso, ma stanno arrivando. Se il mio naso la dice giusta, trenta secondi. –

Spalanco gli occhi.

− Il tuo naso parla? Anche il mio ca... −

La porta si spalanca e non riesco a finire la frase.

Peccato, mi interessava. Che magari è una condizione comune, magari non sono l'unico, magari...

Il mio cervello urla e scalpita ma viene inevitabilmente massacrato dall'altra parte di me, quella che vive dalla vita in giù e divento in un attimo completamente vuoto.

Esiste.

Esiste, la Fata con le orecchie da Elfo.

Perché è vestito così?

Chi è?

Come si chiama?

Perché mi guarda?

Io...

Che faccio?

Ora che faccio?

Posso...

Wow, ma quanto è bello. Porta un paio di pantaloni lunghi, qualcosa di normale, niente di che. Se solo... porca merda, sono aderentissimi. Ha i fianchi magri ma appena più larghi della vita, e queste gambe chilometriche che mi parlano, più le guardo.

È alto.

La sua faccia starebbe davvero bene davanti al mio...

Sto sbavando?

No, mi sta solo uscendo la birra dall'angolo della bocca.

Mi sono dimenticato di mandare giù.

Ora mando giù.

Mando giù.

La mia glottide si muove, sento la birra scendere nella mia gola e di riflesso guardo la sua, di gola, il collo chiaro e lungo, le clavicole, la forma del viso, il sorriso che mi rivolge.

Oh, ma ciao.

Che c'è, che mi guardi così?

Ti piaccio, di' la verità, ti piaccio parecchio. Mi guardi come se volessi togliermi i vestiti di dosso uno ad uno e posso dire, bella mezza Fata? Te lo lascerei fare, già, te lo lascerei proprio fare.

Vuoi andare via subito?

Per me non c'è problema.

Se vuoi andare andiamo, dubito di avere niente da prendere in questo posto e sinceramente non so nemmeno cosa ci faccio, mollo tutto e arrivo subi...

Fa un passo verso di me.

Oh, le sue cosce sono così belle.

Strozzami con le tue cosce, Fata. Strozzami, ti prego. Voglio che sia scritto sulla mia lapide, "Iwaizumi Hajime, aspirante luogotenente nell'Esercito degli Umani, morto strozzato dal paio di cosce più belle che siano mai state create sulla terra."

Mi fissa con intenzione.

Sembra che mi...

No, non puoi conoscermi. Come potresti conoscermi, cazzo, come potrei dimenticarmi di qualcosa come te? Sono sicuro che una volta che qualcuno ti vede non si dimentica di averti visto mai nella vita, cazzo.

Piega la testa e mi sorride ancora, supera un altro paio di persone, mi arriva vicino.

Da vicino si è meno belli, no? Da vicino si è pieni di imperfezioni che da lontano uno non nota, non è così, non dovrebbe essere così?

Yggdrasill, se non è una stronzata se applicata a lui.

È bellissimo e vicinissimo e il mio corpo è il regno degli ormoni di un ventenne che non crede a quello che sta guardando.

Ho già fatto sesso nella mia vita ma...

Posso fare sesso con te?

Voglio fare sesso con te.

Sì, voglio davvero tanto, tanto, tanto...

Mi appoggia una mano sul petto, sospira e si siede sulle mie gambe come nulla fosse, incastra il viso nell'incavo del mio collo e sospira mentre si sistema.

− Oh, Iwa-chan, ho avuto una giornata lunghissima. Dobbiamo parlare, hai un attimo? –

Ho un...

Iwa-chan?

Giornata lunghissima?

Dobbiamo parlare?

Perché cazzo sei sopra di me?

Si sistema e sbatte le ciglia verso di me.

No, maledetto, non sistemarti. Che ti sistemi? Non sai la fatica che sto facendo? Sto faticando così tanto che fra poco esplodo, abbi pietà di me, sto per diventare matto. Tieni fermo quel culo, porca di una puttana ladra, abbi rispetto del mio patetico tentativo di...

− Iwa-chan, hai voglia? Sei un po'... −

Muove il culo di nuovo.

E lo muove proprio lì.

Sadico.

Sei sadico.

Non ho mai sofferto così tanto in vita mia.

Mai.

− Iwa-chan? –

Mi ritrovo a guardare il vuoto di fronte a me. Mi sono fregato, no? Mi sono fatto scoprire. Certo, non so perché sia seduto sopra di me, continuo a non capirlo, ma si dev'essere accorto che...

Un attimo, ma perché è seduto sopra di me?

Che senso ha?

Io sono...

Ho capito.

Ho capito, mi sa che ho capito.

− Iwa-chan, hai bevuto? Sei strano. –

Io sono una sedia.

Una bella sedia.

Una sedia da re, perché ci si è seduto sopra. Una sedia particolarmente comoda, già, per quello si è sistemato, perché è davvero particolarmente piacevole starmi sopra.

