10. Fiero di te

Oggi è il compleanno di Marco e Rosaria ci ha coinvolti in una grandissima festa a sorpresa per lui. Ha invitato tutti gli amici di Marco, o almeno i pochi che gli sono rimasti dopo il liceo, alcune amiche sue, i suoi genitori e suo fratello Federico. Non siamo mai andati d'accordo, io e Federico, perché se c'è una persona più distante da me quella è lui; nonostante ciò sono anni che Rosaria cerca di farci fidanzare.

Spero che per questa volta mi lascerà in pace, perché già organizzare la festa è stato molto difficile e non voglio avere altre rotture. Fare tutto in poche ore non è stato il massimo, ma alla fine abbiamo ottenuto un ambiente niente male.

Il tavolo della cucina è stato allungato e spostato nel salone; sopra ci abbiamo messo una tovaglia bianca e adagiato tutte le leccornie che ci ha fornito il servizio di catering a cui ci siamo affidati. In giro per la casa abbiamo sistemato festoni e palloncini rossi e neri, per richiamare i colori della divisa di Marco.

Quest'idea, però, è tutta farina del sacco di Rosaria. Io, onestamente, nonostante ami il nero, non la trovo proprio grandiosa.

A ogni modo, forse l'impresa più difficile di tutte è stata tenere Marco lontano da casa. Di solito, quando non lavora, non sta molto in casa, invece questa volta non ha fatto altro che ciondolare per tutta la mattinata rompendo le palle a me, chiedendomi in continuazione perché non ero andata a scuola. Naturalmente non ho potuto dirgli che mi ero presa un giorno di festa per aiutare nei preparativi per la sua festa e ho dovuto inventare la scusa che a scuola i ragazzi delle quinte hanno proclamato occupazione e che quindi noialtri non potevamo entrare.

Stiamo sistemando le ultime cose nel salone quando sentiamo le chiavi girare nella serratura. Ci blocchiamo tutti e tacciamo allo stesso momento, che quasi sembra che stiamo giocando a un due e tre stella.

La porta si apre e Marco entra seguito da Fabio, il suo collega.

«Sorpresa!» urliamo tutti insieme.

Marco resta immobile a qualche centimetro dalla porta, le chiavi ferme a mezz'aria, la bocca spalancata e gli occhi sgranati. Rosaria gli corre incontro e gli salta addosso, lo riempie di baci.

«Buon compleanno, amore mio!»

Il viso di Marco comincia lentamente a rilassarsi, mentre sorride calorosamente alla sua fidanzata; le scocca un bacio appassionato sulla bocca e Remo urla: «Oh! Prendetevi una stanza!»

Tutti gli invitati ridono e poi parte un fragoroso applauso. Marco lascia andare Rosaria e si prende, com'è giusto che sia, i suoi auguri di compleanno dagli altri.

«Auguri, Maresciallo!» gli dico quando arriva il mio turno. Marco alza un sopracciglio e mi dà una pacca sulla spalla.

Rido mentre con foga Remo lo abbraccia e fa finta di dargli un pugno nelle parti intime. Due degli amici di Marco lo prendono in giro non so per quale motivo e mentre qualcuno gli offre un bicchiere di Martini, mi rendo conto che Fabio è ancora accanto alla porta d'ingresso – che tra l'altro è ancora aperta –, imbarazzato perché non sa cosa fare.

Chiudo la porta alle sue spalle, prima di sorridergli.

«Io dovrei andare a casa» mi dice indicando la porta.

«Sei sicuro? Non vuoi neanche qualcosa da bere? Una Coca Cola? Un'aranciata? Un Martini?»

«Stai cercando di far ubriacare un carabiniere in servizio?» Si passa una mano tra i capelli e ammicca.

«Assolutamente no!»

«Mi scusi.» Mia madre, sbucata alla sinistra di Fabio, gli poggia una mano sulla spalla. «Lei è un collega di Marco?»

«Mamma...» comincio, con l'intenzione di dirle che è ovvio che sia un collega di Marco. La divisa dovrebbe già essere un grande indizio, se non fosse che sono entrati in casa nostra insieme. Ma Fabio fa prima di me.

«Sì, signora» risponde senza battere ciglio.

«Molto piacere di conoscerla, io sono Carla, la madre di Marco, resta con noi?»

«Oh, no, signora, la ringrazio ma devo proprio andare.»

«Scalò! Perdonami, mi ero totalmente dimenticato di te! Ti porto quei documenti e poi puoi tornare in caserma» si inserisce Marco con la sua solita delicatezza.

Fabio controlla l'ora. «Veramente, Maresciallo, il mio turno è terminato. Ma posso portarli lo stesso, se vuole.»

«No, tranquillo, rimandiamo a domani mattina. Nel frattempo, puoi rimanere, se vuoi.»

Fabio sta per aprire bocca quando mia madre interviene: «Come madre del tuo Maresciallo, ti ordino di rimanere.»

Fabio ride e scuote la testa imbarazzato, arrossisce. «Sì, signora!» esclama, facendole anche il saluto militare.

