3. Conoscersi meglio

La mattina seguente mi sveglio per via della luce del sole che entra dalla finestra. Non so che ore sono, ma devo andare in bagno, perciò metto i piedi per terra con l'intenzione di cercare le pantofole, tuttavia mi rendo conto non solo di avere ancora le scarpe ai piedi ma di essere ancora vestita come ieri.

Sbuffo.

Ciondolando arrivo allo specchio e scopro anche di somigliare a un panda: il mascara è colato durante la notte disegnandomi due macchie nere sotto gli occhi. Bello. Sbadiglio e a passi lenti mi dirigo verso il bagno.

«Oddio!» grida improvvisamente Remo facendomi sobbalzare. Gongola, prima di continuare dicendo: «Gli zombie sono tra di noi!»

Gli do un pugno sulla spalla che gli fa sparire in un attimo il sorriso da idiota che ha sul volto e mugugno un "Mh" di fastidio. Lui si massaggia il punto dove l'ho colpito, prima di chiedermi che mi prende e se entro alla seconda ora.

«No» borbotto, ma lo sguardo cade sull'orologio del salotto e un'imprecazione lascia subito le mie labbra.

Sono le otto e trenta!

Mi fiondo nel bagno sentendo Remo, da fuori la porta, sghignazzare come una iena, mi strucco alla velocità della luce – facendomi bruciare gli occhi col latte detergente – mi svesto e mi butto sotto la doccia. Cinque minuti dopo sono di nuovo vestita – un po' alla cazzo, visto che ho preso le prime cose che mi sono capitate a tiro – e fuori dalla porta di casa. Lo stomaco è completamente sottosopra per via dell'agitazione e del fatto che non ho mangiato nulla, ma spero si calmerà una volta arrivata a scuola.

Nel tragitto che mi ci separa, scrivo un messaggio sul gruppo WhatsApp che condivido con Claudia, Michela ed Elisa.

È già suonata la campanella?

Claudia

Tu che dici? Sono le 8.45!

Elisa

Dove sei?

Per strada

Michela

Buongiorno, ragazze!

Claudia

Michela, siamo in aula con te e ci siamo salutate mezz'ora fa.

Michela

Lo so, ma Paola non c'è e mi sembrava brutto salutare solo lei...

Claudia

Va beh...

Elisa

Ti conviene comunque entrare alla seconda ora. C'è la Brandelli adesso e un vostro litigio di prima mattina non lo vuole sentire nessuno

Claudia

Già, forse è meglio evitare...

Okay

Non mi dispiace per niente sinceramente. Né evitare un'ora di lezione né evitare la professoressa Brandelli. Strano ma vero: oggi non ho tutta questa voglia di urlarle contro, nonostante sarebbe davvero liberatorio per me.

Rallento il passo e lo stomaco inizia a sbrogliarsi facendomi meno male. Arriverò in anticipo per entrare alla seconda ora e non c'è alcuna fretta.


***


Durante l'intervallo, in cui ne approfitto per prendere qualcosa al distributore e acquetare un po' la fame, decido anche che è questo il momento per ridare a Matteo il bigliettino con la mia risposta. Lo nascondo nel palmo della mano destra, così che Elisa non lo veda, e mi incammino per arrivare da lui. Matteo, seduto sul suo banco, sta chiacchierando con alcuni compagni e appena mi vede mi concede un sorriso di sghembo che mi fa avvampare le guance. Gli porgo il biglietto e lui lo apre senza preoccuparsi che i ragazzi attorno a lui possano vedere; infatti, alcuni di loro fanno i cretini: urlano di gioia e danno pacche sulle spalle a Matteo.

«Ci vediamo alle sette al parco di fronte casa tua» mi dice.

Gli sorrido. «D'accordo.»

Nel ritornare al mio banco, incrocio per un attimo gli occhi del nuovo compagno, Gabriele, che schiude le labbra come se volesse dire qualcosa, ma alla fine non lo fa perché interrompo il contatto visivo con lui per intraprendere quello con Elisa.

«Che succede?» mi chiede.

«Nulla.»

