Scenery
Titolo: Scenery
Kim Taehyung ai tempi, si parla di circa un lustro fa, era il più rinomato sceneggiatore e attore di tutta la Corea del Sud. Aveva ventisei anni, era imbattibile, il migliore sulla piazza. Amato e ammirato da parecchi, odiato e invidiato da altrettanti.
Moltissimi scrittori e tante case editrici si rivolgevano a lui per far sì che i loro libri pubblicati diventassero immagini in movimento racchiuse in cassette e successivamente in DVD, con l'avvento delle nuove tecnologie, e il ragazzo dai capelli blu ne era molto felice, era fiero di se stesso e del suo ottimo lavoro.
Era anche molto bravo come attore, molto richiesto, soprattutto per la sua bellezza. Donne di tutte le età gli ronzavano attorno, su qualsiasi set lui era sempre al centro dell'attenzione, e non solo per gli importanti ruoli che svolgeva.
Essendo un tipo eccentrico, stravagante e amante delle attenzioni, il ragazzo dai capelli blu si sentiva onorato di riceverne così tante, nonostante fosse poco interessato ai soggetti che gliele dedicavano.
Ebbene sì, a Kim Taehyung non interessavano le donne, giovani o anziane o brutte o belle che fossero. Kim Taehyung era gay, cotto a puntino per l'attore che stava interpretando il protagonista dell'ultimo film che aveva sceneggiato.
Tuttavia era consapevole del fatto che la Corea fosse un luogo molto chiuso di mente e rivelare le sue reali preferenze in ambito sessuale sarebbe stato un rischio per la sua carriera. Quella era l'unica pecca dell'essere così conosciuto... per il resto lo trovava magnifico.
Aveva anche trovato una soluzione, o almeno... aveva creduto di trovarla. Aveva pensato di poter utilizzare la pratica del "guardare senza toccare", ovvero si limitava ad osservare le azioni svolte dal suo oggetto dell'amore senza però fare niente che potesse portare ad altro, senza agire.
Era passato un mese e il famoso sceneggiatore aveva continuato ad osservare il protagonista recitare dando il meglio di sé. Alcuni attori del cast però avevano iniziato a notare che il blu stava facendo cadere l'occhio sul protagonista troppo spesso; inoltre era anche passato all'azione, riuscendo a tentare delle avance e in pochissimo tempo strinse un legame fortissimo con l'altro attore.
Divenne il suo migliore amico, si confidarono molti segreti, si appoggiarono, si consultarono sulle varie scene da girare. La loro era una di quelle amicizie pure, pure all'impossibile. Taehyung scoprì la vera essenza dell'altro, ormai non era più solo una "cotta da lontano", ormai erano davvero amici. Non esiste cosa più potente dell'amicizia, e la loro era tanto potente che aveva fatto quasi dimenticare al blu di essere innamorato del collega.
Quasi.
La carriera del ragazzo eccentrico di nome Kim Taehyung finì nell'esatto istante in cui quest'ultimo si dichiarò pronto a rivelare la sua omosessualità al suo migliore amico da mesi, ormai. Quando il blu riuscì finalmente a togliersi un tale peso di dosso, il suo cuore si alleggerì. Un po' come quando una barca sta affondando per il troppo peso e allora si staccano i sacchi appesi ai suoi bordi e si gettano a mare. Il Kim si sentì esattamente così, si sentì galleggiare in mezzo ad un profondo oceano.
Ma subito dopo, il cuore cominciò ad essere molto più pesante di prima. A quella confessione, il volto del collega Kim Chaemoon impallidì, il suo sorriso sbiadì e i suoi occhi color caramello persero lo scintillio che li illuminava.
«Tae, tu sei... c-cosa?! Davvero sei... gay?» chiese incredulo, faticando a pronunciare l'ultima parola. Sembrava quasi che avesse provato disgusto dicendo quella parola.
«S-sì. Non capisco perché tu sia così sconvolto...»
«Tae... Taehyung... non posso rimanere qui. Devo... devo andare. A domani.»
