Capitolo 40- Il vento non ulula, grida
<< Ehi, che ci fai ancora sveglia?>> dal suo tono della voce traspariva un senso di tristezza e preoccupazione, ma non vorrei tediarlo con le mie domande e poi non vorrei essere invadente a quest'ora della notte.
<< Stavo parlando un po' con Marley>> rispondo stanca. << Tu ancora che studi?>>
<< Ho finito di ripassare adesso. Vado a dormire>> senza dare peso al suo tono della sua voce, entro nella mia stanza e mi butto a peso morto sul letto. Mi costringo ad addormentarmi e sogno la caduta davanti a tutti i miei compagni di oggi; anzi di ieri.
La sveglia del mio cellulare entra nel mio sogno facendomi svegliare. Ho dormito malissimo e mi sono addormentata veramente solo quando l'alba è venuta a rassicurarmi. Ci metto un po' per capire che adesso è tutto reale. O forse sono i sogni a essere reali? Sono una semplice ragazza che sogna di essere una principessa con il proprio principe, o una principessa che sogna di essere una semplice ragazza? Che domanda stupida, non c'è rimedio. Barcollo fino al telefono: il pavimento è ghiaccio sotto i miei piedi nudi. Ancora assonnata cerco di scendere le scale lentamente per evitare di svegliare mio fratello e Marley. Passando davanti alla finestra del corridoio mi accorgo che fuori piove. Non ho più pensieri, non ho più desideri, nessuna frase o riflessione dentro di me dopo questa nottata, dopo aver visto la pioggia mi dico solo: sta piovendo, sta piovendo, sta piovendo e sta piovendo. Il cielo ancora scuro per l'orario è rotto da un colore grigio delle nuvole fuori dai vetri delle mie finestre, il vento che muove le foglie degli alberi, io che faccio colazione con la mente vuota. Faccio una doccia calda velocemente e mi sistemo. Percorro il vialetto affrettando il passo, cercando di calmare i miei nervi e non cadere a causa della pioggia. Guardo l'orologio e mi accorgo che sto facendo tardissimo, spaventata inizio a correre, sforzandomi di tenere l'ombrello dritto, ma così non vedo l'anziano signore che mi viene incontro con il sua cane. Inciampo nel guinzaglio, e con uno strillo cado sul bordo erboso della strada. Una piccola pietra mi si conficca nel ginocchio, provocandomi una fitta di dolore alla gamba. Ormai arresa dalla giornata che è iniziata malissimo, mi metto a sedere, tentando di ricacciare indietro le lacrime.
<< Tesoro, tutto bene?>> l'uomo con il cane si avvicina a me, il suo sguardo è molto preoccupato, mentre il suo piccolo cane fradicio mi annusa il viso
<< Non si preoccupi, sto bene>> Respiro a fondo, in attesa che il dolore diminuisca, e quando sento che il dolore sta passando, spingo via il cane con il gomito e controllo il danno fatto. Niente sangue, solo un graffietto e un paio di jeans da buttare per il grande buco.
<< Su cara, ti aiuto io ad alzarti>> Il signore mi porge la sua mano e con il suo aiuto provo ad alzarmi in piedi, poi raccoglie il mio povero ombrello e me lo porge dispiaciuto per l'accaduto.
<< Almeno qui non ci sono ragazzi che riprendono la mia caduta>> sbuffo; il signore sembra confuso, ma per evitare di peggiorare la situazione fa finta di niente. Guardo nuovamente l'orologio e scappo urlando che sono in ritardo. Zoppicando mi avvio veloce verso il cancello della scuola. Cinque minuti sono ai cancelli della scuola. Come un lampo scagliato da Zeus attraverso il cortile allagato per precipitarmi all'ingresso e mettermi al riparo. Prima di dirigermi in classe inserisco la combinazione nell'armadietto, apro lo sportello, prendo i libri che mi servono e lo chiudo con forza. Fortunatamente la professoressa ancora non ha consegnato il foglio per la verifica di storia. Mentre prendo una penna nera, la professoressa ritira tutti i cellulari e mettendoli sulla sua cattedra, poi ci consegna il foglio della verifica. Preoccupata faccio il segno della croce e leggo le varie domande. Quando le leggo accenno un sorriso, sono le stesse domande che ho visto nel libro di Marley che mi ha prestato per approfondire la materia.
<< Che c'è di così divertente, Cendronella?>> mi riprende la professoressa facendo girare tutti i compagni verso di me. Timidamente mi scuso e abbasso la testa sul foglio. Sono praticamente la prima della classe a consegnare la verifica.
<< Posso andare al bagno professoressa?>> dico fiera per la verifica fatta.
<< Certo>> Esco dalla classe e mi dirigo verso il bagno, ma a metà corridoio vedo uscire Zach dalla classe. Con la speranza di non farmi vedere da lui scappo subito, ma il destino vuole che i suoi occhi incontrino i miei. Cerco di voltarmi il più possibile ma purtroppo il corridoio è completamente vuoto, dunque mi limito a sperare che non pensi di salutarmi e evito il suo sguardo. Non funziona.