«Gli hai detto di sì!» Claudia sbuca come una furia da dietro di me, per poi piazzarsi al mio fianco. «Non riesco a crederci, Paola.»

«Non capisco davvero cosa ci sia di male, onestamente. Non iniziate di nuovo sempre con la stessa storia.»

«Non lo capisci?» Elisa si alza e pare proprio intenzionata a dirmene quattro. «Ha tradito la sua fidanzata e l'ha fatto quando lei più aveva bisogno di lui. Alla prima difficoltà, alla prima tristezza è scappato. Cosa ti dice questo di un ragazzo?»

«Che ha sedici anni e non vuole rotture di palle? E poi sono io quella con cui l'ha tradita.»

«Appunto! Secondo te non potrebbe fare lo stesso con te?»

«No. E poi, a dirla tutta, è stato solo un bacio, poi più niente.»

«È comunque tradimento per me.»

«Ognuno la pensa in maniera diversa, Elisa.»

«No, anche io sono d'accordo con Elisa» puntualizza Claudia. «Se ti ha baciato, avrebbe fatto anche altro, stanne sicura. A ogni modo, non è il cosa che conta, ma il quando

Ruoto gli occhi al cielo, esasperata da tanta esagerazione. «Vi ripeto: non la vedo come voi. E poi è solo un appuntamento, non ci stiamo sposando.»

«Se lo dici tu...»

«Che succede? Ho sentito di un appuntamento tra due nostri compagni!» Michela lo urla come se fossimo sorde, i suoi capelli rossi e ricci che le svolazzano sulla testa. «Non è fantastico?»

«No, non lo è perché si tratta di Paola e Matteo» risponde Elisa.

«Uh! Carino Matteo! Cioè, io preferisco altri tipi di ragazzi, ma per Paola è carino!»

«Tu hai bisogno di qualche cura a base di fosforo, Michela, non ricordi cosa è successo l'anno scorso?»

«No, cosa?»

E mentre Elisa racconta a Michela i motivi per cui dovrei odiare Matteo e non rivolgergli mai più la parola, ne approfitto per defilarmi. Vado a sedermi su una sedia che giace solitaria accanto alla cattedra, infilo le cuffiette che tengo sempre collegate al cellulare e faccio partire la mia playlist preferita. Livin' on the edge degli Aerosmith mi invade le orecchie, mentre provo a rilassarmi almeno per gli ultimi minuti dell'intervallo. La quiete però dura poco, perché un tocco sulla spalla mi costringe a voltarmi.

«Ehi.» Gabriele è di fronte a me, una mano nella tasca dei jeans e l'altra ancora sulla mia spalla. La lascia scivolare un secondo dopo. «Ti disturbo?»

Il suo tono è gentile, l'espressione del suo viso dolce, per cui non gli dico quello che realmente penso: che mi sta disturbando eccome. Senza contare che è la seconda volta che avverto una strana sensazione di smarrimento, e forse proprio a causa sua.

Scuoto la testa in segno di diniego.

«Bene.» Afferra una sedia e si accomoda di fronte a me. Nel frattempo, io tolgo una delle due cuffiette per sentirlo meglio. «Come stai?»

«Io bene, tu?»

«Bene, grazie, mi trovo bene in classe con voi.»

«Mi fa piacere.»

«Non abbiamo mai avuto modo di parlare davvero, io e te, e sono con voi ormai da quasi tutto settembre.»

«Stiamo parlando adesso» gli faccio notare.

«Sì, ma... Per parlare intendo conoscersi meglio.»

«Mh...» Mi levo anche l'altra cuffietta e punto lo sguardo nei suoi occhi azzurri. Mi chiedo dove voglia arrivare con questo discorso, perché mi sembra proprio strano sinceramente. «Le persone di solito si conoscono col tempo, o vuoi farmi un interrogatorio per sapere tutto della mia vita?»

La mia uscita gli strappa una mezza risata. «No, certo che no, non intendevo questo.»

«E cosa, allora?»

«Solo parlare delle cose che ci piacciono, o, non lo so, di tutto ciò che ci viene in mente.»

«L'unica cosa a cui sto pensando in questo momento è che sei strano forte.»

