Capitolo 2

Il primo giorno é andato bene, sono rimasta chiusa in camera per tutto il tempo.
Non ho incontrato nessuno, non avevo voglia di socializzare, ma oggi mi tocca.

Mi metto a sedere e inizio ad osservare la mia stanza.
Alexa aveva ragione non é grande.

Riesce a contenere un letto matrimoniale, un comodino piccolo alla mia destra e un armadio a specchi davanti a me, fine.
Ma va bene anche così, non mi aspettavo una reggia.
Mi basta avere un tetto sopra la testa e un letto su cui dormire, l'essenziale é importante.

Decido di alzarmi e di andare a fare la doccia.
Abbiamo solo un bagno e so cosa vuol dire averne solo uno e condividerlo con dei ragazzi.

Mi alzo e prendo due asciugamani, uno piccolo e uno grande, l'intimo e via.
Esco dalla mia stanza e richiudo la porta con estrema delicatezza.

Sono le sei e trenta del mattino e la gente sta ancora dormendo.
Cammino in punta di piedi e mi dirigo verso il bagno.

Alzo lo sguardo e noto sulla porta, una lavagna piccola e bianca con un pennarello attaccato accanto ad essa.

Strano, chissà a cosa serve questa lavagna sulla porta del bagno.
Alzo le spalle ed entro.
Bene, che abbia inizio la mia solita routine.

Dopo che finisco di mettermi l'intimo, mi ricordo di aver dimenticato i vestiti.
Così decido di rimettermi il pigiama, se così si può chiamare.

Indosso una maglia a maniche lunghe di Thomas.
Lui non la usava più e allora ho deciso di prenderla io e di utilizzarla come pigiama, tanto la sua funzione é da vestito nel mio caso.

Afferro il mio pettine e inizio a torturare i miei lunghi capelli.
Li ho lasciati crescere e prima di venire qui, li ho anche tinti.
Avevo bisogno di un cambiamento, a dire il vero, di un grande cambiamento.

Non sopportavo più il mio colore naturale a causa sua.
Avevo un bel colore, un bel biondo cenere ma non riuscivo più a guardarmi allo specchio senza vedere il suo riflesso al suo interno e così ho deciso di cambiare identità, diciamo.
Ma non mi sono pentita, anzi sono contenta, avevo bisogno di questo cambiamento, dovevo creare una nuova Arya.

Finisco di pettinarmi e afferro il mio spazzolino per poi mettere il dentifricio sopra.
Ma quando porto lo spazzolino verso la bocca, sento la porta del bagno aprirsi per poi girarmi subito verso di essa.

Noto un ragazzo, aspetta é lo stesso ragazzo di ieri!

Quello antipatico!

Cosa ci fa nel mio bagno?!

"Ancora tu?", domanda scocciato.
"Non vedi che é occupato?", incrocio le braccia.
"Tempo scaduto mia cara", si avvicina.
"Come scusa?", sono sconvolta.
"Non consoci la regola del bagno e della lavagna?", apre la prima anta dell'armadietto posizionato sopra al lavandino.

Regola del bagno e della lavagna?

Di che cosa sta parlando?

Guardo con aria confusa questo ragazzo e aspetto una spiegazione.

"Non ci posso credere! Perché tocca a me spiegare queste cose?!", sospira irritato.

Alzo il sopracciglio e continuo a guardare questo essere maleducato.

"La lavagna serve per trascrivere delle cose. Ogni volta che entri in bagno devi scrivere il tuo nome e l'ora di entrata. Noi ragazzi abbiamo a disposizione quindici minuti mentre voi ragazze venti e tu hai già superato il limite di tempo", mi spintona leggermente.
"Ma che modi! Io non lo sapevo!", sbotto arrabbiata.
"Beh, ora lo sai", afferra la sua maglia e se la toglie.

La vista diventa alquanto bella, ma una cosa attira la mia attenzione.
Una cicatrice lunga posizionata sul suo pettorale destro mi fa pensare.

Come si é procurato questa ferita?

Abbasso lo sguardo e noto le sue nocche viola e un taglio sul braccio sinistro.