«Ma Moonie, io...» non fece in tempo a dire nient'altro che ormai l'amico era già fuori da casa sua.
All'inizio andò su tutte le furie, con se stesso, ma soprattutto con l'omonimo. Non solo se n'era andato senza dare alcuna spiegazione, l'aveva anche chiamato per intero. Non era mai successo da quando avevano stretto quel legame e per lo sceneggiatore fu come una pugnalata nel petto.
Ma poi cercò di razionalizzare e si domandò il perché della sua reazione così estrema... era forse contro gli omosessuali? O magari l'aveva solo preso alla sprovvista, spaventandolo? Poteva essere che la seconda opzione fosse plausibile? Taehyung concluse che sì, poteva essere plausibile, quindi decise di stare calmo e di chiarire con l'amico il giorno dopo, a lavoro.
Solo che il giorno dopo, a lavoro, era tutto diverso. Tutti quanti si comportavano in modo strano, soprattutto dopo l'arrivo del ragazzo dai capelli blu. Appena varcò l'ingresso, il vociare allegro dei suoi colleghi e di tutta la troupe si spense, dando inizio a dei fastidiosi brusii di sottofondo.
Tutti su quel luogo di lavoro iniziarono a lanciargli occhiate, occhiatacce anzi, chi furtive chi palesi e per il blu camminare divenne tutto a un tratto pesante. Si bloccò di colpo ed esclamò: «Cosa avete da mormorare? Ho la camicia sporca, per caso?»
Anche se la risposta fosse stata sì, Taehyung si sarebbe sentito meno male di quanto non si sentì alle parole che ebbe udito in risposta.
«È vero che sei frocio?»
Sentendo quella frase, il ragazzo si voltò subito verso la signora che l'aveva pronunciata, poi cercò velocemente con lo sguardo quello di Chaemoon. Appena lo trovò, cercò delle spiegazioni, le dovute spiegazioni, ma quello fece un ghigno e alimentò la discussione.
«Sì, è vero! Me l'ha detto ieri, dopo avermi invitato a casa sua... mi ha anche offerto da bere e ha provato a baciarmi.»
«Cos...? Non è affatto vero, non è andata così!»
«E allora perché sei diventato così amico di Kim Chaemoon in così poco tempo? Volevi solo portartelo a letto!»
Lo sceneggiatore sentì il mondo crollargli addosso in così poco tempo che faceva addirittura fatica a credere che stesse davvero accadendo. Vide quelle espressioni schifate sul volto di tutti i suoi colleghi, collaboratori... di tutti i suoi amici. Fissò per un'ultima volta il suo sguardo in quello del suo ex migliore amico e infine, vedendosi costretto, decise di andarsene.
Vennero pubblicati molti articoli su di lui, su qualsiasi giornale. La notizia fece in pochi giorni il giro della Corea. Taehyung venne sostituito in poco tempo con un attore molto simile a lui, che però non era lui. Mancava di esperienza, di scioltezza... ma almeno non era gay. Il blu decise poi di trasferirsi negli Stati Uniti d'America, dove magari non l'avrebbe riconosciuto nessuno e dove forse l'apertura mentale era più presente nelle persone.
***
Kim Taehyung entrò nel suo appartamento completamente buio. Non accese le luci perché gli piaceva l'oscurità, gli piaceva passare inosservato, e troppa luce lo rendeva nervoso. Si chiuse la porta alle spalle, girò la chiave nella toppa e aggiunse anche il chiavistello come ulteriore protezione alla sua modesta dimora.
Si diresse verso la cucina e posò la spesa sul tavolo di legno. Accese la macchinetta del caffè e si preparò un espresso; gli serviva proprio, dato che sarebbe dovuto rimanere sveglio tutta notte per finire le ultime pagine del suo nuovo libro. Perché sì, aveva cambiato Paese, nome, vita... ma di sicuro non poteva cambiare la sua più grande passione: scrivere.
