𝗰𝗿𝗮𝗯𝗵𝗮𝗱𝗵 𝗯𝗵𝗼 𝘀𝗵𝗲𝗮𝗻
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Se fino ad un attimo fa credevo di essere confuso, quando sento le parole uscire dalle labbra di Kenma, mi ritrovo col cervello pieno di ovatta a brancolare nel buio del poco che per ora ho compreso di me stesso.
Mi ritrovo nella più totale incomprensione, a riesaminare più e più volte le parole che mi rotolano nella testa, a chiedermi perché l'abbia dette, che cosa significhino, che cosa intenda con esse. Se si sia sbagliato nell'usare quel verbo o se...
Iwa-chan s'irrigidisce contro di me.
– Scusami? In che senso... "averti"? –
Kenma annuisce.
– Nel senso che pensi, Sterminatore. –
– In quello... –
Pianta gli occhi su di me come pugnali.
Vorrei poter avere il tempo di essere triste per questo. Vorrei poter avere un attimo per lagnarmi e lamentarmi all'idea che le uniche due persone amichevoli che avessi mai incontrato ora sembrano fredde e distanti e mi trattano come un estraneo.
Non ce l'ho.
Ho quello di ascoltare.
Al momento è la cosa più importante.
– Nel senso fisico e sessuale. Nel senso amoroso. Il padre di Tooru ha sempre voluto Tooru in quel modo. –
Sento lo stomaco stringermisi nella pancia.
Non ho tempo per star male.
Non ho tempo...
Reggi, Tooru, reggi ancora un po'. Fatti dire tutto e dopo, solo dopo, scoppia in lacrime di fronte a te stesso.
Ora... resisti.
Ce la puoi fare.
Io so che ce la puoi fare.
– Mio padre vuole scoparmi? –
Hajime mi lancia un'occhiataccia. Sembra dire... "non dirlo così, così è disgustoso", ma mi concedo di ignorarlo, perché era la domanda da fare.
– Tecnicamente sì, ma se posso spezzare una lancia in suo favore non è così orribile come sembra. È orribile, ma non quel livello di orribile. È... –
– Kenma, taglia corto e spiega, così non li aiuti. –
– Keiji, non trattarmi come se fossi mia madre. –
Si guardano. La Strega sembra sgridarlo, ma poi si sorridono e di nuovo il mio stomaco si stringe, si contorce, si chiude.
Non ora, non ora, ancora no, non ora, non...
Akaashi si gira verso di noi. Ha il muso di Bokuto ancora sulle cosce e c'è qualcosa di regale, di spaventoso, nel modo in cui gli occhi del Mutaforma scintillano dalla nostra parte di tanto in tanto. Rimane là fermo, non ringhia nemmeno, non l'ha fatto prima e non lo fa ora, ma ci fissa, ci fissa e basta.
Hajime ha meno paura di me, credo. Mi ha detto che ha paura, sono tanto fiero del fatto che me l'abbia detto, ma è più abituato alle situazioni di stress e più familiare ad una così grande varietà di creature diverse.
Io... non so che cosa fare.
E rimango fermo, seduto sul divano a farmi sommergere dalle informazioni che non credevo avrebbero tentato d'annegarmi.
Gli occhi ghiacciati della Strega s'infrangono sui miei, accenna un sorriso, ma se sta tentando di sembrare rassicurante, non mi sembra in nessun modo che ci stia riuscendo.
– Kenma ha colto la questione ma credo l'abbia espressa un po' male. So che quel che ha detto probabilmente ti avrà spaventato ma... –
Scuoto la testa.
– Non m'interessa se mi spaventa. Voglio... sapere la verità. Ci penso dopo alla paura. –
Cerco di prendere un respiro a pieni polmoni e quasi riesco a non tremare facendolo, stringo forte le mani sui pantaloni, guardo verso il basso per cercare di mantenermi tranquillo.
– Ok, come preferisci. –
Accarezza Bokuto, poi batte la punta dell'indice sul suo naso, lo guarda muoverlo nel tentativo di togliersi la sensazione di solletico di dosso, per un attimo sorride e sembra non essere scolpito nel ghiaccio. Dura solo un attimo, però, quello seguente è di nuovo della temperatura della neve.
– Partiamo dalle storie antiche, arriviamo ai fatti recenti. Kenma, vuoi avere l'onore d'iniziare? –
Lo Gnomo alza le spalle.
– Solo se qualcuno fa rilassare lo Sterminatore. Con la faccia che ha non metto in dubbio che... –
La faccia che...
Mi giro verso Hajime.
Oh, miseria, non me n'ero accorto. Come ho fatto a non pensarci? Già impazzisce se gli dico che nella mia vita ho fatto sesso, era prevedibile che se avesse saputo che mio padre, lo stesso che mi ha svenduto e smerciato e ha tentato di uccidere la mia coscienza vuole anche fare sesso con me si sarebbe incazzato.
Alzo un braccio, trema un po', la mia mano, ma l'appoggio sul suo viso con sicurezza. Lo giro dalla guancia verso di me, tento di sorridere.
– Iwa-chan, non fare così, li spaventi. Loro mica lo sanno che sei un tenerone, se fai quella faccia gli farai venire gli incubi. –
Specchia gli occhi nei miei.
È la stessa faccia del giorno in cui l'Umano è entrato nel Bosco.
La mascella contratta, gli occhi che sembrano d'acciaio, l'espressione assente ma contemporaneamente spaventosa.
A me non fa paura.
Hajime non mi fa paura.
Ma immagino che...
Muovo le dita sul suo viso.
– Ci sei, Hajime? Sei ancora qui con me? Guarda che ho bisogno che tu ci sia, non so se ce la faccio da solo. –
Percepisco vita dall'altro lato.
