👻 | TIC TAC - @TheNorthStar_03







PILOTA: Esteban Ocon
PROMPT: fidanzato/a scomparso/a
CARATTERISTICA: il personaggio odia il buio (e urla in modo imbarazzante quando ci si ritrova)





TIC TAC

TheNorthStar_03


Un urlo squarcia quel sereno pomeriggio sul castello dell'Accademia. Il cielo della Transilvania è terso, sereno, cristallino, al contrario di quanto si potrebbe pensare. Il clima è molto lontano dalle leggende che si tramandano sul fondatore della scuola, il conte Dracula. Niente tempeste continue, niente ragnatele in ogni angolo, neppure tombe che si aprono all'improvviso. È una normale giornata di fine Ottobre, uno dei pochi mesi in cui la regione non è coperta da precipitazioni che incupiscono l'atmosfera. Per questo le finestre sono chiuse e i vampiri che abitano l'edificio stanno attenti a non farsi sciogliere da nemmeno un raggio di sole. Non c'entra lo sbrilluccichio alla Edward Cullen, la loro è una pelle delicata, di chi è in un limbo tra la vita e la morte e al sole brucia più facilmente.

Quell'urlo rende macabra l'atmosfera, tutti si fermano per un secondo, riprendendo a camminare non appena si rendono conto che è la notte di Halloween e che qualcuno potrebbe giocare qualche brutto scherzo.

Tutti tranne Esteban, che invece sa che quello non può essere uno scherzo. Un attimo prima stringeva tra le braccia la sua Mavis, l'attimo dopo lei non c'è più. Ancora è fermo immobile a chiedersi come sia possibile e come lui possa averla persa nel buio, prima di accorgersi che è tutto vero, che l'urlo terrorizzato proveniva dalle sue corde vocali. Non ci può proprio fare niente, è terrorizzato dall'oscurità ed è fortemente convinto che sia stupido festeggiare Halloween, una festa dove gli umani si prendono gioco di creature come loro.

Si precipita giù dalle scale della torre, dove lui e la sua ragazza stavano festeggiando il loro anniversario in tranquillità, alla ricerca di aiuto. É paradossale che abbiano deciso di mettersi insieme proprio nella notte che lui più odia in tutto l'anno, ma ricorda perfettamente di quando Mavis lo ha baciato nella sala delle feste, per fargli dimenticare la sua paura del buio.

Nell'atrio della scuola a nessuno sembra importare di ciò che hanno appena sentito, tutto procede nella norma, con alunni e professori che si aggirano tranquillamente tra le aule. Esteban individua il suo migliore amico, Lance Stroll, intento a flirtare con una ragazza, vicino agli armadietti. Si dirige verso di lui, evitando di tener conto delle occhiatacce minatorie del gruppetto al centro.

«Lance! Lance!» lo scuote, infilandosi tra lui e la bionda che gli stava davanti fino ad un attimo prima.

Il suo migliore amico gli lancia delle occhiate che potrebbero trasformarsi in coltellate e lo sposta in malo modo, liberandosi la visuale. Si scusa con la ragazza e si volta verso un Esteban totalmente nel panico, mandandogli chiari segnali che lo invitano a dileguarsi.

«Non ora Este! Sono impegnato, qualsiasi sia il tuo problema può aspettare.»

«Ma Mavis è sparita!» esclama lui, senza ottenere risposta. Il suo migliore amico si è già voltato e non lo ascolta più.

Sembrano tutti terribilmente impegnati e dunque capisce ben presto che la sua unica soluzione ha un solo nome, quello a cui non vorrebbe mai rivolgersi. Punta il gruppetto al centro dell'atrio e picchietta sulla spalla di Max Verstappen, interrompendo qualsiasi tipo di conversazione. Ora tutti gli occhi sono su di lui.

«Che cosa vuoi Ocon?» risponde il biondino, con ben poco garbo. Esteban rabbrividisce solo a sentire quel tono di voce.

«Tua sorella è scomparsa» annuncia, dritto al punto.

«Ma che dici?» ribatte Max, completamente incredulo.

«Non sto scherzando.»

«Ci mancava solo questa! Lo sapevo che non doveva mettersi con un idiota come te, ma che le hai fatto?» Max inizia a scaldarsi, alzando il tono di voce e nonostante Esteban sia più alto, trema al solo pensiero che possa sferrargli l'ennesimo pugno dell'anno.

