𝗶𝗼𝗰𝗵𝗱𝗮𝗿

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Me lo ripeto ad ogni passo che percorro sul selciato.

Ad ogni movimento di anche, ad ogni premersi dello stivale sulla terra, ad ogni rumore secco di foglie schiacciate, continuo a ripetermi la stessa frase.

"Non è pericoloso".

Non lo è.

Non può esserlo.

So che ho convinto Iwa-chan che non lo fosse, ma se lo fosse stato davvero non mi avrebbe mai lasciato andare, ne sono convinto.

Eppure...

Questi due mi terrorizzano, io sono nella confusione più totale e tutto quello che faccio mentre cammino è ripetermi che andrà tutto bene, che non morirò e che tornerò sano e salvo dal mio mezzo Umano col broncio.

Io...

So perché ho deciso di accettare questa proposta.

E non è per il bagno né per le chiacchiere spietate di persone che sono sicuro siano l'un l'altra piuttosto divertenti.

È perché voglio delle risposte.

E quelle risposte le voglio il prima possibile, senza che il mio adorabile, dolce, meraviglioso Iwa-chan si metta in mezzo con la sua troppo alta considerazione di me. Non è che mi dia fastidio, anzi, adoro che mi protegga. Ma io voglio sapere, e certe volte per sapere devi anche un po' liberarti delle tue sicurezze.

Da dietro sono un'improbabile combinazione, nonostante questo decisamente attraenti.

Keiji, la Strega, è più flessuoso, più letale, sembra che tutto il suo corpo sia stato scolpito nel ghiaccio più gelido. Gli occhi azzurri sono spaventosamente penetranti, il viso è regale in un modo che prima non avevo mai visto.

Kenma è più minuto ma la sua bellezza è estremamente delicata, femminile.

Mi chiedo cosa ci sia da farmi così tanti complimenti.

Non mi sembra di aver visto una singola persona non bella in maniera impossibile da che sono arrivato qui.

Si tengono per mano, credo che siano molto... amici. Chiacchierano fra di loro nella testa, si capisce da come si guardano di tanto in tanto, dalle risatine sporadiche, dalle labbra che si sollevano senza alcun motivo palese.

Mi sento un po' fuori posto.

E un po' solo, tanto che ci sono, ma questo è qualcosa di familiare, per me, per cui lascio perdere.

Non ho mai avuto un amico. Mi sono sempre chiesto che cosa volesse dire averne uno, se mi sarei sentito meno inutile e meno falso, meno rotto, ma non è mai successo. Se la gente inizia a dirti che vuole scoparti quando hai sette anni, non ti fidi di chi dice di voler essere tuo amico. Se le persone ti stanno attorno solo perché sei bello o ricco o della famiglia reale, non te lo puoi proprio permettere.

Mi colpisce nel petto una punta d'invidia, quando sposto di nuovo gli occhi su di loro.

Anch'io vorrei qualcosa del genere.

Non credo accadrà mai, ma impedire al mio povero cuore di sperare, è impossibile.

Mi sistemo la camicia sui fianchi e riprendo a camminare, guardandomi attorno per evitare qualsiasi altro pensiero sconveniente. Già devo affrontare la consapevolezza di essere diverso da quello che ho sempre creduto, aggiungere a questo anche i miei problemi personali potrebbe non essere la migliore delle idee.

Sono tutti svestiti, qui.

Tutti con dei pantaloncini sotto il ginocchio e basta.

Sarà la cosa della temperatura corporea che ha detto Iwa-chan. Di fatto anche quando ho dormito con Tobio l'ho sentito, che era bollente nonostante il freddo a circondarci.

Mmh, vorrei che Iwa-chan partecipasse alla moda del luogo.

Mi manca stare da solo con lui.

Completamente da solo.

Senza problemi, senza ansie, senza drammi.

Solo io e il mio mezzo Umano, nella nostra camera da letto nel Bosco Proibito, avvinghiati e tranquilli fra noi stessi, senza rivelazioni da fare o parole magiche da dire.

Non so, vorrei solo un po' di pace.

Un po' di sesso, un po' di coccole, un po' di tè, un po' di Iwa-chan che spacca la legna e un po' di Sole preso in mutande sul pratino senza pensare a niente.

Ma sarebbe troppo facile, così, e a noi le cose facili non piacciono, no?

Mi guardo le mani dall'alto e sospiro piano.

Stirpe degli Antichi, eh?

"Gli avi delle razze, trattati come divinità".

E se fosse uno scherzo? Un grande, orribile, brutto scherzo? Io non sono così speciale, non sono così forte, non sono niente di che.

La storia del fiume che ghiaccia e delle fragole che rinascono ha senso.

Ma se fosse solo un caso?

Tutto questo mi spaventa.

Ma lo dicono con tale serietà che... non lo so, c'è qualcosa che m'incuriosisce, e quasi la curiosità supera l'ansia e quasi sono più interessato a sapere che cosa c'è dentro di me rispetto ad odiarmi come faccio ogni singolo giorno della mia vita.

Non che ci voglia poi fare molto, con la magia.

Ma se potessi distruggere dalle fondamenta il castello in cui mi hanno rinchiuso diciannove anni mentendomi su chi ero e che cosa potevo fare con i poteri che in questo posto possono restituirmi, allora lo farei.

Perché odio me stesso.

Ma odio tanto anche loro.

Chissà che cosa fa la mia magia.

Chissà se la cosa della lingua che sanguina è vera.

Mi sono sempre detto che fosse una sorta di punizione divina, la bocca che si riempie di sangue e il rosso scarlatto che mi cola dalle labbra sul mento. Che fosse il modo in cui Yggdrasill voleva punire un insubordinato come me, un figlio degenere, uno stronzo inutile che nessuno ama.

Ma forse non era così.

Forse era il suo modo di dirmi che c'era dell'altro.

E io non ci ho manco mai sperato, e manco mai accorto.

Mi sento solo strano, mentre cammino sperando che queste due creature non mi uccidano così, per gioco. Strano e diverso, strano e...

