20. Precipitosa
«Senti, Paola, non è che io voglia ritornare sull'argomento, però...»
Claudia non conclude la frase, dando a me il tempo di alzare gli occhi al cielo mentre sorseggio la mia Schweppes all'arancia. So già cosa vuole dire, perché, dal giorno in cui Fabio mi ha portato a mangiare il kebab, non ho più risposto ai suoi messaggi, né alle sue chiamate. E le mie amiche, ovviamente, cercano in tutti i modi di farmi ragionare.
Ma io ho già deciso: non voglio saperne più niente di lui.
«Però cosa?» sbuffo.
«Non puoi sapere con certezza chi era questa Marta» mi incalza Elisa.
«Già» si intromette Michela. «Potrebbe essere sua sorella.»
«È figlio unico» ringhio. «E poi tu a tuo fratello gli dici "ti amo, mi manchi tanto"? Io ai miei no, sinceramente.»
«Sì, ma quello che vogliamo dire noi è che non gli hai dato neanche il tempo di spiegarsi» fa notare Claudia, che sembra avere una vera predilezione per Fabio.
«Cosa devo farmi dire? Altre bugie? Ci sono già passata e credetemi che non è per niente bello. Io e Fabio non siamo fidanzati e per fortuna non provo niente per lui, per cui è meglio finirla qui. Non mi interessa se frequenta diecimila ragazze alla volta, ma non voglio essere una di loro.»
«No, Paola, è totalmente diverso, come fai a non capirlo? Matteo è un imbecille, e si vedeva lontano un chilometro che non ci teneva a te, che altro deve fare Fabio per fartelo capire? Sono due giorni che ti manda SMS e che ti chiama senza mai avere risposte da te: se non gli interessavi, avrebbe lasciato perdere al primo messaggio non risposto.» Elisa quasi lo urla, facendo girare gran parte degli altri clienti del bar nella nostra direzione.
Ci manca solo che diamo spettacolo.
Scrollo le spalle. «Beh, forse tra un po' si sarà scocciato e lascerà perdere.»
Elisa, sconcertata, schiude le labbra, poi sospira e alza le mani in segno di resa.
«Ma sei sicura che ci fosse scritto "Marta" e non "Mamma?"» prova ancora Michela.
Nemmeno le rispondo e sorseggio ancora la mia bevanda, che purtroppo adesso non è altro che ghiaccio e aria. Ma preferisco concentrarmi sul suono della cannuccia, che ascoltare ancora le loro parole.
«D'accordo» riprende comunque Claudia, imperterrita. «Non vuoi più sentirlo. Non approviamo la tua scelta perché secondo noi sei stata troppo precipitosa, ma come la metti con la tua chitarra? Dovrai riprendertela, un giorno.»
Questo è vero, anzi, è l'unica cosa che mi interessa di tutta questa storia con Fabio. Purtroppo, quando sono fuggita ho dimenticato Amy nella sua macchina e non ho idea di come fare per riprenderla. Per il momento mi sono fatta prestare quella di Christian, dicendogli che la mia aveva una corda rotta e che non ho ancora comprato la nuova.
«Non ti serve per stasera?» continua Claudia.
Scrollo di nuovo le spalle e faccio girare il ghiaccio nel bicchiere con la cannuccia. «Ho quella di Christian.»
A quel punto, nemmeno più Claudia sa come replicare, come convincermi che in un modo o nell'altro io debba vedere Fabio almeno per un'ultima volta, almeno per un chiarimento e per riprendere la mia chitarra.
Elisa sospira, Michela giocherella con lo scontrino e tutte e quattro caliamo in un silenzio fastidioso.
***
Nei camerini, prima del concorso in cui suoneremo per quinti, in ordine di come ci siamo qualificati, Christian e Stefano parlano tra di loro, Mirko si aggiusta la cresta davanti a uno specchio improvvisato e io torturo le balze della gonna che mi ha prestato Claudia. Non sapevo proprio cosa indossare, dato che ci è stato imposto un look elegante, e per me il massimo dell'eleganza è indossare la gonna e abbinarci sopra una camicia bianca. Questa gonna, però, non mi fa sentire a mio agio come quella che avevo, perché troppo corta per i miei gusti, ma Claudia è più bassa di me e di conseguenza non poteva starmi come sta a lei.