Ma che ha fatto questo ragazzo?

"Hai finito di esaminare il mio corpo?", si prepara l'occorrente per farsi la barba.
"Devo lavarmi i denti", evito la sua domanda.
"E quindi? Non puoi lavarteli?", alza le spalle.

Inizia a mettersi la schiuma da barba e il suo silenzio mi irrita.
Stringo lo spazzolino e decido di uscire fuori, mi laverò i denti da un'altra parte!

Apro la porta e quando compio questo gesto sento la sua irritante voce.

"Mi raccomando chiudi la porta", la sua voce mi irrita ancora di più.
"Fallo tu visto che sei così bravo a interrompere gli altri!", sbatto la porta e cerco di trattenere la mia rabbia.

Mi giro, ma vado a sbattere contro qualcuno.
Cado per terra e inizio a stingere i pugni.
Non doveva iniziare così la mia giornata.

"Fai più attenzione mia cara", qualcuno afferra la mia mano e in un nano secondo mi ritrovo in piedi.
"Grazie ma non era necessario...", alzo lo sguardo e noto il ragazzo dagli occhi blu.
"Cole", continua la mia frase.

Annuisco e lascio la presa, oggi fin troppo contatto, non va bene.
Ho anche parlato abbastanza.

"Aspetti il tuo turno?", indica il bagno.
"No, ho finito", alzo le spalle.
"Non sembra, hai ancora lo spazzolino in mano", prova a continuare la nostra conversazione.
"Dettagli", supero Cole.
"Acida già di prima mattina?", inizia a ridacchiare.
"Si, lo sono! Infatti non rivolgermi più la parola, soprattutto la prima mezz'ora dopo il mio risveglio", vado verso camera mia.
"E perché scusa?", domanda.
"Sono alquanto acida e scorbutica!", apro e chiudo la porta.

Ma tu guarda che ragazzi!

Che nervoso!

Soprattutto il ragazzo di ieri!

Come ha osato?

Non ha nemmeno bussato!

E poi io come facevo a conoscere quella stupida regola del bagno?!

Ah, voglio andare via!

Mi butto a peso morto sul letto e cerco di trattenermi.
Cole ha ragione, sono alquanto acida, ma prima non ero così.

Le vicende, le persone, la vita, ti cambiano.
E a me é successo questo, sono cambiata a causa delle circostanze e a causa delle persone.
Mi sono adeguata, ho modificato il mio carattere e il mio pensiero.

Uffi, devo pensare ad altro.

Andiamo a cercare qualche vestito decente.
Apro l'armadio e inizio la mia ricerca.
Ovviamente, come ogni mattina, non riesco a trovare niente e passo mezz'ora davanti all'armadio.

Dopo tutto questo tempo, decido di prendere un paio di jeans blu strappati sul ginocchio e una maglietta con le spalle scoperte bianca.

Si, é vero amo i vestiti extra larghi, ma ci sono anche dei giorni in cui mi mostro alle persone e oggi é uno di quelli.
E poi diciamo che solo la maglia é attillata i pantaloni no.
La vita é stretta, ma poi partono larghi, non aderiscono sulla mia pelle, mi fanno respirare.

Afferro una cintura nera e la metto in vita e così sono pronta.
Prendo il mio spazzolino ed esco dalla stanza.

Dove posso lavarmi i denti?

Attraverso il corridoio, quando la porta del bagno viene aperta ed esce fuori il ragazzo antipatico.
Lui si ferma e io mi metto accanto a lui, afferro il pennarello e inizio a scrivere il mio nome.
Poi guardo l'ora sull'orologio e scrivo anche quest'ultima per poi aprire la porta del bagno.

"Contento ora?", lo guardo male per poi chiudergli la porta in faccia.
"A quanto pare impari in fretta", lo sento ridacchiare.

Ragazzo odioso!

Per colpa tua sono già di cattivo umore!

Mi lavo i denti e dopo qualche minuto esco dal bagno.
Chiudo la porta e inizio a sentire delle voci.