Strano e basta.

Come se tutto avesse finalmente un senso, come se guardassi un arazzo compiuto e dicessi che finalmente ho capito quale disegno stessero ricamando, perché da vicino, a guardare solo i fili, non potevo saperlo.

Ed eppure c'è ancora qualcosa che non quadra.

Io, per davvero, chi sono?

E perché me l'hanno tenuto nascosto tutta la vita?

Io...

Mi rendo conto di essermi fermato quando il rumore delle foglie non arriva più alle mie orecchie.

Devo essermi perso nei miei pensieri, devo...

− Tooru, tutto bene? –

Alzo lo sguardo di scatto.

Ora mi uccide.

Ora...

Keiji sembra tanto diverso, quando lo guardo adesso. Non diverso fisicamente, ma... più giovane, forse? Sembra più giovane e più dolce, gli occhi non mi stanno più sezionando vivo, non mi scende nessun brivido sulla schiena al solo risuonare della sua voce.

− Sì, mi sono solo distratto un attimo. Arrivo. –

− Guarda che puoi anche non stare indietro, mica ti mangiamo, principino. –

Sposto lo sguardo verso Kenma che, come prima, sembra solo tremendamente stanco.

Balla con il peso da una gamba all'altra, infila le mani fino al fondo della sua vestaglia.

− Non vogliamo farti male, sul serio. Non avremmo motivo e... cazzo, sicuro non avrei lasciato Iwaizumi da solo con Kuroo se avessi pensato di minacciarti. –

Le mie sopracciglia si alzano appena.

− Eh? –

Scuote la testa, mi fa cenno di camminare e lo faccio, li raggiungo.

Si spostano uno da una parte e l'altro dall'altra, mi prendono sottobraccio, mi trascinano con loro.

− Sai, so che non sembra da fuori, ma io amo tanto Kuroo, sono piuttosto speranzoso che lo amerò per sempre e vorrei continuare a viverci assieme. –

− Cosa c'entra Iwa-chan in tutto questo? –

Akaashi ride appena, mi colpisce una spalla con la testa.

− Yggdrasill, sembra che tu non abbia davvero idea di chi lui sia. –

− Iwa-chan, intendi? –

Annuisce, mi mordo l'interno della bocca.

− Io so che lui era... un soldato. Uno cattivo, un condottiero. Ma da qui a tirar giù un lupo adulto e grosso come Kuroo la vedo... −

− Kuroo non avrebbe speranze. Io e lui insieme forse sì, ma Kuroo da solo, miseria, no di certo. –

Mi sale un brivido al centro della schiena, ma non è di paura, è... di sorpresa. Non ho paura di Iwa-chan e non ne avrò mai, ma sapere che potrebbe fare una cosa del genere, è comunque un po' sorprendente.

− Senza contare che se s'incazza è ancora più cattivo. Se ti torcessimo un capello probabilmente domani ci risveglieremmo sei metri sottoterra. –

Mi viene da sorridere e lo faccio.

− Sì, Iwa-chan è un po' protettivo. –

− Un po'? Ha detto a Keiji che avrebbe fatto un tappeto con Bokuto ed era solo apparso, principino, quel soldato è pazzo. –

− Non è pazzo, è un po' aggressivo, ma... −

La Strega sospira ad alta voce, slega la mano dal mio braccio e me l'appoggia sulla spalla, mi accarezza piano.

− Sono felice che sia aggressivo in questo modo, ora. Non hai idea di quanto dolore ci fosse nei suoi occhi quando l'ho incontrato la prima volta. Mi sembrava... vuoto. –

Se le parole di Kenma mi avevano fatto sorridere o mi avevano innervosito in qualche modo, queste mi trafiggono il petto.

Oh, Iwa-chan, che cosa ti hanno fatto.

− Ora sembra un'altra persona. È per questo che Kenma dice che se ti facessimo del male ci rimarremmo tutti, perché tu sei qualcosa di importante, per lui, penso la cosa più importante che gli sia successa negli ultimi vent'anni. –

Nascondo lo sguardo verso il basso perché sento le guance bruciare.

− C'è anche Tobio. – borbotto.

− C'è anche lui, sì. Ma fate parte di due sfere diverse. Iwaizumi ha cresciuto Tobio per lasciarlo andare, un giorno. Con te è completamente... −

Kenma sospira ad alta voce, Keiji si zittisce e io non apro bocca.

− Possiamo non parlare di queste cose sdolcinate, per favore? Mi fanno schifo. –

− Disse quello che ha passato tutto il tragitto a pensare "se potessi sposare Kuroo tutti i giorni lo rifarei ancora e ancora". –

− Come fai a saperlo? –

− Oh, Kenma, la tua mente non è per niente difficile da leggere quando sei così assopito in te stesso. –

Diventa tutto rosso, lo Gnomo, pesta i piedi e gira la faccia dall'altra parte.

− Sono i Riti, non sono io. –

− Non sei un lupo, Ken, non è vero. –

− Smettila di darmi fastidio! –

Rido, lo faccio, sono carini. Ma mi pugnala il cuore la scena, perché a me, qualcosa di simile, non è successo mai, e non lo trovo giusto.

Si stringono su di me come se potessero congiungersi nonostante la mia presenza, camminare diventa più difficile, ma il contatto mi piace e non mi lamento.

− Voi vi sapere leggere nella mente? –

Keiji annuisce.

− Assolutamente sì. È tipo lo stadio più alto dell'amicizia, e noi ci siamo arrivati da un po'. –

Kenma sbuffa.

− Purtroppo. –

− Oh, ma se mi adori. –

− Ti odio, bastardo. –

Non so perché mi metta così a disagio.

Lo fa.

Lo fa e basta.

− Tu, d'altro canto, sei davvero difficile da decifrare. Di solito me la cavo a districare i pensieri degli altri, almeno un pochino, ma i tuoi sono illeggibili quasi quanto quelli di Iwaizumi. –

Sorrido.

− Se non gli si vedessero tutti in faccia sarebbe un dramma, no? –

Kenma tossisce.