Fossi un maschio, come lo sono i miei compagni, avrei risolto con dei pantaloni neri e una camicia dello stesso colore, cosa che infatti hanno scelto di indossare tutti loro, anche se sulla camicia di Mirko ci sono disegnati dei teschi bianchi.
Dal tendone accanto a Mirko spunta un signore tutto vestito di nero, con un pass al collo e le cuffie con il microfono, forse un tecnico.
«Fado!» esclama. «Chi è Fado?»
Mirko stacca gli occhi dall'immagine di se stesso, per girarsi a guardarmi. Mi indica. «È lei.»
«Puoi uscire un secondo, per favore?» mi si rivolge. «C'è una persona per te.»
«Certo.»
Lo seguo, ma quando sono fuori con lui non vedo nessuno. Sto per chiedere al tizio chi è che mi voleva, o in alternativa per tornarmene dentro, quando l'inconfondibile voce di Fabio frena ogni mia idea.
«Paola, devo parlarti.»
«Non ho voglia di ascoltarti» replico e mi volto per andarmene, ma lui mi ferma afferrandomi per un polso.
«Lasciami» gli intimo, mentre mi dimeno sperando che molli la presa.
Mi lascia andare, uno di fronte all'altro.
«Si può sapere che è successo? Perché non rispondi alle mie chiamate, ai miei SMS? Posso sapere che ti ho fatto?»
«Perché non lo chiedi a Marta che è successo?»
«Marta?» Corruga la fronte, perplesso. «Che ne sai tu di Marta?»
Sospiro. «Ho un concorso a cui partecipare, se non ti dispiace.»
«Aspetta!» urla. «Questa non ti serve?» Si sposta di qualche passo verso destra e raccoglie la mia Amy appoggiata lì a terra. Me la porge e io la prendo con violenza. «Guarda che posso spiegarti tutto.»
«Magari un'altra volta.»
Quando rientro nel tendone, mi trovo di faccia la mia band. Sono così vicini all'entrata che temo abbiano visto tutto, o sentito tutto. O forse entrambe.
«Va tutto bene?» chiede Christian.
Faccio cenno di sì con la testa, anche se, inconsapevole, una lacrima mi riga il volto. La asciugo in fretta, sperando che nessuno di loro l'abbia vista.
Christian, però, qualcosa l'ha vista.
«Aspetta un secondo» afferma, furioso. «Aveva lui la tua chitarra? Perché ci hai detto una bugia?»
Non rispondo e non lo faccio perché un magone mi stringe le corde vocali impendendomi di parlare. Un'altra lacrima mi scende incontrollata e benché io mi passi una mano sul volto, ne seguono delle altre e fermarle tutte diventa praticamente impossibile.
Do le spalle alla mia band, ma Christian si fa avanti per guardarmi in volto.
«Io lo ammazzo!» ringhia, e con un movimento fulmineo fa per uscire dal tendone, ma Stefano e Mirko prontamente lo fermano rispingendolo dentro.
«Che cazzo fai?» urla Stefano.
«L'ha fatta piangere, lo vado a uccidere, vi togliete dai coglioni?»
«Paola, è vero?» chiede Stefano.
«Basta una sola parola e gliela facciamo pagare» afferma Mirko scrocchiandosi le dita.
Un sorriso amaro mi si imprime sul volto, mentre mi pulisco dalle ultime lacrime e dal trucco che è colato sotto le palpebre. «Lasciate perdere, abbiamo un concorso da vincere.»
Stringo il pugno e lo alzo verso di loro. Mirko e Stefano guardano Christian titubanti. Lo so che vorrebbero andare a spaccare la faccia a Fabio, ma non possiamo permetterci di combinare danni proprio oggi. Potremmo essere squalificati, e non mi va dopo quanto abbiamo sudato per arrivare in finale.
«Allora?» continuo, forzando il sorriso più che posso, per convincerli che sto bene.
Il primo a darmi il pugno è Stefano, segue Mirko. Christian, invece, è ancora sulla soglia del tendone. Un'occhiata fuori, un sospiro e alla fine sussurra: «E va bene!»
Viene a darmi anche lui il pugno e poi ci stringiamo in un abbraccio di gruppo. Christian mi dà un bacio sulla fronte. «Se la prossima volta...»
«Tranquillo, non ci sarà una prossima volta» lo anticipo.
«Meglio così.»