Le pupille tremano e mi seguono, la tensione un po' s'ammorbidisce, il mento si sposta in un timido su e giù.
Mi sporgo per appoggiare le labbra sulle sue. So che non siamo da soli ma non stiamo facendo niente di osceno, e credo di avere il diritto, dopo l'informazione che mi hanno sganciato addosso, di concedermi un briciolo di tenerezza.
– Mi aiuti a fare questa cosa, Hajime? –
– Ti aiuto. –
Ha la voce fredda, ma risponde. Risponde a quello che gli chiedo, reagisce.
– Poi però andiamo da tuo padre e... –
– Ssh, ci pensiamo dopo, ci pensiamo dopo. –
Tiene le parole ingabbiate fra le labbra, i suoi occhi però rivelano quel che stava per dire, che non era comunque difficile da intuire.
Per un attimo rimane fermo.
Poi respira.
Appoggia una mano sopra la mia sul suo viso, si china e mi bacia, piano, con calma. Non spalanca le labbra con le mie, non ha il respiro corto o il cuore che batte all'impazzata, no.
Quando si stacca sorride.
Mi passa una mano sul retro delle spalle, mi stringe contro di sé e si scioglie.
Ho scampato la crisi? L'ho rimandata? Non ne ho idea. Ma quando rivolgo lo sguardo a Kenma e lo trovo pronto a parlare mi dico che non importa, perché ora conta sapere la verità, conterà più avanti vedere quanti pezzi ci saranno da rincollare dopo che questa ci sarà stata lanciata addosso.
– Ok, così va già meglio. Principino, tu sei pronto? –
– Sono pronto. –
– Allora iniziamo. Ricordati solo che quello che ti racconterò è un mito che mi ha raccontato il mio Bosco, è molto romanzato. So che c'è un fondo di verità ma non so se i fatti siano questi, l'unica persona che può dircelo è tuo padre, e non credo sia il caso di invitarlo qui per poterlo fare. –
Annuisco, lui si tira indietro verso Kuroo che strofina la coda sulla sua gamba, prende fiato con calma e poi apre bocca.
– Duemila anni fa Yggdrasill è fiorito. Le foglie si sono fatte fiori, i fiori si sono fatti frutti, quei frutti sono caduti dai rami dell'Albero Eterno e quando sono caduti sulla Terra, è nata la vita come la conosciamo. Sono nati gli Antichi. Sei nato tu. –
Mi indica, annuisce.
– Ce n'erano tante, di creature come te, tante davvero, ed erano tutti fratelli. Per quello hai le orecchie a punta. In origine tutte le creature le avevano, e tutte le creature si amavano. Si dice la magia non esistesse, sia arrivata dopo come dono alla sua progenie dall'Albero Eterno. Si dice che sia stata la magia a far nascere la discordia fra gli Antichi. –
Sbadiglia.
Si mette una mano di fronte al viso e sbadiglia.
– Ad ogni creatura era stata donata una magia diversa. Nacquero l'avidità, l'invidia, la gelosia. Nacquero i conflitti, le guerre, la rabbia, e il sangue versato. Ognuno aveva ricevuto un dono ma ognuno guardava quello degli altri credendo fosse migliore. Credevano di essere stati ingannati. Di essere stati lasciati indietro. Come puoi ben comprendere la tua era la magia più ambita di tutte, la più ricercata, la più voluta. Ogni Antico avrebbe ucciso pur di avene anche solo un briciolo per sé. –
La mano di Hajime mi scorre sul braccio, io annuisco per far capire a Kenma che ho compreso.
Perché capire capisco, quantomeno le sue parole. Quel che sento dentro di me... è un altro discorso.
– Scappasti. Ti nascondesti in ogni angolo possibile, cercasti di proteggerti in qualsiasi modo. Ti trovavano e tu scappavi ancora. Pregavi Yggdrasill ogni giorno di riprendersi il tuo dono pur di vivere una vita tranquilla. L'Albero non parve aiutarti, all'inizio, ma decise un giorno di concederti una breve tregua. Ti fece trovare un rifugio dentro un Bosco magico. –
Mi scappa un sorriso minuscolo sul viso, ma lo trascino via in un attimo.
– Là ti concesse di vivere una vita serena assieme all'unica altra creatura là presente, l'unica altra a cui aveva concesso aiuto, la più debole, la più fragile, l'unica che mai avrebbe potuto vincere un conflitto contro le creature magiche, quella sola che aveva ricevuto in dono la lucidità del non avere magia. Il primo Uomo. –
Una Fata ed un Uomo in un rifugio in mezzo ad un Bosco magico?
Sul serio?
– La prima Fata e il primo Uomo vissero in pace per tanti anni, pare. Erano perfettamente bilanciati, uno l'opposto dell'altro, e finì che s'innamorarono. Yggdrasill non concesse loro dei figli ma concesse loro la serenità, e questo bastava. –
Kenma sorride verso di me, piega la testa.
– Non so se ti ricordi il discorso che ti ho fatto sul perché gli Umani siano molto suscettibili alla magia delle Fate, te lo ricordi? –
Annuisco.
– Beh, il mito dice che non è la magia residua il motivo. Dice che ogni Uomo s'innamora di ogni Fata e viceversa perché il primo Uomo e la prima Fata erano innamorati. Non so se sia vero, ma... è tenero. Sotto un certo punto di vista, è tenero, no? –
– Lo è. – convengo.
Mi riservo di lanciare un'occhiatina ad Hajime prima che Kenma torni sul binario del suo discorso.
