7. Fiducia

«Pensavo non volessi metterci molto, ma cinque minuti sono davvero pochi. Non dirmi che sei anche bravo...» non sapeva come si dicesse eiaculazione precoce in inglese e, come quando non riusciva a trovare una definizione sui cruciverba al primo tentativo, optò per aggirare l'ostacolo. «...nel fare presto». 

Quando aveva incrociato lo sguardo di Agnese, Samuel non avrebbe mai immaginato che l'espressione stupita fosse perché era uscito da quel bagno troppo rapidamente.

Lo aveva fatto ridere: una battuta che capitava a fagiolo, consentendogli di mascherare una lieve delusione. Era evidente che Agnese non fosse interessata in alcun modo a lui.

«Non hai capito. Quella ci ha provato, ma io le ho detto che non era il momento e l'ho aiutata a rivestirsi».

Agnese l'aveva ferito nell'orgoglio, mettendo in discussione la durata delle sue performance.
«Eccola che esce» mormorò la ragazza, «che faccia ha... ci deve essere rimasta malissimo».

Le labbra della ragazza avevano assunto un'espressione imbronciata e la stessa postura con cui stava camminando era meno fiera, con gli occhi fissi sulla pavimentazione dell'aereo.

Samuel affondò nel sedile per cercare di nascondersi. «Passami qualcosa da leggere» ordinò ad Agnese, che iniziò a sghignazzare.

«Non c'è niente da ridere!» protestò fingendosi arrabbiato. «La mia reputazione ha subìto un duro colpo! Spero che quella non vada a raccontare niente in giro. Dovrò farle comunque un provino per rimediare, temo». Era tornato allegro, merito della sua vicina.

Agnese gli mise in mano la rivista di enigmistica, penna compresa: «Qui puoi giocare anche se non conosci l'italiano». Indicò un riquadro in cui erano solo presenti dei puntini numerati da unire.

Samuel si appoggiò alla parete vicino al finestrino in modo da non dover girare la faccia verso il corridoio e collegò i puntini facendo scorrere la penna. Dopo che la sua assalitrice era andata a sedersi senza proseguire sino alla sua postazione, si rilassò.

Agnese confermò: «Tutto a posto! Non è venuta sin qui per denigrarti pubblicamente».

«Che situazione!» brontolò lui passandosi le mani nei capelli, «ho davvero respinto una che stava per farmi...»

«A quest'ora altro che unire i puntini» lo interruppe Agnese, riprendendosi la rivista.

Quando aveva visto passare l'ardita ammiratrice con Samuel chiuso in bagno, aveva capito subito che aveva in mente qualcosa. Ne era felice, perché se lui avesse fatto il suo "dovere", sarebbe stato un ottimo contributo per soffocare la scintilla rendendole tutto più facile. Invece no. 

Era doppiamente arrabbiata con se stessa: in un angolo nascosto del suo cuore sperava che lui non fosse andato fino in fondo per qualche motivo legato alla sua presenza, un'opzione impossibile, dall'altro lato si era resa conto che tutto ciò non l'aveva per nulla ingelosita. 

«Hai trovato uno schema che ti dà filo da torcere?»

La voce di Samuel la distolse da quei pensieri e Agnese si rese conto di essersi fermata a riflettere sulle proprie emozioni con la penna in mano e la Settimana Enigmistica aperta sui cruciverba facilitati. 

«Scherzi? Questi sono i più semplici. Stavo solo pensando».
«A che cosa? Se posso sapere...» Un lieve rossore le era affiorato sulle guance.

Agnese si sarebbe tagliata la lingua pur di non confessargli quello che provava, per cui optò per la risposta più semplice. «A cosa mi attende a New York. Spero che vada tutto bene, ho sentito che stava nevicando prima che partissimo. L'appuntamento con la casa editrice è alle undici di domani, considerando che arriveremo alle quattro del pomeriggio, ho tempo per sistemarmi bene in albergo, andare a cena e fare una bella dormita». In parte era anche vero, ma preferì contrattaccare, ribattendo come una tennista esperta la palla che lui le aveva lanciato.

«E tu? Stai tornando a casa?»

«Sì. Avrei il volo per Los Angeles alle sei e quaranta. Spero che non ci siano ritardi perché non c'erano altre disponibilità, dopo. Mi attendono quasi sei ore di viaggio dopo lo scalo a New York».

«Eri in Italia per lavoro?» sondò Agnese, curiosa e allo stesso tempo desiderosa di non fargli risolvere il rebus che aveva dentro l'anima.

«Non per quello che pensi. Stavo discutendo con la produzione di una trasmissione, ma alla fine ho deciso di rinunciare». Non voleva dirle che era scappato via, lasciando il suo agente in Italia.

«Uh! E quale trasmissione?» Sperava con tutto il cuore che non fosse un'ospitata da Barbara d'Urso o un reality tipo Isola dei famosi.