Sì, ha tutto senso.

Deve avermi portato qui un falegname.

Me l'ha sempre detto, il mio migliore amico, che ero una mezza sega. Questo doveva intendere, ecco, ecco che cosa significa.

Sono una sedia.

Io sono una sedia, è chiaro, è...

− Iwa-chan, rispondimi o mi spoglio in mezzo alla stanza. –

− Non posso risponderti, le sedie non parlano. –

L'Elfo sbatte le palpebre.

− Le sedie? –

Annuisco.

− Le sedie non parlano. Hai mai sentito una sedia parlare? No, le sedie non parlano. –

Aggrotta le sopracciglia.

− Iwa-chan, tu non sei una sedia. –

− Come no? Certo che sono... −

− Ma sei scemo? –

No, non sono scemo. Certo, essere fatti di legno di solito equivale a dire che si è stupidi, ma chi ha detto che sono una sedia di legno? Magari sono una sedia di metallo, o una di pelle. Non sono scemo, io sono davvero...

L'Elfo si sporge oltre la mia spalla da sedia.

− Ha bevuto? –

− Tanto. Più del previsto. Credo che avesse sete. – risponde qualcuno dietro di me.

− Oh, merda. Mi ha detto che regge male l'alcol, ma non credevo... così. –

− È tanto male? –

Ridacchia contro il mio orecchio.

− È convinto di essere una sedia. –

− Ah. –

Ridono.

Oh, ma che cazzo vi ridete? Vi sembra un buon motivo per prendersela con qualcuno? Cos'è, insultiamo liberamente le sedie del Regno? Quando tornerò essere umano vi picchierò, lo giuro, ma approfittarvi del fatto che ora io sia una sedia per prendervi gioco di me è meschino.

Le sedie sono creature orgogliose.

Non lo sapete?

− Iwa-chan, ci sei? –

Sposto lo sguardo sulle iridi scure della persona che su di me, ci si è seduta.

− Iwa-chan, non credo che sia il momento giusto per parlare ma ho bisogno che tu la smetta di credere di essere una sedia perché vorrei interagire con te e farlo così è strano. –

Sento le labbra tirarsi su in un broncio.

− Tu mi stai insultando solo perché sono una... −

Sospira.

A quanto pare sceglie le maniere forti, le maniere fortissime, perché si aggrappa ad una delle mie spalle e muove il bacino.

No, non credo di essere una sedia.

Non ho mai sentito di sedie che hanno erezioni.

E forse sono la prima sedia del mondo che...

− Cosa sei tu? –

Una sedia.

Una...

− Su, Iwa-chan, che cos'è che sei? –

Si muove un'altra volta. Maledetto, mi uccidi, così mi ammazzi, così ci rimango.

Non posso stare qui a farmi fare tutte queste cose, sei uno stronzo, ti stai approfittando del fatto che in quanto sedia non posso muovermi e scacciarti e mi stai...

Si avvicina ancora, strofina le labbra contro le mie e mi guarda dritto negli occhi.

− Sappi che io non farei mai sesso con una sedia. –

− Io non ho mai detto di essere una sedia. –

L'ho detto?

Non mi ricordo se l'ho detto.

Ma posso far finta di non averlo mai detto in ogni caso, no?

L'Elfo mi guarda come se non ne potesse più di me, come se fossi un bambino capriccioso, ma poi ride piano e scuote la testa.

La sua risata...

Ha una bella risata.

Più in generale ha una bella voce.

Chissà come suonerebbe se stesse gemendo il mio nome mentre...

− Sei davvero così ubriaco? –

− Non sono ubriaco. –

− No? –

Scuoto energicamente la testa.

Ubriaco, io?

Io non mi ubriaco mai.

Sono fresco come una rosellina di campo, altroché.

− Yggdrasill, almeno ti ricordi come mi chiamo? Sembra che tu non sappia nemmeno come cazzo sei finito qui. –

Alzo le sopracciglia.

− Infatti non lo so. Però va bene, eh, non è che mi lamenti. Anzi. –

− Non ti ricordi come sei arrivato qui? Niente niente? Neanche di quando Tobio... −

− Chi è Tobio? –

Sospira sonoramente.

Sembra stanco, preoccupato, turbato. Però non è che si veda palesemente sul suo viso, è più una sensazione che sento io, come se qualcosa dentro di me mi dicesse come si sente e cosa sta provando.

− Stai bene? Sembri triste. – mi ritrovo a dire, guidato non so nemmeno io da quale forza o mistica energia sconosciuta.

Apre un po' più forte gli occhi e poi sorride a trentadue denti.

− Sono un po'... preoccupato. Ma è una cosa che posso raccontare all'Iwa-chan sobrio, quindi facciamo finta di niente e ne parliamo più avanti, ok? –

− Sei sicuro? –

Annuisce un paio di volte, mi stacca un paio di ciocche dalla fronte e sorride un'altra volta.