− Ah, se lo dici tu. Per me passa da arrabbiato a incazzato a irritato a infastidito. –

− Non è vero! –

Keiji sorride, mi sorride, lo noto con la coda dell'occhio. Ha qualcosa di... non amichevole, non divertente, un altro tipo di aura attorno. È rassicurante. Forse... materno.

− Kenma, è normale che Tooru veda le espressioni di Iwaizumi meglio di te, non credi? Tu non sai distinguere le espressioni di Kuroo, per caso? –

− Le saprei distinguere se facesse più di due facce. –

− Ovvero? –

Ridacchia fra sé e sé.

− "Voglio scopare", "voglio le coccole". Fine. –

− Bokuto uguale, cazzo. Aggiungici "voglio mangiare". –

Mi batto il mento con un dito, aggrotto le sopracciglia.

− Iwa-chan ha anche "voglio uccidere tutte le persone che ti guardano, ti toccano e ti parlano." –

− Sul serio? –

− Oh, non ne hai idea. –

Ridono con me e mi sento meno fuori posto, meno a disagio.

− Kuro è geloso solo durante i Riti. Poi per il resto è un po' territoriale ma niente di che. Una volta... una volta Bokuto ci è passato accanto che eravamo al secondo giorno e l'ha quasi ammazzato. Mi sa che gli è rimasta la cicatrice. –

− Ma non sono amici? – mi viene spontaneo chiedere.

Keiji scuote la testa, fa spallucce.

− Il secondo giorno dei Riti non esistono gli amici, non esistono i figli, i fratelli né niente. Esiste il loro cazzo e il loro compagno, fine. Capiscili, sono pur sempre mezzi animali. –

Oh, wow.

Sembrano Iwaizumi ogni giorno della sua vita.

No, no, scherzo.

Iwaizumi è geloso, ma non ucciderebbe qualcuno che...

No, lo farebbe.

Come non detto.

− E come mai Bokuto si è avvicinato, se posso chiedere? Non sarebbe dovuto essere... −

Keiji sospira.

− Doveva andare al bagno. –

− Al bagno? –

− Al bagno. –

Rido, lo facciamo tutti e tre. È buffo pensarci, perché... ecco, perché i racconti che facevano a Palazzo sul fantomatico Mutaforma del Nord non rassomigliano nemmeno un briciolo a quello che ho visto fin ora.

Certo, è grosso, da lupo.

È grosso parecchio.

Ma niente di lui sembra anche solo un minimo minaccioso, quindi...

− Siamo arrivati. Kenma, le erbe. –

− Arrivo, arrivo, non mettermi fretta. –

Rimango fermo come un coglione.

Siamo arrivati?

Siamo arrivati dove?

Siamo letteralmente ai margini del Bosco al fondo del villaggio.

Che cosa dovremmo fare?

E che erbe?

Non vogliono drogarmi e...

− È per alterare la dimensione del tuo corpo, masticala e manda giù. È amarognola, ma niente di drammatico. –

La mano sottile e piccola di Kenma è tesa verso di me, c'è una foglia scura fra le sue dita.

− Pe... perché dovrei alterare la dimensione del mio corpo? –

− Perché come pensi di entrare nel Bosco degli Gnomi con quelle gambe? –

Il Bosco degli Gnomi?

Ma di cosa...

Guardo verso il basso. Sposto lo sguardo fra frasche, radici e foglie secche, noto un albero visibilmente più grande degli altri. C'è una porticina, attaccata al suolo, che sarà alta una trentina di centimetri o poco più.

− Siete... −

Keiji prende la foglia prima di me, la infila fra le labbra e mastica un paio di volte. Non ci sono scintille né lampi di luce, quando scompare e lo ritrovo in basso, decisamente rimpicciolito, che mi saluta con la mano.

− È sicuro, Tooru, davvero. Su, prendi. –

Mi trema la mano, quando l'avvicino alla sua.

− Chiudi gli occhi quando mastichi, se ti rimpicciolisci con gli occhi aperti poi ti viene mal di testa. –

− Mal di testa? –

Porto la foglia alla bocca, Kenma fa lo stesso con la sua.

− Chiudili e basta. –

Li chiudo, quando la appoggio fra le labbra e mastico, li chiudo forte e li tengo strizzati.

Non sembra succedere niente.

Non è successo...

− Ok, andiamo. –

Spalanco gli occhi di colpo.

Io sono...

Per la prima volta nella mia vita, mi capita di dire questa cosa. Non l'ho mai pensata e non l'ho mai vissuta, ma ora è vera, verissima.

Sono basso.

Incredibilmente basso.

Così basso che l'albero alto di prima, ora mi sembra Yggdrasill in persona.

Trasalisco e mi stringo in me stesso, ma Keiji mi spinge dalla spalla e mi riprende a braccetto, mi costringe a muovere le gambe anche se sono mollicce, mi sostiene quasi.

− Tutto bene? –

− Sì, credo... credo di sì. –

− Perfetto. –

− Ma dove stiamo... −

− Nella casa dove viveva Kenma prima di incontrare il lupo. –

− Ah. –

Passo in mezzo alla porta con gli occhi spalancati e fatico... fatico a rimanere in piedi. Questo posto è...

Ci sono tantissimi cunicoli. Tappezzati di pietra di fiume, come corridoi infiniti sotto il Bosco, pieni di creature che hanno la nostra altezza, ora, che vagano e camminano e parlano fra di loro in un via vai incessante di persone.

I cunicoli si spandono da tutte le parti, ai lati e di fronte, alcuni girano da una parte e altri da un'altra, sembrano il ramificarsi di un enorme albero sottoterra.

Sono sempre stati qui?

Sono sempre sotto di me?

Sono...

− Questo a destra è per casa mia. Ignora gli Gnomi che ti fissano, non sono abituati a vedere persone come te. –

Li squadro meglio.

In effetti sono creature... esteticamente completamente opposte a me. Sono bassi, più robusti e meno longilinei del tipico fisico elfico che credevo di avere, hanno il collo corto e le mani cicciottelle.