<< Come mai sei uscita dalla classe? >> se avessi la possibilità e il coraggio scapperei subito da questa situazione e da questo pazzo.
<< Perché dovrei andare in bagno, quindi devo andare>> senza salutarlo mi dirigo verso il bagno mantenendo il passo veloce. Appena torno in classe suona la campanella e felice nonostante l'incontro con Zach, mi preparo per le prossime lezioni.
Incontrando i miei amici, entriamo nella mensa, io e gli altri ci blocchiamo al centro della sala, tutti i tavoli sono pieni di studenti che chiacchierano animatamente. Fortunatamente vediamo dopo due minuti il nostro tavolino vuoto. Mentre camminiamo noto occhi curiosi che mi guardano attentamente, finché non vedo una ragazza in particolare: Federica. Cerco di non pensarci e continuo a camminare cercando di guardare solo il tavolino. Facendo così faccio un salto di tre metri, mentre il vassoio con sopra il mio pranzo mi sfugge di mano e non posso fare niente per salvarlo. I due piattini sembrano fluttuare verso il pavimento della mensa, la bottiglietta d'acqua che avevo lasciato aperta sgocciola a rallentatore, il vassoio ruota vorticosamente a mezz'aria finché non finisce tutto in uno schianto collettivo sul pavimento, zittendo tutta la mensa. Rimango impietrita per la vergogna che sto provando in questo momento. Tengo gli occhi bassi e il corpo rigido, sono consapevole di avere alimentato la mia attenzione su tutti. Tutti si di me. Solo su di me. E non so cosa fare.
<< Primula>> poggia Nicole il suo vassoio sul tavolo occupato da dei ragazzi e si precipita su di me con lo sguardo preoccupato.
<< Stai bene?>> interviene Alessia notando il mio corpo rigido.
Annuisco e mi chino per raccogliere tutti il cibo che ho sprecato per la mia stupidità. Sussulto quando un dolore bruciante attraversa la ferita che mi sono fatta dopo la caduta di stamattina.
<< Merda >> faccio un respiro rotto, mentre le lacrime cominciano a bruciarmi gli occhi. Sono un fascio di imbarazzo e nervoso. Non mi piace essere al centro dell'attenzione, mi sforzo di evitarla, ma è praticamente impossibile. Con l'aiuto dei miei amici, riesco a sistemare tutto e a sedermi sulla sedia del nostro tavolo.
<< Ti vado a prendere qualcosa da mangiare, tu stai qua e bevi >> Bruno si alza e si allontana per buttare
<< Ma non pensavo volessi fare anche la dimostrazione pratica della caduta di stamattina per farci capire meglio le dinamiche Primula>> scherza Alessia per rompere il ghiaccio. Vorrei tanto sorridere, ma la giornata adesso sembra così strana. Appena suona la campanella, aspetto cinque minuti per fare andare un po' di folla.
Le altre ore sono meno stressanti e passano anche in fretta. Sollevata esco subito dalla scuola e mi accorgo che non c'è il cielo; solo una ruvida coperta di lana grigio screziato per coprirci tutti e bloccare il sole. L'aria è pesante per l'umidità di un temporale in arrivo. Stranamente mi sembra tutto così tranquillo adesso, innaturalmente tranquillo. Entrando finalmente nella mia casetta calda e accogliente, prendo il mio maglione preferito e inizio a studiare senza pensare a quello che è successo a scuola.
Il mio studio viene interrotto dopo tre ore dallo squillo del mio cellulare che mi obbliga a mettere da parte l'ultimo problema di matematica che dovevo ricopiare in bella. Lo lascio squillare più volte, non aspetto nessuna telefonata, forse è Ettore che vuole ordinarmi la pizza per stasera, ma adesso vorrei finire solo di ricopiare e poi rilassarmi con una doccia calda. Il cellulare non squilla più e io continuo a sistemare le ultime cose per domani e dopodomani. Dopo pochi minuti sento una notifica. Quasi disturbata, cerco il telefono che avevo lasciato dentro lo zaino, e quando leggo sul display I mille messaggi di Nicole ho un tuffo al cuore. Mi affretto per chiamarla e scusarmi subito, ma Nicole non me ne dà il tempo.
<< Che fai? Stai bene? Perché non hai risposto subito? >> sembra preoccupata e spaventata per non averle semplicemente risposto.
<< Cosa è successo?>>
<< Ti ho chiamata qualche cinque volte e ti ho inviato qualche trenta messaggi e non mi hai risposto >> replica con tono che denota impazienza e irritazione
<< Stavo finendo di sistemare o compiti che ho fatto>> mi affretto a rispondere preoccupata. Poso i libri nello zaino e mi butto sul letto per la stanchezza.
