HAPPY BIRTHWIN - @nowhereissafe
GRUPPO FANTASMINI - PACCHETTO NERO
PILOTA: DANIEL RICCIARDO (-0.5 punti)
nota per i giudici: non calcolate voi i punti in meno, sarò io a sottrarli da ogni votazione.
PROMPT: BLACKOUT
CARATTERISTICA: IL PROTAGONISTA VIVE IN UNA CASA INFESTATA (O FORSE SONO I TOPI A FARE TUTTI QUEI RUMORI IN MANSARDA)
HAPPY BIRTHWIN
Essere di buon umore il giorno di Halloween non è una cosa comune, non per Winter White almeno. Men che meno se il suo ufficio si è appena allagato e deve attraversare la città nell'ora di punta per dirigersi in quella che il suo capo le ha indicato come "situazione temporanea". Aggiungiamo il fatto che diluvia incessantemente da tre giorni ed il suo completo bianco è diventato ormai trasparente, non facendo altro che aumentare le occhiate maliziose degli uomini lungo la strada. <<Hey bellezza, vuoi un passaggio?>> una Lamborghini bianca rallenta tirando giù il finestrino. <<Sparisci>> mormora Winter digrignando i denti, non vedendo l'ora che questa giornata finisca, anche se è appena cominciata. <<Come sei aggressiva, mi piaci>> continua lo sconosciuto con un irritante sorrisino stampato sul viso. Winter gli sorride e si avvicina allo sportello del passeggero con una mano dentro alla borsa. <<Hai tre secondi per sparire dalla mia vista, coglione>> si appoggia al finestrino ed estrae le chiavi di casa premendole contro la carrozzeria. Winter alza gli occhi e vede il viso del ragazzo improvvisamente perdere il colorito sano che aveva fino a pochi secondi prima. <<E va bene, va bene! Me ne vado!>> sbotta impaurito ed ingrana la marcia per sparire dietro la curva alle spalle della ragazza.
Winter continua a camminare, accelerando quanto più possibile il passo per evitare di aumentare ulteriormente il ritardo. Lontano dalla strada principale, su per una collina, dopo un lungo viale di pioppi, finalmente si trova davanti alla sua nuova sistemazione lavorativa per un paio di settimane. Alza gli occhi, meravigliandosi della maestosità della villa che si trova davanti ed in cuor suo si sente piccola piccola, conscia che non riuscirà mai a permettersi nemmeno la metà del lusso che si trova di fronte, neanche lavorando una vita intera senza sosta.
<<Win! Finalmente sei arrivata!>> la accoglie la voce sempre allegra di Daniel Ricciardo, al quale rivolge un sorriso di cortesia mentre si avvicina alla porta d'ingresso. <<Signor Ricciardo, mi dispiace per il ritardo, ho fatto il più in fretta possibile>> si scusa Winter una volta all'interno. <<Quante volte ti ho detto di chiamarmi Daniel?>> domanda l'australiano con un tono di finta ammonizione. <<Non mi viene naturale, signor Ricciardo>> continua la ragazza con il sorriso sulle labbra. <<Ci conosciamo da quanto, tre anni?>> domanda nuovamente il pilota facendole strada per accompagnarla nel suo studio. <<Tre e mezzo per la precisione>> puntualizza Winter <<ma mettiti nei miei panni, sei pur sempre il socio del mio capo>>. Daniel scuote leggermente la testa continuando a camminare al suo fianco per un lunghissimo corridoio. <<Facciamo così, per il tempo che starai qui io sarò solo Daniel per te, okay?>> si rivolge a lei con uno dei suoi immensi sorrisi. <<Anche perché mi sembra di avere novant'anni se mi chiami signor Ricciardo>> si stringe nelle spalle per poi aprire una porta sulla destra. <<Ci proverò, sign... Daniel>> Winter entra nell'enorme stanza che dovrebbe essere il suo ufficio provvisorio e rimane a bocca aperta. <<Addirittura la targhetta?>> si avvicina alla scrivania e prende la targa d'oro che recita "WINTER M. WHITE" con un sorriso compiaciuto. <<John non ti apprezza come dovrebbe, Win>> dice Daniel con una smorfia non appena pronuncia il nome del suo socio, nonché capo di Winter.