Hanno però...

Qualcosa di bello e di particolare.

Forse il modo in cui si toccano l'un l'altro, forse i sorrisi a giro testa che portano in viso, forse il modo pacato in cui fanno strada a Kenma come se stesse passando un Re.

Chissà perché ho creduto all'insegnante di corte quando mi ha detto che gli Gnomi sono brutti.

Non sono brutti.

Sono solo diversi da me.

Mentre fisso loro, anche loro fissano me.

Fissano me e il mio viso, il mio corpo.

Però...

Nessuno fa un passo. Nessuno proferisce parola, nessuno fiata, nessuno fa niente. Che siano pacifici? O che siano...

− Non fare quella faccia, principino. Se c'è un popolo che la bellezza non può comprare, sono gli Gnomi. Non a caso le Fate li hanno benedetti. –

Kenma sembra fiero, quando lo dice.

Insomma, comprendo il motivo, sta comunque parlando della sua gente.

− In che senso? –

Fa spallucce.

− Non siamo attaccati all'aspetto esteriore, non lo siamo mai stati. È un popolo di puri di cuore, non di belle cosce come le tue. –

Non mi offendo quando lo dice, perché il tono è scherzoso, palesemente scherzoso.

− Per questo le Fate hanno condiviso la loro bellezza con noi. Perché nessuno di noi la voleva, e i regali non devono servire, devono far piacere. –

Keiji annuisce, poi guarda Kenma con la coda dell'occhio.

− Sono anche gran lavoratori. A parte lui, a lui pesa il culo e non fa mai niente, ma non farti ingannare, di norma non temono la fatica. –

− Sei uno stronzo, Keiji. –

− Lo so, niente di nuovo. –

Annuisco e mi guardo attorno ancora, prima di ricominciare a camminare nel cunicolo corretto dietro a Kenma e Keiji.

Questo posto è nuovo, ma sembra accogliente, sembra... piacevole. Nessuno mi guarda e nessuno mi tocca, parlano fra di loro come se per una volta io non fossi niente di che, niente di speciale.

È piacevole.

È tanto piacevole.

Non so perché lo sia, ma lo è.

− Quanto ci vuole per arrivare? –

− Poco, ho fatto trasferire la mia casa più vicina al Bosco quando Kuro e io ci siamo messi insieme, non mi piace stargli tanto lontano. –

Non ci guarda mentre lo dice, ma tutti e due sappiamo che sta arrossendo.

Ondeggia le anche mentre cammina, ma più in maniera naturale che altro. Keiji invece ha il passo silenzioso, quasi felpato, deciso ed elegante come lui. Anche solo il modo in cui mette una gamba di fronte all'altra sprizza regalità, non saprei neppure come descriverlo.

− Spero che il bagno sia pronto. –

− È sempre pronto. –

− Chi te lo prepara? –

Kenma alza le braccia per sistemare le maniche della vestaglia, scuote i capelli che svolazzano nell'aria.

− Gli altri. –

− Sei il loro Re? –

Fa spallucce, scrolla la testa.

− Non proprio, è più una questione di tradizione. La Benedizione delle Fate va protetta, e loro proteggono me. –

Un pensiero mi attraversa la mente e gli do voce, perché m'interessa sinceramente la risposta.

− E quindi come mai ti hanno lasciato andare via con Kuro, se devono proteggerti qui? –

− Non mi hanno lasciato andare, sono andato via io. Ed è Kuroo, per te. –

Mi mordo la lingua.

− Scusami. –

− Non c'è problema. –

Si fa strada di un'altra decina di passi, arriva a delle scale sopra cui lo seguiamo sia io che Keiji. Non sono tanti scalini, e danno sul centro del Bosco, su una capanna di foglie intrecciate a fiori e paglia proprio sopra il sottobosco.

− È questa? –

− Ah-ah. –

Entriamo uno alla volta.

È...

È una sala da bagno. Credo che le altre capannine un po' più indietro fossero le altre parti della casa, perché qui c'è solo il bagno, un enorme bagno pieno di vapore che sale e petali di fiori sparsi nell'acqua che ha un tono rosato.

Sembra... il bagno del mio Palazzo.

Mi sale un po' di nostalgia nel petto ma lascio perdere, scaccio il pensiero, mentre m'infilo nella stanza per ultimo e rimango fermo a guardare in silenzio.

Sembrava più piccolo da fuori.

Profuma, l'acqua è invitante, vorrei coprirmici fino all'ultimo capello, mi manca fare il bagno.

Ci sono degli asciugamani puliti e tutta una serie di bacinelle piene di cose stese al bordo dell'enorme vasca di quella che sembra essere di nuovo pietra di fiume, la temperatura riempie la stanza di vapore, dev'essere stato preparato di recente.

Eppure non c'è nessuno.

Nessuno che non sia noi.

Chissà...

− Di tuo gradimento, principino? –

Mi giro verso Kenma che ho gli occhi spalancati, come quelli di un bambino.

− È bellissimo. –

− Sono felice che ti piaccia. –

Rimango con le mani in mano a squadrare ogni dettaglio, ogni minuscolo angolo della stanza.

− Hai intenzione di fare il bagno vestito? Ti vergogni? –

Mi giro di botto.

Io...

Ah, questa l'ho già sentita. Ma quando l'ho sentita era diversa, ed era buffa ed era anche ingenua, e non erano le labbra sottili di uno Gnomo a dirla, ma quelle di un mezzo Umano.

Miseria, mi manca Iwa-chan.

Non lo vedo da mezz'ora.

Mi manca tantissimo.

Sbottono la camicia un bottone alla volta.

− No, no, non mi vergogno. In realtà, è l'unica cosa di cui non lo faccio. –

− E ci credo. –

Sollevo il tessuto sopra la pancia che Kenma è completamente nudo, di spalle che entra in acqua.

È più facile togliersi la vestaglia, in effetti.

Mi rendo conto del fatto che quella nella vasca non è acqua, quando il suo corpo scompare all'interno.