Vado in salone e noto Cole insieme al ragazzo con gli occhi neri seduti sul divano a fissare la tv.
Mentre Alexa é in cucina con il ragazzo dagli occhi azzurri come il ghiaccio.

"Giorno Arya", mi saluta la ragazza.
"Giorno", cerco di sorridere.
"Dormito bene?", domanda.

Se per dormito bene intendi solo due, tre ore a notte, diciamo di sì.

"Certo", mento.

Lei sorride e mette dei pancakes su un piatto gigante.
Mi siedo su una sedia, accanto al muro e osservo quella delizia.

"A tavola ragazzi", posa il piatto sul tavolo.

I ragazzi si siedono tutti al loro posto e iniziano a prendere i pancakes per poi posizionarli sui loro piatti.
Dopodiché alzano tutti lo sguardo e iniziano a fissarmi.

"Cosa?", domando.
"Non puoi sederti li", sussurra Alexa.
"E perché scusa?", continuo.
"Perché questo é il mio posto", sento la sua voce irritante.

Mi giro verso di lui e inchiodo i miei occhi nei suoi.
Nonostante la somiglianza del colore, il suo sguardo sembra più intenso e più magnetico rispetto al mio.
Anche io ho gli occhi marroni, ma i suoi sembrano essere più belli.

"Sei sicuro? Non ho letto il tuo nome sopra", lo sfido.

Sento i ragazzi ridacchiare e l'espressione del ragazzo antipatico cambia.
Corruga le sopracciglia e fulmina i suoi coinquilini.

"Non ho intenzione di stare ai tuoi giochetti, vado di fretta, quindi...", tira la sedia verso di lui.

Si mette davanti a me, afferra le mie gambe, mette la sua mano intorno alla mia schiena e mi solleva dalla sedia.

"Come osi?! Mettimi giù!", inizio a dimenarmi.
"Davvero vuoi che ti metta giù ora?", domanda.
"Si", incrocio le braccia.
"Eccoti servita principessina", lascia la presa e mi fa cadere per terra.

Sbatto il sedere e le gambe sul pavimento freddo.

Che cosa ha appena fatto?

"Oh oh", sento la voce di Alexa.

Mi alzo in piedi e inizio a tirare fuori tutta la rabbia che ho trattenuto dentro di me.

"Ora basta! Chi ti credi di essere?", afferro la sua spalla e mi metto davanti a lui.
"Non una divinità greca e non un principe azzurro", fa riferimento alla scena di ieri.
"Non puoi trattarmi in questo modo", punto il mio dito sul suo petto.
"Io faccio quello che mi pare", afferra un pancake.
"E ora, se non ti dispiace", mi sposta.

Afferra le sue scarpe posizionate accanto al divano, apre la porta ed esce, lasciandomi a bocca aperta e con la rabbia alle stelle.

Sento le sedie scivolare sul pavimento e poi i passi dei ragazzi.
Cole e il ragazzo dagli occhi neri si siedono sul divano, mentre il ragazzo dagli occhi azzurri come il ghiaccio va verso la sua stanza.

"Vieni qui", Alexa afferra la mia mano.

Mi tira verso di lei e andiamo verso il lavandino della cucina.
Apre il rubinetto e inizia a far scorrere l'acqua.

"Il ragazzo di prima é Noah Montgomery, quello di cui ti ho parlato ieri", inizia.

Quindi é così che si chiama quell'antipatico!

"Non farci caso, é fatto così. Basta solo non parlare e non invadere il suo spazio, tutto qui", cerca di consolarmi.
"Non mi interessa! Non si può comportare così! Hai visto cosa ha fatto?!", indico il mio fondoschiena.
"Ho visto e mi dispiace molto Arya", é triste.
"Va bene ho capito, lascia perdere", cerco di tranquillizzarla.

Da quel poco che ho visto, Alexa sembra essere una persona molto solare e socievole, attenta ai dettagli, cerca di essere amica di tutti noi e vuole creare una bella atmosfera qui intorno.

Per oggi lascerò perdere questo discorso, non voglio rattristarla, non ne vale la pena, almeno non ora.
Siamo solo all'inizio.