Ancora una mezza risata, ma inizio ad averne abbastanza di questa strana conversazione. «Immagino che in effetti possa sembrare così, ma è solo perché non sono bravissimo con le relazioni umane.»

«Che sarebbe a dire? Ti trovi meglio con gli animali?»

«Come?»

Che ho detto?

«Hai detto "relazioni um..."»

«Fado e Lombardi!» esclama la professoressa di Filosofia interrompendomi. «Andate a posto, su. Devo iniziare la lezione.»

«Ne parliamo meglio un'altra volta» sento dire da Gabriele, prima che ritorni al suo posto. A malincuore sono costretta a fare lo stesso.


***


Finalmente è venerdì pomeriggio e io sto andando alle prove con il gruppo. Suoniamo purtroppo una sola volta alla settimana, ma per ben due ore in cui la sala è esclusivamente nostra. Quando arrivo ci sono solo Mirko, il batterista, e Christian, il cantante e chitarrista.

«Ciao, ragazzi» li saluto, cercando di evitare l'intreccio di fili che c'è per terra per andare a prendere la mia posizione.

«Ciao» mi saluta Christian, prima di fermarmi per un braccio e tirarmi indietro. Mi scocca un bacio sulla guancia e poi scoppia a ridere perché sa benissimo che odio tutte queste smancerie. Ma deve farlo tutte le settimane, tutte le volte che ci vediamo o non è contento.

Diciamo che almeno, però, lui mi saluta. Non posso dire lo stesso di Mirko che, cresta bella piena di lacca e maglia dei Metallica, non mi ha degnato di uno sguardo.

«È troppo impegnato» mi legge nel pensiero Christian. «Il litigio con i piatti sta andando avanti da quando siamo entrati.»

«Fanno schifo!» esclama Mirko. «Ma è mai possibile che non posso avere di meglio? Non capisco perché non affittiamo un'altra saletta. Una più attrezzata, magari.»

«Perché questa è quella che costa di meno» risponde Christian.

«Che palle.»

Mirko batte sulla grancassa un paio di volte, poi sbuffa scocciato da qualche altra cosa che non capisco sinceramente. Qualche altra cosa che non gli va bene della batteria che ci mettono a disposizione per le prove. Per fortuna che io suono la chitarra e quindi non ho di questi problemi: porto la mia, così come Christian e Stefano portano i loro strumenti. Difatti, mentre ancora lo sentiamo smadonnare, sono ben felice di estrarre dal fodero Amy e di fare le prove con lei. Ho iniziato a suonare la chitarra con un modello diverso, ma non saprei immaginarmi a suonarne uno che non sia come quello di Amy.

Attacco il jack all'amplificatore e mi preparo in attesa che arrivi Stefano, il quale varca la soglia dieci minuti dopo. Chiede scusa e promette che non accadrà più, poi finalmente iniziamo a provare. Come sempre partiamo dal nostro cavallo di battaglia, Welcome to my life dei Simple Plan, e tutto sembra andare per il verso giusto. Riesco a non sbagliare neanche una nota, Christian non stona e Stefano e Mirko sono in sincronia perfetta.

È quando proviamo Fighter di Christina Aguilera, che succede il finimondo.

«Sei fuori tempo, Mi'.» Stefano rimprovera Mirko voltandosi verso di lui per esserci faccia a faccia. «Vai troppo veloce.»

«Non vado troppo veloce» si lamenta lui. «È questa canzone che mi fa cagare. Dobbiamo proprio farla?»

«E tu devi proprio dirlo ogni volta che la proviamo?» lo rimbecca Christian.

«Sì, perché ogni volta mi fa cagare sempre di più.»

«Forse è perché non riesci ad adattarla?» chiedo io. Sono convinta infatti che il problema sia quello e che gli risulti difficile adattarla in chiave Rock.

«Non è quello, ovviamente riesco ad adattarla, ma è orribile e neanche voi la suonate tanto bene, a dire il vero.»

«Io la suono benissimo!» replica Stefano e pare stare per dire altro, ma si ferma quando il telefono gli squilla nella tasca. Lo tira fuori e controlla la notifica che gli è appena arrivata, quindi alza gli occhi su Christian. «Sono arrivate!»