Non riflette, non lo vedo in trasparenza.

L'acqua, o la non-acqua, è... opaca.

− Cosa c'è nel bagno? –

Kenma si gira verso di me.

− Acqua. –

− Ma non ti si ve... −

− E latte di mandorla, acqua di rose, estratto di orchidea, qualche volta mi ci mettono dentro anche un po' di alstroermeria, simboleggia la devozione. –

Mi slaccio i pantaloni particolarmente interessato alla discussione.

Mi piacciono i fiori.

Mi sono sempre piaciuti.

− Wow, riuscite a trovarla anche qui? –

Alza le spalle.

− Di rado. –

Akaashi si toglie i pantaloni prima di me, ma meno in imbarazzo di Kenma che si è praticamente lanciato nell'acqua, rimane fermo e incrocia le braccia.

− Da noi non nascono mai, che cazzo. Solo l'erica ogni tanto e i bucaneve, che sono belli, per carità, ma un po' di colore non mi farebbe schifo. –

− Sei tu che vivi in mezzo alla neve, Regina di Ghiaccio. –

− Ho diritto di lagnarmi lo stesso. –

S'infila nel bagno che finisco di spogliarmi anch'io e lo imito.

− A me regalavano spesso l'ibisco. – borbotto, mentre mi abbasso nell'acqua bollente poco alla volta, per non scottare la mia povera pelle delicata.

Kenma piega la testa per guardarmi.

− Passione di un istante, bellezza fugace. –

− Già. –

Riesco a scendere e a sedermi, l'acqua mi arriva poco sotto il mento. Mi chiedo come Kenma faccia a non annegare, ma immagino si sia messo coi polpacci sotto le cosce.

− Ma Iwa-chan mi ha portato le margherite una volta. Cioè, ha detto che le aveva prese per sbaglio mentre raccoglieva la frutta, ma me le ha lasciate vicino e non le ha tirate per terra, le ha proprio appoggiate. –

Kenma sorride.

− Semplicità. Amore duraturo. –

Guardo verso il basso con le guance che si scaldano. È vero, questo è il significato delle margherite. E Iwa-chan somiglia ad una margherita sotto certi punti di vista, perché non è di certo raffinato o elegante, non è l'arzigogolato comporsi dei petali di un'orchidea. È semplice, diretto. Non si nasconde. È bello per come è, per nient'altro.

− Allora, ora che siamo qui ho una domanda da farti, principe. –

Alzo lo sguardo.

− Dimmi. –

Kenma mi fissa dritto in faccia.

Non balbetta, non traballa, non s'intimidisce.

No, niente di tutto questo.

Parla e basta.

− Lo Sterminatore di Fate, come scopa? –

Mi strozzo con la saliva. Mi strozzo e inizio a tossire, mi appoggio sul bordo della vasca e Keiji mi dà una mano, mi batte il centro della schiena.

Ho sentito male.

Devo aver sentito male.

Io ho...

− Me lo sono sempre chiesto. Non è che voglia provare, per carità, la mia vita sessuale è una favola, però... sono curioso. –

− Pe... perché dovresti... −

Ho la voce rauca, il fiato graffiato dalla tosse e le lacrime agli occhi.

Kenma invece è totalmente tranquillo nell'acqua.

Ma che cazzo di doman...

− I maschi combattono come scopano. E Iwaizumi sì che è un grande combattente. –

Cerco di riprendere fiato.

Ricomincio a...

Ricomincio pian piano a respirare.

Ok, Tooru, non è successo niente. È vero, è una domanda indiscreta, ma tu sei discreto? Lo sei mai stato? No, sei volgare, sei sboccato, sei davvero senza vergogna. Quindi perché non rispondere? Che male c'è se lo fai? Mica sei timido, cazzo, mica...

Devo distogliere lo sguardo per rispondere.

− Bravo. –

− E... ? –

Non so perché mi senta così senza parole adesso.

Forse...

Forse perché non ho fatto questo tipo di discorsi con nessuno? Forse perché ho sempre parlato di sesso con persone con cui lo stavo facendo e mai dopo sotto forma di racconto? Forse perché non sono abituato?

Respiro a pieni polmoni.

Keiji si sporge verso di me.

− Se non vuoi rispondere ignoralo, non devi. –

− Oh, no, mi ha solo preso alla sprovvista. –

Stendo le gambe sotto l'acqua, tiro le braccia sul bordo e mi stendo un po' meglio.

− L'abbiamo fatto una volta sola ed era una situazione un po' di merda, quindi non saprei dirtelo al cento per cento. Però è bravo, forse un po' aggressivo, ma la cosa non mi dispiace. –

− Mmh, interessante. Quando poi lo fate sul serio voglio sapere come va. –

Ridacchio.

− Te lo farò sapere. –

− Ci conto. –

Keiji sospira, ci guarda tutti e due, poi si rilassa nell'acqua.

− Bokuto ultimamente è un cazzo di animale, non so cosa gli sia preso. Morde ovunque e va avanti ore e ore e ore di fila senza un minimo di pausa, lo amo ma di questo passo credo che morirò per sfinimento. – sbuffa poi, a quanto pare allineato sul nostro stesso argomento.

− Sono i Riti. Anche Kuro fa così. –

− Dici? –

Annuisce, Kenma, con i capelli che escono e rientrano dall'acqua.

− Sembra che ogni volta che scopiamo debba essere l'ultima. Che per carità, ci sta, mi diverto, è del gran sesso, ma mi sembra un po' eccessivo. –

Rido appena e mi immergo un po' di più.

− Io vorrei che succedesse presto fra me e Iwa-chan. Di fare sesso... con calma. –

− Non sarà con calma. Sarà incessante e non rimarranno superstiti. –

− Eh? –

Kenma mi sorride.

− Già detto ma te lo ripeto, i maschi combattono come scopano, e io Iwaizumi l'ho visto combattere. –

− Era davvero così... −

− Instancabile, incredibilmente aggressivo, violento, senza il minimo grammo di pietà. –

Devo stringere le cosce per evitare situazioni imbarazzanti.