– In ogni caso, eravamo al primo Uomo e alla prima Fata nel Bosco che vivevano felici. Erano felici e contenti, eccetera. Ovviamente non sono rimasti felici e contenti. Se fossero rimasti felici e contenti non sarei qui a raccontarti questa storia. –
Si tira indietro le due ciocche di capelli che sono scese di fronte alla faccia e gratta il retro delle orecchie di Kuroo, sorride e poi smette di farlo, la sua voce si fa più scura.
– Gli Antichi scoprirono dove ti nascondevi. Come fecero? Esiste una notte, ogni ciclo lunare, in cui Yggdrasill riposa e tutta la magia si affievolisce, la prima notte di Luna crescente. In quella notte vagando alla ricerca della Fata un Antico riuscì ad entrare nel Bosco magico, e la vide, col primo Uomo, in una radura. Chiamò a raccolta gli altri e decisero di elaborare un piano per catturarla e rubarle la sua magia. Per la cronaca, credo sia prevedibile, quell'Antico era tuo padre. –
– Mio padre era... –
– Quello che ti ha trovato. Lui. E quello che ha elaborato il piano. –
– Quale piano? –
– Se mi dai un attimo te lo racconto. –
Si sistema seduto, si tira giù i bordi della vestaglia, incrocia le braccia.
– Aspettò la prima notte di Luna crescente del ciclo lunare successivo. Rientrò nel Bosco, attese di vedere la prima Fata e il primo Uomo, rimase a guardarli. La Fata rientrò in casa, l'Uomo rimase da solo, e in quel momento, tuo padre lo catturò e lo uccise. Si vestì coi suoi vestiti, s'immerse nel suo odore, si fece prestare la magia degli altri Antichi per camuffarsi, ti seguì deciso a coglierti di soprassalto e derubarti senza permetterti di scappare. Ma... qualcosa andò storto. –
– Cosa? –
– Tu, Tooru. La tua magia, la tua entità, tu. Tu andasti storto. Tu... –
Hajime mi stringe forte, forte che quasi fa male.
– Tu eri meraviglioso. Tu eri meraviglioso e dolce, profumavi dei fiori più freschi e la tua voce era soave come il cinguettare degli uccelli. Tuo padre s'innamorò. Forse non poteva fare altro, forse non riuscì a fare altro, nessuno lo sa. Si sa solo che entrò in quella casa convinto di volerti uccidere e ne uscì convinto di volerti avere. E tu non te ne accorgesti. All'inizio, non te ne accorgesti. Per giorni vissi con lui convinto che fosse il primo Uomo, e lo amasti, e ora lui è quello, che brama di avere ancora, quei giorni in cui tu l'hai amato, anche se non sapevi chi fosse. –
– Scoprii chi era? –
Kenma annuisce.
– Sì. Te lo disse. Convinto che lo amassi per com'era e non per come fingeva di essere, ti disse chi era e ti propose di sposarlo. Cercò di circuirti con le sue ricchezze e con il potere che esercitava sulle altre creature, ti chiese di governare la Terra con lui. E tu rifiutasti. E lui non accettò il tuo rifiuto e ti rapì nell'intento di possederti anche contro la tua volontà. –
Un brivido mi corre lungo la spina dorsale.
– Devastato dal dolore dell'idea che la persona che amavi fosse morta e che le ultime settimane della tua vita fossero una menzogna, scappasti. Ti colpì con delle frecce, tuo padre, mentre scappavi, sperando di fermarti. Ma non ti fermasti finché non fu la morte a farlo. Morendo, chiedesti a Yggdrasill di ricongiungerti con il primo Uomo, dovunque egli fosse, e lui ti ascoltò. Popolò il mondo di Fate e di Uomini, creature incontaminate dalle altre magie, e diede a te e a lui la possibilità di rinascere ad ogni morte nel tentativo di ricongiungervi. Diede all'Umanità la capacità di rigenerarsi continuamente e alle Fate la magia dei changeling, per questo. –
Chiude le labbra e le mani si fronte al viso.
– Questa è la storia. O quantomeno, questo è il mito. Non so quanto di vero ci sia, il mio Bosco ha parlato di prima Fata, primo Uomo e primo Elfo, non assegnando i ruoli a te e a tuo padre, ma per quanto possa essere romanzato, c'è un fondo di verità. Tuo padre ti odia perché non ti ha, ma non parliamo di te nel senso di "Tooru" ma te nel senso di "Regina delle Fate". So che non è una scusante ma... –
– Lui non ama me... me, ma la mia magia. La parte che non muore e che rinasce. –
– Esatto. –
Guardo il tappeto.
– Quindi in poche parole mio padre ha ucciso l'Uomo che amavo e si è finto lui, ha cercato di rimorchiarmi coi suoi soldi e io l'ho rifiutato, lui non ha accettato il rifiuto, mi ha ucciso e io sono rinato un sacco di volte? –
– Più o meno sì. Diciamo che lasciando perdere tutte le storie, i dati di fatto sono che gli Umani hanno una forte linea di discendenza quindi è come se rinascessero sempre, le Fate e principalmente tu sono creature la cui entità magica può rinascere e non può morire per sempre, in tutto questo tuo padre ti odia. –
– Quindi anche il primo Uomo dev'essere... –
– Teoricamente sì, praticamente è impossibile saperlo. Tu sei... riconoscibile tramite la tua magia, possiamo dire con certezza che tu sia la Regina delle Fate perché sentiamo la tua magia, non avendone gli Umani sono... un po' tutti uguali. Potrebbe essere chiunque, potrebbe essere... –
Hajime si schiarisce la voce.
