𝗴𝗹𝗮𝗶𝗻𝗻𝗲 𝗶𝗮𝗿𝗮𝗶𝗻𝗻 𝗮𝗴𝘂𝘀 𝗱𝗮𝘁𝗵𝘁𝗲

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Va tutto bene.

Continuo a dirmi, mentre cammino un passo alla volta verso il mercato, che va tutto bene.

Non succederà niente.

Va tutto bene, Hajime, tutto bene, non c'è nessun problema.

Tooru non scomparirà dalla tua vista, Tobio farà il bravo, e tutti felici come tre coglioni starete trotterellando allegramente verso le Lande fra meno di un'ora.

Vero?

Vero, assolutamente.

La locanda in cui li ho mandati, è un posto sicuro. La proprietaria è una vecchia impicciona appena appena inquietante che fa sempre commenti che non deve, ma è affidabile, non va a parlare in giro, e non chiederà niente a Tooru che rimarrà zitto a farsi i cavoli suoi.

Non è che ci siano problemi.

Alla fine, si tratta solo di una mezz'ora.

Che cosa potrebbe mai succedere, in una mezz'ora?

Mi viene da ridere quando il tipo di fronte a me, un Umano vestito da paesano e che credo effettivamente lo sia, un paesano, mi vede arrivare e si allontana tutto spaventato.

Non ho perso la mia verve, eh?

Continuo a fare paura.

Poco male, non è che voglia piacere a questa gente.

Non me ne frega un cazzo.

Lo supero e imbocco la via principale.

Tooru starà bene, non succederà niente.

Niente, niente, niente di niente.

Scorro con gli occhi attorno a me, guardando le bancarelle addensarsi al fondo della strada che percorro, a comporre il mercato che cerco.

Ci sono tante cose, che vendono qui.

Vendono il cibo fresco, come le uova, ma non è che me ne faccia molto, vendono erbe e medicinali, infusi, tessuti, oggetti lavorati, un po' di tutto.

Un po' il marasma di gente mi mette a disagio.

Vivo completamente da solo da un decennio, non è che abbia paura delle folle ma uno inizia ad abituarsi alla solitudine, quasi a provare affetto nei suoi confronti.

Non mi piacciono le persone.

Fanno rumore.

Lo so che sembra una stronzata, visto e considerato che al momento ho una gigantesca cotta per qualcuno che urla invece di parlare e non è in grado di stare zitto, ma c'è differenza.

Tooru parla con me.

Questi... parlano fra di loro, e di loro, non me ne frega davvero un cazzo.

Credo che il mio fastidio mi si legga in faccia.

Ecco, questa è un'altra conseguenza della vita da eremita.

Se vivi da eremita ti dimentichi come fingere le emozioni, e io che già non ero proprio un talento nel farlo, ora sono disastrosamente chiaro per chiunque mi passi di fronte.

Non sono come l'Elfo, che invece sa perfettamente come manipolare se stesso per dare agli altri un'idea definita della sua persona.

No.

Io sono un libro aperto.

E che tutta questa gente mi dia fastidio, me lo si legge decisamente in faccia.

Quando passo, la gente si sposta.

Se tocco qualcuno per sbaglio e quel qualcuno mi guarda, si scusa venti volte e scappa via.

Sono così terrificante?

Cazzo, pensavo persino di essere di bell'aspetto.

Lo sono, vero?

Ma sì, brutto non mi ci sento. Non mi sento bello quanto l'Elfo, quello no, ma sarebbe insensato, lui è il più bello del mondo.

Ecco, ora che ci penso, mi guardo attorno un po' meglio.

È davvero il più bello del mondo?

Fisso le persone una ad una.

Mmh, mi sa di sì.

Quello che vende le pellicce, è troppo basso, troppo vecchio.

La ragazza che intreccia i capelli di una bambina coi fiori, ha un bel viso, ma non abbastanza bello.

Il tipo a cavallo ha le gambe corte, quello vicino al bestiame ha un colore di capelli che non mi piace, quella che porta il carretto è insipida, l'altra vicino alla fontana sarebbe carina se solo avesse il naso come...

Come quello di Tooru.

Mi viene da ridere e lo faccio fra me e me.

Ma dimmi tu, eh?

Cotto e stracotto di un Elfo.

E chi l'avrebbe mai detto?

E pensare che prima ero molto meno fastidioso, con l'accettare le forme di bellezza altrui. Certo, avevo un tipo, ma vedere anche caratteristiche che mi affascinavano meno non mi disturbava, m'intrigava persino.

E ora, ridotto a trovar bella una persona sola.

No, non è che trovo bello solo lui.

È che è completamente inarrivabile.

E poi è... carino.

Non lo so, mi fa avere tutta questa cosa che si muove nel petto.

Lui sorride e io sono felice, lui ride e io sono euforico, lui mi bacia e mi sembra di non riuscire più a respirare.

Dimmi tu se uno all'alba dei sessant'anni si deve sentire così.

Il mio orgoglio, spazzato via da un "Iwa-chan".

La cosa peggiore, è che in realtà, nemmeno me ne vergogno.

Mi ritrovo nel centro del mercato assorbito nei miei pensieri, a vagare fra le bancarelle con lo sguardo vitreo.

Lo so che è pericoloso, ma mi viene da pensare che si sarebbe davvero divertito. Con le sue mani a rovistare fra le cose che vendono, a cercare qualcosa che gli piace, a provarsi gli orecchini e farmeli vedere.

Sarebbe adorabile.

E sarebbe anche carino, poter andare in giro così.