A Winter scappa una risatina nel sentire quelle parole, sapendo perfettamente che Daniel sotto sotto ha ragione: John non la apprezza come dovrebbe. Non ha mai saltato un giorno di lavoro, è sempre la prima ad arrivare in ufficio e l'ultima ad andare via, anzi, spesso e volentieri capita che non torni nemmeno a casa per finire il suo lavoro e anche quello degli altri. Meriterebbe un aumento, una posizione migliore, o anche solo un po' più di riconoscimento, ma purtroppo essere una donna nel mondo della Formula Uno comporta anche questo.
<<Allora diglielo tu a John che lavoro come una schiava>> ridacchia Winter prendendo posto dietro la scrivania, dopo essersi tolta il cappotto e sistemata un po' i capelli, ormai crespi dopo la pioggia presa per strada. <<Fosse per me saresti il mio team principal, altro che questo lavoro d'ufficio noioso e stressante>> ammette Daniel sedendosi di fronte a lei nella sedia di pelle nera. <<Posso farti una domanda?>> chiede Winter appoggiandosi contro il comodo schienale. Daniel annuisce passando una mano tra i suoi ricci indomabili e decisamente troppo lunghi. <<Questa è la tua umile dimora?>> domanda la ragazza con un accenno di risata guardando fuori dalla finestra quello che ai suoi occhi sembra di più un parco naturale che un giardino privato. <<Quando sono a Londra sì, ma di solito sto a Montecarlo>> risponde con nonchalance, come se fosse una cosa normale vivere in una villa che sarebbe troppo grande persino per una famiglia di sei persone. <<Uno schiaffo alla povertà>> sussurra Winter mentre accende il computer, con gli occhi fissi sullo schermo. <<Ringrazia che sono un pilota famoso altrimenti non avresti avuto un ufficio per le prossime due settimane>> ribatte l'australiano con un sorriso. Winter annuisce ed alza le mani in tutta risposta, capendo il suo punto di vista.
Daniel si alza dalla sedia e si avvicina alla porta della stanza, per poi rivolgersi un'ultima volta a Winter. <<Se hai bisogno di qualsiasi cosa chiamami, ora dovrebbero arrivare anche i tuoi colleghi ritardatari>> dice, salutando Winter con il braccio alzato e scomparendo dietro la porta.
Una volta messe le cuffiette e la sua playlist preferita in ripetizione, Winter può incominciare a lavorare, china sul suo computer a rispondere ad email da fornitori mai puntuali con le consegne. Toglie gli occhi dallo schermo soltanto per continuare a compilare delle schede fatte di numeri, statistiche e bilanci che farebbero venire il mal di testa a chiunque. La mattinata scorre senza troppi intoppi, a parte una telefonata verso le undici con il dipartimento logistico della sede aziendale in Francia. Ci sono volute quasi due ore a Winter per spiegare che lei non aveva sbagliato nessun dato del Gran Premio scorso e che se c'erano state delle incongruenze dovevano essere per forza stati loro. Maschilista arrogante sbraita una volta terminata la chiamata, sbattendo il cellulare sulla scrivania, già esausta.
<<Tutto bene?>> la testa riccioluta di Daniel Ricciardo fa capolino nella stanza, quasi a chiedere implicitamente il permesso di entrare. <<Scusa, ho urlato troppo?>> domanda imbarazzata Winter, con le guance rosse e lo sguardo basso. <<Ti ho sentito dal salotto ma mi piacciono le ragazze che urlano>> ammicca alzando leggermente le sopracciglia e chiudendosi la porta alle spalle. Winter si porta una mano sulla fronte e scuote la testa, senza riuscire a trattenere un sorriso, sia per la battuta di Daniel sia per il suo outfit curioso. <<Come ti sei conciato?>> chiede corrugando la fronte mentre i suoi occhi si posano su tutto il suo corpo. <<Prove d'abito per stasera>> risponde l'australiano ermeticamente, facendo un giro su sé stesso. Indossa una tuta nera attillata - che mette in risalto il suo fisico asciutto e ben allenato - con sopra tutte le ossa che formano lo scheletro umano. <<Ma oggi è Halloween?>> domanda Win con gli occhi sbarrati. Come ho fatto a dimenticarmene? Daniel la guarda come si guarderebbe una persona con il cappellino della Mercedes ad una festa della Ferrari. <<Ma dove vivi, Win? Certo che oggi è Halloween!>> esclama il pilota con fare ovvio, poi prosegue con un tono di voce più alto. <<Va bene che mi vesto un po' sopra le righe ma se pensi che vada in giro così normalmente mi offendi>> posa le mani sui fianchi e si siede di fronte a lei con le gambe accavallate.