Ci sciogliamo dall'abbraccio solo quando ci chiamano per il soundcheck.
Provare con la mia Amy è completamente diverso rispetto alla chitarra di Christian: nonostante la sua sia un ottimo modello, il suono che produce Amy è speciale. Non saprei spiegarlo a parole, ma è limpido e perfetto.
Dopo le prove torniamo di nuovo nel tendone e ascoltiamo le band che ci sono prima di noi. La tensione è tanta, ma non come la prima volta, e almeno qualche parola tra di noi riusciamo a dirla. Quando tocca a noi, fanno salire prima me sul palco, dietro Christian, quindi Stefano e infine Mirko.
Non sono sicura che sia così, ma a un primo sguardo sembra che il pubblico sia molto di più dell'ultima volta, forse addirittura il doppio.
Il cuore batte forte nel petto e per la prima volta nella mia vita, prego. Prego affinché Christian non perda la voce, prego affinché non succeda nulla che possa metterci in difficoltà, prego affinché tutto, insomma, vada per il verso giusto.
Gabriele, in questo momento, sarebbe fiero di me. O forse no? Non abbiamo ancora affrontato questo argomento.
Mirko batte quattro volte le bacchette insieme e io chiudo gli occhi e respiro profondamente. I primi secondi della canzone li suono proprio a occhi chiusi, sia perché il panico mi sta assalendo lentamente e sia perché non trovo la forza per aprirli. Quando lo faccio, però, tra il pubblico, di fronte a me, c'è Gabriele.
Mi sciolgo in un sorriso sincero e insieme a quello anche l'ansia va via via sciogliendosi.
Christian è calmo, canta attaccato all'asta del microfono, concentrato; mentre Stefano sta fremendo e non vede l'ora di superare la parte tranquilla per scatenarsi.
Un brivido mi scuote la schiena quando mi accorgo che Christian ha steccato, ma un urlo dal pubblico – "Vai, Christian!" – gli fa spuntare un sorriso rilassato e vero sul volto. È stata Perla, la sua ragazza, a gridarlo a squarciagola, e nel riconoscerla mi accorgo del cambiamento radicale che ha avuto dall'ultima volta che l'ho vista. È sempre uno schianto, bella da morire, ma indossa – almeno credo – una maglia che di sicuro non era nel suo guardaroba, finora: una t-shirt dei Thirty Second to Mars.
Da come le va larga, credo proprio che sia di Christian.
L'incitamento sortisce l'effetto sperato, perché ora Christian sembra più motivato e non sbaglia nemmeno una nota.
E poi eccoli, i cori che tanto hanno fatto ridere me e Stefano. Ci guardiamo, complici, ma li cantiamo senza ridere e senza perdere la concentrazione. Mirko, tuttavia, sembra più affannato e sudato del solito. Nei pochi secondi di pausa in cui la batteria non c'è, fa ruotare la bacchetta destra tra le dita e tira dei grandi respiri profondi a testa china. Quando dovrebbe battere sul crush, dopo la seconda o la terza volta, quest'ultimo inizia a piegarsi all'indietro, finché addirittura Mirko non è costretto ad alzarsi e a continuare a suonare in piedi.
Corro da lui e con il piede sinistro provo a mantenere l'asta, ma nonostante ciò non si regge e cade a terra. E nessuno ci aiuta.
Mirko fa una smorfia, ma continua a suonare senza crush, battendo così forte sulla batteria che sembra la voglia rompere; a testa bassa, borbotta forse qualche imprecazione. Per fortuna, però, la canzone è quasi finita e infatti, dopo gli ultimi cori miei e di Stefano, possiamo scendere dal palco.
Nel tendone, Mirko si toglie la camicia, rimanendo a torso nudo, e per quanto è sudato sembra che abbia fatto la doccia.
«Quel cazzo di piatto di merda!» urla, asciugandosi il sudore con la sua stessa camicia.
«Sh!» lo richiama Stefano.
«Oh! Ma vaffanculo! Ho sudore ovunque!»
«Sarà contento il prossimo che suonerà la batteria.»
«Intanto non gli si ribalterà il piatto.»
Mi aspetto che da un momento all'altro intervenga anche Christian, invece non c'è nel tendone con noi. Esco fuori, lo cerco con lo sguardo e arrivo addirittura al chiosco delle bibite, in cui noi artisti abbiamo una consumazione gratis. L'idea di una Coca Cola fresca con ghiaccio mi fa dimenticare per un attimo Christian e la chiedo alla commessa, che me la porge gentile.