Non so, c'è qualcosa che mi sembra persino una mutilazione, in tutta questa segretezza. Non possiamo fare anche noi come quei due stronzi per mano un paio di metri più avanti? Che so, stare insieme senza dover far finta di niente.

Che lo so che non è una nostra scelta ma conseguenza della storia di Tooru, però che palle, mi divertirei.

E segnerei un po' il territorio.

Che non mi sembra male.

Evito un gruppo di persone, continuo a camminare.

Troppa gente.

Mi fa stare stretto.

Se ci fosse Tooru gli stringerei forte la mano, senza dirgli niente, senza spiegargli perché lo stia facendo, e lui la stringerebbe di rimando perché anche se non sa, è come se capisse sempre.

Non credevo avrei mai provato una sensazione simile.

Credo di essere molto fortunato.

Ad avere lui, intendo.

Che mi fa sentire al sicuro anche se non gli ho mai detto di voler essere protetto.

Infilo la mano in tasca, tiro fuori il sacchetto con le monete, cammino deciso verso il tavolo dei prodotti alimentari.

Mi fermo prima.

C'è una bancarella piena di gioielli.

Ho la sensazione e so che non sono di qualità o costosi come quelli che porta, ma magari...

Mi sento un coglione. Mi sento decisamente un coglione quando mi avvicino e stringo gli occhi per guardare meglio fra le pietrine intrecciate con fili di quello che sarà semplice ferro.

Io...

Merda, ma non è che voglio fargli un regalo?

Ma che, ma ti pare, Iwaizumi Hajime non fa i regali.

Non ho mai fatto un regalo a nessuno in cinquantanove anni che mi conosco.

Però...

No, Hajime, no.

Non è un regalo.

È un omaggio, un...

− Signore, sta cercando un regalo? –

− Sì. –

Guardo la venditrice con gli occhi completamente vuoti.

Sono o non sono ridicolo? Aveva ragione, Tobio, a dire che sono patetico, cazzo. Eccomi, qua come un cazzone a comprare un regalo per il mio Elfo giovane e affascinante.

Imbarazzante.

− C'è un colore che preferisce? –

No, certo che no, assolutamente no.

− Rosso sangue. –

− Oh, dovrei avere qualcosa. –

Muove le mani fra i gioielli ammassati, come se ne conoscesse la posizione perfettamente nonostante il caos in cui li tiene.

Azzurro è il colore di Tooru, lo so.

Lo dice sempre.

E gli sta bene, perché gli sta bene, ma gli dà qualcosa di freddo e distante, non saprei dire perché.

Col rosso sangue, invece, è più...

Non lo so, forse è solo più vero.

La signora tira fuori un bracciale di metallo argentato, intrecciato da fili sottilissimi e piccole pietre rosse.

È...

− Si porta sul braccio, qui. – mi spiega, indicandosi il bicipite.

− Di cosa è fatto? –

Sorride, con un modo di fare forse un po' materno e un po' rassegnato.

− Ferro e vetro colorato. Se cerca qualcosa di meglio, non credo che sia nel posto giusto. –

− Lo prendo. –

Tiro fuori due monete dal sacchettino, le scambio con l'oggettino che mi viene appoggiato sulla mano.

Vado verso la bancarella degli alimentari che non ho smesso di guardarlo.

Lo tiro su verso il Sole, un raggio passa attraverso una delle pietrine, si riflette per terra, in un tono colorato e tenue.

Ferro e vetro colorato, eh?

Ora che ci penso, anch'io, sono di ferro e vetro colorato.

Non cristallo, non rubino né zaffiro, non ambra.

Ferro e vetro colorato.

Un gioiello piegato da mani non esperte, costruito col solo istinto e nessuna conoscenza, di nessun valore materiale.

Mi sento ferro e vetro colorato.

Tooru è platino e diamanti.

E c'è qualcosa di questo, qualcosa che mi spaventa a morte ma forse mi piace, che mi dice che è giusto così.

Mi va bene essere ferro e vetro colorato.

Perché a Tooru, a Tooru piaccio proprio perché sono così.

Sto sorridendo come un cretino mentre mi avvicino al venditore che originariamente cercavo, e non tento nemmeno di smettere, so che non riuscirei.

Spero che gli piaccia.

Che... sorrida e mi dica "grazie Iwa-chan" e mi baci e mi stringa forte come fa quando siamo a letto la notte.

Vorrei che fosse felice.

C'è qualcosa di questo viaggio che lo rende molto nervoso, e vorrei avere la sensibilità di capire cosa sia. C'è qualcosa che lo mette a disagio e sto cercando di non essere io, anche se non credo possa essere quello il problema.

Non sono bravo a capire le persone dentro.

Sono bravo a combattere e a fare le cose con le mani, ma a impersonarmi negli altri non particolarmente.

Poi l'Elfo è complicato.

Mi piace, complicato, perché mi sembra un'anima adulta nel corpo di un ragazzo, perché sa così tanto di se stesso ed è così intelligente quando si tratta di capirsi, ma ho impressione che se fosse meno complicato, sarebbe più felice.

Il rumore vicino a me attira la mia attenzione.

Guardie, sono due guardie.

Due guardie del regno degli Elfi, in mezzo al mercato, una di fronte all'altra che parlottano fra di loro concitatamente.

Bastardi.

Da quando Tooru mi ha detto che faceva sesso con loro, li odio.

Incondizionatamente.

Mi avvicino perché 'fanculo, voglio sapere che dicono, e voglio saperlo assolutamente adesso.