"Un'altra cosa Arya", inchioda i suoi occhi nei miei.
"Ci sono altre regole da rispettare oltre a quella del bagno", inizia il suo discorso.
"Quali?", domando.
"I piatti si lavano a turni, una persona diversa per ogni parte del giorno: mattino, pomeriggio e sera. Sul frigo abbiamo messo un'altra lavagnetta", mi fa andare verso di esso.
"Da come vedi oggi al mattino ci sono io, al pomeriggio Shane e di sera Andreas. Domani toccherà a te, Cole e Noah", mi spiega.

Bene, perfetto!

Ho persino i suoi stessi turni!

Fortuna portami via...

"Mentre per quanto riguarda le pulizie é diverso. Ogni venerdì puliamo l'appartamento. Ognuno pulisce la sua stanza, mentre per quanto riguarda la cucina, il salone e il bagno, dividiamo le persone. Ma per questo non ti devi preoccupare, i turni li comunicherò giovedì", si lega i capelli.

Poi si dirige verso il lavandino e inizia a lavare i piatti.

"Niente feste a casa nostra, niente ragazze o ragazzi intorno, coprifuoco a mezzanotte salvo qualche eccezione. Se vuoi rimanere fuori la notte devi avvisare così da poter stare tranquilli. Che tu sia con i tuoi amici o con il tuo ragazzo, non importa, devi mandare solo un semplice messaggio", elenca il tutto dettagliatamente.

Tranquilla Alexa, non ti preoccupare, non é mia intenzione avere degli amici, figuriamoci un ragazzo.
Non ho il tempo necessario e meno la voglia.

Preferisco rimanere da sola.
Basta sofferenza, non ne ho più bisogno.

Annuisco a tutto quello che ha detto e decido di andare in camera mia.
Le vicende di stamattina hanno prosciugato le mie energie.

Più tardi andrò in spiaggia, magari verso la sera.
Amo il mare e adoro ascoltare il suono delle onde, mi rilassa, mi porta in un'altra dimensione.
É il mio toccasana.

Entro in camera mia e mi butto sul letto, chiudo gli occhi e mi addormento.

...

Un rumore strano e forte mi sveglia.
Apro lentamente gli occhi e inizio a stiracchiarmi.
Mi alzo in piedi quando sento un secondo rumore forte e potente che mi fa sobbalzare.

Ma che sta succedendo?

Apro la porta della stanza e inizio a sbirciare.
Noto Cole davanti alla porta fare avanti e indietro ed Alexa che cerca di calmarlo.

Lui si arrabbia ancora di più per poi andare verso la sua stanza.
Alexa sospira pesantemente e si butta sul divano coprendosi la faccia con le mani.

In che appartamento sono capitata?

Chi sono questi estranei?

Richiudo la porta e decido di andare a farmi un giro, ne ho bisogno.
Afferro una felpa nera di Edward, il telefono e le mie Converse bianche ed esco dalla stanza.

Attraverso il corridoio e vado davanti alla porta.
Alexa si toglie le mani dalla faccia e inizia ad osservarmi.

"Vado in spiaggia", anticipo la sua domanda.
"Okay", sorride debolmente.

Apro la porta ma una strana sensazione mi blocca.

Non farlo Arya!

Hai fatto una promessa, niente più amici, niente più drammi.

Ah, ma non ci riesco!

É così triste e preoccupata questa ragazza...

Uff che nervi!

Solo stavolta.

Chiudo la porta e abbasso il mio sguardo verso di lei.
Inizio a stringere la maniglia fino a far diventare le nocche bianche.
Torturo il mio labbro inferiore e cerco di placare la mia ansia.

"Arya tutto okay?", domanda Alexa preoccupata.
"Io si, tu piuttosto?", sussurro.
"Cosa?", é confusa.
"Tu stai bene?", ripeto.

Rimane ferma per qualche secondo e mi guarda attentamente con la bocca semiaperta.

Si, tranquilla anche io mi stupisco di me stessa.
Ho fatto un grande passo avanti e non credo di rifarlo ancora.

"Diciamo di si, soliti drammi", inizia a torturarsi le dita.
"Sicura?", insisto.