«Chi?» provo a domandare, ma non ottengo alcuna risposta.

In un attimo, Christian e Stefano abbandonano i propri strumenti per darsi una sistemata: Stefano si passa più volte le mani tra i capelli ramati, mentre Christian si liscia la camicia bianca che solo adesso mi rendo conto stia indossando. Non è proprio da lui, ma è evidente che sapeva già che oggi avremmo avuto degli ospiti.

O meglio, delle ospiti. Tre ragazze – una più bella dell'altra – entrano infatti nella saletta dopo qualche secondo. Dicono di chiamarsi Perla, Stella e Gaia e io mi sento davvero in imbarazzo ad averle a pochi centimetri, o ad appartenere al loro stesso genere. Non a caso, i ragazzi le guardano come con me non hanno mai fatto e come credo non faranno mai. Osservando le loro interazioni, inoltre, mi rendo conto che quest'incontro è stato studiato a tavolino affinché Christian le conoscesse. Non sono sicura di capire però quale delle tre gli piaccia.

«E lei è la nostra chitarrista, Paola.» Stefano mi presenta voltandosi verso di me e implorandomi con lo sguardo. Sembra quasi voglia dirmi "Stai al gioco pure tu, per favore".

Allora ci provo.

Mi presento a loro con un sorriso che spero non sia risultato forzato e provo a fare un minimo di conversazione con Perla, quella delle tre che mi sembra più "tranquilla". Non che le altre lo siano di meno, ma lei, finora, è quella che ha parlato di meno e che, se l'ha fatto, ha sempre usato un tono di voce basso, dolce.

«Suonate qualche canzone che potremmo conoscere?» mi chiede.

«Oh, non lo so, che genere vi piace?»

«Mh... credo un po' di tutto...»

«Linkin Park, Simple Plan, Thrirty Second to Mars...?» Ma a ogni nome che pronuncio la vedo sempre più perplessa. Le sorrido. «No, forse non vi piaceranno le canzoni che suoniamo.»

Anche lei sorride. «Forse no, ma non ci dispiacerebbe sentirne qualcuna.»

Mi sembra un ottimo punto di vista. Aprirsi alle nuove esperienze non è sempre un male, tutto sommato, soprattutto se si tratta della musica. O più nello specifico della musica Rock e Metal, perché alla fine la musica è bella tutta, ma la migliore per me è quella.

Perla e io restiamo a conversare ancora per un po', poi nel discorso si intromette Christian a gamba tesa e dell'attenzione che presta solo a lei, capisco che l'incontro è stato organizzato per loro due. Mi defilo, quindi, lasciando loro soli e guadagnandomi l'espressione di gratitudine di Stefano. Però non perdo tempo a dirgli che il tempo è denaro, soprattutto in questa situazione, e noi stiamo perdendo letteralmente i soldi spesi per l'affitto della saletta. Se abbiamo provato mezza canzone è tantissimo.

«Cinque minuti ancora, dai» fa lui.

«Guarda che li conto.»

«Li conto pure io» si intromette Mirko, un paio di colpi alla grancassa per attirare ancora di più la sua attenzione. «Christian, scusa, vogliamo far sentire qualcosa alle ragazze, che dici?»

Christian sembra colto di sorpresa. Balbetta parole sconnesse col volto in fiamme.

«Sì, dai!» esclama Perla stringendogli il bicipite e lui va ancora di più in pappa.

Sia io sia Stefano sia Mirko dobbiamo fare un enorme sforzo per trattenerci dal ridere e per non prendere in giro Christian, che alla fine però si riprende, va davanti al microfono e ci ordina pure di rimetterci in posizione.

Le note di In the end risuonano nella saletta e io mi acquieto per un po'. 



Nel capitolo precedente avete visto Paola suonare un po', adesso proprio con la sua band, anche se anche qui hanno trovato il modo di interromperla. Nel frattempo, ha accettato l'appuntamento di Matteo, nonostante le sue migliori amiche non siano proprio felici. 

Voi che ne pensate? Fanno bene a metterla in guardia? 

A venerdì! 

Mary <3 

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