– Non me ne frega un cazzo di chi è. Primo, ultimo, Umano di mezzo, con tutte queste storie di merda e di miti di merda. Tu non mi lasci perché un Bosco di merda ha detto allo Gnomo di merda che tu amavi uno stronzo di merda che... –
– Stavo dicendo che se tanto potrebbe essere chiunque mi piacerebbe pensare che fossi tu, Hajime. Sai, la storia alla fine ci somiglia. Una Fata che scappa da un Antico che lo odia, che si rifugia in un Bosco magico e si mette con un Umano. Tu sei un mezzo Umano e io non sapevo di essere una Fata, ma... –
Aggrotta le sopracciglia.
– Quindi facciamo finta che sia io? –
– Come ti pare, come preferisci. So solo che se il mito dice che la Fata ha trovato la pace con il primo Uomo e io sono quella Fata, allora tu sei il primo Uomo per forza. –
Lo dico e mi rendo conto di averlo detto solo dopo che le parole mi sono scivolate via dalla lingua. Hajime mi fissa con le labbra appena appena separate, ha il ponte del naso un po' rosso e gli occhi che mi seguono.
Non mi dice "grazie" o "anch'io ho trovato la mia pace con te" perché non è il tipo da dirlo così in pubblico e così gratuitamente, ma mi bacia la fronte, per comunicarmelo senza dover usare le parole.
Un po' del panico che provo si rilassa, quando lo fa.
Perché è vero che è una storia antica ed è una storia triste, è vero che se davvero noi fossimo quei due di certo non finirebbe bene, però... è romantico, ed è carino.
Stringo forte la sua mano, quando la lega alla mia.
Mi sento improvvisamente molto, molto meglio.
Anzi, più che meglio... più forte.
Forte abbastanza per continuare.
Torno a guardare Kenma.
– Quindi questo è il mito. Noi non sappiamo quanto ci sia di vero ma la cosa più probabile è che mio padre mi odi per qualcosa del genere. E quello che sappiamo? Quello che è successo di recente? –
– Quello sono un altro paio di maniche, e te lo racconta Akaashi perché io inizio ad essere stanco. Keiji, procedi, ti passo il testimone. –
La Strega guarda male Kenma, poi sospira, annuisce.
– Ok, ok, da qui posso procedere io, te lo concedo. –
– Mi sembra il minimo. –
Fa la linguaccia al suo amico, poi guarda me.
– Balzo in avanti di duemila anni, indietro a vent'anni fa. Qui c'è l'altro pezzo di storia. E poi un mese fa, anche. E un po' di cose in mezzo. Ma partiamo dietro e arriviamo in avanti. –
– Ok, ho capito. –
– Perfetto, cerca di seguirmi. –
Si sistema i riccioli scuri e mi rivolge gli occhi affilati.
– Vent'anni fa si sparge la voce nella Terra Conosciuta di un soldato immune alla magia. Arriva fino a me, la voce, me che vivo dove non vivono nemmeno le piante, quindi immagina quanto la gente di qui parlasse di questa cosa. Ovviamente parliamo di Hajime, e ovviamente questa voce è arrivata alle orecchie di tuo padre. –
Indica Hajime, sorride.
– Piccola premessa, da che ne so tuo padre era bandito dalla Corte delle Fate e non era mai riuscito ad avvicinare la Regina Oikawa, la te prima di te, la tua... mamma, forse, o la tua versione della vita passata. Quindi diciamo che in quell'arco temporale della vita della Regina, che durava da almeno cinquecento o seicento anni, tuo padre non aveva realizzato il suo magico desiderio. –
– Ok, ho capito, quindi mi odiava tantissimo. –
Annuisce.
– Sì, decisamente sì. –
Torna a guardare Hajime.
– Dunque vent'anni fa, quando alle orecchie a punta di tuo padre arriva questa notizia del soldato immune, lui come il bastardo avido che è immediatamente, immediatamente prende la sua roba, carica i soldi e gli araldi e tutto quello che ha e va in visita al Regno degli Umani. Arriva carico d'oro, con ogni sorta di ricchezza, e chiede al Re degli Umani di fargli vedere questo fantomatico soldato. Iwaizumi, te lo ricordi? –
Hajime annuisce.
– Sì, me lo ricordo. Mi hanno fatto bere una pozione, mi pare. –
– Ecco, qualcosa del genere. Dunque quando vede che questa storia è vera e che esiste davvero un soldato immune alla magia, prende ogni singola moneta d'oro e la mette sul piatto del Re degli Umani. Alleanza, soldi, piano infallibile. Così nasce l'idea del Grande Sterminio. Così arriviamo al Grande Sterminio, l'estate di diciannove anni fa. Iwaizumi che entra nel Villaggio delle Fate e distrugge tutto, le Fate che muoiono e la Regina Oikawa trovata morta nelle sue camere. Tutto questo senza che tuo padre, fisicamente, muovesse un dito. Inizia a muoverle adesso. –
Mi stringo contro Hajime.
– La Regina è morta. Tuo padre sa cosa significa che la Regina è morta, sa che rinascerà, e sa che il suo spirito attecchirà sicuramente su quello del nuovo nato più vicino. Fa setacciare i villaggi, le case, le famiglie. Dice ai soldati di portargli il "bambino che profuma di fiori" e dopo giorni, settimane, spunti fuori tu, da una famiglia come tante ma con la pelle che brilla. Dunque tuo padre ti prende, ti porta al Palazzo e ti rinchiude. Poi usa la sua magia perché la terra del Villaggio delle Fate assorba il loro sangue, fa crescere un Bosco e ci appone il suo sigillo magico, un incantesimo di legame, con l'obiettivo di renderlo un posto irraggiungibile dove... –
Prende fiato, storce il naso.