Sono due Elfi, uno sembra però mezzo umano dalla stazza, dell'età di Tooru all'incirca, non particolarmente alti e non particolarmente pericolosi.

Se volessi tirare fuori la spada ci metterei davvero poco ad ucciderli.

Se...

− Quant'è che dobbiamo stare in questo buco ancora? – sta dicendo uno all'altro.

− Finché non troviamo il principino. –

− Il principino è morto nel Bosco. –

− Bah, anche secondo me, ma cosa devo dirti. –

Ah, ma parlano del mio principino.

Ora la tiro fuori per davvero, la spada.

− Però sarebbe un peccato se fosse morto per davvero, mi piaceva il principe. –

− A tutti piaceva il principe, non fare lo splendido. –

Ma guarda tu 'sti cafoni. Giù le mani.

− Mi mancheranno i giorni in cui decideva di andare a fare il bagno nel fiume, miseria. Ricordo che quando mi ha chiesto di accompagnarlo stavo per morire sul momento. –

Quale bagno?

Quale fiume?

Quale...

− Ah, merda, io non sono mai andato. È vero che non vi chiedeva di girarvi quando si spogliava? –

− Verissimo. Se posso dire, il principe era davvero spettacolare. –

La mano si chiude sull'elsa della spada che sento il mio sangue iniziare a ribollire piano nelle vene.

Potrei... togliere loro gli occhi, magari la lingua, forse la vita.

Il mio Elfo con le gambe lunghe, non si tocca.

E, recente scoperta, non si guarda neppure.

− Ma a te ha mai... sai, ecco, ha mai... −

− Una volta mi si è strusciato addosso per darmi fastidio, mi ha chiesto se volessi e quando ho risposto di "sì" ha riso e se n'è andato. Fine. –

− Ah, cazzo, morirei. –

Se taglio la testa a qualcuno in pubblico la gente si spaventerà? Forse è il caso che dica di portare via i bambini, la scena potrebbe non essere delle più eleganti, ma...

− Non sai cos'avrei dato per essere di quelli che lo beccavano nelle giornate storte. Pare si portasse a letto la qualunque, quando era di cattivo umore. Una cuoca mi ha detto che lo faceva sentire meno uno schifo, che gli altri gli dicessero che era bello, ma io non è che ci abbia capito molto. –

− Era un ragazzo particolare, è vero. –

Particolare?

No, Tooru non è particolare, né strano, né qualcuno di cui dire "e chi lo capisce".

Tooru...

Ora m'incazzo ancora di più.

Tooru stava male, in quel posto, si sentiva esterno e si sentiva sfruttato, usava la sua bellezza per distrarre gli altri da quanto poco pensava di valere.

Perché nessuno se n'è mai accorto?

Perché?

Mi fa arrabbiare davvero, questo.

C'è così tanto, sotto quell'aspetto di perfezione fisica. Perché nessuno l'ha mai visto? Perché qualcuno, come una guardia, il cui scopo era difenderlo e proteggerlo non ha mai avuto nemmeno un briciolo di dubbio su che cosa gli succedesse?

Avrà avuto diciassette anni, forse diciotto, e a nessuno fregava un cazzo di come si sentisse, solo che si togliesse i vestiti e facesse quello che sapeva fare, incantare gli altri.

Che schifo.

Gliel'ho detto, quando gli ho raccontato di me, che anch'io sarei andato su di giri se l'avessi visto quando avevo la sua età, quando ero un giovane mezzo Umano pieno di ormoni nell'esercito.

Ma non l'avrei trattato così.

Avrei sbavato, come faccio ora d'altronde, avrei fatto ben presente a qualunque altro soldato che non dovevano provarci perché lo volevo io, probabilmente mi sarei appiccicato a lui sperando che gli succedesse qualcosa di pericoloso per salvarlo e farmi vedere come qualcuno di affidabile.

Ma non l'avrei trattato così.

Perché non se lo merita nessuno, non se lo è mai meritato nessuno, e a maggior ragione un ragazzino giovane che non ha chiesto qualcosa che ha.

No, no, non se ne parla neanche.

Tooru in quel posto non ci torna.

Se anche dovessi fare la tratta al freddo per le Terre del Nord, io Tooru in quel posto non ce lo rimando.

Lo tengo stretto e lo proteggo fin quando ho le forze di farlo.

I soldati ricominciano a parlare, ma decido, facendo un torto alla mia curiosità da suocera, questa volta, di non ascoltarli.

Non voglio avvelenarmi ancora.

E mi viene fretta, all'idea di andare dal mio Elfo e dirgli tutto quello che si merita e che gli vorrei dare per renderlo felice.

Metto il braccialetto fra le monete nel sacchettino, mi avvicino ai prodotti alimentari catturato da un nuovo senso di decisione.

Ci serve...

Carne essiccata, all'Elfo farà schifo ma non rischiamo che vada a male.

Pane, forse del formaggio, qualcosa del genere.

Sono sicuro che non ne servirà tanta, che il Branco non è lontano, ma se succedesse qualcosa e ci ritrovassimo senza cibo sarebbe un disastro, e per quando offrirei a mio figlio e al mio... Elfo una delle mie gambe pur di non farli morire di fame, vorrei evitare che la situazione si presenti.

Mi sporgo verso il venditore.

E prima che possa aprire bocca per chiedergli qualcosa, mi sento prendere da una spalla, trascinare via e completamente confuso afferro la mano che mi tocca, la strattono e chiudo le dita attorno all'elsa della spada.

Sto per sfoderarla.

Sto per farlo.

Lo sto per fare ma...

La figlia della locandiera?

