Capitolo 27- A chiunque riceva questa bottiglia
Parcheggia nel parcheggio della mia casa. Mentre sto per aprire la portiera, mi posa la mano di nuovo sulla mia coscia. << Dovresti ringraziarmi>> sorride.
<<Grazie per il passaggio>> Dico con tono sarcastico. << Adesso torna a fare lo stronzo e il puttaniere>> aggiungo mentre scendo dalla macchina. Spero non mi abbia sentito, non so perché l'ho detto.
<<Certo mutandina. Adesso vado, sicuramente Federica è ubriaca>>, risponde con un ghigno per poi continuare << quando è ubriaca è divertente, magari sarà fantastico come quella volta da Tex>> Cerco di non fare vedere che mi ha appena dato un pugno allo stomaco. Guardo il cellulare e poi mi chino a guardarlo dal finestrino del passeggero. Lui abbassa il vetro e sicura di me lo guardò dritto negli occhi.
<< Allora vai, sta venendo Will>>, mento.
<<Ah...sì?>> stringe gli occhi studiando il mio finto sorriso.
<< Già, ci si vede in giro>> non ancora soddisfatta gli regalo sorriso e: << Divertiti>> mi giro e mi incammino verso la porta d'ingresso.
Lo sento scendere dalla macchina e chiudere la portiera, << Aspetta!>> mi volto e lo guardo stranita. <<Mi potresti dare la maglietta?>>
<< Quale?>> mi avvicino e vedo che le sue guance sono rosse
<< Quando hai dormito a casa di Tex ti avevo dato la mia maglietta>> sentendo questa frase i miei occhi si spalancano come quando sento Nicole parlare dei film che guarda, ovvero quelli a luce rossa. Penso a quando sentii per la prima volta questo termine, pensavo fosse il titolo di un film: che vergogna.
<< Ehm...sì. Credo sia fra i miei vestiti>> non gli voglio dare quella maglietta, quando non riesco a dormire abbraccio la metto sopra il mio pigiama. << Tra un po' arriverà Will, non mi sembra corretto fargli vedere che sei ancora qui>>, cerco di evitare i suoi occhi curiosi. << Poi Federica ti sta aspettando>>
<< Se vuoi salgo sopra e ti aiuto a cercare la maglietta>> lo guardo dritto negli occhi allibita. Ma questo ragazzo è stupido? Ho detto che non mi voglio fare vedere da Will ancora con lui. In realtà Will non vedrebbe proprio niente, anche perché non deve venire. Guardo il cellulare e faccio finta di agitarmi.
<< Sta arrivando Will, devi andare>> guardo di nuovo altrove per paura di farmi scoprire. Vedendo che non va via decido di rischiare. << Devo propio andare, ciao>> mi volto e senza guardarlo mi avvicino di nuovo alla porta dell'ingresso e prendo le chiavi per aprire, finché non mi vado per terra.
<< Tieni>> mi volto di scatto sbattendo la testa alla porta
<< Non vuoi proprio andare da Federica?>> prendo le chiavi dalla sua mano e senza ringraziarlo apro la porta.
<< Sì, ma prima voglio la maglietta>> Non sapendo più che fare mia arrendo e lo faccio entrare. Vado verso la mia stanza, apro la porta e prendo da sotto il mio cuscino la maglietta di Edward ancora con il suo profumo.
<< Non l'avevi messo nell'armadio?>> Dice dietro di me. Rossa sul viso, mi volto verso di lui e abbassando gli occhi gli porgo la maglietta. << immerso fra i tuoi vestiti?>> continua divertito.
<< Stronzo>> sbotto arrabbiata. << Ecco la tua maglietta, adesso vai via.>> prendo il mio pigiama e mi dirigo verso il bagno scombussolata. Non riesco a decifrare le mie emozioni, non mi riconosco più. Mi guardo allo specchio e vedo un volto a me sconosciuto: occhi troppo lucidi, guance colorite, chiazzate di rosso. Dopo essermi spazzolata velocemente i miei denti, per togliere il sapore di quel verme che mi aveva quasi violentata, inizio a sciogliere il caos di nodi che ho tra i capelli. Mi lavo la faccia con l'acqua fredda e cerco, senza buoni risultati, di respirare normalmente. Mi infilo nella doccia e butto sul mio corpo più sapone possibile. Esco dalla doccia e controllo il collo, fortunatamente i segni non erano molto scuri: infatti non si vede più niente, se non un po' di rossore. Dopo essermi messa il pigiama, torno in camera quasi correndo. Appena entro rimango bloccata. Che cavolo ci fa ancora qui?
<< Edward perché non sei andato via?>> farfuglio con la speranza di trovare una scusa per buttarlo fuori casa. << Fra pochi minuti arriverà Will>> disperata cerco il mio cellulare per fare finta di ricevere un suo messaggio. Cerco sotto il letto, sul comodino e sotto il cuscino, finché Edward mi tocca la spalla per farmi girare.
<<Cerchi questo?>> faccio cadere il cuscino dalle mie mani e arrabbiata prendo con forza il cellulare dalle sue mani. << Calmati. Mentre eri in bagno ha chiamato tua madre...>>
<< Hai risposto?>> metto la password e velocemente cerco il numero di mia madre, finché la mano di Edward si poggia sulla mia.