«Dancing with the stars, o come diavolo si chiama da voi». 

Agnese percepì il brusco cambio di tono nella voce di Samuel. Sembrava quasi arrabbiato. Era evidente che dietro alla rinuncia ci fosse molto di più. Qualcosa che lo turbava? Se ne dispiacque e senza rendersene conto mise da parte il proposito di restare distaccata. «Ok, scusa se ti ho fatto questa domanda. Non voglio farti tornare di cattivo umore, ma se hai voglia di parlarne puoi farlo. Sinora sei tu ad avermi ascoltato, ma sappi che sono disposta a fare altrettanto. Non andrò a spiattellare nulla alle riviste di gossip. Ormai sei a conoscenza di tutte le mie avventure passate e anche se ci facessi un pensierino non mi converrebbe: Miss Violet non deve fare sesso per contratto». 

Quello che gli aveva proposto era una prova di fiducia. Samuel soppesò i pro e i contro.
Se non parli eviteresti eventuali problemi futuri, è pur sempre una sconosciuta anche se non sembra a caccia di pubblicità. Però parlare potrebbe essere utile al piano. E poi le donne spesso amano trasformarsi in crocerossine: potresti raccontarle almeno una parte della verità.

«Ho litigato con Carl, il mio agente, e sono scappato dall'Italia prendendo il primo volo disponibile».

Si fermò per vedere la sua reazione, ma la sua vicina era concentrata su di lui, seria, con quegli occhi da cerbiatta fissi nei suoi e le labbra serrate.

«C'erano alcuni aspetti della produzione che non mi convincevano. Quando mi sono trovato davanti il contratto da firmare mi sono alzato e ho salutato tutti, Carl compreso. Ho spento il telefono e mi sono fatto portare subito all'aeroporto». 

Agnese aprì la bocca, disegnando una "o" con le labbra. «Beh, non oso pensare quando lo riaccenderai cosa succederà. Carl non sarà preoccupato? Lavora per te da tanto tempo?»

«Almeno dieci anni. Da quando ho pensato che potesse sollevarmi da alcune incombenze di tipo legale o contrattuale. Lui non è solo un agente, ma mi aiuta ad amministrare il mio patrimonio. Adesso ha pensato bene di spingermi a uscire dal guscio rassicurante del porno, ma io non sono d'accordo con lui».

Agnese distolse lo sguardo fissando la parte superiore dell'aereo, poi si voltò di nuovo verso Samuel: «L'ultima parola spetta a te. Forzarti a fare cose che non vuoi diventerebbe controproducente anche per lui. Vedrai che capirà, ma la prossima volta spiegaglielo prima di scappare» lo invitò con un sorriso.

«Tu la fai facile. Ho cercato di dirglielo, ma non c'è verso: anche al di fuori del porno la gente vuole che io mi comporti come se fossi in uno dei miei film».

«Beh» Agnese lo interruppe mentre stava cercando le parole giuste per confidarle qualcosa di importante, «penso che sia un problema non facile da risolvere: farsi accettare come persona al di fuori del personaggio. Però, da quello che ricordo, una trasmissione come quella a cui volevano farti partecipare potrebbe essere utile per sganciarti da "Samuel"» mimò due virgolette con le dita. «Di solito fanno emergere aspetti della personalità dei concorrenti meno noti».

Samuel era ammirato da come Agnese non solo stesse ascoltando i suoi patemi, ma anche come si impegnasse a dargli consigli. «La questione centrale è che io sono sempre stato troppo libero nel sesso anche nella vita» gli sfuggì, «ma non so se sono pronto a farlo sapere in giro». Spalancò gli occhi, scioccato dalla confessione che gli era uscita di getto. Aveva compiuto un salto nel buio e soprattutto pensava di aver allontanato Agnese in modo definitivo. Quale donna sana di mente darebbe il numero di telefono a un pornodivo che ha appena detto di essere dedito costantemente al sesso?

L'espressione spaventata di Samuel dopo l'esternazione era emblematica: si era subito pentito della confidenza. Il segnale di allacciare le cinture di sicurezza le impedì di rassicurarlo. Fu lesta a legarsi. «Speriamo che non ci siano vuoti d'aria stavolta» disse in un soffio.
«Dammi la mano» la invitò Samuel.
Agnese era interdetta. Non era sicura che un altro contatto le avrebbe fatto bene. Guardò la mano aperta di Samuel appoggiata tra i due sedili.
«Prometto di lasciartela andare non appena la turbolenza sarà finita» cercò di convincerla, conciliante.
«Non ho paura delle turbol...» Non riuscì a terminare la frase che l'aereo tremò a causa di uno scossone.
La sua mano finì dritta in quella di Samuel.
«Stavi dicendo?» ironizzò lui.


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