– ... io credo volesse vivere con te. È un'ipotesi basata su un mito ma... è strano che abbia replicato lo stesso scenario, non credi? A me è sembrato che stesse cercando di imitare esattamente quello che dice la storia, e che... –
Guarda Hajime e le parole gli muoiono in gola. Credo di sapere che tipo di sguardo il mio bel soldato stia facendo.
– A parte le mie stupide inutili congetture, torniamo a noi. Bosco sigillato sul sangue delle Fate che soffoca chiunque tranne il primo giorno di Luna crescente, tu nelle mani di tuo padre, tu poco più di un bambino. Io non so cosa sia successo in quegli anni di preciso, ma so che sono stato invitato là quanto tu ne avevi cinque, e che mi ricordo quello che è successo allora. –
Cerco di ricordarmelo, aguzzo la mia memoria per cercare di richiamare alla mente un eventuale incontro con Akaashi, ma...
– Ricordo che tuo padre fosse disperato. Mi fece chiamare per essere aiutato con le arti magiche e io, che sapevo della Guerra ma di certo non delle intenzioni di tuo padre, sono andato. Mi chiese di... di sistemarti, Tooru. Ti renderti lei, la prima Fata. Di farti tornare... lei. Sapevo sin da subito chi fossi perché solo un idiota non l'avrebbe capito visti gli avvenimenti recenti, e mi trovai a spiegargli come funziona il changeling, ma... –
Annuisco.
– È per questo che ora mi smercia. Perché non ama me. Ama la mia magia. E io... non sono abbastanza. Io sono io, e lui vuole solo la mia entità magica. –
– Esattamente. Gli dissi che l'unico modo per renderti la tua sola entità magica era strapparti tutte le tue volontà e ti assicuro che lo dissi pensando che avrebbe capito cosa intendevo, ma tuo padre l'ha presa alla lettera. Mi ha chiesto di svuotarti. Di ucciderti e lasciare solo la tua entità magica. –
– E tu ti sei rifiutato? –
– Va contro i miei ideali. Gli ho consigliato un'altra cosa. Gli ho consigliato di chiudere la tua magia con lo stesso sigillo del Bosco e aspettare che tu crescessi per valutare se magari saresti diventato simile a lei, in quel caso di liberarti. Credo si sia accorto che non le somigli per niente. Per quello ha pensato al matrimonio elfico. Perché ti vuole svuotare di te stesso a tutti i costi e quello è il modo più facile. –
– Non avrebbe più senso che io sposassi lui allo... –
– Assolutamente no. Sulla carta tu sei una creatura magica più forte, sei bloccato ma non si sa mai cosa potrebbe succedere, se qualcosa dovesse andare storto potresti mangiarlo vivo. Probabilmente punta a usare il Principe degli Elfi della Luna come cavia, e poi nel caso dovesse andare tutto bene ad ucciderlo. –
Sento le mani di Hajime sulle mie ancora più salde.
Sento la mia schiena tremare, le sue dita e le mie, il mio cuore battere forte.
– Quindi tuo padre ti ha preso, ti ha rapito da casa tua, ti ha bloccato la magia, ti ha cresciuto usandoti perché in realtà lui ti odia, e stava in tutti i modi cercando di trasformarti un una sorta di zombie per poter vivere una fantasia di duemila anni fa che anche allora, posto il fatto che la storia sia vera, era comunque una falsità. E in tutto questo ha convinto Iwaizumi a uccidere la sua gente. –
Kenma attira l'attenzione schioccando le dita.
– Ah, e un mese fa credeva di avercela fatta e tu sei scappato. Scappando il tuo sigillo e quello del Bosco hanno cozzato assieme e si è aperta una crepa su entrambi. Ha diramato un comunicato in tutti i Regni in cui diceva di cercarti ma ha anche detto che probabilmente saresti rimasto nel rifugio per un po' in solitudine, quindi non ti ha veramente cercato, ha solo aspettato. –
– Non sapeva che c'era anche Hajime nel Bosco? –
– Non poteva saperlo, Iwaizumi annulla la magia, anche la percezione di essa. –
– Oh. –
Akaashi annuisce.
Kenma alza lo sguardo verso di noi.
– Però a giudicare dalle due squadre di ricognitori che ho dovuto far inghiottire alla terra negli ultimi tre giorni, vi siete fatti beccare. E questo è un problema. Non un mio problema, ma un problema. Soprattutto quando tuo padre verrà a sapere con chi vai in giro. –
Mi cade il mondo addosso.
Oh, miseria.
Non è che me ne fossi dimenticato, ma...
Oh, merda, merdissima merda.
Quindi lui...
Sento il battito del mio cuore accelerare fino a sfondarmi le costole, quasi. Cerco di respirare ma tutto quello che mi viene in mente è che è colpa mia se ci hanno visti alla locanda ed è colpa mia se...
Ci ha messo vent'anni a cercare di portare a termine il suo progetto per riscrivere il mito. E poi ha scoperto nel giro di un mese che non solo ero scappato nel paradiso che avevo costruito per noi per sfuggirgli come nella storia ma anche che avevo trovato il mio primo Uomo là dentro.
Non avremo un attimo di pace.
Noi non avremo...
– A livello politico, io e Kenma abbiamo deciso di tirarci fuori da questa cosa appena è diventata chiara, una quindicina di anni fa. Sapevamo che fosse sbagliato ma un Re fa quel che deve per il suo popolo, quindi ci siamo dichiarati neutrali e abbiamo fatto finta di niente nella consapevolezza che, una volta avuto te, tuo padre non avrebbe più comportato una minaccia. –
Alzo lo sguardo verso Akaashi.
– Ma a livello personale, se mi permetti vorrei darti un consiglio. Te l'avevo già dato quando stavamo facendo il bagno ma è ugualmente valido. –
Annuisco perché sono disperato e sono...