Il moro fa per aprire la bocca, ma prima che possa spiegare tutto le luci si spengono di nuovo, tutto piomba nel buio e lui non può trattenere le urla, quelle sue tipiche urla imbarazzanti. Daniel Ricciardo scoppia a ridere, anche se non ne capisce la provenienza e si trascina appresso qualcun altro, mentre Esteban prega che non si accorgano che è stato lui. Inconsciamente però, mentre dalla sua bocca fuoriesce un altro grido, afferra la prima mano alla sua destra, che sfortunatamente è proprio quella di Max. Prima che il biondo possa fare qualsiasi tipo di commento, un fastidioso suono fa piombare il silenzio tra i presenti.

Tic tac. Tic tac.

Le luci si riaccendono e sembra tutto nella norma, se non fosse che Esteban ha già vissuto quella scena pochi attimi prima.

«Sei tu che urli in quel modo imbarazzante!» esclama Max, indicandolo e scoppiando a ridere. Daniel e tutti gli altri lo imitano, tutti tranne Carlos.

«Dov'è Charles? Era qui un attimo fa» chiede con quel suo marcato accento.

I ragazzi si guardano intorno, alla ricerca del principino della scuola, ma anche questa volta non sembra importare a nessuno. Scrollano le spalle, ritornando alle loro conversazioni, come se nulla fosse successo.

«Credo sia scomparso anche lui» esordisce Esteban, «è successa la stessa cosa a Mavis.»

Daniel e Max lo osservano con fare perplesso, ma qualcosa li spinge a crederlo. Due casi così uguali non possono essere una coincidenza, deve essere successo qualcosa.

«D'accordo, andiamo a cercare Mavis, non può essere andata lontana» afferma il più grande dei Verstappen, con Daniel al seguito.

Esteban scatta come un soldatino, incamminandosi nella loro direzione, verso le scale che portano nelle segrete. É terrorizzato all'idea, ma non può contestare, è sicuro che se lo facesse Max potrebbe azzannarlo con i suoi canini affilati.

«Dove stiamo andando?» chiede con voce tremante, facendo voltare i due che lo precedono con un ghigno divertito.

«Nei tunnel, a mia sorella piacciono le cose macabre che ci sono laggiù» risponde il biondo, aprendo la porta che conduce alle gallerie.

Nessuno si addentra mai da quelle parti, nessuno tranne Mavis. Sono ex gallerie, con tanto di binari, che arrivano fino alle fondamenta del castello, che posa le sue prime pietre su delle grotte umide e spaventose. A Mavis quel posto dà tranquillità, l'unica volta in cui Esteban ci è stato, invece, è quasi morto di paura.

«Sei così bianco, Ocon, rilassati» esordisce Daniel, posandogli una mano sulla spalla, mentre si avvicinano ad uno dei carretti fermi sulle assi di legno.

Per poco ad Esteban non prende un infarto, in quel clima di semi buio non crede di poter resistere a lungo con Daniel e Max che amano prendersi gioco di lui. Quest'ultimo è stranamente silenzioso e si muove con sicurezza tra le mura umide, entrando con disinvoltura nel carro che li aspetta sui binari. Il riccio lo segue senza esitare ed insieme al biondo lo fissano nell'attesa che si decida ad entrare anche lui.

«Pronto per la discesa, Ocon?» lo schernisce Max, quando sono al completo nel carro.

Esteban non risponde alla provocazione e attende che uno dei due dia la spinta al mezzo che utilizzeranno per aggirarsi in quel luogo macabro. Gli viene da vomitare al solo pensiero. Il suo ideale di anniversario non era esattamente trascorrere il tempo con la persona che lo odia di più al mondo e il suo migliore amico in quegli inquietantissimi tunnel sotterranei. Ad aumentare l'aria macabra ci pensa il cigolio delle ruote sulle rotaie arrugginite e i continui ululati di cui non si conosce la provenienza. Per lui, che ha paura persino della sua ombra e senza Mavis al suo fianco, è tutto un grande incubo.

D'improvviso il vagone si blocca, proprio nel bel mezzo della discesa, con le gocce d'acqua che cadono lentamente, una ad una, a fare da colonna sonora. Esteban si aggrappa ai bordi e stranamente anche Max lo imita. Sono in bilico, sbilanciati su dei binari che avranno il triplo della somma dei loro anni. L'unico tranquillo sembra Daniel, che se ne sta rilassato, in una posizione comoda nell'angolo vicino al biondo. Esteban è convinto che quei due insieme potrebbero attraversare l'apocalisse e uscirne illesi, un po' come lui e Mavis, se solo lei fosse lì. Più avanzano i minuti e più teme per ciò che potrebbe esserle successo, ha già pensato a diversi scenari terribili.