Adesso scriveva romanzi, non più sceneggiature, ma sembravano copioni talmente erano descritti. Veniva appellato, dagli esperti di letteratura, come il "Manzoni numero due", proprio per questa capacità, posseduta anche da uno degli scrittori più famosi della storia, di descrivere le ambientazioni geografiche come se ci fosse una telecamera a mostrarle.
Il ragazzo andò prima in bagno, come da rituale, per darsi un'occhiata. Aveva i capelli marroni, la barba per niente curata e ogni giorno si sgridava mentalmente per essere diventato così, ma... non faceva assolutamente niente per cambiare la sua vita divenuta ormai deprimente. Si portava ancora dietro lo shock delle critiche, del suo mondo crollato, distrutto... non era una cosa facile da superare.
Decise comunque di radersi, perché voleva tornare ad avere il suo bel viso pulito. Aveva trentun anni, ormai, ma con quella barba sembrava dimostrarne almeno quaranta. Finito di radersi, andò in camera sua a prendere il suo computer portatile, per poi posarlo sul tavolino da caffè del soggiorno.
Iniziò a lavorare, lavorò per ore ed ore, finché non sentì qualcuno suonare al campanello. Si alzò di malavoglia e quasi cadde a terra a causa di una gamba che si era addormentata per la posizione che aveva assunto sul divano. Quando si fu ripreso poté aprire la porta, che però avrebbe voluto richiudere subito dopo. Dietro di essa si trovava l'origine di tutti i mali di Kim Taehyung.
«Chaemoon, cosa... che diamine ci fai qui?» chiese il ragazzo cambiando completamente tono di voce. Se per un secondo iniziale era rimasto sconvolto da quell'apparizione, in quel momento era soltanto infuriato. Possibile che fosse tornato per rovinargli la vita... un'altra volta?
«Hey, emh... ciao. Lo so che mi odi, ma...»
«Non ti odio, ti disprezzo. Ma con che coraggio ti presenti a casa mia? Lo sai quello che mi hai fatto passare? Mi hai rovinato la carriera e l'intera vita, mi hai costretto ad abbandonare il mio Paese. E poi... non ti faccio troppo schifo per venire addirittura a casa mia?» Taehyung disse tutte quelle frasi di colpo, senza prendere fiato una sola volta.
«Tae, ascoltami un secondo...»
«Ah, ora l'hai ritrovato il coraggio di chiamarmi Tae, eh?! Perché allora cinque anni fa mi hai chiamato Taehyung? Ero troppo schifoso, in quanto gay, da chiamarmi per soprannome?»
«Smettila un secondo e fammi parlare!» sbottò il ragazzo dai capelli viola. Se Taehyung aveva detto definitivamente "basta!" alle tinte stravaganti, Chaemoon sembrava apprezzarle parecchio. «Per favore, sono venuto per spiegarti il perché di quello che ho fatto e per chiederti scusa. Sono stato un coglione, ti ho rovinato, non avrei mai dovuto e non passa giorno in cui io non mi senta male per tutto questo. Ho prenotato un volo per gli Stati Uniti solo adesso perché finalmente ho trovato il coraggio di dirti tutto quanto... mi fai entrare? Per favore...?» aggiunse poi, vedendo l'esitazione negli occhi del padrone di casa.
Il moro, seppur titubante, si spostò leggermente dall'ingresso, facendo capire all'altro che poteva entrare. Sentì Chaemoon mormorare un grazie e accomodarsi.
«Beh, bell'appartamento» commentò quest'ultimo mentre il moro accendeva le luci della cucina.
«Senti, lascia perdere i convenevoli. Siediti e spiegami, voglio sapere anche la più piccola e insignificante ragione che ti ha spinto a rovinarmi» sibilò Taehyung a denti stretti.
«Sono innamorato di te, Kim TaeTae» disse in un solo colpo il ragazzo dai capelli viola.
Taehyung quasi si strozzò con l'acqua che aveva appena bevuto, e dopo che l'attacco di tosse fu finito esclamò: «Che cazzo hai detto?»
«Sono innamorato di te, è per questo che ho fatto quello che ho fatto...»