− Sì, anzi. Forse è meglio se per un po' non ci penso. –

− Come vuoi. –

Si china verso di me e mi bacia le labbra.

Mi... bacia le labbra?

Eh?

Che cazzo sta facendo?

Non mi era mai successo che...

− Non ti va di baciarmi? Sei rigido. –

Ha il tono di voce che sembra stranito e divertito assieme.

Sbatto le palpebre.

− No, è che di norma prima mi presento e poi... ecco, non sapevo che... tu baci la gente per salutarla? –

− Credi che ti abbia baciato per salutarti? –

− Oh, e per quale altro motivo l'avresti fatto? –

Io e questo Elfo ci conosciamo, vero?

Ma perché non riesco a ricordarmi niente?

Cazzo, molla la presa. Mi serve il cervello, ora. Ti prego, un minuto, un minutino, uno solo, uno...

− Iwa-chan, tu chi credi di essere? –

M'imbroncio.

− Ma chi cazzo ti credi di essere tu, stronzo. Come ti permetti? –

Scuote la testa.

− Non in quel senso, scemo. Tu, chi sei? –

Chi sono... io?

Io...

− Iwaizumi Hajime, ventidue anni, futuro luogotenente dell'Esercito degli Umani. Forse sono ventuno, non me lo ricordo. Forse sono venti, ma mi pare ventuno, o forse ventidue, non lo so, devi chiedere a... −

− Quanti anni? –

Cerco di guardarlo in faccia senza vedere un suo doppione creato dal mio cervello che gli aleggia di fianco.

− Tra i venti e i ventidue. Perché? Sono troppo vecchio? Sono troppo giovane? No, dai, Elfo, mi piacciono i maschi più vecchi, va bene lo stesso, non fare lo schizzinoso, ti prego. –

Prende un grande respiro.

− Peggio del previsto. –

− Peggio? Guarda che sei tu che mi hai baciato, non è che puoi venire qui e dire "eh ma è peggio" perché sei un pezzo di merda e a me neanche piacevi, ok? 'Fanculo. –

− Eri davvero così scemo a vent'anni? –

Scemo?

Io?

Io non sono affatto scemo.

Io sono davvero brillante.

Brillantissimo.

Una stella nel firmamento del cielo brillante delle persone brillanti come brillano le cose che brillano brillanti del brilla...

− Un attimo. –

Un attimo.

Oh, ok, vuole pensare.

Mi giro dall'altra parte.

Se ha bisogno di un attimo gli lascio un attimo.

C'è il Capobranco che mi fa "ciao" con la mano.

Che aveva detto prima?

Non ricordo il contesto ma ricordo "basso, biondo, occhi grandi".

Quando è entrato quello?

Ha una creaturina piccola e minuta spiaccicata sopra, con le gambette magre avvolte attorno alla vita. Lo tiene come se fosse un premio e una preda insieme, lo stringe e c'è cattiveria nel suo sguardo quando fisso la persona addosso a lui.

Ce n'è un altro sul Mutaforma del Nord, più alto, più robusto.

Sono belli tutti e due, perché me li sono persi?

Forse è la Fata-Elfo.

Deve avermi concentrato troppo, lo stronzetto, e si sa che non è proprio il mio cervello a pensare, in questo momento, per cui...

− Iwa-chan, hai finito di fare il guardone? –

− Non sto facendo il guardone! –

Ricomincio a fissare la bellezza fatta a persona completamente offeso.

Io gli stavo dando un attimo.

Ingrato.

− Non mi piace che guardi gli altri, non so se te lo ricordi per cui te lo ripeto. –

− Io non stavo guardando... −

− Voglio i tuoi occhi qui o te li cavo, Iwa-chan. –

Chiudo la bocca e mando giù la saliva.

I miei occhi su di te?

Oh, Elfo.

Volentieri.

Molto volentieri.

Davvero molto, molto volentieri.

− Ti comporti come se stessimo insieme. –

L'Elfo ride.

− Ma guarda un po'. –

− Noi non stiamo insieme, vero? –

Piega il viso.

− Non sto con l'Iwa-chan di ora. Ma con l'Iwa-chan normale sì. Oh, sì. –

− L'Iwa-chan... a parte tutto, perché cazzo mi chiami "Iwa-chan"? Chi chiamerebbe "Iwa-chan" un soldato? –

Sporge il labbro inferiore.

− Ma a te piace tanto quando ti chiamo Iwa-chan. –

− Sei sicuro? A me non sembra vero, mi sembra una stronzata. –

L'Elfo scuote la testa.

− In effetti ti piace di più quando ti chiamo Hajime. Vero, Hajime? –

Se esistono vie predilette per risvegliare i miei ormoni, quest'Elfo di merda le conosce tutte. Conosce la mia passione per le gambe, la mia passione per le voci un po' lagnose e la mia incredibile, incredibile predilezione verso l'essere chiamato per nome.