Bionda, carina, è decisamente lei.

Ma non è tipa da venire in mezzo al mercato a cercarmi, anche se le piaccio, non è proprio qualcosa che farebbe.

Che cosa...

− Iwaizumi, c'è qualcosa che non va. Devi venire subito. – è tutto quello che dice.

La ragazza è...

Nell'unico istante in cui mi perdo a pensare, in quel nanosecondo, penso che sia bella, che sia il mio tipo, e che mi faccia davvero ridere quanto poco queste due cose ora, abbiano valore per me.

Merda, se Tooru non mi ha rovinato.

Lei l'ho conosciuta qualche anno fa, quando frequentavo la locanda per vedere Tobio che preferiva non infilarsi nel Bosco.

Mi sono ubriacato, sei o sette mesi fa, e abbiamo fatto sesso.

Niente di che.

Lei... se l'è presa la cotta, l'ho notato, ma ho sempre pensato che fosse più una cosa da "trovo affasciante l'uomo misterioso" che qualcosa di serio.

Non è come Tooru.

Tooru... insomma, con Tooru è tutto diverso.

− In che senso? –

− Alla locanda, c'è un... c'è un Elfo. –

Oh, Yggdrasill.

Alla locanda.

Io alla locanda ho lasciato...

La prendo per un braccio, inizio a marciare indietro, sempre più veloce, più veloce.

− Com'è l'Elfo? –

− Bellissimo. –

Tooru, cazzo, che cos'hai fatto? Tooru, stronzo, se ti succede qualcosa... se ti succede qualcosa io...

− Dice che ti conosce, ho pensato che se fosse successo qualcosa avrei dovuto chiamarti e io... −

− Hai fatto bene. – taglio corto.

Quello che provo, nella fretta del correre in mezzo alle persone trascinandola con me, è puro panico.

Panico nero.

Ci sono così tante cose, che potrebbero succedere, così tante.

Gli avevo detto di rimanere fermo, zitto, buono, con il cappuccio in testa e di non fare casino, di fare il bravo. Perché lui...

Se ha detto che era bello, lei l'ha visto.

E se ha detto che è successo qualcosa, vuol dire che Tooru ha fatto casino.

Maledetto Elfo, maledetto, maledettissimo, se mi costringi a perderti perché non riesci a non fare una cazzata dietro l'altra ti ammazzo, io giuro che...

− È vero che state insieme? – sento provenire da dietro.

No, ragazza, non ce l'ho il tempo di dirtelo, di spiegartelo bene, di scusarmi se ti eri fatta strane idee. Non ho tempo da perdere, se Tooru è in pericolo.

− Sì. – è tutto quello che riesco a dire.

Non risponde.

È una persona pratica, lei, l'ho vista lavorare, bene o male la conosco, seria e precisa, non una che perde tempo.

E difatti la sento solo irrigidirsi sotto la mano con cui la sto trascinando, nulla di più.

Sono dov'ero prima un istante dopo, catapultato indietro nel tempo al punto in cui l'ho lasciato.

Questo maledetto di un Elfo, stronzo, bastardo, infame...

Giro la testa e vedo qualcosa che speravo non avrei visto.

Le due guardie, quelle due teste di cazzo di prima, che parlano fra di loro e vengono dalla stessa parte. C'è un Uomo accanto a loro, un Uomo che parla.

− Era alla locanda, quello? –

− Mi pare di sì, cazzo, mi sa proprio che era... −

Riprendo a trascinarla correndo più veloce.

Sono due, quelle guardie, non un problema, per me. Ma chi mi dice che non ce ne siano altre? Sono bravo, è vero, sono bravo e ho fatto cose impressionanti, ma sono fermo da dieci anni, e non sono sicuro di poter difendere Tooru da un esercito intero.

Merda, merdoso di un Elfo.

Stronzo.

Io...

Vorrei potermi fermare e chiedere alla ragazza che cosa è successo, ma non posso, non posso. È tutta questione di attimi, di istanti che devo sfruttare bene se voglio che non succeda niente.

− Avete ancora le stanze sotterranee? –

− Sì. –

Le stanze sotterranee vanno bene.

La locanda dove li ho lasciati, è una locanda di sovversivi e ribelli, o quantomeno lo era quando vivevo ancora nel Regno degli Umani.

La maggior parte delle rivolte che ho sedato con la spada in mano e la morte negli occhi, sono nate qui.

È un posto dimesso, in un paesino sperduto, ai limiti di due regni, in quella frontiera dove sembra sempre che non accada nulla.

Ci sono le stanze sotterranee, cosa che ho scoperto solo più avanti, quando ho disertato e sono fuggito, coperte da uno scaffale nel ripostiglio.

Posso...

Possiamo nasconderci.

E possiamo sperare che nessuno venga a prendere il mio bell'Elfo.

Se succedesse, sarebbe un bagno di sangue.

Vorrei onestamente poter evitare l'opzione.

Svolto sul vicolo giusto, spingo la ragazza avanti, la guardo come a dirle "corri da sola". Ha le gambe lunghe, se le muovesse invece di farsi trascinare da me sarebbe più utile.

Lo fa.

La ragazza lo fa.

L'ho detto, che è pratica e pragmatica, fa quello che farei io in questa situazione.

Che ridere, mi fa, pensare a quanto mi sbagliassi sul tipo di persona che volevo. No, non li voglio come me, come me è un mortorio infinito di persone che fanno e non parlano, che non condividono niente.

Io ho bisogno di una cosa diversa.