– Se ti addentri nel Bosco degli Gnomi c'è la radura dove vive la Fata Bianca. Tuo padre non può entrare nel Bosco con la violenza perché infrangerebbe gli accordi col Branco delle Lande e col Regno degli Gnomi, e rilevare la tua energia magica quando è ancora sigillata, in una radura dentro il Bosco sarà molto più difficile. Potete aspettare che le acque si calmino, o di trovare un piano, ma è il posto più sicuro. –
Hajime aggrotta le sopracciglia.
– La Fata Bianca? –
Lo interrompo.
– Te lo spiego dopo. –
– Oh, ok. –
– Se posso uno te lo vorrei dare anch'io. – mormora Kenma, e annuisco anche a lui.
– Non la svegliare. La tua magia, non cercare di svegliarla. Tuo padre vuole quella da te e ha sempre voluto quella da te, se tu te la tieni stretta e non la usi, non ci sarà niente da dargli e niente che vorrà. –
Deglutisco la saliva.
– Ok. –
Mi tremano le mani, credo che inizierò a fluttuare di questo passo. Le informazioni si sommano e si fanno più chiare ma al contempo più scure e inizia a mancarmi il fiato, inizia a...
Mi sento trascinare in un abbraccio quasi lancinante in un attimo.
Come il primo singhiozzo lascia le mie labbra, sono sulle sue ginocchia, le sue braccia attorno al torso e la faccia sulla mia spalla.
Mi sta quasi stritolando.
È...
Mi aggrappo con tutte e due le mani sulla sua camicia, sento il suo viso spostarsi e scivolare verso il mio orecchio, il suo respiro che mi batte sulla tempia, il suo cuore che rimbomba contro il mio.
Singhiozzo di nuovo.
Non so cosa provo.
Disgusto.
Paura.
Terrore, schifo, la sensazione della pelle che mi si accappona sul retro del collo, l'amaro in bocca, la più sconfinata delle ansie, il dolore.
Provo rabbia.
Provo rabbia perché...
Diciannove anni, padre.
Diciannove anni.
E alla fine il tuo motivo era che...
Stringo le dita, artiglio il cotone della maglia di Hajime, serro la mascella, nascondo il viso contro di lui.
Non so cosa fare, non so cosa fare, Hajime, non lo so, perché vorrei che fossimo felici ma vorrei anche che lui soffrisse e vorrei... vorrei...
– Dovessi chiedermi di farlo andrei ad ammazzarlo per te, Tooru. Qui ed ora. Partirei per portarti la sua testa su una picca. –
Mi scende un brivido lungo la schiena.
Sì.
Questo è quello che voglio.
Questo è quello che...
– Romperei ogni osso nel corpo di quel bastardo per come ti ha fatto sentire. Gli taglierei la lingua per le cose che ti ha detto, le mani per il solo pensiero di volerti toccare, gli occhi per averteli messi addosso. –
Il sangue nel mio corpo ribolle.
Rabbia, vendetta, furia, la sensazione violenta di guardarlo avere quel che ha dato a me, guardarlo morire proprio per quello che ha dato a me, di...
– Dammi l'ordine e lo farò. Quello che desideri, Tooru. –
Sento le sue labbra appoggiarsi sulla mia guancia.
– Chiedimelo e farò quello che desideri. –
Glielo voglio chiedere.
Glielo voglio chiedere?
Voglio vedere Hajime affondare la lama della sua spada fino all'elsa nel petto di mio padre, girarla e divellere i suoi organi interni, osservarlo morire?
Voglio.
Ma lui lo vuole?
Lui...
– Mi basta che tu mi protegga. Che andiamo in un qualche posto dove possiamo stare in pace e ci dimentichiamo di tutta questa storia di merda. Solo questo. –
– Sei sicuro? –
– Sicurissimo. –
Mi bacia di nuovo la guancia, poi la tempia e la fronte.
– Saremo al sicuro. Farò in modo che saremo al sicuro, Tooru, te lo prometto. Saremo io e te e nessun altro e nessuno ti farà del male, nessuno ti costringerà a sposarti e tu rimarrai perfetto e meraviglioso come sei adesso. Non ti devi preoccupare. –
Mi sposto per guardarlo.
So che ci sono gli altri, ma non m'importa.
– Staremo bene? –
– Staremo bene. Staremo insieme e staremo bene e nessuno cercherà di portarti via da me. –
– Me la prometti una cosa? –
Annuisce di fronte ai miei occhi.
– Tutto quello che vuoi, Tooru. –
Stringo i denti e le mani, sento il mio corpo farsi immediatamente gelido, il terrore permeare ogni fibra di me.
– Se dovesse andare tutto storto, se dovesse catturarmi e se dovesse riuscire a strapparmi la mia coscienza, io vorrei che tu mi ammazzassi. Piuttosto che lasciarmi a lui, io vorrei morire. E sei l'unica persona di cui mi fido abbastanza per farlo. –
Non lo guardo.
Tengo gli occhi fissi sul suo petto e sento le lacrime scendermi sul viso.
– Tanto rinascerei, no? Potresti aspettare altri diciannove anni e venire a cercarmi, e alla fine saremmo... –
– Non saresti tu, e a me non va bene se non sei tu. –
– Non sarei io nemmeno se mio padre mi togliesse la mia coscienza, Hajime. O forse in fondo in fondo lo sarei e non potrei ribellarmi e... –
Apro le mani contro le sue spalle e appoggio i pollici sulle clavicole.
Prendo fiato e tutto il coraggio che possiedo.
– Promettimi che mi ucciderai. Ti prego, Hajime, promettimi che non permetterai a mio padre di... –
Appoggia le labbra sulla mia fronte.