Schifoso.

Ora lo sai che cosa c'è nella mia testa, vero?

Ci sei solo tu che ripeti e ripeti e ripeti "Hajime" piegato in due con le lacrime agli occhi che mi preghi di farti le cose peggiori, completamente nudo che...

− Non è vero. –

− Guarda che lo sento che è vero. –

Lo sente?

E dove lo sentirebbe?

È un sensitivo?

Si sposta un po'.

Oh, ora ricordo.

Credo che lo senta dal mio... amico.

Cerco di concentrarmi.

− Quindi io e te stiamo insieme. Non ora ma di solito. Ora cos'è cambiato? –

− Che sei convinto di avere quarant'anni di meno e sei un cretino. –

Lo guardo storto.

− Non sono un cretino e... che? Quarant'anni di meno? Stai con la versione vecchia di me? –

L'Elfo mima una faccia imbronciata e abbassa la voce quasi a prendermi in giro.

− "Io non sono vecchio, Elfo di merda, non è un cazzo vero che sono vecchio. La prossima volta che rimaniamo da soli te lo faccio vedere io chi è vecchio, brutto scemo, ti scoperò così forte che..." –

Lo interrompo aprendo la bocca di scatto.

− Noi scopiamo? –

− Beh, stiamo insieme. –

Wow.

Pugno su pugno per Iwaizumi vecchio.

Sei un grande.

Questa sì che è una grande conquista, porca puttana, sei davvero un genio del male, il seduttore più fico del mondo.

− Tu quanti anni hai, allora? Se io ne ho sessanta tu devi averne almeno... −

− Ne ho diciannove. –

Mi cade la mandibola per terra.

− E stai con un sessantenne? –

− Un sessantenne del mondo magico, Iwa-chan. –

− Ma non è illegale? Non sono un molestatore? –

Ride e la sua risata continua ad essere uno dei suoni più adorabili che abbia mai sentito. Davvero, dolcissimo, anche se non è perfetto, anche se non è il tintinnio degli Elfi normali.

− Sono un adulto, Iwa-chan, giovane ma adulto. Non c'è problema. –

− Mmh. –

Stringo le labbra e lo fisso di sbieco.

− Hai problemi con tuo padre? –

Sembra strozzarsi con la saliva.

− Cosa? –

− Se ti scopi uno che ha quarant'anni più di te o hai problemi con tuo padre o sei tutto strano, Elfo. Tra l'altro, sei un Elfo? Hai le orecchie a punta ma sembri più una Fata, non so se te l'hanno già detto. –

Si adombra e china lo sguardo.

− No, sono un Elfo. –

− Ma ti assicuro che... −

− Sono un Elfo. Punto. –

− Oh, ok, come ti pare. –

No che non è un Elfo, si vede da un chilometro che non è un Elfo.

Non mi piacciono le Fate, di norma, le trovo piuttosto insopportabili e ci ho avuto problemi quando ero piccolo, ma mia mamma è una di loro e lei non la odio, ancora, per cui che passi, solo per questa volta.

− Guarda che non c'è problema se sei una Fata, non è che sono razzista. – borbotto piano un attimo dopo, e nonostante sentirlo non gli piaccia, gli scappa una risata.

− Non sei razzista? –

− No. E poi... non so se te l'hanno mai detto, ma scopare con una Fata vale un sacco di punti. –

− Punti? –

Annuisco, convinto come convinto sono stato poche volte nella vita, credo. Credo perché non me la ricordo, la mia vita, ma va bene lo stesso.

− Gli Umani valgono cinque punti, che sono comuni. Dieci per i Mutaforma, venti per gli Elfi, cinquanta per gli Gnomi, settantacinque per i Non Morti, cento se hai il coraggio di scoparti un Troll, duecentocinquanta se riesci a trovare una Sirena e cinquecento per le Fate. –

Storce il naso.

− Avete un sistema a punti per il sesso? È disgustoso. –

− Come se non lo facessero tutti. –

Insomma, che si aspetta. Sono un ragazzo nell'Esercito, è normale che abbia queste stronzate goliardiche coi miei amici.

Mi pareva di essere in testa, la settimana scorsa, ma non sono sicuro.

Certo, lui è sempre un passo avanti a me, ma se m'impegno magari lo batto, e non sarebbe male.

La Fata sorride, poi mi mette le mani sulle spalle e si tira su per girarsi. Appoggia entrambe le cosce ai lati delle mie, schiaccia il viso nell'incavo del mio collo e si sistema a cavalcioni.

− In ogni caso chi ti ha detto che voglio scopare? –

− In che senso? –

Mmh, così gli posso toccare le gambe molto più facilmente.

Posso prendergli le cosce fra le mani e strizzarle, e se si muove addosso a me è particolarmente piacevole e potrei...