Sembra spaventoso ma... perché se penso a tutte queste caratteristiche insieme, e poi le attorciglio attorno alla figura dolce e adorabile di Iwa-chan, mi viene caldo fin nello stomaco?

− Passionale, protettivo – aggiunge Keiji.

− Il miglior soldato mai visto in azione in duecento anni che sono vivo. – completa Kenma.

Mi scende un brivido lungo la spina dorsale.

Il miglior...

Oh, Iwa-chan.

M'innamoro a guardarti ma m'innamoro anche a sentir parlare di te, cazzo, non è giusto.

− Sono davvero fortunato, mi sa. – borbotto fra me e me, un po' goduto e un po' nostalgico, perché parlarne mi ricorda che non è qui e non so perché non averlo mi mette una strana ansia nel petto.

− Probabilmente sì. Ma anche lui ha te quindi direi che siete pari. –

Kenma lo dice come se fosse scontato, ma a me salta un battito nel petto. Fortunato, lui? Ad avere me? Oh, miseria, ma non è affatto...

− Non è mica cosa da poco trovare qualcuno che riesca a tener testa ad una personalità come la sua. –

Scuoto le spalle.

− Continuate a dirlo da prima, ma continuo a dirvi che non è vero. Ve lo giuro, Iwa-chan non è come dite voi, non è una persona difficile, è... −

Keiji ride.

− Scherzavo, Tooru, scherzavo. Lo so che non è così con te, è ovvio. Si vede. Non avrei mai detto che sarebbe stato un ragazzino con una magia strana del regno degli Elfi a smontare il muro dello Sterminatore di Fate, ma è successo e si vede davvero. –

− Io non ho smontato niente. –

− Credo che con te non sia mai nemmeno riuscito a metterlo su. –

Stringo le braccia contro il corpo, sento il calore dell'acqua penetrarmi fin nelle ossa.

− Come fai a dirlo? –

− Non lo so, è solo un'impressione. –

Muovo le dita fra di loro, le ancoro alle mie cosce.

− Io non ho fatto niente di che. –

Kenma e Keiji si guardano, poi li sento ridere, ridere insieme in un rumore davvero carino e davvero adorabile, come se avessi detto una stronzata, come se...

− Tooru, tu non te ne rendi conto e non lo farai mai perché sei troppo giovane. Ma ti devi fidare quando te lo diciamo, tu hai reso un morto che cammina una persona vera, che sorride, che parla e a cui batte il cuore. Tu non hai nemmeno idea delle cose che hai fatto. –

− Già, cazzo. Credo che tu gli abbia salvato la vita. –

Mi sento la faccia andare a fuoco.

Io non ho salvato la vita ad Iwa-chan, non è vero. L'ho messa in pericolo, invece, perché sono un ricercato e lui...

− Non credo che Iwa-chan la pensi così, credo che... −

− Che stia con te perché sei incredibilmente bello? Non per dirti, principino, ma ci sono altre persone belle in giro. Non come te, ma neanche da buttare. E non mi pare che Iwaizumi stesse con una di loro. –

Keiji annuisce e mi guarda.

− Quando sarò al vostro matrimonio ti verrò a dire "te l'avevo detto" e tu risponderai "avevi ragione, Akaashi, hai sempre ragione". –

Apro la bocca per rispondere ma non rispondo, rido e basta.

Sarebbe bello.

Spero che prima o poi possa succedere per davvero.

Sarebbe un sogno.

Rimango in silenzio, mi muovo nell'acqua per appoggiare la schiena contro la roccia, nessuno parla per un tempo indefinito, lungo, le risate risuonano ancora nell'aria e ho ancora il sorriso in faccia.

Mi sento calmo.

Mi sento rilassato, in pace.

Forse mi sento pronto.

− Che cosa intendevate prima quando avete detto che non sapevate cosa sarebbe potuto succedere al Bosco se si fosse risvegliato? Potrei... potrei distruggerlo? Potrei fare del male a... ad Hajime? –

Keiji sospira, Kenma lo imita.

− Vuoi davvero saperlo? –

− Voglio sapere tutto. –

Si guardano a vicenda, si annuiscono l'un l'altro.

− Il Bosco Proibito è la premessa di un ventennio di Pace. L'alleanza fra gli Umani e gli Elfi del Sole, gli Elfi della Luna, il Branco delle Lande e la gente del Nord, gli Gnomi e i Non Morti dell'Est, si basa sull'esistenza del Bosco Proibito. Sul Grande Sterminio, Tooru. –

− Perché? –

− Perché hanno eliminato la razza più forte che sia mai esistita e l'hanno sigillata lì, nel posto dove hai incontrato il tuo Iwaizumi. –

− Come potevano essere la razza più forte se non sono nemmeno riuscite a... −

Kenma non parla, è Akaashi a farlo al posto suo, ma mi lancia un'occhiata sottile, quasi affilata.

− Se credi che la forza sia qualcosa di esterno, principe, ti sbagli. La forza non è uccidere. È piegare la volontà degli altri con la tua. –

Chiudo la bocca e mando giù la saliva.

− Per ammazzarle hanno usato una di loro. Non hanno vinto onestamente, le hanno trucidate con uno stratagemma. –

Annuisco.

− Hanno usato Iwa-chan. –

− Esatto. –

Respiro piano e vedo l'acqua incresparsi vicino al mio viso.

− Se il Bosco venisse risvegliato, si risveglierebbe la magia delle Fate, e l'alleanza che si basa sulla consapevolezza di averle sterminate tutte verrebbe meno. Sarebbe il caos. –

Mi guardo le mani dall'alto.

− E come potrei risvegliarlo io, è questo che non capisco. Io... voi dite che sono vecchio o quel che vi pare, ma non sono sicuro che... −

− Noi abbiamo una teoria. –

Ammutolisco.