Oh ma dai!

Che cosa ti sei proposta qualche secondo fa?!

Sono un caso perso...

"Ehm...si, non ti preoccupare", si alza.
"Puoi andare in spiaggia", sorride.
"Okay", allungo questa parola.

Apro la porta e mi giro verso di lei ancora una volta.

"Allora ci vediamo più tardi", la saluto con la mano.
"Certo, a dopo Arya", fa la stessa cosa.

Chiudo la porta e rimango a pensare per qualche secondo.

Per oggi basta così, ho già fatto fin troppo.
Vado verso l'ascensore e premo il pulsante.
Dopo qualche secondo arriva e le due porte si aprono.

"Ora funzioni eh?", entro scocciata.

Digito il pian terreno e aspetto la discesa.
Esco dal palazzo e inizio ad attraversare il vialetto.
Dopo di esso si presenta un parco con una grande distesa verde.

Vari alberi e fiori lo rendono bello, quasi un dipinto.
Il vento leggero e tiepido di Miami inizia a solleticarmi e a scompigliare i miei capelli.

Afferro il mio fedele elastico e mi lego i capelli in una coda disordinata.
Continuo a camminare e oltre il parco, trovo la spiaggia e il mare.

Wow, allora é vero che ho il mare vicino!

Almeno questa cosa é reale ed azzeccata...

Mi tolgo le scarpe e non appena le mie dita vanno a contatto con la sabbia fine e fresca, un sorriso grande da bambina si dipinge sul mio volto.

Ho sempre desiderato vivere al mare, mi ha sempre attirato questo posto.
Il profumo di sale, il rumore delle onde, la sabbia fra le dita, mi hanno sempre affascinata.

Semplicemente amo questo posto.

Vado verso il mare e mi siedo a due metri di distanza da esso.
Incrocio le gambe e chiudo gli occhi e inizio a farmi cullare dal rumore delle onde.

Questa melodia mi rilassa, mi fa dimenticare tutto quanto, mi disconnetto dal mondo ed entro nel mio mondo.

Anche mio papà ama il mare e il colore blu, infatti, per questo motivo ha deciso di chiamarmi Azzurra.
Gli ricorda il suo luogo preferito e poi ha sempre detto che io assomiglio ad esso:

"Sai essere agitata e calma allo stesso tempo, vai contro tanti ostacoli ma sai anche rialzarti, sei come un mare in tempesta, ma sai anche essere il più grande spettacolo della natura".

Sorrido nel ricordarmi le sue parole e continuo ad ascoltare questa meravigliosa melodia.
Il tempo passa e il sole inizia a tramontare, ma io rimango ad osservare questa meraviglia.

Non appena le stelle iniziano a brillare alzo il viso e le osservo attentamente.
Sembrano così piccole, ma belle allo stesso tempo.
La loro infinità mi colpisce e la loro maestosità mi ipnotizza.

Ho proprio fatto la scelta giusta, Miami é fatta per me, io sono fatta per questa città.
Racchiude una parte di me, anzi no, in realtà racchiude me, questa sono io.

Decido di prendere il telefono e di guardare l'ora.

O mamma é mezzanotte!

Quante ore sono stata fuori?!

Mi alzo e inizio a correre alla velocità della luce, sono già in ritardo.
Devo avvisare Alexa.

Sto arrivando a casa

Premo invio e continuo a correre.
Arrivo davanti al portone e solo ora mi ricordo di aver dimenticato le chiavi.

Brava Arya!

Bella mossa!

E ora che faccio?

Mi passo una mano sulla fronte e cerco di trovare una soluzione, ma quale?

Alexa non mi risponde e non ho i numeri dei ragazzi.

Che faccio?

Provo a suonare a caso?

Si, ma queste persone mi apriranno solo il portone di ingresso, non la porta del mio appartamento!

Uff, perché tutte a me?

"Hai dimenticato le chiavi?", mi giro di scatto.

Noto Cole davanti a me con un mazzo metallico fra le sue mani.
Annuisco e rimango in silenzio.