No, siamo in pubblico.

Non voglio metterlo a disagio.

Magari gli piace, eh, ma preferisco chiedere.

− Io sono innamorato dell'Hajime vecchio e serio che mi ha salvato la vita, non del ragazzino ventenne che pensa con il cazzo. –

− Sei innamorato di me? –

Annuisce.

− Tanto domani non te lo ricorderai. –

È innamorato di me.

Quindi stiamo insieme sul serio.

Ma io sono innamorato di lui?

Forse sì, sai?

Forse sì.

In effetti mi scombina un po' tutti gli ormoni e mi fa sentire come se fossi stato rinchiuso in un forno, ma sto anche molto meglio ora che c'è e il mio corpo è molto più rilassato.

− Che cosa vuoi che faccia adesso, allora? –

Appoggia la punta del naso sulla mia.

− Conquistami, Iwaizumi Hajime, ventidue anni forse ventuno, futuro luogotenente dell'Esercito degli Umani. –

Conquistarlo.

Conquistarlo?

Io dovrei conquistarlo?

Tipo... come?

Certo, lo so che sono un fico, lo sappiamo tutti qui dentro, non sono venuto a dirvi stronzate, e credo comunque di partire avvantaggiato perché anche se non sa chi sono è comunque a cavalcioni che mi si struscia addosso però, ecco...

Lampo di luce.

Ora ricordo.

Ora ricordo un mese passato a fare condizionamento forzato.

Ora ricordo il mio migliore amico che mi fa ubriacare per insegnarmi a forza, come se fosse una preghiera indimenticabile, il codice supremo delle leggi universali.

A quanto pare era davvero un problema, se me l'ha insegnato così.

Non ci penso, la mia voce va in automatico.

− Rimochiare: una guida per Iwaizumi Hajime. Cinque regole importantissime per evitare di essere arrestato e finire la serata nel letto di qualcuno a caso. –

L'Elfo spalanca gli occhi.

− Mi stai recitando una gui... −

− Regola numero uno: presentazione e avvertimento. –

Prendo fiato.

− Ciao, sono Iwaizumi Hajime, sono un soldato, ho ventun anni e il mio colore preferito è il "di' il colore dei loro occhi". Ho un sacco di incredibili qualità fra cui "fa' una battuta sul fatto che sei un soldato fortissimo" e "fa' un'altra battuta sulle dimensioni del tuo cazzo". Grazie, so di essere davvero divertente. –

Mando giù la saliva.

Ho la sensazione di star sbagliando qualcosa.

Ma è una guida infallibile, quindi che cosa starei sbagliando?

− Se inizio a diventare violento o do cenni di follia, è normalissimo, è che sono pazzo in culo. Riportatemi a Palazzo e aspettate che qualcuno venga a picchiarmi, non cercate di picchiarmi voi perché di solito finisce male. Se volete farmi calmare datemi le fragole. Mi piacciono le fragole. Mi fanno stare buono. –

Sento la mano dell'Elfo raggiungere la giuntura del mio collo, tirare su il mio viso con delicatezza.

Mi bacia una guancia.

− È una delle cose più idiote che abbia mai sentito. Tu vuoi davvero dirmi che funzionava? –

Rido appena.

− Devi sentire gli altri quattro punti. –

− Credi che funzioneranno? –

Faccio spallucce.

− Boh, spero di sì. –

− Per Yggdrasill, vai avanti. –

Chiudo gli occhi e respiro un'altra volta, mi riconcentro e mi riporto al discorso corrente.

− Regola numero due: battute di spirito. –

L'Elfo inizia a ridere prima che possa iniziare con la mia messinscena di comicità.

È così improbabile?

− Usa una battuta per abbordare chi ti piace. Ce ne sono svariate, quella che ti piace la usi. Intesi? –

Mi sembra di parlare con la sua voce, credo che mi abbia condizionato al punto che sono proprio le cose che diceva lui, che ora sto ripetendo.

In ogni caso, devo trovare una battuta per abbordare l'Elfo.

Me ne ricordo qualcuna?

Forse l'inizio.

Forse...

− Sei per caso caduto dal ramo più alto di Yggdrasill? –

L'Elfo mi fissa.

Com'è che andava avanti?

Oh, non me lo ricordo proprio.

Ma con un po' di logica...

− Cazzo, deve fare un male porco. –

Scoppia a ridere.

Si tiene sulle mie spalle e ride forte, così forte, che fa tremare anche me.

Sono un genio?

Ho usato la battuta giusta?

Certo che sì, cazzo, è ovvio.

È scontato.

Me ne serve un'altra, voglio vederlo ridere di nuovo. Ne ho quasi bisogno, una parte di me prega di farlo ancora, solo per vederlo ridere.

Sì, credo che il me normale sia proprio innamorato di lui.

Mi batte forte il cuore a vederlo felice.