<<Sì, ha chiamato tre volte.>> guardo la sua mano che tiene la mia. <<Non la puoi chiamare, ha detto che ti avrebbe inviato un messaggio>> guardo allibita il suo volto, cercando di capire qualcosa: ma niente, solo vuoto. Guardo quel numero che non posso chiamare per chissà quale ragione e mi scende una lacrima di preoccupazione e angoscia. << Sicuramente avrà già inviato il messaggio>> cerca di rompere questa tensione, ma è impossibile.
<<Potresti uscire due secondi? Vorrei leggere il messaggio da sola>> senza farsi ripetere la due volte esce dalla stanza, anche se so che non andrà via.
Con la paura negli occhi prendo la chat con mia madre e, come aveva detto Edward, trovo un messaggio lungo di mia madre.
"Caro amore, ti ricordi che quando eri piccola per i tuoi compleanni nascondevo nella tua stanza una bottiglia con dentro una lettera?
Purtroppo quest'anno, per colpa di una cosa che ancora ti posso dire, non si potrà fare. Ma perché non utilizzare al posto della bottiglia il cellulare? So che non è la stessa cosa, ma sarà solo per questa volta. Ti ricordi come iniziava la lettera?
-A chiunque riceva questa bottiglia:-
Amavi tantissimo il libro "I dieci piccoli indiani", specialmente quando Lawrence Wargrave scrisse quella lettera. Quanti litigi facemmo? Tu pensavi fosse Vera Claythorne, ed io invece Philip Lombard. Purtroppo sbagliammo tutte e due.
Adesso immagina di stare in spiaggia e trovare una bottiglia con dentro un lettera, togli il tappo e prende il foglio.
A chiunque riceva questa bottiglia:
Non mi sarei mai aspettata che mi sarei persa e dimenticata per il mondo. Suppongo che scrivo questo nella speranza che forse ti ricorderai questa nota dopo aver finito di leggerla, e in quel modo il mio ricordo sopravvive. In qualche modo è abbastanza.
Ora ascolta attentamente, se hai trovato questa bottiglia significa che se anche è stata lanciata avanti e indietro dalle onde, forse tirata dalla risacca e spaccata contro la scogliera rocciosa, ti ha ancora trovata. Detto questo, la vita ti potrebbe spezzare, ma sapere che sei troppo forte per frantumarti in mille pezzi. Il tuo viaggio è tuo. Non aver paura se è pericoloso. Prendi il cuore. Affronta le tue preoccupazioni perché avranno troppa paura di affrontarti. Cavalca le correnti, non lasciare che ti crollino. Ascolta il tuo cuore perché non è solo un battito. Quello che cerchi ti troverà quando meno te lo aspetti, e restituiranno ciò che il tuo viaggio ti ha portato via. La tua barca, la tua guida: traccia il tuo percorso, non chiunque altro. Assumiti la responsabilità dei tuoi difetti, ma non scusarti per loro: sono ciò che ti rende umana e bellissima. Non rimanere sui tuoi errori o paure, perché essi ti guideranno nelle più grandi avventure.
~mamma
Auguri tesoro mio, ti amo con tutto il mio cuore.
P.S. ricorda queste parole."
Mi accorgo che per tutta la lettura ho singhiozzato e pianto come una bambina di due anni. Non so il motivo di questa tematica: ha sempre messo il sorriso, i giochi, il divertimento, l'amore, l'amicizia; ma mai questo. Senza rispondere a mia madre, poso il cellulare sul mio letto e rimango rannicchiata con le spalle appoggiate sul comodino. Le lacrime scoppiano come acqua da una diga, riversandomi sul mio viso. Sento i muscoli del mio mento tremare come una bambina piccola dopo il rimprovero da parte di un genitore. Guardo la finestra, come se la luce dei lampioni potesse calmarmi. Gocce salate cadono dal mio mento, inzuppandomi la maglietta del pigiama. Mi mordo la lingua cercando di non fare uscire più le lacrime, ma facendo così ho solo peggiorato la situazione. Sento gli occhi bruciare e il petto pesante come se fosse pieno di piombo. Non riesco più a vedere chiaramente. Tutto quello che so è che per qualche ragione, a me sconosciuta, mia madre non è con me. Mentre penso ad una motivazione, sento la porta spalancarsi.
<<Vai via!>> urlo prendendo la ciabatta e tirandola ad Edward. Purtroppo la fortuna vuole farmi del male, Edward la prende al volo e si avvicina lentamente a me.
<< Che c'è piccola?>> sentendo quella parola mi arrendo e lo faccio sedere accanto a me. << Posso?>> con un cenno gli do il permesso di leggere il messaggio. Prende il cellulare e confuso cerca di capire il motivo delle mie lacrime. << Piccola è una semplice lettera...>>
<< Non vedo mia madre da un po', inoltre ho sentito discutere mio padre e mio fratello sulla sua partenza. L'unica cosa che mi fa stare bene è che si trova a casa della zia di Nicole>> cercando di trattenere i singhiozzi spiego un po' la situazione, finché mi fa avvicinare a lui avvolgendomi le braccia attorno. Il suo braccio era caldo e le sue braccia grandi e forti sembrano molto protettive se avvolta attorno al mio fragile corpo. Il mondo intorno a me si sta sciogliendo mentre lo strizzo indietro, non volendo che il momento finisse. Seppellisco la faccia nell'incavo del collo di Edward e restiamo così per un po'.