«Non muoverti, Esteban» esordisce Daniel, irrigidendosi di colpo mentre guarda fisso alle sue spalle.

Il moro fa come gli ha detto e cerca persino di trattenere il respiro, almeno fin quando Max urla il suo nome, tirandogli fuori dalle corde vocali un altro dei suoi acuti. I due amici scoppiano a ridere e il riccio riavvia la leva del carro, mentre lui riprende fiato e capisce che è solo un altro dei loro stupidi scherzi.

«Mi fa troppo ridere» esclama il biondo, tenendosi una mano sul petto per le risate. Daniel lo segue a ruota, arrivando quasi alle lacrime.

Esteban incrocia le braccia al petto e li osserva in cagnesco. In tutta quella situazione c'è davvero poco da ridere e loro non fanno altro che provocare le sue paure. Si pente amaramente di aver chiesto aiuto proprio a loro.

«Max, devo per forza ricordarti che tua sorella è scomparsa?» afferma sottolineando l'ultima parola.

«Ok la smetto» ammette il biondo, tentando di placare le sue risate e fallendo miseramente subito dopo.

Ad interrompere una possibile discussione, che potrebbe sfociare in qualcosa di terribile, come il precipitare di sotto di tutti e tre, ci pensa il fastidioso rumore che li perseguita dalla scomparsa di Mavis.

Tic Tac. Tic tac.

Buio.

Le urla terrorizzate di Esteban sono l'unica cosa che si riesce a sentire in quel silenzio assordante. L'oscurità cala sulle gallerie, non c'è neanche uno spiraglio di luce, le torce sono spente e persino quella elettrica che Max stringeva tra le mani è morta. Il tutto dura solo per qualche secondo, perché quando tutto si riaccende all'appello manca qualcuno.

Daniel è scomparso.

Esteban se ne rende conto dall'alto della sua visuale, quando si ritrova avvinghiato al corpo di Max. Non sa se è più terrorizzato dalla situazione o dalla reazione che potrebbe avere il suo adorato cognato.

«Esteban Ocon, scendi immediatamente o divento Dracula in persona e ti conficco un palo di legno dritto nel cuore» esordisce Max, probabilmente ancora ignaro della situazione.

«Ma lo sanno tutti che è solo una leggenda» contesta il moro, allontanandosi il più possibile, non senza imbarazzo.

«Vogliamo provare?» lo minaccia il biondo di fronte a lui «E comunque le tue urla sono davvero imbarazzanti!» esclama scoppiando di nuovo in una fragorosa risata.

«Vogliamo parlare delle tue urla in camera di Daniel?» lo provoca Esteban, consapevole di aver toccato un tasto davvero dolente, che potrebbe scatenare tutta la sua ira.

«Un momento» lo azzittisce Max guardandosi intorno e con il pugno a mezz'aria. «Dov'è Daniel?»

«Forse se troviamo Mavis, riusciremo a trovare anche lui» afferma il moro, prendendo le dovute distanze. Per la prima volta riesce a vedere il panico negli occhi del suo compagno di viaggio.

Il carro continua a muoversi sulle rotaie con un suono stridulo, il clima è così teso che persino il battito d'ali improvviso di un pipistrello li fa sobbalzare. Man mano che continuano a scendere fino alle grotte, l'aria è sempre più rarefatta e soprattutto buia e le gambe di Esteban cominciano a tremare insistentemente. Da quando anche Daniel è scomparso Max non ha più detto una parola e sembra essere tremendamente agitato.

E come se non bastasse tutta quella situazione, il tic tac continua ad accompagnarli come colonna sonora della loro avventura. Ogni volta salta anche la luce e il povero Esteban deve raccogliere tutte le energie che ha in corpo per non continuare ad urlare, fornendo a max materiale per prenderlo in giro per i prossimi vent'anni. Pensa solo a Mavis e a quando la rivedrà, è sicuro che tutto si risolverà presto e per il meglio, o almeno è quello di cui cerca di convincersi da almeno dieci minuti.

Mentre max continua a guardare fisso davanti a sé, come se i suoi occhi fossero svuotati dall'anima, una folata di vento spazza via i granelli di polvere e sporcizia depositati in quelle gallerie, forse da anni, facendoli finire nel carretto che li trasporta. Ma ciò che fa irrigidire il moro è la voce demoniaca che si leva dalle profondità, vicino alle grotte, invocando il suo nome.