− Tuo padre è un ladro? –

Anche qui, vuoto totale sul continuo.

Credo che avermi insegnato solo l'incipit di tutte queste battute sia stata una mossa sfortunata, non me ne ricordo mezza.

Menomale che sono un genio e posso finirla da solo.

− Perché se lo fosse sarebbe un casino, cazzo. Dovrei arrestarlo e picchiarlo e tagliargli le mani e poi tu mi odieresti e... −

− Iwa-chan, ti prego, ti prego! –

Di nuovo la stessa sensazione del mio cuore che si stringe e si riapre nel mio petto.

Ha le lacrime agli occhi dal ridere.

È bello, così bello, così incredibilmente, inevitabilmente bello.

Non so se riuscirò a rimorchiarti e ho i miei seri dubbi, ma sono felice che avrò qualcuno come te in futuro. Sembri rendere piuttosto allegro il corpo del me più vecchio.

− Ora ne ho una geniale ma questa l'ho inventata io. Preparati. –

− Le premesse sono spaventose. –

Non me l'ha insegnata nessuno, questa.

È tutta farina del mio sacco.

È tutta genialità innata della mia mente comica.

Perché il soldato? Dovevo fare il giullare, nella vita, l'ho sempre detto.

− Qual è l'unica prigione fatta di cotone che tiene dentro un mostro enorme? –

Spalanca gli occhi.

− Non ne ho idea, Iwa-chan. –

Mi lecco le labbra.

Preparati, perché questa è di una simpatia tale che mi cadrai ai piedi, lo so.

− Le mie mutande. –

Piegato in due.

Si appoggia alle mie spalle e si piega su di me e ride tanto, tanto, così tanto che rido anch'io, con lui, e non so cosa mi prenda ma lo stringo forte verso di me e mi godo il suono della sua risata, il sorriso che fa, il suo odore.

Tooru.

Tu sei Tooru.

Elfo-Fata strano con le gambe lunghe.

Certo che ti conosco, cazzo, io ti amo.

− Era... cazzo, una delle peggiori... −

− Stai zitto, è fantastica. Stai ridendo. –

− Ma devi rimorchiarmi, non farmi ridere! –

Faccio spallucce mentre si riprende con grandi respiri a pieni polmoni, lo aiuto a rimettersi su e gli accarezzo piano i capelli.

− Posso farti ridere e poi rimorchiarti, non ti preoccupare. Ho un sacco di qualità, te l'ho già detto. –

− Oh, se lo dici tu. –

Si asciuga le lacrime dalla faccia e annuisce, gli brillano gli occhi quando mi guarda.

− Ci sono, vai con la terza regola. –

Mi rimetto in sesto anche io.

− Terza regola: l'unica cosa che hai dalla tua perché per il resto sei un coglione. Via la maglia. –

Lascio seguire alle mie parole l'azione, prendo l'orlo della mia camicia e la tiro su, la lancio indietro e rimango a guardare tutto fiero Tooru che guarda il mio petto nudo.

Sono più grande, è vero.

Non ricordavo di avere questi addominali così definiti.

Merda, sono davvero fico.

− Ora sei ai miei piedi, vero? –

Si lecca le labbra.

− All'incirca, sì, decisamente. –

− Te l'avevo detto che era una guida infallibile. –

Non mi guarda più in faccia, ormai, sorride ma sorride più al solco fra i miei pettorali che alla mia faccia.

Sono...

Sono geloso.

Oh, merda, sono geloso.

Sono geloso del mio petto.

Sono geloso dei miei pettorali.

Brutte merde, voi che avete fatto per meritarvi la sua attenzione? Io ho usato ben tre battute di spirito e ho sorriso e ho parlato, voi state lì fermi e vi prendete tutta l'adorazione.

Non vale.

È ingiusto.

Vaffanculo, cazzo, vaffanculo.

− La regola numero quattro è togliere i pantaloni? –

− No, è dirti le cose sconce ma non credo che serva, ti sei già venduto per loro. –

Mi rivolge un'occhiatina di sottecchi, scuote la testa come a chiedermi spiegazioni.

− Ma io la volevo la regola numero quattro. –

− E allora magari guardami negli occhi. Che sono, la tua puttana? Mi fissi come se t'importasse solo del mio corpo. –

Sto facendo i capricci.

Sto facendo i capricci?

Oh, merda, sto facendo i capricci.

E che c'è di male? Che c'è di male se faccio i capricci? È lui che è uno schifoso pragmatico materialista a cui piacciono di me solo i muscoli, io ho un'anima fragile, lui si sta burlando di me.

− Non può piacermi il tuo corpo, Iwa-chan? –

− Guarda che sono bello anche dentro. –

− Oh, lo so. Quale Uomo non bello dentro userebbe per rimorchiarmi una battuta originale sulle dimensioni del suo cazzo? –

− Infatti. –

Mi prende la punta del naso fra le dita e pizzica un po'.