Una cosa che mi ruberanno, se non muovo le cazzo di gambe e vado a recuperare quel cretino del mio Elfo che non può fare a meno di fare casino.

Non sono nemmeno arrabbiato.

Sono solo spaventato, al momento.

Mi arrabbierò, dopo?

Non ne ho idea, credo e sono convinto che se ci sarà un dopo la prima cosa che farò sarà guardarlo e pensare con tutto il sollievo del mondo che sono euforico all'idea che sia vivo.

Poi magari lo picchio.

Forse.

Forse no.

L'unica cosa che conta è che sia vivo per prenderle, se mai decidessi di dargliele.

Intravedo la porta malconcia al fondo del viottolo, mi giro per controllare se le guardie ci siano, e sento i passi ma non vedo i loro volti.

Posso farlo.

Se sono veloce abbastanza, posso farlo.

Devo solo...

Quando spalanco la porta con un calcio e mi butto dentro, la prima cosa che mi colpisce è l'odore. Il profumo di Tooru è fortissimo, fiori e miele e tutto quello di cui sa di solito.

Inebriante, forte, sparso ovunque e così fitto da sembrare quasi un banco di nebbia.

Da dove sono, rivolto verso la parte centrale, non vedo una persona.

Vuoto.

Non c'è nessuno.

Sono tutti...

Sono tutti ammassati contro il bancone, in cerchio, seduti o in piedi e comunque tesi e adoranti verso una sola singola persona.

Azzurro come il ghiaccio, il colore che ha addosso.

Azzurro che scorre su pelle bianca come il latte, su muscoli lunghi e affusolati, su un corpo che conosco e che adoro.

Tooru è...

Partendo dal presupposto che lui è bello sempre, e questo è innegabile, ci sono modi in cui mi piace più e modi in cui mi piace meno.

La bellezza più estrema, è quella della mattina presto, quando è arruffato e caldo dal sonno, ha gli occhi appena gonfi e i vestiti un casino, il corpo tutto contro il mio e la voce assonnata. C'è qualcosa di quei momenti che mi sa di quotidianità, che mi scalda il cuore, che mi fa sentire tutta la meraviglia di qualcosa che solo io posso apprezzare.

Ora, ora paradossalmente Tooru non mi piace.

Ma non perché non sia magnifico, lo è.

È impressionante, il modo con cui i vestiti gli cadono addosso, la luce che viene catturata dai gioielli ogni istante in cui si muove, la dolcezza del suo odore, l'eleganza dei suoi movimenti.

Ma c'è qualcosa di brutto.

Com'è possibile che ci sia qualcosa di brutto, in lui?

C'è.

È il modo in cui si è piegato il suo viso.

Ho sempre pensato di fare schifo a leggere le persone, di non essere in grado di capire la loro interiorità, fermo e bloccato com'ero nella mia condizione di freddezza emotiva.

Ma di Tooru, capisco qualcosa.

Forse è lui, forse è il modo in cui si è fatto conoscere.

Forse solo che siamo due anime affini.

Ed eppure non è la prima volta che lo guardo e ho la sensazione forte di sapere che cosa lo catturi. Non so mai perché, non so mai cosa gli provochi queste reazioni così forti, non riesco ad afferrarlo, ma rendermi conto di quando sta male, quello so farlo.

La bruttezza in lui, ora, è il dolore che prova.

C'è così tanto dolore.

Così tanta sofferenza in una persona sola, schiacciante e bruciante, imperiosa.

M'irrigidisce.

Mi fa sentire inutile.

Come posso mandarla via?

Come posso farti stare meglio?

Io... ti ho comprato un regalo, avrei voluto dirgli quando l'avrei rivisto. Avrei voluto poter apprezzare il suo sorriso, la sua onestà, la leggerezza del modo in cui è felice.

Ma quello che mi accoglie, è orrendo.

Ed è lo star male di qualcuno che vorresti non provasse mai quel genere di emozione.

È grazie a Tobio, che mi riprendo, grazie a lui che spezza la trance in cui sono entrato, piegato in due sul bancone con un boccale vuoto di fronte che mi vede e agita forte la mano.

Merda, anche tu.

Stupido ragazzino.

Idiota.

Grazie di avermi svegliato.

Mollo la figlia della locandiera all'ingresso, non dico una parola e mi limito a correre verso l'adunanza delle persone che accerchiano Tooru, di fretta, un po' incazzato, molto preoccupato, in pensiero.

Che cosa è successo?

Che cos'è che ti ha fatto soffrire a quel modo?

Perché hai dovuto fare l'unica cosa che non volevo che facessi, perché hai dovuto metterti in pericolo?

Forse non sono stato abbastanza convincente, quando gliene ho parlato.

Forse non l'ha capito.

Che se me lo portano via, di me non rimarrà niente di sensibile e niente di buono, solo la rabbia.

Maledetto Elfo, perché darmi tutto e poi minacciare di togliermelo?

Ci saranno una decina di Umani, di fronte a Tooru, che lo guardano in completa adorazione. Lo fissano nel modo in cui nessuno dovrebbe, quello che mi fa incazzare davvero.

Non ho tempo per la gelosia.

Ho tempo per...

Non so se mi ha notato, ma se l'ha fatto, non ha avuto tempo di metabolizzarlo, perché il momento in cui tiro un calcio ad un Umano seduto e mi trovo di fronte a lui è così rapido che non credevo neppure io di poterlo vivere.

Il calcio non era necessario.

Ma era volontario, quindi va bene.

Apre le labbra per dirmi qualcosa, vedo che lo fa, ma...