«Esteban» cantilena, «Esteban, vieni da me.»

«Ok, la situazione si sta mettendo decisamente male» esordisce Max.

Il moro non ha più il coraggio di dire una singola parola, sente le ossa e i muscoli completamente irrigiditi dal terrore, mentre quella strana vocina continua a chiamare il suo nome. Sta per rispondere qualcosa, ma improvvisamente è di nuovo tutto buio.

Tic tac. Tic tac.

Luce.

Max non è più all'interno del vagone.

«No, no, no, Max!» esclama, arrancando e muovendo le braccia nell'aria, come se potesse afferrarlo. «Non te ne andare anche tu, ti prego.»

Non ha mai desiderato così tanto avere Max Verstappen accanto. Vorrebbe poterlo persino stringere in quel momento. È rimasto completamente solo, i suoi amici e la sua ragazza sono spariti e sembra che presto toccherà la stessa sorte anche a lui.

Quando il vagone sbatte bruscamente contro la roccia, Esteban cade a terra e quasi sviene per la paura. Il suo cuore potrebbe non reggere quella situazione un minuto di più.

«Esteban, vieni da me» tuona, di nuovo, la voce demoniaca.

«Stai calmo, sei qui per Mavis, la prendi e te ne vai» si ripete a se stesso, mettendosi in piedi a fatica.

Procede con le gambi molli come gelatine, barcollando tra le grotte. Procede completamente alla cieca, senza sapere dove sta andando, sperando che prima o poi possa ritrovarsi davanti la sua ragazza. Nel tragitto incontra anche qualche colonia di ragni e dei pipistrelli un po' troppo agitati. All'atmosfera macabra si aggiunge anche una risata infernale. Esteban è definitivamente convinto di star vivendo un incubo. Sta per darsela a gambe, quando finalmente la vede. Mavis è legata a terra, ad una roccia, con la chioma viola completamente in disordine e un bavaglio sulla bocca. Si agita non appena lo vede in piedi di fronte a lei, ma lui sembra essere stato incollato al suolo con del cemento.

Urla di nuovo quando una mano si poggia sulla sua spalla, ma riprende fiato non appena si rende conto che non è nessun demone, ma semplicemente Max.

«Esteban! Meno male che sei qui, qualcuno mi ha portato da mio sorella dopo avermi estratto dal vagone, ora puoi liberarci entrambi» ansima il maggiore dei Verstappen.

Il moro non capisce nulla della situazione, ha un milione di domande che gli passano per la testa, ma il suo unico pensiero, per ora, è liberare la sua fidanzata.

Mavis si divincola e prova ad urlare, nonostante il bavaglio che le copre la bocca. Ha uno sguardo infuocato puntato su suo fratello e gesticola, per quanto possibile, per invitare i due a liberarla.

«Mavis!» esclama Esteban, come se si fosse appena risvegliato da un sogno e precipitandosi su di lei.

Scioglie velocemente tutte le funi e la libera del bavaglio, abbracciandola calorosamente. Nel frattempo Max comincia a ridere, come se ci fosse realmente qualcosa di divertente. È costretto persino a portarsi le mani sulla pancia per placare i crampi. Ocon si volta verso di lui, per rivolgergli un'occhiata perplessa, mentre la ragazza è già scattata in piedi, puntandogli un dito contro.

«Tu, brutto idiota!» esclama furiosa verso suo fratello. «Ti ha dato di volta il cervello?» continua, rifilandogli qualche schiaffo poco fraterno.

«Che sta succedendo?» chiede Esteban piuttosto spaesato.

«Max voleva farti uno scherzo insieme ai suoi amici idioti e mi ha legato qui sotto per portarti al buio» gli spiega.

«Già, Daniel aveva anche preparato una testa mozzata uguale alla tua, ma non so dove sia finita» aggiunge Max mentre continua a ridere fino alle lacrime.

D'improvviso però la sua risata viene interrotta dal corpo di Mavis che si accascia al suolo e la sua testa che rotola davanti ai loro occhi. Esteban emette un altro dei suoi urletti fastidiosi, precipitandosi vicino al corpo della fidanzata. Max si guarda intorno, convincendosi che sia solo uno stupido scherzo, ma non percepisce nemmeno un rumore.

«Ok, Daniel, può bastare, non ce n'era bisogno» annuncia il biondo, ma in risposta riceve solo l'eco della sua voce. Di colpo si accascia anche lui accanto al corpo della sorella, iniziando a scuoterla, in balia del panico.