«Beh, è tutto chiaro. Quale persona innamorata non rovina la vita all'altro? Chiunque, no?!»
«Aspetta, fammi finire... sono innamorato come lo ero all'epoca, cinque anni fa. Mi sono innamorato di te grazie ai tuoi modi gentili e al tuo carattere estremamente dolce, ma che sa farsi rispettare quando serve. Avevo già iniziato a notarti ancora prima che diventassimo migliori amici, ma quando poi tu sei venuto da me e mi hai chiesto se mi trovassi bene come protagonista, quando siamo diventati gli inseparabili che eravamo... posso dire che lì mi sono davvero innamorato. Anche io sono gay, tanto quanto te se non di più. Solo che quando mi hai detto di esserlo anche tu, iniziai ad avere paura. Pensai che fossi innamorato di me, come io lo ero di te, ma una relazione omosessuale per due ragazzi famosi come lo eravamo noi sarebbe stata impossibile in Corea del Sud.»
«Avresti potuto semplicemente non dire niente. Cazzo, Chaemoon, mi ero confidato con te! Ero finalmente riuscito a confidare questo segreto a qualcuno e tu l'hai rovinato così, come se non valesse niente! E poi non mi ero neanche dichiarato a te, perché sì, anche tu mi piacevi, ma ti avevo semplicemente detto che sono gay. Avresti potuto solo dirmi "okay", avresti anche potuto non dire niente e invece mi hai sputtanato andandolo a raccontare anche ai muri. Sai quanti articoli hanno scritto su di me? Sai quanto è stata dura ambientarmi in un altro Paese? E per un Orientale, andare a vivere in Occidente è ancora più dura! Ma tanto a te cosa importa?! Hai la tua bella carriera... beh, sai cosa? Puoi anche tornartene in Corea adesso e continuarla, la tua bella vita da finto etero omofobo!» urlò infine. Appena si fu fermato, si accorse che gli era venuto il fiatone. Mentre cercava di fare respiri profondi per regolarizzare il battito cardiaco accelerato, Chaemoon riprese a parlare.
«Tae, ho lasciato la mia vita. Ho fatto anche io coming out e ho mandato a fanculo chiunque mi rompesse le palle per il mio orientamento. Capisco che tu sia arrabbiato con me, lo trovo giusto, ma mi chiedevo solo se... riuscirai mai a perdonarmi. Non pretendo il tuo perdono in questo esatto istante, anzi... non lo pretendo affatto. Te lo chiedo solo, in ginocchio, col cuore in mano. Non esiste cosa più importante per me.»
«Avresti dovuto pensarci prima. Non si gioca così con le persone, Chaemoon.»
«Ma non provi neanche un minimo di malinconia? Non ti manco neanche un po', nonostante quello che ti ho fatto? Non rimpiangi i tempi passati?»
«Eccome se lo faccio! Mi manchi ogni giorno, in un modo che non ti saprei spiegare neanche facendoci un copione o scrivendoci un libro. Mi manchi come se in realtà io non fossi mai stato arrabbiato con te. Vorrei tornare indietro nel tempo e rivivere tutti i momenti che abbiamo passato insieme, con una sola differenza e una complicazione... non ti confiderei più ciò che sono e tornare indietro nel tempo è impossibile. Come riuscire a perdonarti. Mi dispiace, mi manchi come l'aria, ma non ci riesco. Addio, Chaemoon.»
***
Kim Taehyung, con i suoi capelli color cenere, invecchiati anch'essi come l'uomo ormai sessant'enne, scese dal taxi giallo di New York e appoggiò i piedi su un lunghissimo tappeto rosso. Seguì la scia del tappeto fino ad entrare nell'imponente edificio che sostava davanti a lui. Le pareti dell'edificio erano finestrate e sembrava che ogni cosa fosse fatta di cristallo. Entrò e chiese alla receptionist dove andare. Lei gli indicò l'ascensore e gli disse di chiamare il ventiseiesimo piano.