La comunicazione si interrompe, non so se ha chiuso, se è saltata la linea come succede spesso o semplicemente si è offesa...o spaventata. Ma per cosa poi? No, probabilmente sua nonna aveva bisogno di lei. Aspetterò la sua chiamata; ci rimango un po' male, non pensavo potesse reagire così male...
Penso di rimanere un altro po' qui sul letto e poi andare a fare un bagno caldo e rilassante. Chiudo gli occhi e mi immergo in quel silenzio accompagnato da una leggera pioggia che mi fa sentire leggera e sollevata. Non so quanto tempo rimango così distesa coccolata dalla pioggia, ma sento il profumo di Edward sempre più vicino a me. Sento le sue labbra baciarmi la fronte. Apro gli occhi e mi accorgo che il cielo è scuro e sono sola fra le tempeste. Eppure ero convinta fosse qui. Delusa e triste mi avvio verso il bagno e riempio la vasca con l'acqua calda. Una volta dentro cerco di scrollarmi di dosso Edward. Perché mi viene in mente solo lui? Sospiro.
-forse perché sei perdutamente innamorata?- dice la mia fastidiosa vocina interiore .
Penso a lui. Non capisco come una persona possa in così poco tempo, diventare molto importante. Non volendo pensare ancora alle sue bellissime parole, esco, mi asciugo e preparo qualcosa da mangiare per cena. A quanto pare cenerò a sola: Ettore e Marley sono fuori. Mentre ceno, prendo il cellulare e guardo i social. Noto nella pagina della scuola il video della mia nuova caduta, e non solo, anche il video della mattina.
I minuti scorrono lenti. Nella casa regna il silenzio. Cerco di respirare con calma, ci riesco per i primi secondo, poi mi sommerge di nuovo quella sensazione di orribile impotenza. Mi chiedo ripetutamente se dovrei chiamare Nicole o Alessia nonostante l'orario. Dico a me stessa che forse è meglio aspettare due minuti per metabolizzare il tutto. Sapevo del primo video e mi aspettavo quello di oggi a scuola, ma non quello di stamattina. Spaventata cerco di chiamare Nicole, ma il cellulare è spento; provo con Alessia, ma il cellulare è acceso ma non risponde; tento con Bruno ma il cellulare è spento. Vorrei chiamare Edward, ma non potrebbe fare molto, se non dare i numeri. Sento le lacrime scende dai miei occhi che prima erano rilassati. Esco da casa per fare due passi e prendere aria, nonostante il brutto tempo voglio camminare per scaricare l'adrenalina. È quasi una prigione questa situazione. Mi siedo su una panchina che si trova nel parco e mi sento sprofondare in uno strano stato di agio, perché so cosa succederà tra qualche minuto. L'imminente è inevitabile e posso percepirlo avvicinarsi. Un tuono rimbomba in lontananza è un fulmine squarcia in due il cielo blu notte. Lampi frastagliato di luce pura proiettano un bagliore sullo sfondo monocromatico. Il vento non ulula, grida. La pioggia non cade, è spinta, dura, spietata, torrenziale. Gli alberi non ondeggiano, scricchiolano, si piegano e gemono mentre i loro arti sottili vengono strappati via e le loro foglie autunnali non diventano coriandoli come le persone pensano, ma munizioni nella tempesta. Mi sento meglio adesso che il tempo sta dalla mia parte. Il mio pensiero violento viene interrotto dallo squillo del cellulare.
<< Ettore dimmi >> la mia voce è fredda, dura e caparbia.
<< Dove sei?>> urla spaventato, probabilmente sarà tornato dalla sua uscita e non mi ha visto nella mia stanza.
<< Parco >> rido nervosa.
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Leggete❤️❤️❤️
Ciao ragazzi, come state? Ecco il nuovo capitolo❤️
Vorrei spiegare i motivi che mi portano a pubblicare in ritardo. Sono una ragazzina che cerca di esprimere cose profonde e dare profondità a tutto quello che potrebbe essere secondario e magari marginale per alcune persone. Il mio scopo non è scrivere una semplice storia d'amore complicata, ma scrivere attraverso una storiava d'amore quello che ci circonda e le cose che sembrano cosi accessorie renderle protagoniste. Cerco di rendere il vento, il sole, la natura e le emozioni persone. Potrei dire che cerco di utilizzare molto una figura retorica che mi ha sempre affascinata, la personificazione. Dare un comportamento, un tratto o un pensiero umano alla natura. Oggi ho scelto la tempesta, nei primi capitoli la foresta, poi le stelle. Insomma, cerco di elevare e dare spessore a cosa che solitamente non vengono annoverate nelle cose più importanti e intriganti se vengono adoperate bene.
Spero che questa profondità che do alle cose sia abbastanza esplicita, ma non troppo😝, e che sia gradevole la lettura e le riflessioni che potrebbero suscitare. Alla prossima puntata ragazzi e grazie per i mille commenti❤️❤️❤️
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