− Quando ti sveglierai da tutto questo ti prenderò in giro così tanto, Iwa-chan, così tanto. –

− Perché dovresti prendermi in giro? –

Alza un angolo del viso.

− Il te più vecchio non è così... spensierato. –

− È triste? –

Fa spallucce.

− Più pensieroso, direi. Riflessivo. –

− Sembra una rottura di coglioni. –

Scuote la testa un paio di volte e tintinnano un paio di orecchini sottilissimi che non avevo notato sui lobi delle sue orecchie.

− Non è vero, no! È molto divertente ed è dolcissimo e mi piace tanto. Tanto tanto. –

− Ma se hai detto che... −

− Che è più musone. Non che la cosa non mi piaccia. Sei divertente, Iwa-chan giovane, ma sei davvero troppo scemo. –

Aggrotto le sopracciglia fra di loro in un cipiglio offeso.

− Lui ti piace più di me? È questo che stai dicendo? –

Annuisce.

− Decisamente. –

− Più dei pettorali? –

− Più di tutta la mia collezione di gioielli, Iwa-chan. –

Non so perché questa cosa mi faccia effetto.

Credo che sia una lontana reminiscenza del me sobrio, qualcosa che lui sa e che evidentemente io ignoro.

So che mi manca il fiato.

− Davvero? –

− Davvero davverissimo. –

Rimango con le labbra semi aperte a guardarlo, aspetto che si avvicini e mi baci e mi circondi il collo con le braccia.

Lui mi ama tanto, cazzo.

Mi ama tantissimo.

Questo è il mio futuro?

Per un attimo ho avuto un brutto presentimento, ma se mi dite che è questo, allora cazzo, non vedo l'ora che arrivi.

− Quindi tu sai tutto quello che mi succederà nei prossimi quarant'anni? –

− Più o meno sì. –

Stringo gli occhi e lo guardo fra le ciglia.

− Diventerò luogotenente? –

Ride.

− Diventerai comandante dell'Esercito, Iwa-chan. –

− Sul serio? –

Ride e annuisce, sento il sangue scorrermi nelle vene più veloce di prima. Il comandante Iwaizumi Hajime, l'Umano più forte del Regno. Dev'essere fico, dev'essere davvero...

− Cosa diranno le Fate quando tornerò da loro Comandante? Riaccetteranno mia madre nel Villaggio? –

Perde il sorriso.

− Scusami? –

− Le Fate, tu lo sai, sei una di loro. Quando divento comandante e torno da loro a vantarmi, che cosa dicono? Lo dicono che sono fico? Lo dicono che si erano sbagliate a trattarmi come un verme? –

− Oh, Iwa-chan. –

Mi sento triste.

Non so perché.

Il mio corpo si sente triste.

Si sente pesante.

− È complicato, è una storia lunga e complicata. Ti va di ricominciare a rimorchiarmi? Preferivo quello. –

− Ma se hai detto che tanto ti piace più Iwa-chan sobrio. –

− Tentar non nuoce, magari m'innamoro anche di te. –

Anche di me?

Non sarebbe male, no, non lo sarebbe proprio.

È comunque la creatura più bella che abbia mai visto e non m'interessa il motivo, ma mi rende felice come un boccale intero di birra.

− Dov'ero rimasto? –

− Alla regola quattro. –

Socchiudo gli occhi per concentrarmi.

− Giusto. Regola quattro: fagli capire che sei un uomo d'azione, non un cialtrone. Fai vedere chi cazzo comanda. –

Tooru sorride.

− E come hai intenzione di farlo? –

Piego la testa.

− Eh, questo non me lo ricordo. Devo farti vedere chi comanda? Forse intendeva che ti devo picchiare, non lo so. –

− No, non credo. –

Mi mordicchio l'interno della bocca.

− Sei sicuro? Se ti picchiassi potrei farti vedere quanto sono forte. –

− Sì, ma poi mi ammazzeresti e dovresti scopare con il mio cadavere. Sei necrofilo, Iwa-chan? –

Strizzo tutta la faccia.

− No, che schifo. –

− E allora non puoi menarmi, no. –

Peccato.

Mi va di menare qualcuno.

Forse il Capobranco?

No, secondo me perdo. Cioè, un Mutaforma l'ho già fatto fuori e il corpo dell'Iwa-chan vecchio sembra messo bene, ma rischio di finire mangiato da un lupo e sinceramente preferirei un altro epilogo alla serata.

− Come facciamo allora? Se non seguo la guida non riuscirò a rimorchiarti e passerò la notte a guardare il soffitto e a mangiarmi le mani. −

− Secondo me se mi tocchi un po' capisco chi comanda. −

Alzo un braccio e gli spiaccico una mano in faccia.

− Così? −

− No, scemo, ma che cazzo... −

Rido io e ride lui, so che non intendeva questo ma mi sembrava divertente, non lo era? Era molto divertente, incredibilmente divertente, come me.