Arrivato a destinazione, il grigio uscì dall'ascensore e si incamminò verso la folla. Individuò una donna e si diresse verso di lei.
«Salve, Mrs. Hooke.»
«Signor Kim, salve!» disse lei, con tristezza nella voce e negli occhi.
«È pronto per il discorso, se l'è scritto?» chiese la signora Hooke.
«Non sono cose da chiedere ad uno scrittore» l'uomo accennò ad un sorriso, che venne ricambiato, ma che si spense subito dopo.
«Tra qualche minuto inizierà tutto. Si sente pronto?»
«Prontissimo.»
Kim Taehyung aspettò un poco e poi salì sul palco, appoggiando i fogli del suo discorso sul leggio. La caciara proveniente dalla folla, improvvisamente si zittì, e tutti si girarono verso il sessant'enne sul palco.
Quest'ultimo accese il microfono, lo sistemò per averlo il più vicino possibile in modo da farsi sentire bene, e iniziò a parlare: «Buonasera, buonasera a tutti. Il mio nome è Kim Taehyung e oggi sono qui per parlare al funerale di colui che mi ha rovinato la vita. Kim Chaemoon era un attore di fama in Corea, il Paese da cui veniamo entrambi. Era famoso e anche molto bravo, lo specifico perché non sempre le cose coincidono. Era anche un bell'uomo, se vogliamo elencare tutti i suoi pregi. E come sapete tutti, era gay. Beh, forse una cosa in questa stanza la sapevamo solo io e lui: ci amavamo» a queste parole si sollevarono brusii da tutta la sala. «Sì, ci amavamo. Ma non siamo mai stati insieme, niente relazioni. Il nostro era un amore segreto, pure per l'altro. Io lo amavo senza che lui lo sapesse e lui faceva lo stesso con me. Ma perché vi sto dicendo tutto questo? Non lo so di preciso, non so neanche perché non stia ancora piangendo. Kim Chaemoon mi ha tolto tutto: amici, famiglia, patria... ma io lo amavo, e non smisi di amarlo neanche dopo che mi ebbe rovinato la vita. Ovviamente mi arrabbiai, sono arrabbiato anche adesso, ma lo amo e forse è questo l'unico motivo che mi ha spinto a venire qui oggi. Qui a celebrare questo funerale, il suo funerale. Non sono qui per far vedere la bella faccia in un momento triste, sono qui perché... lo amo. L'amore è un sentimento potentissimo, anche più forte del dolore, ecco perché l'ultimo si attutisce col tempo mentre il primo no. Mi sono innamorato di lui all'età di venticinque anni, per un po' l'ho amato a distanza, avevo una semplice cottarella. Poi, un anno dopo circa, mi innamorai di lui per davvero. Passai con lui un anno indimenticabile e io ogni notte rivivo nei miei sogni qualche scena di quell'anno, qualche episodio, come se stessi guardando una serie tv. Cosa ironica per un attore, ex attore.»
Taehyung fece un attimo di pausa, prese un sorso d'acqua direttamente dalla bottiglietta di plastica e guardò il foglio di carta che aveva sotto gli occhi. Si era appuntato alcune esperienze che avevano vissuto insieme, in modo da poterle raccontare al pubblico e farlo commuovere e, perché no, in modo da commuoversi lui stesso, ma all'ultimo decise di tenere quei ricordi per sé. Allora tornò a guardare la massa di gente che lo osservava con occhi tristi. E riprese a parlare.
«Ogni notte rivivo scene successe trentaquattro anni fa. Vi chiederete come sia possibile che un'amicizia durata un solo anno possa farsi sentire ancora così forte dopo trentaquattro anni e me lo chiedo anche io. Penso che la risposta sia che non sono mai stato bravo a superare. Niente. Soprattutto i sentimenti. Se fosse per me io odierei a morte Kim Chaemoon e invece lo amo. Lo amo nonostante abbia raccontato a tutti delle bugie, spifferando che io fossi gay e facendo la parte dell'etero omofobo. Non ho mai smesso di amarlo, soprattutto quando scoprii che si era ammalato e andai per la prima volta a trovarlo al centro in cui stava. Fu lì che conobbi Mrs. Hooke, donna deliziosa, ci tengo a sottolineare» il grigio si voltò verso di lei e sorrise.