«Veramente brava, la mia protetta.»
Mi volto al suono delle parole di Gabriele. Di slancio lo abbraccio forte, stando attenta a non rovesciare la bibita.
«Bravissima.»
«Grazie. Ma come mai sei qui? Avevi detto di non poter venire a Milano.»
«Veramente avevo detto di non poterci venire l'altra volta. Adesso, invece, sono cambiate delle cose.»
«Scommetto che non mi dirai quali cose.»
«Esattamente.»
Incredula, scuoto la testa e sorseggio la mia Coca Cola, che è freschissima ma forse un po' annacquata. Nel guardare verso il pubblico, nel momento in cui Gabriele si sposta liberandomi la visuale, mi trovo di fronte a una scena che mai avrei immaginato; per poco non sputo la Coca Cola.
Christian stringe la mano a Fabio e addirittura si danno pacche sulle spalle come se si conoscessero da sempre. Perla è accanto a Christian e tiene la testa appoggiata sulla sua spalla, mentre lui le stringe la mano, protettivo.
«Forse dovresti provare a sentire cosa ha da dirti» mi dice Gabriele, quindi sorseggia a sua volta una Coca Cola che suppongo abbia appena preso.
«Hai cambiato idea? Sei riuscito a vedere qualcosa riguardo al mio futuro collegato a lui?»
«Non esattamente. Ma sono arrivato a una conclusione.»
«Sarebbe?»
«Te lo ricordi il discorso sulla rabbia?»
Sbuffo, perché so già dove vuole arrivare. «Sì, me lo ricordo.»
«Non penso che dovresti trattarlo come tratti me quando ti arrabbi.»
«Perché come ti tratto?»
«Non mi lasci parlare, o spiegare. E scappi.»
«Ehi, aspetta un momento! Solo le prime due volte è andata così, poi non ti ho più cacciato, o sbaglio?»
«Beh, hai intenzione di fare così anche con lui? O con qualcun altro che solo proverà ad avvicinarsi a te? Guarda che lui, così come gli altri, non sono obbligati a ritornare. Non credo avrai altre possibilità, se lo lasci andare. E devi smetterla di reagire in questo modo a una delusione.»
Vorrei tanto contraddirlo, dirgli che si sbaglia di grosso. Ma non ha torto. Non posso reagire così ogni volta che qualcosa non mi va bene, non farei altro che continuare ad alimentare la causa di tutti i miei problemi. Dovrei imparare, invece, a essere più paziente e a dare modo alle persone di discolparsi dalle accuse che gli muovo.
«D'accordo, hai ragione, ma forse...»
Forse, vorrei dirgli, questo non è il momento perfetto per riconciliarmi con Fabio, forse posso aspettare di vederlo in un altro momento. Ma Fabio, che ha ormai finito il suo discorso con Christian, incontra il mio sguardo e subito dopo si muove verso di me.
Sento Gabriele spostarsi.
Non osare andartene, lo minaccio. E non sparire alla sua vista.
«Ciao» esordisce Fabio.
«Ciao» replico.
«Complimenti per l'esibizione.»
«Grazie, lui è Gabriele.» Tiro il mio angelo custode per un braccio e lo posiziono davanti a Fabio.
Fabio sorride forzatamente e gli porge la mano. «Piacere, Fabio» sussurra.
«Molto lieto di conoscerti.»
«Non è che ci lasceresti un attimo da soli?»
«Certo» concede Gabriele per poi sparire in un attimo tra il pubblico.
Traditore, lo ammonisco.
«Senti, parlerò velocemente, così non potrai interrompermi, perché ho davvero bisogno di spiegarti. Marta è la mia ex fidanzata. Ci siamo lasciati prima che mi chiamassero in caserma, ma lei non si arrende, mi chiama tutti i giorni, mi manda messaggi sul cellulare e su Facebook. Su Facebook sono riuscito a bloccarla e se sapessi come si bloccano i numeri di telefono l'avrei già fatto. Credimi, non le rispondo mai, non voglio più sentirla, né vederla. Per me è finita.»
«Ci sono app.»
«Come?»
«Applicazioni per bloccare i numeri di cellulare.»