− Ma per confermarla devi andare in un posto. –

− In che posto? –

− Più in fondo in questo Bosco, a tre giorni di cammino. C'è una radura come quella in cui vivi con Iwaizumi, là c'è qualcuno che può aiutarti. –

Faccio "sì" con la testa.

− Posso chiedervi che teoria sia? –

− Lo puoi fare. –

− Allora... −

Kenma alza una mano verso il mio viso e mi ferma.

− Con calma, ragazzino. Con calma. –

Mi spengo.

− Ok. –

Tutti e due si spostano nell'acqua verso di me, uno di fianco all'altro. Non m'imbarazza la nudità e non m'imbarazzano le mani di Keiji che mi accarezzano i capelli, o quelle di Kenma sulla guancia e sul collo.

Sembra che mi stiano coccolando perché...

− Diciannove anni fa c'è stato il Grande Sterminio. Poco dopo l'inizio dell'estate, nel mese più caldo dell'anno. – dice Kenma.

− Tu sei nato diciannove anni fa. In che mese? – chiede poi Akaashi.

− Non lo so. Ma diceva mia madre che risplendo della bellezza dell'Estate. –

− Esatto. –

Respirano vicino a me.

− Tu sai cos'è un changeling? –

− Un che? –

− È una magia delle Fate, principe. –

− Mai sentita. –

Kenma si appoggia meglio contro la mia spalla, Keiji parla con la voce che sembra cotone, soffice e piacevole nell'aria umida.

− Si dice che le Fate sostituissero i bambini delle altre razze coi loro per farli crescere nelle loro famiglie e distruggere poi i loro Regni dall'interno. –

− In realtà non funziona così. È un tipo di sopravvivenza, loro sostituiscono in culla i neonati per sopravvivere, per non far estinguere la razza. Talvolta possono loro stesse sacrificare la loro magia per farla rinascere nel bambino di un altro popolo, quasi... rinascere in un altro corpo. –

− Ma io... −

− Ma tu hai le orecchie a punta. Qui arriva la teoria che comprende gli Antichi e che giustifica il flusso magico che io e Kenma abbiamo sentito. –

Non cerco d'intervenire un'altra volta, credo che sarebbe inutile.

− Gli Antichi non hanno le caratteristiche fisiche delle razze moderne, Tooru, si somigliano tutti perché sono tutti figli di Yggdrasill. La progenie è diversa, ma l'antenato è comune. –

− E allora come fate a sapere chi sono? –

Sorridono entrambi.

− Non lo sappiamo. Ma crediamo di avere un'idea. Dobbiamo solo farti qualche... domanda. –

Mi irrigidisco completamente.

− Che genere di domanda? –

− Sulla tua vita. –

− Se non ti va di rispondere non importa, ma sarebbe d'aiuto. –

Prendo un grande respiro e annuisco, tremando appena.

− Sei nato così bello, Tooru? –

Mi lascia un po' interdetto, la domanda.

Ma...

− Sono bello da che lo ricordo, perché? –

− E hai sempre attratto tutte le altre razze, non è vero? –

− Yggdrasill, credo di sì. −

− Gli Umani hanno iniziato a reagire a te a che età? –

Gli Umani?

Che schifo mi fanno, gli Umani.

La prima volta che hanno provato a...

− Avevo sette anni. Uno stalliere Umano mi ha bloccato in un angolo del Palazzo e io sono rimasto fermo finché non è arrivata una guardia. Per poco non mi violenta... −

− Sette, dici? –

− Sette, sì, erano sette. –

− E cosa succede al settimo anno di vita di una Fata, lo sai? –

Lo so?

Io...

Oh, me l'ha detto Iwa-chan. Me l'ha detto quando mi raccontava di sé, che a sette anni si risvegliano i loro...

− La magia. Il Risveglio della magia. –

− Bravo, principe, qualcosa la sai. –

Continuo a non capire, però. Sono confuso, sono ansioso e non capisco, vorrei ma non credo di poterlo fare e...

− Se metti insieme i pezzi, l'immagine ha un senso. Sei bello come bello non è mai stato nessuno, non c'è Umano che di fronte a te non perda completamente la testa, la tua magia reagisce con il Bosco Proibito. Tooru, io e Kenma pensiamo che tu possa essere una Fata. –

− Ma non una Fata qualsiasi. –

Una che?

Io?

Io dovrei essere...

− C'è qualcosa per cui la gente ti conosce, là fuori. Ho sempre pensato che fosse una cosa curiosa, ma... ha un senso. Tu sei un seduttore, non è vero? Fanno accordi politici ridicoli, con te, solo se gli fai vedere un po' di pelle. –

Deglutisco la saliva.

− È vero, ma... −

− Non solo Umani. Anche Elfi, anche creature magiche. –

− Sì. –

Akaashi guarda Kenma, poi entrambi guardano me.

− La tua magia è femminile, bloccata com'è bloccato il Bosco Proibito. Nessuno ti resiste, e non sei nemmeno ad un millesimo di quel che potresti essere se fossi libero. –

− Tooru, è solo una teoria, ed è affrettata, quindi non prenderla per vera necessariamente, ma... −

− Noi crediamo che tu possa essere il changeling della Regina Oikawa. –

Spalanco gli occhi.

− Chi? –

− La Regina delle Fate. –

Mi blocco completamente.

Divento un pezzo di marmo, sul serio.

Fermo, immobile, rigido.

Io sono...

− Gli Antichi erano non più di una ventina, mescolandosi fra di loro tutti hanno creato noi. Ma la Regina delle Fate ha creato la sua razza con la magia, è stata l'unica a creare una specie di figli tali e quali a lei. Per questo loro erano più forti. –

Kenma annuisce.

− E quando chiesi del Grande Sterminio ad Iwaizumi, dieci anni fa, lui mi disse che erano morti tutti. Ma che la Regina non l'aveva uccisa lui, ma che s'era tolta la vita da sola. –

Non riesco a parlare.

Non riesco a dire niente, non riesco a...