«Va bene, allora io vado a cambiarmi. Mamma, Rosaria ha bisogno di te in cucina. Paola, occupati tu di Fabio.» Marco impartisce gli ordini, poi va nella sua stanza a cambiarsi.

Mia madre a sua volta sparisce in cucina e io e Fabio restiamo da soli. In un primo momento ci fissiamo senza sapere cosa dire, poi mi ricordo che devo fare gli onori di casa.

«Vuoi... darmi la giacca?» chiedo, allora.

«Sì, grazie!» Fabio mi dà le spalle e comincia a sbottonare i bottoni in metallo. Quando ha fatto, afferro il bavero della giacca con l'intenzione di aiutarlo a toglierla; gliela sfilo portandola verso il basso, con lui che asseconda i miei movimenti mentre sotto la camicia bianca vedo i muscoli delle spalle tendersi. «Preferirei spogliarmi» afferma facendomi strozzare con la mia stessa saliva.

«Come?»

Fabio si volta di nuovo verso di me. «Intendevo cambiarmi.»

«Oh... certo.»

Accenno un sorriso e mi sistemo la giacca sul braccio, lui mi porge anche il cappello e i guanti. Senza staccare lo sguardo da me, apre il primo bottone della camicia e allarga il nodo della cravatta.

«Così va meglio.»

Accenno a un altro sorriso e scappo in camera di mia madre a posare la sua roba. Quando ritorno, Fabio sta parlando con Rosaria, che quando mi vede mi indica il fratello, seduto da solo sulla poltrona vicino al divano.

Sbuffo. Non mi va proprio di tenergli compagnia, e tocca sempre a me. Tuttavia mi siedo comunque su una sedia posta accanto a lui.

«Ciao, Federico, come stai?» comincio. «Novità a scuola?»

Federico alza la testa rasata lentamente, sbatte un paio di volte le ciglia e fa una smorfia con le labbra. «Mh... quest'anno ho l'esame.» Poi sospira, triste.

Parlare con lui è angosciante, non ho mai visto un ragazzo più depresso di Federico; per altro è sempre di cattivo umore, triste e scostante. Sua madre gli sta sempre addosso e si preoccupa soprattutto del fatto che mangia pochissimo. Sostanzialmente non posso darle torto: Federico è molto magro, le clavicole sono sporgenti e le braccia sembrano non poter sopportare un grande sforzo fisico. Inoltre, dà una strana sensazione di fragilità, e non solo fisica, anche emotiva.

«Oh... Ma tu hai voti alti!» cerco di consolarlo. «Stai tranquillo che andrà bene!»

Federico però fa spallucce e sospira di nuovo, per niente convinto delle mie parole.

Sul tavolino di fronte a noi ci sono delle graffe e a me viene in mente di fargliene mangiare qualcuna. Così ne avvolgo un paio in un tovagliolo e gliene porgo una.

«Sono buonissime, assaggia» gli dico.

«Non lo so» replica lui, lo sguardo disgustato, «sono piene di zucchero.»

«Ma è proprio questo il buono!» faccio notare, senza però celare una smorfia di disappunto per le sue parole. Come può pensare una cosa del genere? Un ragazzo può essere anoressico? Immagino di sì.

Eppure non mi arrendo e tolgo, battendo le graffe su un tovagliolo, lo zucchero in eccesso. Mi ha detto che il problema era che fossero piene di zucchero, così lo sono di meno.

«Ecco!» esclamo raggiante.

Federico sembra titubante, ma ne prende una e la morde piano. Lentamente e assaporando ogni boccone la finisce tutta e con mia grande sorpresa riesco a fargli mangiare anche una seconda graffa. La madre di Federico sarebbe fiera di me e probabilmente, se sapesse che sono riuscita a far mangiare il figlio, mi inviterebbe a cena da loro tutti i giorni.

Reprimo un conato di vomito al pensiero.

Federico ha l'intera bocca sporca di zucchero e nonostante io gli dica più volte di pulirsi, c'è sempre qualche granello di zucchero che non riesce a togliere.

«Ma non capisco dove» si lamenta.

«Qui...» Gli indico l'angolo della bocca, ma per essere più chiara gli tampono un tovagliolo proprio dove c'è ancora dello zucchero. Gli viene da ridere e sinceramente scoppia una risata anche a me.

«Non trovi anche tu che siano una coppia adorabile?»

La voce di Rosaria mi fa voltare di scatto. Alle mie spalle ci sono lei, Fabio e mia madre. E tutti e tre stanno sorridendo in contemplazione del momento tra me e Federico.

«Mi dispiace, Rosaria» afferma però mia madre, «ma Paola ha già un fidanzato.»

«Davvero?» dicono all'unisono Fabio e Rosaria.

«Già» continua mia madre. «È un ragazzo davvero adorabile. Biondo, con gli occhi azzurri... Sembra un angelo caduto dal cielo!»

Oh, mamma! Non avresti potuto usare parole più giuste, ma sei proprio fuori strada!