− Tobio, ci sei? –

Steso sul bancone e distrutto, palesemente ubriaco, sbatte le ciglia sugli occhi azzurri come se vivesse a rallentatore.

No, non c'è.

Ce l'ho la forza fisica di farlo?

Non lo so, ma di preoccuparmi del rischio, non ho tempo.

Fulmineo come sono stato in tante battaglie e forse di più, prendo Tobio per la vita e me lo butto in spalla, afferro il braccio di Tooru e tiro.

Tiro forte.

Mi segue.

Sento il rumore di qualcosa che si strappa.

Mi preoccuperò di avergli rovinato i vestiti dopo, ora non c'è tempo, non c'è...

− Iwaizumi, ma che... −

"Iwaizumi".

Soffri, Elfo, perché?

Te lo chiederò.

Quando saremo al sicuro te lo chiederò.

Aggiro il bancone, m'infilo nel ripostiglio.

C'è la locandiera seduta dentro.

Spalanca gli occhi.

Scuoto la testa.

− Se ti chiedono dove siamo, digli che siamo usciti da là. – la prego, anche se il tono di voce sembra più un ordine che altro.

Indico con la testa la porta sul retro, che dà sulla strada.

− Va bene, ma... −

Va bene.

Ha detto che va bene.

Va bene.

Io non ho tempo, signora, non ho tempo di ascoltare. Non ho tempo di pensare che Tobio pesa come un sacco di ferro sulla mia spalla, non ho tempo di pensare che Tooru soffre e che soffre anche con me accanto, non ho tempo.

Non ce l'ho.

Mollo Tooru un istante, tiro avanti lo scaffale, apro la porticina, ci spingo l'Elfo dentro, m'infilo dietro di lui.

Passi nella locanda, li sento, li sento.

Passi pesanti, da soldati bardati.

Chiudo la porta per metà, rimetto a posto lo scaffale, chiudo definitivamente sperando di aver azzeccato il posizionamento, pregando che la vecchia mi aiuti se non è così.

Il mio respiro è affannoso, veloce, il petto si alza e abbassa.

− Iwaizumi, ma che sta succedendo? –

− Ce la fai a portare Tobio? –

Ho la voce dura, frettolosa, quella che avevo quando comandavo i soldati, niente della dolcezza che uso con Tooru, niente della morbidezza, dell'affetto.

Non ho tempo.

Non ho...

− Credo di sì, anche se pesa, ma mi vuoi spiegare che cosa... −

− Elfo, stai zitto. Porta giù Tobio, vengo a prendervi io. –

La sua espressione diventa arte. Ma non un'arte felice, ahimè, un'arte sofferente, struggente, melanconica.

Bella, ma anche brutta.

Brutta di dolore.

− Iwaizumi, io... −

− Vai, cazzo! –

Ingoia le parole.

Si morde il labbro inferiore come se volesse trattenersi dal piangere, allunga le braccia quando gli porgo il corpo mezzo rincoglionito di Tobio che secondo me non ha nemmeno capito quello che è successo, infila una mano sulla sua vita e se lo regge addosso.

Pesa, ma il lupo è collaborativo, si tiene un po' in piedi.

Vorrei...

Vorrei chiederti perché stai piangendo, bell'Elfo con gli occhi scuri, vorrei chiederti perché stai male, che cosa ti rovina, che cosa ti rompe e che cosa ti distrugge.

Vorrei scartare la bellezza che ti avvolge per conoscere ciò che di te è orrendo, orribile, brutto, imparare ad apprezzare anche quello.

Ma non ho tempo, Tooru.

Perché se lo perdo, se perdo tempo, ti porteranno via da me.

E morirei, se succedesse.

Inizia a scendere le scale singhiozzando piano, ma quello che faccio io è cercare di calmare il mio respiro e aguzzare l'udito per cercare di carpire le parole.

Le cose possibili sono due.

O credono alla fuga, e intimamente spero che succeda questo, o le attaccano per tradimento, ci scoprono e portano via Tooru.

Nel caso fosse la seconda opzione, quella che decideranno di praticare, allora sarò costretto a prendermi le mie responsabilità e difendere persone che non ne possono niente.

Non voglio combattere.

La mano si chiude sull'elsa della spada una volta ancora, una seria, a questo giro, il mio cuore batte così forte da rimbombarmi nelle orecchie, i passi sono piccoli e sottili, verso il fondo della scalinata.

Sento il rumore di una porta che si apre.

− Dov'è, il principe? –

− Quale principe? –

Voci maschili, diverse da quelle di prima. È un altro, questo, un'altra persona.

Sarà...

− Il principe perduto degli Elfi, vecchia, non ha visto le pergamene in giro per la città? Che c'è, ora voi paesani non sapete nemmeno guardare delle immagini, oltre a non saper leggere? –

Stronzo.

Questo è uno stronzo al comando.

La vecchia...

− Dice il bel ragazzo che è passato di qui? –

− Tooru del Regno degli Elfi del Sole. –

La sento ridere.

− Che nome altisonante per un ragazzino con dei bei orecchini. –

Rumore di oggetti che si spostano, quasi di colluttazione. L'ha presa per il braccio, forse, spero non per il collo.

I miei muscoli si riscaldano e stanno per scattare, ma sto fermo.

− Il nome di un principe. Sta prendendo per il culo il principe? –

Se sento il rumore del metallo di una spada, esco e lo ammazzo.

− No, Signore, non lo sto facendo, io... −

− Tu devi rispondere alla domanda che ti ho fatto, vecchia, o ti stacco la testa, intesi? Dov'è il principe? –

− È uscito di là. –

Appiattisco il mio respiro, cerco di farlo.