<<Un po' sopra le righe?>> gli fa eco lei trattenendo a stento una risatina, che Daniel prende sul personale. <<No, scusa... è che oggi è anche il mio compleanno e io me ne ero totalmente dimenticata>> dice con naturalezza, chiudendo un immenso raccoglitore pieno di documenti sulla scrivania. Daniel, appena sentita l'ultima frase, quasi salta dalla sedia e per poco non cade per terra. <<Oggi è il tuo compleanno? E me lo dici così?>> esclama, a metà tra l'eccitato e l'indignato. <<Fanculo la festa di Max, andiamo a bere qualcosa tutti insieme, aspetta che lo dic...>> dice freneticamente, come un bambino di due anni in un negozio di giocattoli. <<Frena, frena, frena, Daniel>> lo blocca Winter con le mani distese per attirare la sua attenzione. <<Ti ringrazio ma non posso, davvero. Devo lavorare questa sera e non voglio che tu annulli nessuna festa per me. Quindi vai e divertiti, anche perché non sono una fan del mio compleanno>>.
Daniel alza lo sguardo dal suo telefono, amareggiato e deluso da quella risposta ed in generale dal poco entusiasmo della ragazza. Lui ama festeggiare il suo compleanno, organizza sempre delle magnifiche – e poco sobrie – feste a tema da qualche parte nel mondo ed invita tutte le persone che gli vengono in mente, perciò non capisce come Winter non sia felice di compiere gli anni, per di più proprio il giorno di Halloween.
<<Non avevo mai conosciuto qualcuno che compie gli anni ad Halloween>> afferma Daniel una volta sparita l'euforia, rimettendosi spallato contro lo schienale della sedia. <<Pensa che culo che ho>> risponde Winter con un sorrisino sarcastico sulle labbra e con gli occhi fissi sullo schermo, intenta a leggere l'email appena arrivata nella sua casella di posta. Ci ho già pensato, Win è quello che Daniel vorrebbe risponderle, ma si trattiene. Non pensa che sia il momento opportuno né per fare battute maliziose né per dire quello che pensa da tre anni e mezzo a questa parte.
<<Okay, non insisto. Però non puoi passare la sera del tuo compleanno a lavorare. Concediti almeno una birra o un Moscow Mule o uno strappo alla dieta>> Daniel cerca di farle tornare il sorriso, la sua specialità. Winter batte le dita sulla tastiera del computer ma non le passa inosservato il cocktail di cui parla Daniel. <<Ti ricordi del Moscow Mule?>> gli chiede togliendosi gli occhiali e posandoli sul tavolo, le spalle strette e la schiena piegata in avanti. <<Non so come faccia a piacerti quella roba...>> mormora l'australiano con un finto conato di vomito incorporato. <<Non so come faccia a non piacere agli altri>> ribatte Win alzando gli occhi al cielo. <<Vieni a fare pausa pranzo o non ti posso neanche offrire qualcosa?>> domanda Daniel alzandosi dalla sedia e porgendole la mano. Winter non risponde subito, sapendo cosa penseranno di lei i suoi colleghi nel vederla pranzare con Daniel Ricciardo, alimentando ancora di più le malelingue che sostengono che lei sia entrata in un mondo prettamente maschile come la Formula Uno soltanto per il suo bel faccino e non perché se lo merita più di tutti loro messi insieme.
<<Dovrai pur mangiare>> continua Daniel in piedi, aspettando una risposta che continua a non arrivare. <<Okay, va bene. Ma solo se ti togli quell'orrendo costume di Halloween>> patteggia la ragazza, sul cui viso è finalmente ricomparso il sorriso. <<Scherzi? Questa è la parte bella di pranzare con me: non sai mai come mi presenterò>> Daniel sta al gioco ed insieme escono dalla stanza adibita ad ufficio, diretti verso la cucina dell'enorme casa del pilota.
Passare del tempo con Daniel Ricciardo è un antibiotico naturale. Sconfigge qualsiasi malattia. Il suo sorriso e le sue battute sono un antidoto contro la tristezza e la malinconia. Se le premesse del pranzo non promettevano nulla di buono, alla fine Winter è sollevata e contenta di aver trascorso la sua pausa pranzo a ridere e a chiacchierare con lui. Sono molto diversi, indubbiamente, ma sono due anime buone e, come tali, non possono che andare d'accordo.