Mi tiene fermo, fermo immobile, mi stringe, tiene il viso contro il mio.
Mi sembra che il tempo si fermi.
Che tutto, tutta la confusione e il rumore e la presenza degli altri e l'ansia, il terrore di sapere ma di non comprendere e la rabbia svaniscano per un istante.
È intenso.
Profondo, sentito, intenso.
Le sue braccia mi avviluppano contro di sé, chiudo gli occhi di riflesso, mi lascio cullare dal suo odore, dalla consistenza della sua pelle, dal rumore del suo cuore che batte contro il mio.
Staremo bene.
Staremo bene?
Certo che staremo bene.
È Yggdrasill che ci ha dato tutto questo, no? È lui che ci ha fatti soffrire in vista di questo momento, è lui che ci ha concesso la pace dopo la fuga, dopo la rabbia, dopo il dolore. Non cambia niente, il fatto di sapere per quale motivo mio padre mi stia cercando, non serve sapere chi sono, serve solo la consapevolezza che a prescindere da tutto ci siamo io e te, e io e te bastiamo per noi stessi.
Si stacca.
Ho il viso rigato di lacrime ma non singhiozzo.
– Ti prometto che morirai libero, Tooru. –
– Grazie. –
– Ma se posso dire preferirei che non morissi. E che stessimo insieme e che tutto andasse bene e... –
Rido appena, e il solo atto di farlo un po' mi tranquillizza.
– Anche io lo preferirei. –
– Mmh, bravo il mio Elfo. –
Mi bacia di nuovo distrattamente la fronte e poi mi guarda negli occhi. Smette di farlo solo quando annuisco per rassicurarlo sulle mie condizioni, e si stacca da me tenendo comunque unite le nostre mani.
Pare ricordarsi prima di me che non siamo da soli.
Si rivolge lui agli altri.
Lo fa col tono serio, e fermo.
– Questo è tutto quello che c'è da sapere? Tutta la storia? –
– Tutta quella che sappiamo. – risponde Kenma, annuendo.
Hajime china la testa per ringraziare.
– Vi ringrazio per avercela raccontata, allora. E per averci consigliato un posto dove andare. È solo per merito di queste due cose che non sto per uccidervi all'idea di cosa avete lasciato che Tooru passasse, quindi ci considero pari. –
Akaashi storce il naso.
– La politica è fatta così, certe volte devi far finta di non aver visto per evitare un conflitto, Iwaizumi. –
– Non venirmi a parlare di politica quando hai ammesso un secondo fa che ti andava bene che il primo Elfo usasse Tooru come un oggetto. –
– Non potevo fare altro. Farselo nemico sarebbe stato un suicidio. –
– Potevi fare altro ma hai scelto... –
Appoggio una mano sulla spalla di Hajime.
– Non ce l'ho con loro. Non sono felice ma non ce l'ho con loro, hanno fatto quello che ritenevano giusto, non mi dovevano fedeltà o compassione o cos'altro. Non prendertela con loro. Non sono sicuro che mi sarei comportato diversamente nella loro situazione. –
– Hanno comunque lasciato che tu... –
– Non erano miei amici, Hajime. Non credo lo siano nemmeno ora. Non avevano nessun dovere verso di me. –
So di avere il tono di voce deluso.
E non è perché credevo fossimo anime gemelle platoniche o qualcos'altro, solo perché credevo di aver trovato qualcuno bendisposto nei miei confronti, ma non importa, di tutte le cose questa è la meno importante.
Kenma e Akaashi si guardano.
Non dicono niente.
Io tiro su timidamente gli angoli della bocca.
– Però vi ringrazio per l'accoglienza, per il bagno e per tutto. Anche se non siamo amici. –
Kenma china il capo, Akaashi annuisce.
Sorridono appena.
Finisce lì.
Decido che è finita. Carina, questa parentesi nel Branco, ma è finita qui. Basta credere di aver trovato degli amici, basta credere di poter avere una vita normale, basta credere che vada tutto bene.
Basta.
Appoggio una mano sulla coscia di Hajime.
– Credo sia necessario che ci spiegate come arrivare al Bosco della Fata Bianca. –
– Magari anche spiegarmi chi sia la Fata Bianca potrebbe essere un inizio. –
Taglio corto spostando una mano nell'aria.
– Una Fata sopravvissuta allo Sterminio, qualcosa del genere. –
Qualcosa gli passa di fronte agli occhi. Qualcosa come un barlume di... speranza, credo, ma non gli dà corda, o quantomeno, se lo fa, non lo dà a vedere.
Scuote la testa facendo finta di niente.
– Oh, ok. –
– Però sono stanco, ora, sono stanco e rincoglionito e credo di aver bisogno di dormire, quindi se poteste spiegarcelo domani, come arrivare là, sarei felice. – riprendo.
Iwa-chan concorda.
– Già, e vorrei anche poter salutare Tobio. Sapete se è tornato? –
Kenma annuisce.
– Sì, è tornato. –
– Perfetto. –
Mi guarda, io annuisco.
– Mi sembra un buon piano. Sono un po' triste all'idea che non potremo tornare al rifugio ma... –
– Torneremo. Dobbiamo solo trovare un modo per farlo, ma ci torneremo. –
– Sei sicuro? –
Alza le spalle.
– Sicuro no, ma ci possiamo sempre provare, no? –
– Immagino di sì. –
Hajime mi bacia una tempia, poi si gira verso i nostri interlocutori.
– Ah, per la cronaca, non so chi si occupi della locanda di solito ma c'è stato qualche... danno. Strutturale. Non molto grave, solo... –
– Credo abbiano capito. –
Kenma annuisce.