− Sicura? –

− Ho visto un bel ragazzo vestito di azzurro uscire correndo da quella porta. –

− Chi c'era con lui? –

Ci ha creduto?

Cazzo, se ci ha creduto siamo salvi, siamo...

− Un Umano. –

− Ho chiesto chi, non che cosa fosse. –

− Non ne ho idea. –

Altro rumore di colluttazione.

Questa volta però è attutito da un'altra parte, come se fosse al fondo della stanza. Stanno... portando qui qualcuno?

− Ammazzo la ragazza se non mi dici chi cazzo era quell'Umano, vecchia. –

− Non dirglielo, mamma, non... −

Ammutolita da qualcosa che credo sia una mano, forse un panno.

− Era un Umano qualsiasi, non ho idea di chi fosse, c'è parecchia gente che passa di qui. –

Ha la voce preoccupata, però, la locandiera. Non è il tono convincente di prima.

Povera donna, cazzo, povera, povera donna.

− Vecchia, stiamo parlando di un Umano che riesce a resistere a Tooru e che lo fa scappare da un villaggio pieno di guardie. Non è un Umano qualsiasi, ora tu mi dici chi cazzo è. –

Sento un lamento.

La stanno...

Ora esco.

Ora...

− Lo Sterminatore di Fate, è lui. –

Cala il silenzio.

"Lo Sterminatore di Fate", quanto tempo era che non sentivo questo nome. Quanti anni che nessuno mi chiama in questo modo.

Io...

− Lo Sterminatore di Fate? –

Come voce arruffata, quella che sento provenire più bassa delle altre. È la ragazza che si lamenta nonostante il bavaglio, che si oppone.

− Vive qui vicino. Lui e il principe erano insieme. L'ha portato via. –

− Qualcun altro? –

− No. –

Sento come un grugnito di rabbia, il rumore di qualcosa che si muove, vetro in frantumi. Ha tirato un pugno sul tavolo? Ha buttato per terra qualcosa? Ha...

− In che rapporti erano, lo sterminatore e il principe? –

− Il principe dice che stavano insieme. –

Suono sordo di qualcosa che sbatte contro il legno.

Questo è decisamente un pugno sul tavolo.

Altri passi.

Mi sembra che qualcuno parli, ma non distinguo bene le parole, dev'essere lontano.

Sento la risposta.

− Se lo troviamo lo ammazzo io lo Sterminatore, non è un problema. Ma quello è uno stronzo furbo, se vuole scappa, ha fatto così per anni, no? –

Moto di rabbia che tiro in fondo a me stesso.

No, non sono uno furbo che scappa e provaci, ad ammazzarmi, figlio di puttana.

− Sarà solo un altro stronzo fissato con Tooru, cazzo, un altro dei milioni che ci sono nel mondo. Quel principino non lo scordi se lo provi, lo sanno tutti. –

Io...

Sì, sono un altro dei milioni fissati con Tooru, su questo non ho niente da dire.

Ma "non lo scordi se lo provi"?

Che cazzo è, un oggetto?

− Non c'è un cazzo, qui. Andiamo, l'odore del principe mi fa un effetto strano. Non vedo l'ora che torni, cazzo, quel bastardo dà la dipendenza. –

Ora...

− Il Re ha detto che me lo lascia, se lo trovo, non scherzare. –

"Me lo lascia".

Oh, se te lo lascia.

Lui, magari.

Se pensi che te lo lasci io, penso che tu abbia completamente sbagliato strada.

Il silenzio nel mio angolo è assordante, mentre ascolto lo sferragliare delle armature che si muovono, come se si stessero allontanando.

Voglio solo...

− Se il principe o lo Sterminatore mettono piede qui un'altra volta, la notizia deve arrivare immediatamente da una di voi due. Se non sarà così, siete morte. –

− Certo, mio Signore. –

− Andiamocene. –

Se ne vanno.

Se ne...

Passi verso l'esterno.

Passi che ticchettano di fronte a me.

Pochi metri, separano me e questo rifiuto che è la guardia che così male parla di Tooru, pochi metri che attraverserei con la spada per ucciderlo.

Si ferma.

E poi ricomincia a camminare, ed esce.

Sono andati via.

Merda, merda, merda.

L'adrenalina scende come lava in me, mi fa tremare il corpo tutto in una volta e poi inizia a scomparire mangiata dai miei muscoli, a svanire.

Mi sento stanco.

Mi sento vuoto, mi sento devastato e mi sento...

Ci è andata bene.

Ci è davvero andata bene?

Tooru è al sicuro?

Al sicuro, al sicuro. Nessuno l'ha preso, nessuno me l'ha portato via.

Stanno tutti bene, stiamo tutti bene, va tutto bene.

Cazzo.

Afferro il mancorrente delle scale per non cadere, ho le gambe molli e la testa pesante, e quando sento che i rumori di fuori si sono quasi completamente diradati, quando mi sembra che tutti i soldati siano andati via, inizio a scendere.

Ora è come se non ci fosse niente nella mia mente.

Ed è nel campeggio vuoto, che tiro fuori una ad una le cose che avevo messo da parte quando non avevo tempo.

L'Elfo...

Sono così felice, che sia vivo, che stia bene.

Vorrei sapere cosa gli ha fatto male.

Credo di essere anche molto arrabbiato con lui. Ha messo in pericolo me, ma questo non m'interessa, ma anche degli innocenti, e se stesso e Tobio, che sono le uniche due persone di cui m'interessa davvero.

Piangeva.