<<Non ci credo>> mormora allibito Daniel finendo il suo gelato alla vaniglia con gli occhi fissi su Winter. <<Com'è possibile?>> continua, con la stessa espressione sul volto. <<Non è così strano, sai>> risponde Win prendendo un cucchiaio del suo gelato alla fragola e pronta a raccontare uno degli aneddoti che più hanno segnato la sua vita. <<Sono americana e in America Halloween è una delle feste più importanti dell'anno, seconda solo al giorno del Ringraziamento, quindi se nasci il 31 ottobre nessuno ti fa gli auguri per il compleanno. Anzi, se ti aspetti una festa tutta per te si presentano in casa tua vestiti da fantasmi o robe varie e raccontano storie spaventose per intrattenerti. E i miei genitori erano i primi della fila>> scuote la testa, più amareggiata di quanto voglia far sembrare. <<Perciò sì, odio il mio compleanno>> sospira con l'ultimo cucchiaio di gelato ancora in bocca.
<<Sempre detto che gli americani sono strani>> Daniel fa spallucce, con i gomiti appoggiati sul tavolo. <<A parte qualche eccezione>> aggiunge con un sorriso sincero sulle labbra. Winter gli sorride a sua volta, come a volerlo ringraziare. <<Si è fatto tardi, devo tornare a lavorare>> annuncia dopo essersi alzata dallo sgabello ed essersi lisciata il vestito. <<Non ti tratterrò ulteriormente. Tra poco devo uscire per andare da Max, mi sa che ci vediamo direttamente domani mattina, o pomeriggio...>> Daniel si porta una mano dietro la nuca, imbarazzato. <<Dipende da quanto ci metterai a farti passare la sbornia?>> Winter prova ad indovinare il resto della frase allargando le braccia. <<Esatto, hai capito tutto>> Daniel la ringrazia mentalmente per non averlo messo in difficoltà pronunciando lei stessa quelle parole al posto suo. <<Ti lascio una copia delle chiavi di casa, così puoi chiuderti dentro se devi passare la notte a lavorare. Ci sono tante stanze, sentiti libera di dormire qui quando hai finito se non vuoi tornare a casa, specialmente se c'è questo tempaccio>> Daniel dà le ultime istruzioni, si salutano con due baci sulle guance per poi incamminarsi in due direzioni opposte della casa.
Il pomeriggio non è nient'altro che la fotocopia della mattina appena trascorsa, fatto da telefonate, email, moduli e documenti da compilare. L'unica cosa diversa è il clima: se al mattino pioveva forte, ora anche la musica nelle orecchie non riesce a coprire il rumore della pioggia contro i vetri e dei tuoni in lontananza. Perfetto, ci mancava solo il temporale si lamenta Winter quando ormai il sole è tramontato da un pezzo e tutti i suoi colleghi hanno lasciato la villa di Daniel per tornare a casa. È rimasta solo lei in quello spazio enorme e, anche se non lo ammetterebbe mai a nessuno, ha un po' paura. Non conosce quel posto e, anche se Daniel non è il tipo da avere scheletri nell'armadio, non ci pensa due volte a chiudere la porta di casa a doppia mandata una volta che gli altri sono usciti.
Il suo ufficio è illuminato a giorno, con tutte le luci accese. È pur sempre la notte di Halloween, è da sola in una villa gigante non di sua proprietà e là fuori c'è un temporale che non accenna a smettere. Mi dispiace per la bolletta Daniel, ma penso che tu possa permettertela pensa Winter mentre accende tutte le luci che le passano a tiro. Ignora i brutti pensieri che questa notte in particolare le fanno tornare in mente e si concentra al meglio per portare a termine il suo lavoro. Ha ancora dei dati da schedare e alcune email da leggere quando sono ormai le dieci e mezza di sera.
È quasi sul punto di crollare quando, finalmente all'ultima email della giornata, tutte le luci della casa si spengono contemporaneamente. Sobbalza dallo spavento mentre l'unica fonte di luce proviene dallo schermo del suo computer, che crea ombre strane ed irregolari sulle superfici attorno a lei. <<Cristo santo!>> esclama allontanandosi di scatto dalla scrivania. Improvvisamente, le stesse energie che sembravano averla abbandonata poco fa ritornano ad impossessarsi di lei.