«Oh, non lo sapevo, ne scarico subito una.»
Fabio estrae il cellulare dalla tasca e scorre con il dito per sbloccarlo. Poggio la mia mano sulla sua.
«Lascia perdere, non serve» gli dico. «Non devi dimostrarmi niente.»
Fabio alza gli occhi al cielo, sbuffa. Prende la mia mano e la stringe tra le sue. «Tu mi piaci, Paola, e tanto.»
Senza che possa aspettarmelo, la sua frase mi fa scoppiare il cuore nel petto. Imbarazzata, abbasso il viso, ma lui me lo fa rialzare prendendo il mento tra l'indice e il pollice.
Mi sorride, poi si fa più vicino a me e mi bacia. Dapprima poggia le sue labbra delicatamente alle mie, dandomi piccoli baci, quindi mi afferra la testa con la mano destra e mi bacia alla francese.
Qualche secondo dopo, ci stacchiamo. Fabio strofina il naso sul mio, mi dà un piccolo bacio a stampo prima di lasciarmi andare completamente.
«Scusami, non potevo trattenermi oltre» dice.
Scoppio a ridere e lui mi asseconda accarezzandomi i capelli. Restiamo così, a guardarci negli occhi, per non so quanto tempo. A svegliarci dall'incanto ci pensa Stefano, che mi dice che dobbiamo salire sul palco per la premiazione.
Sul palco, quindici band ci stanno davvero strette, ma in questo momento non mi interessa molto, così come non mi interessa del discorso di ringraziamento del presentatore, perché non faccio altro che guardare Fabio, in prima fila tra il pubblico.
Mi riprendo, però, quando il presentatore si fa dare la busta con i vincitori dalla giuria. Stringo la mano a Christian, che è alla mia sinistra, e quella di Stefano, che è alla mia destra. Vedo Stefano provare a fare lo stesso con Mirko, ma quest'ultimo per poco non gliela spezza.
«Al terzo posto...» comincia il presentatore, aprendo la busta, «... abbiamo i Sound of Nation!»
Il pubblico applaude e la band riceve una coppa e un assegno di trecento euro.
«Molto bene, complimenti ai Sound of Nation» continua l'uomo. «Al secondo posto, e per pochissimi punti dalla prima posizione, abbiamo i Perfectly Imperfect!»
Oh! Siamo secondi.
Lascio le mani di Stefano e Christian e andiamo a ritirare il nostro premio. Christian afferra la coppa e l'assegno di cinquecento euro, quindi ritorniamo in fila con gli altri concorrenti.
In questo momento vorrei piangere, perché un contratto con un anno con una casa discografica non mi sarebbe dispiaciuto per niente, ma mi trattengo mordendomi un labbro. D'altra parte, anche il resto della mia band non sprizza proprio di gioia e riusciamo solo a cingerci vicendevolmente le spalle in una muta consolazione.
La band degli inediti vince la gara.
«E adesso passiamo ai premi individuali» annuncia il presentatore. «Miglior voce: Stefano Fabiani!» Un ragazzo abbastanza grande, sulla trentina, va a ritirare il premio: un microfono professionale. Una donna porge una scatola al vincitore con dentro il premio. «Bene e adesso miglior chitarrista... Paola Fado!»
Incredula, resto ferma senza sapere cosa fare. Christian, per fortuna, mi spinge verso il presentatore, il quale mi stringe la mano e mi fa i complimenti. Come premio ricevo un amplificatore.
Bellissimo!
Il pubblico applaude forte e di nuovo non so che fare, soprattutto vorrei sapere cosa fare quando vedo che anche Fabio si sta dimenando, urlando il mio nome e che sono bravissima.
Devono essere impazziti tutti.
Trascino la mia scatola accanto alla mia band e ognuno di loro mi abbraccia e mi bacia, facendomi altri complimenti che non so se merito.
Sono la miglior chitarrista di questo concorso!
Mentre la premiazione va avanti, ritorno a guardare tra il pubblico. Fabio mi sorride, ma Gabriele è dietro di lui, lo scruta dall'alto in basso.
Poi sparisce.
Paola è sempre troppo precipitosa, meno male che ci pensa Gabriele a farla ragionare. Chi è che non vede l'ora di andare a cena con Fabio?
Paola, ovviamente!
A martedì prossimo!
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