− Tutto questo però è una teoria che abbiamo formulato venendo qui e chiacchierando fra noi, quindi non possiamo sapere se è vera. –

− Per saperlo dobbiamo chiedere a quella persona di cui ti parlavamo prima. –

Vorrei chiedere chi sia.

Ma non riesco.

Non riesco a spiccicare una singola, sola parola.

− È l'unica Fata sopravvissuta, non credo che Iwaizumi sappia della sua esistenza, l'hanno protetta gli Gnomi. Giù al Bosco la chiamano la Fata Bianca. –

− Lei saprà riconoscerti di certo. –

Vorrei fare tante domande, così tante, così tante che...

− Tooru, stai bene? –

Col loro silenzio, il mio esplode. Col loro silenzio il mio diventa assordante, mi copre e mi risuona tutto intorno, mi sbatte dentro la testa, mi confonde.

Io sono un...

Un...

− Mi uccideranno. Se scoprono cosa sono, tutte le razze mi uccideranno. Voi volete uccidermi, vero? –

La mia voce sembra un lamento.

Keiji guarda Kenma, entrambi guardano me.

− Noi due no, eravamo neutrali al Grande Sterminio, non siamo nemici delle Fate. Gli altri... −

− Se risveglio il Bosco, mi uccideranno. –

Mi uccideranno.

Mi vorranno morto.

Ha senso, ora.

Ha senso.

Ecco perché mi voleva sposato.

Le unioni Elfiche si mangiano a vicenda, le magie si uniscono e si intrecciano, le volontà diventano una, i pensieri si mescolano, si vive in simbiosi.

Voleva che io mi sposassi senza la mia magia, che il mio flusso bloccato rimanesse stritolato da quello di mio marito e che diventassi inoffensivo.

Voleva uccidermi.

Dopo avermi usato per anni dicendomi che non avevo niente di valore.

Voleva...

− Possiamo trovarti un'altra radura. Noi... pensiamo che se davvero tu fossi la Regina delle Fate, Tooru, se te ne andassi e non cercassi mai di sbloccare la tua magia, potresti vivere felice. In pace, quantomeno. –

− Blo... bloccato? –

Annuisce, Kenma.

− So che è frustrante, ma nessuno ti percepirebbe e nessuno verrebbe ad ucciderti. –

− Quindi devo solo... trasferirmi. E poi finisce tutto. E dove andrei, dove... −

− Tu e Iwaizumi potete trovare in modo. –

− Io e... −

− Tu e Iwaizumi. –

− Io e Iwa-chan. –

Respiro, cerco di respirare, ma tutto mi sembra così strano, così... impensabile e improbabile.

Io non sono una Regina.

Io sono un fallimento di bell'aspetto che inganna e seduce, non sono niente di quello che mi dicono.

Ma ha senso, ha così tanto senso.

Ho paura.

Voglio vedere Iwa-chan.

Voglio parlargli.

Voglio...

− Io non sono nessuna Regina. – dichiaro di punto in bianco.

È vero? Lo penso davvero?

Purtroppo lo penso.

Lo penso perché lo so.

Belle parole, belle speranze e belle rivelazioni.

Ma io conosco me stesso.

E non sono una Regina, io sono un ragazzino viziato nato dal nulla che ha avuto fortuna e ha dovuto pagare col sesso la propria bellezza.

− Potresti... −

− Io non sono una Regina, punto e basta. Non voglio... sentir parlare di questa storia mai più, intesi? Mai più. –

− Tooru, guarda che... −

− Basta. –

Scuoto la testa.

Chiudo gli occhi e rimango in silenzio.

− Perché dovrei fidarmi di voi? Mi conoscete da poco meno di due ore. –

Kenma sorride.

− È vero. Come potremmo noi due sapere chi sei dopo solo un paio d'ore? –

− Infatti. –

Muove le mani sulla mia spalla.

Sembra che accondiscenda per gioco, ha il viso di chi non crede ad una parola di quel che dice. Però le sue parole mi servono, ora.

Non m'importa se non le pensa davvero.

Ascolterò ugualmente la bella menzogna che mi sta dicendo.

− Era solo una teoria, in fondo. Una bella storia, niente di più. –

Keiji annuisce dietro di me.

− Una bella storia. – ripete.

Una bella storia, una bella...

− Andrai dalla Fata Bianca per sicurezza? –

− Vi dirà la stessa cosa che vi sto dicendo io, che non sono nessuno. –

− Solo per sicurezza. –

Mi mordo l'interno della bocca.

E se...

No, non può essere.

Non può proprio essere.

− Va bene. –

− Perfetto, allora non parliamone più. Tanto non è vero. –

− No, non è vero. – conferma Keiji, che sospira e si rilassa un'altra volta, chiude le iridi azzurre e non parla.

Non è vero.

Sarà stato un errore.

Io non sono una Regina.

Non posso essere una Regina.

Non posso...

− Sarebbe suonato bene, però. – mormora Kenma alla fine, con gli occhi chiusi, la testa sulla mia spalla.

− Cosa? –

Mi sorride.

− Tooru Oikawa, la Regina delle Fate. −

─── ・ 。゚☆: *.☽ .* :☆゚.───

➥✱"ìochdar" in gaelico significa "sotto".

OK QUESTO CAPITOLO CREDO DI AVERLO RILETTO DUEMILA VOLTE PERCHE' E' TIPO UN RISCHIONE. nel senso che prendo e riprendo la trama e cerco di dare una prima risposta ad una domanda cruciale solo che ho paurissima che nulla abbia un senso e che non si capisca niente e sono soddisfatta del mio lavoro ma anche terrorizzata perchè amo così tanto questa storia che ho paurissima di rovinarla ad ogni mossa

quindi niente

spero che abbia un senso (della serie per me ce l'ha MA METTI CHE SOLO PER ME), che vi sia piaciuto e che NON LO SO CHE SIA UN RISCHIO CORSO BENE E NON UNA STRONZATA ALLA MEL

ECCO

NIENTE

BUONANOTTE E SCUSATE L'ORARIO I MIEI DUBBI MI HANNO UCCISA

A MERCOLEDI'

BACI

MEL

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