È impressionante come al buio ogni cosa sembra prendere vita. Winter ha la sensazione che persino i mobili e le finestre si muovano, emettano strani scricchiolii che normalmente con la luce accesa non avrebbe mai notato. Cerca di rimanere calma, è solo un blackout continua a ripetersi nella testa ma non si è mai trovata a suo agio nel buio, men che meno durante la notte di Halloween. Dopo qualche momento di panico iniziale, fa l'unica cosa sensata che le passa per la testa: chiamare Daniel. Mentre compone il numero sul cellulare è come paralizzata sulla sedia, per paura di voltarsi e trovare qualcosa di spaventoso alle sue spalle. Succede solo nei film, Winter, stai calma.
<<Win, che succede?>> la voce allegra di Daniel arriva diretta all'orecchio della ragazza, talmente persa nei suoi pensieri da farla spaventare ulteriormente. <<Daniel... è andata via la luce, non so che fare...>> tentenna. Non vuole sembrare una ragazzina che a ventotto anni ha ancora paura del buio, ma l'intera situazione non è il massimo del divertimento per lei. <<Ma come? Non mi è mai successo prima>> continua Daniel, la voce incredibilmente lontana, come se fosse dall'altra parte del mondo. <<Dovrebbe esserci il contatore generale di sopra, ma non ho idea di come si faccia>>.
Winter sbuffa, mette il vivavoce ed utilizza il cellulare come torcia per muoversi all'interno di quella casa talmente grande da non averne ancora capito interamente le effettive dimensioni. <<Se vuoi torno a casa a darti una mano...>> riprende Daniel, dato che Winter sembra aver perso del tutto ogni capacità comunicativa. Deve concentrarsi su dove mette i piedi per non inciampare da nessuna parte, per non urtare contro un mobile e far cadere un casco od un trofeo di inestimabile valore. <<Win...>> quello che Daniel voleva dire rimarrà per sempre un mistero per lei, dato che la comunicazione si interrompe bruscamente e nello stesso momento la ragazza si ritrova completamente immersa nell'oscurità di un corridoio.
Winter alza gli occhi al cielo, maledicendosi internamente per non aver caricato il cellulare ed ha aspettato come sempre che si scarichi prima di attaccarlo alla corrente. Ma ora non può fare nemmeno quello perché non cambierebbe nulla. È da sola, al buio, in una casa che non conosce, ad Halloween, con un temporale fuori che sembra dover spazzare via ogni cosa. E ha paura. Molta paura. Cammina lentamente mettendo le mani davanti a sé, nel tentativo di trovare la scala che conduce al piano superiore della villa adibito a magazzino, dove le cose vengono accumulate per anni e poi ci si dimentica perfino della loro esistenza.
L'idea di cercare una stanza fantasma piena di polvere e molto probabilmente ragnatele e tanta sporcizia non è molto allettante, ma Winter non ha alternative al momento. Una volta trovata la scala – non prima di aver rischiato di rompersi il collo inciampandoci sopra – procede lentamente finché qualcosa non la fa bloccare di scatto. Uno scricchiolio, un fruscio, un rumore sordo la fa trasalire. Rimango qui, io non mi muovo da qui continua a ripetersi come un mantra nella testa mentre i battiti del suo cuore aumentano esponenzialmente e la salivazione viene meno.
Che possa essere un topo? Due topi? Daniel non sembra essere il tipo di persona da lasciare un intero piano di casa sua – per quanto poco utilizzata – così abbandonato da avere i topi. Eppure è tutto reale. Di sopra, lì con lei, in quella casa sconosciuta, c'è qualcuno. Non è da sola. E la cosa la mette ancora più a disagio. Si concentra il più possibile per captare qualsiasi movimento, rumore o sussurro. Le gambe sembrano di gelatina e salire di un gradino sembra una sfida impossibile in quel momento ma deve trovare la forza di arrivare di sopra. È la notte di Halloween, ti stai facendo condizionare da tutto è quello che prova a dire a sé stessa come opera di autoconvincimento.
Prende un profondo respiro e magicamente trova la forza di fare un paio di gradini e quasi non cade dalle scale quando vede qualcosa davanti a sé. Si porta una mano sul cuore – non solo per lo spavento, ma soprattutto per accertarsi di essere ancora viva – e l'altra sugli occhi quando nota che quello che ha appena visto è solo il suo riflesso allo specchio. <<Bella idea di merda mettere uno specchio in cima alle scale, complimenti Daniel>> mormora come se Daniel possa sentirla.