– Abbiamo capito. –
Sorrido al cambiamento dell'argomento, perché un po' mi rilassa, e guardo Hajime arrossire un po' alla risposta, ma poi si sfrega le cosce, sospira ad alta voce, si alza.
Mi porge la mano.
Ho ancora le ginocchia che tremano e quella piacevole sensazione di stanchezza confortevole addosso, incastro le dita con le sue per tirarmi su.
– Ci vediamo domani mattina, allora. Grazie ancora di tutto. –
Kenma sospira.
– Non ringraziarmi per le cose orribili che ti abbiamo detto. –
– Almeno me le avete dette. –
Akaashi mi sorride, io lo faccio di rimando, poi seguo il mio taciturno soldato nel corridoio e verso la porta, chiudo anch'io la bocca, lascio che i miei pensieri m'invadano.
Mi trascina fuori, mi stringe forte la mano, ci riserviamo di fermarci dopo un paio di passi là, fermi, sotto le stelle e nel vento fresco della sera.
Quando prendo fiato per parlare mi sembra che le parole mi pesino addosso.
– Quindi si parte di nuovo? –
– Già. –
– La storia della Fata Bianca ti ricorda... –
– Il mio migliore amico, sì. Perché non me l'hai detto prima? –
– Perché... non lo so, perché. Avrei voluto dirti tutto la sera che ti sei ubriacato, ma poi fra una cosa e l'altra non ho avuto modo o mi è passato di mente. Sei arrabbiato? –
– No. –
– Ok. –
Appoggio la spalla contro la sua.
– Quindi sono la reincarnazione della prima Fata, la Regina delle Fate, mio padre mi odia perché non lo amo e vuole distruggere la mia coscienza. Yggdrasill, mi aspettavo qualcosa di strano, ma non così tanto. –
– Sei un Elfo di merda e basta. –
– Vallo a dire a mio padre. –
Sospira.
– Se lo vedo glielo dico. –
– "Giù le mani dalla creatura a cui dai la caccia da duemila anni, è solo un Elfo di merda, non me ne frega un cazzo se tu credi sia la Regina delle Fate"? –
Storce il naso.
– Forse più "togli le tue luride mani dal mio Elfo di merda e scappa finché sei in tempo prima che ti faccia una sciarpa col tuo intestino e usi la tua testa per lavare i pavimenti". –
– Una sciarpa con l'intestino? –
– Mai fatto, ma potrei provare. –
Si gira finché non è di fronte a me, appoggio i gomiti sulle sue spalle, lo guardo negli occhi.
Sembra tutto così assurdo.
La verità sembra così assurda.
Ma tu...
Tu no, e se tutto dev'essere assurdo perché io possa stare qui con te, allora la faccenda non mi pesa.
– Fa un po' schifo, l'immagine. –
– Di certo non dev'essere piacevole, no. –
Piego la testa, incastro il naso col suo.
– Grazie di essere qui, Hajime. – mormoro piano, guardando più le sue labbra che i suoi occhi.
Sorride.
– Te l'ho già detto una volta che non ti libererai di me tanto facilmente, Tooru. –
Fonde le labbra con le mie.
E la crepa che mi si è aperta dentro, quella che sto ignorando, quella che chiede vendetta e che sprizza furia, rabbia, odio, si richiude un po'.
Va tutto bene.
Ora va tutto bene.
C'è Hajime.
Non c'è bisogno dell'odio.
Sposta il viso più verso di me, le nostre lingue s'intrecciano, lo stringo con le braccia.
Non serve.
Non posso seguire l'istinto che mi dice di prendere la faglia aperta sulla mia magia e aprirla, liberare tutto quello che c'è dentro e usare tutto quello che non sapevo di essere per distruggere chi mi ha fatto soffrire. Non posso indugiare nell'immagine di mio padre che muore, mio padre che chiede pietà, lo stesso padre che mi ha fatto sempre sentire inutile, che mi ha usato nonostante mi dicesse che non valessi niente.
Non posso perché sono felice.
Con Hajime sono felice.
Gestirò la mia rabbia.
L'aiuterò a calmarsi.
O forse non ci riuscirò e io e Hajime finiremo in una spirale di violenza senza fine in cui ci vendicheremo di tutto quello che il mondo ci ha fatto.
Mi avvita le mani sui fianchi, mi stringe a sé.
No, non mi sembra una buona idea.
L'unica buona idea è lasciare tutto fuori.
Gli amici che non sono amici, i genitori che non sono genitori, la magia che non è magia, tutto.
Tenere dentro solo noi.
Ignorare il resto.
Perché credo sia quello, il destino della creatura che ora so di essere.
Stare da sola.
Scappare.
Fuggire.
Yggdrasill, proprio non ci amavi, a me e tutte le altre creature che hai fatto nascere prima nella stessa sorte, eh? Forse è per questo che mi hai dato lui, che hai dato il primo Uomo alla prima Fata.
Per farti perdonare.
E sai cosa?
È un modo più che sufficiente per farlo.
─── ・ 。゚☆: *.☽ .* :☆゚.───
➥✱"crabhadh bho shean" in gaelico significa "mito, antica credenza, storia antica"
OK ALLORA NON HO MOLTO DA DIRE PIU' CHE ALTRO DEVO USCIRE E SONO IN RITARDO NIENTE SPERO CHE VI SIA PIACIUTO E CHE SI SIA CAPITO E BASTA CIAO CUORI CI VEDIAMO PRESTO
(il 9)
mel :D
(also adesso inizia la parte tre!!! so che la backstory è un po' macabra LO SO OK però vi giuro che andrà meglio promesso)
ringrazio per il beta reading fire_wind_00 e Ginevra848 :))
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