Mi ha chiamato "Iwaizumi", vero?

Che cosa c'è, nell'Elfo?

C'è qualcosa che non va, ma cos'è?

Cosa così forte da fargli fare quello che ha fatto?

Arrivo al fondo delle scale di nuovo pieno di pensieri.

Nemmeno il tempo di rilassarsi, do a questa stupida testa che ho.

Ci sono tanti cunicoli, tante porticine che conosco. Ho detto di aver fatto sesso con la figlia della locandiera, no? Beh, è stato qui, in una di queste.

Non ho idea di quale, ero troppo ubriaco.

In fondo ci sono due porte aperte.

Apro la prima.

C'è Tobio, steso di faccia sul materasso, che russa.

Stupido di un ragazzino, quando si sveglia gli faccio il culo per aver bevuto. Ho capito che è sempre bello provare cose nuove, ma cosa gli ha detto il cervello? Non è che pretendessi che fermasse Tooru, dopotutto non è responsabilità sua cosa fa l'Elfo, ma c'era bisogno di ubriacarsi?

Controllo che respiri, lo giro di lato per evitare che comprima lo stomaco mentre dorme, richiudo la porta e lo lascio dov'è.

E poi, poi vado alla seconda porta.

È successo tutto così in fretta che...

Apro piano.

Non si addice alla rabbia che provo nei suoi confronti, ma all'affetto, e quello non posso dimenticarmelo anche se sono arrabbiato.

Non ne sono in grado.

Tooru ha il vestito strappato, una delle maniche che penzola e lascia intravedere buona porzione del petto, la schiena sopra il letto schiacciata contro la testiera, le gambe al petto.

Trema.

Piange.

Chiudo la porta.

Non tira su la testa.

Sei così bello, Tooru, ma così brutto. È così brutta, la tua tristezza, non mi piace. Non ti si addice, vorrei che non l'avessi, vorrei che la gettassi via.

Vorrei che non mi facesse arrabbiare, vorrei che non ti facesse fare cose stupide, vorrei che non mettesse in pericolo le persone a cui tengo.

Ma non posso sperare che vada via, perché quello che penso di aver capito, Elfo, è che la tua bruttezza tu non puoi allontanarla, da te.

È tua.

È tua come la bellezza.

L'unica cosa che posso fare, è imparare ad amarla come sto imparando ad amare te.

Amore, eh?

No, non lo so, non lo so ancora.

Ma non è quello, forse, il cammino che ho intrapreso? Non ci sono arrivato, non ancora, non così presto, ma so che terminerò là il mio vagare.

Imparerò ad amare anche ciò che in te ti disgusta.

Ma per farlo, prima devo conoscerlo.

− Tooru. –

Non risponde.

Faccio un passo, lui tira più su le gambe.

È vero, che io sono ferro e vetro colorato e tu sei diamanti e platino.

Ma il ferro e il vetro colorato sono una certezza, perché sono comuni, perché si lavorano con facilità, perché non serve essere delicati per usarli.

Le cose preziose, come lo sei tu, hanno bisogno di attenzione, hanno bisogno di tempo, e certe volte splendono meno per il solo fatto di esser state trattate male.

Nessuno pretende perfezione, dal ferro e dal vetro colorato, perché sono cose che non ne hanno mai avuta. Ma se un diamante per solo, singolo momento smette di splendere come faceva, allora è orrendo, è brutto, nessuno lo vuole più.

Il peso, di essere platino e diamanti, è che brilli per gli altri, tutti ti trattano come se brillassi per loro.

Non sono un orafo, un artista.

Ho solo le mie due mani per poterti lucidare, e non credo di esserne in grado, dopo la sofferenza e la cattiveria con cui ti hanno trattato le persone che sono passate prima.

Ma se tu decidessi di splendere nonostante tutto, se tu riuscissi a lucidarti da solo, Tooru, allora non importerebbe più che sei raro, che sei prezioso, che sei fragile, perché saresti come sei solo per te stesso.

Non posso farlo io.

Spero però, di poterti aiutare a farlo.

− Tooru. – ripeto.

Sento il rumore di un singhiozzo, poi la voce, spugnosa del pianto.

− Stavano venendo a prendermi? –

− Sì. –

− Stanno tutti bene? –

− Sì, Tooru, stanno tutti bene. Non è successo niente. –

Singhiozza più forte, più forte.

Un altro passo, un altro ancora.

Arrivo con le ginocchia di fronte al materasso.

− Questo è il momento in cui capisci quanto schifo faccio e mi abbandoni, non è vero? –

Questo...

Mi siedo sul letto, ma non lo tocco.

Rimango a guardarlo, anche se lui non guarda me.

Delicato.

Vorrei poterti dire che ti proteggerò, perché sei delicato, ma sarebbe ingiusto.

Quello che devo fare, quello che mi prometto in quest'istante, è che farò di tutto perché tu provi a brillare da solo.

− Questo è il momento in cui capisco quanto schifo fai e imparo ad amare anche quello. –

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➥✱"glainne iarainn agus dathte" in gaelico significa "ferro e vetro colorato".

(era scontato che avrei inserito oikawa che è oikawa vero e non oikawa regina del cielo, ma fa sempre male, vi giuro. in ogni caso spero che vi piaccia anche se è meno gioioso del solito, credo che anche questo sia ampiamente parte del suo personaggio. mi sarebbe sembrato ingiusto lasciarlo principino tutto carino tutto felice perchè è una storia dedicata a lui e vorrei parlasse davvero di lui, spero che la mia scelta non vi infastidisca <3)

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