Quando si è tranquillizzata prosegue con gli ultimi gradini – o perlomeno così spera – che la separano dalla porta della soffitta ma di nuovo sente gli stessi rumori di poco fa, solo più vicini. Sono ancora più reali, ora non può dare la colpa alla sua mente suggestionabile. C'è davvero qualcuno lì sopra. Appoggia l'orecchio sulla porta e sente chiaramente dei bisbigli, dei passi e dei rumori che non riesce a comprendere. Winter non ha mai creduto ai fantasmi o al soprannaturale, l'ha sempre trovata una grossa scemenza per far spaventare i bambini ad Halloween ed una grossa miniera d'oro per l'industria cinematografica. Non ha mai pensato che potesse esistere davvero quella roba e, nonostante ogni cellula del suo corpo le stia gridando di scappare via il più lontano possibile, la sua curiosità ha la meglio.
Piega la maniglia della porta il più lentamente possibile e finalmente è dentro. È tutto ancora più buio di quanto non fosse prima e non ci sono finestre, altrimenti un po' di luce entrerebbe da fuori. Il rumore della pioggia è molto più forte, talmente tanto che sembra di essere all'aperto. Avanza lentamente con le mani in avanti per provare ad orientarsi in un posto nuovo quando, dal nulla, va a sbattere contro qualcosa. Qualcuno, non qualcosa. Sente delle braccia avvolgerle il corpo e, per quanto provi a ribellarsi, non riesce a liberarsi dalla presa. <<Lasciami andare, cazzo!>> urla provando a dimenarsi, stupendosi di come stia trovando il coraggio e la forza per fare tutto ciò.
L'oscurità da cui è avvolta si illumina sempre di più – chiaro segno che la luce è finalmente tornata in tutta la casa -, ma ancor prima di vedere quello che sta succedendo attorno a lei la sente. Sente una risata, quella risata. <<Daniel?>> sussurra mentre i suoi occhi cominciano a riabituarsi alla luce e mettono a fuoco una decina di persona all'interno della stanza. <<No, sono un fantasma>> risponde il pilota con una voce velata che dovrebbe far paura. <<Sei un coglione>> ribatte Winter dandogli uno schiaffo sul braccio, intimandogli di lasciarla andare.
<<Buon compleanno e buon Halloween, Winter!>> esclama l'australiano allargando le braccia e mostrandole uno dei suoi enormi sorrisi. Le porge una mano e, con riluttanza, Winter la prende e si fa guidare da lui al centro della stanza, dove campeggia un grosso tavolo con una torta e ventotto candeline sopra. <<Siamo riusciti a farti venire qui prima della mezzanotte, è ancora il tuo compleanno>> continua entusiasta Daniel, mentre gli altri presenti sono attorno al tavolo con i loro telefoni a riprendere la scena.
Solo ora Winter riconosce Max Verstappen, Charles Leclerc, Lando Norris, George Russell e Lewis Hamilton. Ci sono anche un paio di ragazze che all'inizio non aveva riconosciuto, ma ora sa chiaramente che sono la sorella di Max e la fidanzata di Charles. <<Prega che questa torta sia buona, Ricciardo>> comincia Winter con una finta espressione di sfida dipinta sul volto <<altrimenti comincia a correre>> ammicca nella sua direzione e prende in mano il coltello per tagliare la torta.
<<Vuoi ancora uccidermi?>> domanda Daniel qualche minuto dopo, quando Winter ha avuto la possibilità di ringraziare tutti per aver mandato a monte le loro serate ed essersi prestati a quella scenetta ridicola. <<Ti sei salvato soltanto perché la torta è buonissima>> ammette Winter finendo la sua seconda fetta. <<Perché mi hai fatta morire di paura?>> domanda nuovamente al pilota, particolarmente compiaciuto da quella domanda. <<Adesso sai che non non si scherza con Daniel Ricciardo. Rifiuterai ancora una festa la prossima volta che ti inviterò?>> chiede retorico alzando un sopracciglio. Winter ride, coprendosi la bocca con una mano e scuotendo la testa, rassegnata all'evidenza. <<Assolutamente no>> risponde, guardandolo negli occhi. <<Brava ragazza>> le fa l'occhiolino e la cinge in un abbraccio così forte da farle addirittura dimenticare come sia arrivata in soffitta.
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