<< Per favore non andare>> le mie parole riesco a malapena a farsi sentire mentre il singhiozzo che sto trattenendo soffoca la mia voce. Adesso il suo mento è appoggiato sulla mia testa. Le sue braccia mi stringono più forte.
<< Tranquilla, non ho intenzione di andarmene>>. Le sue carezze sono come un piccolo tocco di paradiso, calde e accoglienti. Le sue braccia avvolte attorno a me portano una pace che non avevo mai visto prima, una camomilla delle tempeste nel mio cuore. Quando mi abbraccia inizio a credere che non ci sia nulla là fuori da temere, che tutto ciò che c'è sia il sole, alberi verdi e farfalle.
<< Basta di essere così triste>> Dice allontanandomi una ciocca di capelli castani scuro dal mio viso. Abbattuta seppellisco il mio viso nel suo petto. Dopo un po' mi stacco da lui e mi alzo. <<Potresti aiutare questo vecchio?>> mi porge la mano, e divertita, cerco aiutarlo. << Non hai fatto proprio niente, mi sono alzato da solo>> arrabbiata gli tiro un pugno alla spalla destra. << Che dolore>> fa finta di farsi male.
<< Sei stupido>> questo ragazzo riesce a trovare e fare uscire in me, da una valle di lacrime, il sorriso. Mi dirigo verso la finestra e vedo Nicole e Alessia che stanno le suonare. << Aspetta, sto tornando>> scendo velocemente le scale e, senza aspettare il suono della campanella, apro la porta.
<< Come sei tornata a casa? Come stai? Ecco la borsa e lo zaino con le tue cose>> Nicole lascia le cose per terra e mi abbraccia molto forte. I miei occhi da lei passano ad Alessia. << È ubriaca fradicia, lasciala stare>>
<< Ehm...okay. Mi ha accompagnata Edward>> vedo i suoi occhi illuminarsi.
<< Scusa se ti ho lasciata sola>>
<< Tranquilla, io ti ho detto di andare>> guardo dietro di me e vedo Edward scendere le scale.
<< Va Bene, adesso vado. Domani chiamami>> la ringrazio con un sorriso, l'abbraccio di nuovo e chiudo la porta.
<< Non doveva venire Will?>> cavolo, mi ha scoperta. Cerco di ribaltare tutto prendendolo come un gioco. Inizio a correre di sopra. << Mi hai preso in giro? Adesso ti faccio vedere io>> cerco di nascondermi dietro la tenda arancione scuro. << Già ti dovrei fare pagare per quello che hai fatto questa mattina>> controlla sotto il letto, sotto la scrivania, nell'armadio e dietro la grande libreria. Finalmente esce dalla mia stanza, così posso cercare un nascondiglio migliore. Lentamente cerco di andare giù in cucina, finché non sento prendermi da dietro. Sento un respiro caldo sul collo, poi il tenero pennello delle labbra. Sento il mio corpo bruciare mentre queste entrano in contatto con il mio collo. Una mano mi scorre tra i capelli, mentre i baci diventano più duri e più urgenti. Un'altra mano scivola attorno alla mia vita e mi avvicina al suo corpo profumato. I suoi baci si spostano sulle mie spalle. Sto cercando di essere indifferente. Non serve a far sapere a qualcuno con un ego come il suo quanto potere ha. Non mi chinino, non lo faccio facile. Invece di farmi voltare e baciarmi, mi sta facendo aspettare e non riesco quasi a sopportarlo. Voglio le sue labbra adesso, voglio i suoi baci. Finalmente mi fa girare, prende il mio viso tra le mani e mi dà quello che sa che voglio. Le sue labbra sfiorano le mie. Non innocentemente, bensì caldo, appassionato ed esigente. Voglio staccarmi prima di perdere me stessa, ma non riesco.
<< Primula>> sussurra lentamente e prolungando ogni lettera come per assaporarla. Sorrido, il mio cuore batte al sentire quella parola detta con tale dolcezza. Ho sempre odiato il mio nome, ma adesso sembra il più bello di tutti. La sua bocca ha il sapore delle caramelle alla menta che prende, fresca e calda allo stesso tempo. Ci stacchiamo per prendere fiato. Nel mentre appoggia la sua testa sulla mia e rimaniamo così per un po'.
<< Abbiamo rischiato di morire>> Dico ridendo per quello che stavamo per fare.
<< Così impari a prenderti gioco di me>>
<< Allora lo farò più spesso>>
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Ciao a tutti, scusate per se ieri non ho aggiornato più.
Purtroppo è difficile fare un capitolo alla settimana😢😖❤️
Cercherò di rimediare❤️❤️❤️
Intanto vi è piaciuto questo capitolo?❤️❤️
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