«Mamma, Gabriele non è il mio fidanzato» dico bruscamente.

«Di che parlate?» Marco si avvicina a Rosaria, le cinge i fianchi e poggia la testa sulla sua spalla.

«Del ragazzo di Paola.»

Rosaria ha parlato veloce, ma Marco ha capito perfettamente quello che ha detto. Così come so perfettamente cosa sta pensando.

«Ragazzo?» ringhia.

Imbarazzata, arrossisco e lancio un'occhiataccia a mia madre, sperando di comunicarle telepaticamente che deve imparare a non parlare a sproposito. Quindi, sudando freddo per via di tutti quegli sguardi che mi creano solo agitazione, mi alzo con l'intenzione di andarmene da lì e per poco non cado su Federico. Riesco a farmi strada, sorpassando Federico, ma inciampo sui miei stessi piedi e Fabio mi afferra prima che possa cadere.

«Nessun ragazzo, non ho nessun ragazzo!» urlo senza neppure io sapere il perché, ancora tra le braccia di Fabio.

Volevo che smettessero di guardarmi, ma ho ottengo esattamente l'effetto contrario: perché ora sono davvero sotto lo sguardo di tutti.

Di tutti.

Tutti.

Fabio mi aiuta a riprendere l'equilibrio e quando ho i piedi ben saldi a terra, fuggo nella mia stanza. Mi getto sul letto e immergo la testa tra i cuscini.

Che imbarazzo! Il compleanno di Marco si è trasformato nel patetico show di Paola, che oggi ha eseguito la sua ultima performance, perché non uscirò mai più da questa stanza.

Una risata forte ma melodiosa invade la mia stanza. Scosto uno dei cuscini dal viso e noto che alla mia destra, in piedi con le mani sullo stomaco, c'è il mio angelo custode.

«Santo cielo!» esclama, ridendo senza freni. «È-stato-uno-spasso.»

«Uno spasso?» Mi alzo dal letto furibonda. «Che ci trovi di divertente? Non potevi fare qualcosa? Non so, librarmi in aria o impedire che perdessi l'equilibrio?»

«Cara protetta...» Gabriele si appoggia al muro con la schiena. «Io non faccio miracoli! La tua goffaggine è qualcosa di esilarante!»

«La mia goffaggine?» Arrossisco ancora mentre gli sbatto il cuscino sul braccio. «Io non sono goffa!»

Gabriele alza le braccia per difendersi, ma ancora non smette di ridere. Scivola a terra, appoggiato al muro, e nel tirare la testa indietro la sbatte sonoramente.

«Ah!» si lamenta, le lacrime agli occhi, e non capisco se è per la botta o per quanto ha riso. «Cazzo!»

A questo punto esplode un'enorme risata anche a me, che lui asseconda massaggiandosi la testa. Remo irrompe in camera mia per dirmi che è l'ora dell'apertura dei regali e io gli rispondo subito che tornerò in salotto tra qualche minuto.

Sai come si dice in questi casi?, chiedo telepaticamente a Gabriele. Karma.

Sul volto di Gabriele si allarga un sorriso. «Non è Karma, è la tua goffaggine che è contagiosa.»

Gli mostro la lingua e lui ride di nuovo.

«Vado di là.»

«D'accordo.»

Sto per uscire dalla mia stanza, quando un flashback di qualche minuto prima mi attraversa la mente. Tra le risate e le prese in giro di Gabriele, non ci ho fatto caso, quasi come se fosse una cosa naturale, ormai, per me.

Ma tutto ciò che sto vivendo non lo è affatto, in fondo.

«Come mai Remo non ti ha visto?»

«Perché non può.»

«Ma la mamma ti ha visto, l'altro giorno.»

«Lo so, ma è stato perché gliel'ho permesso io. Tu lo vedi il suo?»

«Il suo cosa?»

«L'angelo custode di Remo?»

«No.»

«Ecco, appunto, domani ti mostro una cosa. E comunque, sei stata brava con Federico, sono fiero di te.»

Fiero di te.

Quelle parole hanno un suono fantastico, mi riempiono il cuore di gioia e di orgoglio. Senza pensarci un secondo di più, mi avvicino a grandi passi a lui, per poi stringerlo forte in un abbraccio che toglie il fiato a entrambi. Per un momento Gabriele resta sconcertato, poi, con molta calma, poggia le sue mani sulla mia schiena. Il suo tocco è confortevole e rigenerante. Mi sento meglio quando sono con lui e questo nostro strano rapporto mi sta dando tanto.

Per la prima volta, ho fiducia in me stessa. 



Buon compleanno, Marco! 

Il nostro caro Maresciallo compie 28 anni e meritava una bella festa a sorpresa... C'è stato anche il ritorno di Fabio, costretto praticamente a partecipare alla festa, però dai non credo gli sia dispiaciuto alla fine. 

E poi Gabriele... le ha detto di essere fiero di lei? *-* Il loro rapporto sta migliorando, speriamo resti così sereno ancora per un po' XD 

A martedì! 

Mary <3 

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