"Dai entra", apre il portone e mi fa passare davanti a lui.
"Grazie", lo guardo.
"Figurati. Piuttosto dove sei andata? É tardi per una ragazza", andiamo verso l'ascensore.
"In spiaggia e poi che cosa vuoi insinuare con l'ultima frase?", alzo il sopracciglio.
"Sei alquanto suscettibile e incredula eh?", saliamo.
"Si, lo sono", premo il pulsante numero nove.
"Come mai?", domanda.
"Non sono affari tuoi", sono fredda.

Rimane in silenzio per poi riprendere a parlare.

"Come ti chiami?", domanda.
"Lo sai già", alzo il viso.
"Il tuo nome e cognome", insiste.
"Perché ti interessa?", ribatto acida.
"Perché dobbiamo aggiungere il tuo cognome sotto sul citofono e sulla cassetta della posta", sospira.
"Ah", l'ascensore si ferma.
"Allora?", usciamo fuori.
"Arya Azzurra De Angelis", rispondo.
"Italiana?", prende le chiavi dalla tasca dei jeans.
"Papà italiano e mamma americana", puntualizzo.
"Bello. E come mai hai due nomi?", apre la porta.
"Mamma ha scelto Arya e papà Azzurra. Non sono riusciti a trovare un compromesso ed eccomi qui, con due nomi", apro il frigo e prendo una bottiglia di acqua.
"Ottima scelta, sono davvero belli", si mette dietro di me e fa la stessa cosa.

Il suo petto tocca la mia schiena e una strana sensazione invade il mio corpo.
Stranamente inizio ad avere caldo e non riesco a decifrare il perché.

"Grazie per prima. Buonanotte", supero questo ragazzo.
"Di già? Non ti va di rimanere ancora con me?", afferra la mia mano e mi tira verso di lui.

La mia mano va a contatto con il suo petto e lui si abbassa alla mia statura.
Inchioda i suoi occhi blu nei miei e io inizio a perdere il controllo.
Mi ricordano il mare e questa cosa non va bene.

Ricorda le tue promesse Arya!

Niente ragazzi, non hai bisogno di loro!

"Sono stanca, grazie ancora", lascio la presa ed indietreggio.
"Peccato", avanza verso di me.
"Notte Azzurra", mi accarezza la testa e se ne va.

Azzurra?

Mi ha appena chiamata in quel modo?

Solo papà mi chiama così ogni tanto, da dove ha preso tutta questa confidenza?

Vado in camera mia con mille pensieri e mille dubbi in testa.
Mi cambio in pigiama, cioè con la maglia di Thomas e mi butto sul letto.
Chiudo gli occhi e cerco di addormentarmi.

...

É inutile!

Non riesco a dormire!

Questo Cole continua a rimanere nella mia testa, non vuole uscire fuori.

Mi alzo arrabbiata e decido di andare a mangiare qualcosa perché ora che ci penso non ho mangiato niente.

Vado in cucina e apro il frigorifero, prendo il latte e lo poso sul tavolo.
Poi vado verso i cassetti e inizio a cercare dei biscotti.

Apro qualsiasi cosa si presenta sopra al lavandino perché non ho la più pallida idea di dove tengono le cose.
Finalmente, dopo una lunga eternità, riesco a trovare i biscotti al cacao.
Ultimo cassetto a destra, bene ora ricorderò questa postazione.

Mi alzo in punta di piedi per riuscire ad afferrare la busta.

Ah, io e la mia bassezza!

"Allora le principesse esistono", qualcuno afferra la busta per me.

Un profumo simile al muschio invade le mie narici e uno strano tintinnio mi fa girare la testa.

"Tu?", noto il ragazzo antipatico.
"Prego", alza le spalle.

Afferro la busta e mi dirigo verso il tavolo.

"Hai dimenticato le buone maniere?", posa i gomiti su di esso.
"Per le persone educate no, mentre per quelle maleducate si", fulmino con lo sguardo questo ragazzo.
"Okay", porta le mani verso il suo viso e appoggia il mento su di esse.