«Vidi Chaemoon in uno stato pietoso, era fuori di sé. Eppure fu solo in quel momento che ritrovai il vecchio amico mio. Fu nell'istante in cui lo vidi messo male che lo riconobbi. E decisi che era mio dovere aiutarlo. E lo perdonai. Lo perdonai quando lui, per un attimo, tornò cosciente. Tornò nelle sue facoltà mentali, mi guardò dritto negli occhi e mi avvicinò a sé. Mi chiese scusa. Non di perdonarlo, solo scusa. E io mi innamorai di lui ancora una volta. Tornai al centro ogni giorno a partire da quello, per vederlo e prendermi cura di lui. Tornai al centro fino a stamattina, quando lo trovai morto. Eppure, per me è ancora vivo. Vivo dentro il mio cuore, i miei sogni, la mia anima. Vivo dentro i miei ricordi e vivo dentro il mio amore. Perché io... lo amo. Ti amo, Chae.»
THE END
conclusa alle h 2:24 AM
revisione conclusa alle h 2:51 AM
+ aggiunta alle 8:37 PM
iniziata il giorno: 26/12/2019
conclusa il giorno: 29/12/2019
parole: 3183 (solo storia)
parole: 3587 (totali)
*SPAZIO AUTRICE*
ciao ARMY! spero che questa os sul nostro orsacchiotto vi sia piaciuta.
è davvero notte fonda mentre scrivo lo spazio autrice e finisco di mettere insieme tutti i pezzi, non sono neanche troppo soddisfatta dal risultato, ma hey... il tempo è quello che è e rifare tutto da capo è IMPOSSIBILE!
spero che questa storia vi soddisfi così com'è :)
detto questo, buon compleanno kim taehyung, e buonanotte a tutte.
qui sotto vi lascio lo speciale!
*SPECIALE*
Caro Kim Taehyung,
anche il tuo compleanno finalmente è arrivato.
Sono davvero molto contenta che anche l'ultimo nato (parlando di mesi) dei BTS abbia raggiunto questo step, sono davvero felice che tu stia crescendo e di come stai crescendo.
Ho scritto questa storia, intitolandola Scenery, perché quella canzone è stata la prima che ho ascoltato fra i tuoi singoli.
È stato amore a primo ascolto e mi sentivo in dovere di dedicarle una storia. Titolo e trama, in parte.
Ma tralasciando la storia... parliamo di te. Kim Taehyung, mi sono innamorata della tua voce appena ti ho sentito cantare. Nomino Spring Day, penso di aver detto tutto sulla tua voce solo con queste due parole.
Mi sono innamorata del tuo carattere dolce, che trasmette calma. Tu mi trasmetti sicurezza con il solo sguardo, mi infondi pace e serenità.
Inoltre sei bellissimo, un modello e amo il tuo stile. È particolare. I pantaloni che indossi, il modo in cui abbini orecchini, anelli e vestiti. Oppure anelli e orecchini al colore attuale dei capelli.
Hai uno stile che sinceramente adoro, come adoro te.
Ti ringrazio per migliorarmi le giornate, sempre e comunque. Anche quando sto davvero a terra, mi basta la tua voce per tornare su di morale.
Ti amo, Kim Taehyung, ti amo con tutto il mio cuore. Anche mia mamma si è innamorata di te, giuro. Ogni volta che parte Scenery nella playlist dice: "Quanto è bella questa canzone, che voce dolce".
Nessuno sa resisterti, hai un profilo da dio greco e pure da davanti sei figo. Davanti, dietro, di lato, ovunque.
Sei stupendo, la perfezione fatta a persona. Passa un buon compleanno, Tae. Con la tua famiglia, i tuoi amici e i tuoi fratelli 방탄. Lavora sodo, ma divertiti sempre!
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