Scorro con le dita verso il suo collo e le lascio scendere sul lato della vita, sui fianchi e sulle gambe. Lo sistemo più in alto verso di me e lo circondo con le braccia, appoggio la fronte su una delle sue guance.

− Preferisci così? −

− Molto meglio. −

Non è possibile che non sia una Fata. Profuma terribilmente di fiori, è bello in modo assurdo. È alto, elegante, solido e ben piazzato come una di loro, ma è allo stesso modo fine e sensuale, femminile.

Ad Iwa-chan del futuro piacciono le Fate?

Sul serio?

− Ti senti al comando? −

Se mi sento al comando?

No.

No, assolutamente no.

Mi sento invece completamente alla sua mercé, inevitabilmente debole rispetto a lui. Non so se sia il fatto che è una Fata o che mi piaccia da morire, ma non mi sento neppure un pochino al comando.

In ogni caso annuisco, perché se no non andiamo avanti e io avanti ci voglio proprio andare.

− La regola numero cinque qual è? −

La regola numero cinque è...

− Regola numero cinque: se non hanno funzionato le altre quattro è probabile che no, Iwaizumi, non vogliano scopare con te. Quindi o te ne vai, o implori. −

Implorare?

Io?

Oh, cazzo, in effetti potrei farlo.

Sai mai che funziona, io con la Fata voglio scopare davvero, lo giuro.

− Hai intenzione di implorare? −

Annuisco.

− Ti prego, se fai sesso con me ti pago. Non ho tanti soldi, ma posso guadagnarli e... −

Ride di nuovo.

− Mi paghi? −

− Se vuoi uccido i tuoi nemici, posso fare anche questo. −

− I miei nemici? −

Che altro posso offrirgli? Non è che abbia particolare potere di scambio in questo contesto e non ho altro da dare.

Non va bene?

Non vuole?

Abbasso drasticamente la voce.

− Se vuoi chiedo al mio amico di farlo con noi. Se ne vuoi... due. Di cazzi, intendo. −

Spalanca gli occhi.

− Yggdrasill, Iwa-chan, ma che cosa stai dicendo? −

− Non lo facciamo spesso ma se proprio vuoi glielo chiedo, non penso dirà di no, sei bello, basta che non lo dici a nessuno. −

− Tu hai fatto sesso a tre col tu migliore amico? −

Sento il sangue salirmi fino alle guance, il mio viso che arrossisce.

− E allora? Fa così schifo? Guarda che è una cosa che ti lega, è una cosa da fratelli, è una cosa di sangue. −

− Sei pieno di sorprese, cazzo. −

Sorprese?

Oh, sorprese.

Sorprese positive.

Cose positive.

Gli piace, l'idea gli piace, funzionerà, ne sono sicuro, funzionerà.

Sono un genio.

Apriti cielo.

Sono davvero un genio.

− Facciamo così, vieni qua. −

Seguo il suo sguardo e perdo qualsiasi pensiero io stessi formulando quando stringe le mie spalle con le mani e si tira su meglio sul mio grembo.

Spiaccica il mio viso sul suo petto.

− Ora rimani un po' così e poi quando decido che stai meglio andiamo via, ok? −

Avevo così sonno, prima?

Ho tantissimo sonno.

È il suo profumo?

È la birra?

È il suo petto?

− Perché non possiamo andare via adesso? −

− Perché ti addormenteresti per strada. −

− Non è ve... −

Sbadiglio mentre parlo.

Merda, mi sto tradendo da solo.

− Quando mi sveglio sarò tornato normale, vero? −

Annuisce, mi bacia i capelli.

− Credo di sì. −

− Puoi dire al me normale che lo ami? Quando il mio corpo l'ha sentito è stato davvero bello. −

− Prima o poi glielo dirò, te lo prometto. −

− Grazie. −

Chiudo gli occhi e respiro il suo profumo.

È dolce, così dolce, così buono.

− È stato un piacere, Fata con le orecchie da Elfo. −

− Non sono una Fata. −

Gli pizzico un fianco, mi sistemo più comodo.

− Non esistono Elfi belli come te. −

Sbadiglio ancora.

− Per quel che so, bello come sei, potresti persino essere la Regina . −

─── ・ 。゚☆: *.☽ .* :☆゚.───

➥✱"leann" in gaelico significa "birra".

NON ACCETTO CRITICHE SULLA BATTUTA DELLE MUTANDE LO SO CHE È UNA BATTUTA DA UOMO MEDIO CISHET MA È BELLISSIMA

niente per il resto as always vi è piaciuto?? è un po' spezza-tensione non è "intenso" come gli altri ma secondo me ci sta e ecco spero che vi sia piaciuto sisisisi

per il resto ci vediamo il 19 con angel with a shotgun

baci baci <3
mel :)

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