Inizio ad osservarlo e solo ora riesco a notare un orecchino sul suo orecchio sinistro.
É un diamantino nero, davvero molto carino.
Questo accessorio rende questo ragazzo ancora più irresistibile.

Distolgo lo sguardo dal suo viso e lo poso sulle sue mani.
Le sue nocche sono viola e sbucciate e il taglio di stamattina é ancora presente, sembra ancora più fresco ora.

Alzo il viso e inizio ad esaminare il suo.
Il suo zigomo destro é viola e il suo labbro spaccato.

Che cosa ha combinato questo ragazzo?

Mi alzo e vado in camera mia.
Apro il primo cassetto del mio comodino e afferro il kit del pronto soccorso.
É sempre a mia portata di mano, non si sa mai nella vita, soprattutto quando hai tre fratelli che vengono coinvolti in diverse risse.

Ritorno in cucina e noto questo ragazzo seduto sulla sedia intento a scrivere un messaggio.
Poso il kit sul tavolo e attiro la sua attenzione.

"Che cosa hai intenzione di fare?", indica la scatola rossa.
"Disinfettarti", la apro.
"Oh no, sono abbastanza grande", si alza.
"Non mi interessa! Io non lascio le persone in questo stato!", afferro la sua mano e lo tiro verso di me.

Il suo petto si posiziona davanti a me, accentuando ancora di più il suo profumo al muschio.
Inizio a perdere la ragione, la mano inizia a formicolare e il cuore a scalpitare.

Si può sapere che mi é preso oggi?

É solo un ragazzo e poi stiamo parlando dell'antipatico.

Lui mi ascolta e, stranamente, si siede.
Afferro un batuffolo di cotone e del disinfettante e porto la mia mano verso il suo labbro.

Sobbalza leggermente e il suo viso si trasforma in una smorfia.

"Scusa", sussurro.

Lui rotea gli occhi e rimane in silenzio.
Dopo aver disinfettato il suo labbro passo al suo braccio.
Passo lentamente il batuffolo su di esso e alzo lo sguardo per qualche secondo, incontrando i suoi occhi.

Anche lui si ferma a guardarmi e una scarica elettrica attraversa il mio corpo.
Le mie guance iniziano ad andare a fuoco e non sento più le gambe.

Possibile che mi faccia questo effetto?

Non é normale, non per me.

Finisco di disinfettare le sue ferite e mi dirigo verso la spazzatura per buttare il batuffolo.
Apro l'anta che si trova sotto al lavandino e butto questa cosa.

Quando mi giro mi ritrovo questo ragazzo davanti a me e le sensazioni di prima si accentuano sempre di più.

Che ti é preso Arya?!

"Grazie, ma non dovevi", inizia.
"Un grazie mi basta e avanza", supero questo ragazzo.
"Sempre acida e antipatica?", domanda.
"Parla per te maleducato!", mi giro verso di lui per qualche secondo.
"Voi ragazze siete tutte uguali, tutte delle rompiscatole!", sospira.
"Addirittura? Almeno noi abbiamo un cuore!", sbotto irritata.
"Ah certo, scusate!", mi supera.
"Ma perché sto parlando con te? Non devo sprecare fiato con una persona antipatica e maleducata come te", inizio a camminare.

Ma quando supero questo ragazzo, il mio piede va a contatto con qualcosa di freddo ed appuntito.
Sento come una puntura e un bruciore improvviso.

"Ahia!", mi fermo.

Mi giro e inizio a saltellare su una gamba sola.
Vado verso la sedia e mi posiziono su di essa, poi alzo il piede e noto il sangue fuoriuscire.

Si può sapere che cosa é successo?

Che cosa ho calpestato?

"Aspetta un secondo", questo ragazzo apre il kit.

Anche lui afferra un batuffolo di cotone e il disinfettante più un cerotto.

"Fammi vedere", indica il mio piede.

Rimango ferma ed immobile, non ho bisogno del suo aiuto.
So cavarmela da sola.

"Ora non fare la testona! Fammi vedere", inchioda i suoi occhi nei miei.
"Okay", sbuffo.

Alzo il piede e gli faccio vedere la ferita.

"Ti sei tagliata con un pezzo di vetro, si può sapere come ci é finito per terra? Non sanno pulire questi qui?", afferra una sedia e si mette su di esse.

Prende il mio piede e lo posiziona su una sua gamba e inizia a guardarlo.

"Sentirai un piccolo pizzicotto", non mi da nemmeno il tempo di rispondere che estrae il piccolo pezzo di vetro.

Disinfetta la mia ferita e poi mette il cerotto.
Si alza e va a buttare il tutto per poi superarmi senza dire una parola.

Io mi alzo e afferro la sua maglia.
Lui si ferma e si gira a guardarmi.
Sento il suo sguardo bruciarmi la pelle e io non riesco a capire il perché di questo gesto.

"Grazie", sussurro.
"Di nulla", é stupito quanto me.
"Allora le principesse esistono", é la stessa frase che ha ripetuto prima.
"Hai il piede piccolo, molto direi. Si può sapere quanti anni hai?", sorride divertito.
"Ne ho ventitré! E poi non é mica colpa mia se ho il piede piccolo! E poi cosa c'entra la tua frase con il mio piede?", domando irritata.
"Buonanotte Cinderella", afferra il suo borsone nero accanto alla porta del bagno.
"Cinderella?", sono confusa.
"La principessa con il piede piccolo e la scarpetta di cristallo! Non la conosci?", alza le spalle.
"Certo che la conosco! Ma non capisco il perché di questo soprannome!", incrocio le braccia.
"Hai il piede piccolo esattamente come lei", si abbassa alla mia statura.
"Non c'entra! Io ho un nome! Mi chiamo Arya", lo guardo.
"Buon per te! Io preferisco il soprannome che ho scelto", si rimette alla sua statura.
"A me non piace", incrocio le braccia.
"Non sono affari miei! Decido io come chiamarti. Buonanotte Cinderella", mi fa l'occhiolino e se ne va.
"Antipatico!", gonfio le guance.

Ma tu guarda questo tipo, é incredibile!

Mi giro e afferro il mio kit per poi dirigermi verso la mia stanza.
Apro la porta ed entro.
Mi sdraio sul letto e inizio a pensare.

Beh, tutto sommato é un soprannome tenero.
É il primo a chiamarmi in questo modo.

Inizio a sorridere come una bambina, ma non appena realizzo il gesto, mi copro la faccia con le mani.

No Arya, non puoi farlo!

Togliti dalla testa i ragazzi, concentrati su altro!

Sei venuta qui per realizzare il tuo sogno!

Basta, da domani andrò in giro a parlare con varie persone.

Prossimo obiettivo trovare un lavoro e realizzare il mio sogno nel cassetto.

La mia testa deve essere occupata da altro, non dai ragazzi...

{Guardami negli occhi e fammi sognare, prendimi per mano ed insegnami ad amare}

Ciao amici lettori❤️

Come state? Tutto bene?🥰

Vi é piaciuto questo capitolo?🤞🏻

A quanto pare la nostra Arya é molto fredda e distaccata, secondo voi perché?🤔

Quale sarà il significato delle sue frasi?🧐

Perché ha deciso di non fare più amicizia?🤷‍♀️

Ma, soprattutto, perché ha deciso di non avere più un ragazzo al suo fianco?🥺

Chi sarà questo "lui"?🤷‍♀️

Aspetto i vostri pareri❤️

E ora passiamo a Noah😍

A quanto pare anche lui é alquanto distaccato ma non così tanto come la nostra Arya😆nonostante il suo strano carattere, prova a parlare con lei, prova a creare un legame🤔ecco spiegato il soprannome🧐

Secondo voi che cosa combineranno questi due?🤭

Commentate e commentate❤️

Il prossimo obiettivo di Arya é di trovare un lavoro, secondo voi troverà qualcosa?🧐

Purtroppo le sue aspettative e i suoi piani andranno in fumo😅che questo collegamento abbia a che fare con qualcuno in particolare?🤔

Non vi resta che scoprirlo🥰

Grazie ancora per tutto🥰

Buon weekend e a sabato prossimo amici lettori❤️

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