«Penso che vomiterò» esordisce Esteban, mettendosi a sedere con le mani tra i capelli.

«Mavis, Mavis!» esclama Max, continuando a scuoterla.

Esteban si sente gli arti intorpiditi, gli formicola tutto. Il pavimento comincia a vorticare sotto di lui, le pareti sembrano fatte di gomma. I sensi lo abbandonano con le urla del biondo in sottofondo.

«Mavis, Mavis!» la voce di Max arriva ovattata alle sue orecchie.

«Tu, brutto idiota!» esclama la ragazza, come in un deja-vu. «Ti ha dato di volta il cervello?»

Esteban pensa di essere arrivato all'inferno, con la voce della sua ragazza in loop a fargli da pena. Prova ad alzarsi, ma è come se un macigno sulla testa gli impedisse qualsiasi movimento.

«Secondo voi è vivo?» riconosce la voce di Daniel e si chiede se forse lo scherzo dei due abbia funzionato davvero.

«Certo che è vivo, Dan! Ha solo preso una botta in testa» afferma Mavis.

Una botta in testa. La mente del francese diventa ancora più confusa.

«Non è colpa nostra se alla sua età ha ancora paura del buio» alle parole di Max, Esteban capisce che c'è decisamente qualcosa che non va. Quei discorsi e quelle voci non si riferiscono di certo all'incidente di Mavis. Prova a mettersi a sedere, con la testa ancora dolorante.

«Si muove!» esclama quello che riconosce essere Lance.

Il francese apre gli occhi e si rende lentamente conto di avere intorno a lui la stragrande maggioranza dei piloti, tutti vestiti in modo diverso, tra le mura di un luogo che non è decisamente un'Accademia di vampiri in Transilvania.

«Che succede?» chiede, ancora intontito e con tutti gli occhi addosso.

«Ti abbiamo fatto uno scherzo, abbiamo spento tutte le luci, hai cominciato ad urlare come una femminuccia, correndo a desta e sinistra e hai sbattuto pesantemente contro la porta. È stato molto divertente» gli spiega Max, scoppiando nuovamente a ridere. Sua sorella gli rifila una gomitata per niente scherzosa, che fa ridere Daniel, di fianco a lui.

Esteban non gli da corda e sposta la sua attenzione su Mavis, che indossa una parrucca viola e un costume da vampira. La abbraccia calorosamente, tirandola a terra con se, come se l'avesse appena riportata dall'aldilà.

«Mavis stai bene?» le chiede con un tono marcatamente disperato.

«Non sono io ad aver sbattuto sulla porta, io stavo mangiando dei biscotti a forma di fantasmino, direi che sto più che bene» risponde lei, con aria perplessa.

«Bene, ora che abbiamo constatato che non è morto nessuno, torniamo a raccontarci delle storie terrificanti» annuncia Daniel, dirigendosi sul suo divano, nella sua casa.

Mavis aiuta il francese a rimettersi in piedi, mentre lui realizza che tutto ciò che ha pensato di vivere negli ultimi istanti, in realtà è accaduto nella sua testa. Mentre però la più piccola dei Verstappen si incammina verso il gruppo horror che si è creato intorno ai divani, esteban nota due piccoli buchi sul suo collo.

«Mavis, cosa hai fatto lì?» le indica con un tono impaurito. Lei guarda il suo riflesso nello specchio all'ingresso e sorride maliziosa.

«Non lo so, forse sarai stato tu con i tuoi canini quando eravamo in stanza» risponde non curandosi della situazione.

Esteban, ancora piuttosto confuso, la segue, non capendo a cosa lei stia alludendo. Mentre si dirige verso gli altri, si volta erroneamente verso lo specchio e nota il suo costume da vampiro, spaventandosi. Evita di urlare a causa del tonfo che sente ai suoi piedi, ma quando vede la testa mozzata con la parrucca viola, non può far a meno di emettere uno dei suoi acuti. Tutti i presenti scoppiano a ridere e lui si chiede cosa ci sia da ridere con una testa mozzata.

Lo scopre quando anche la sua fidanzata sbuca dalla porta accanto allo specchio ridendo, con la testa sul collo. Lui afferra la parrucca viola, scoprendo che sotto di essa si nasconde un semplice manichino.

«Molto divertente la storia che hai raccontando mentre eri senza sensi» esordisce Lance, facendolo diventare rosso come un pomodoro.

Mavis lo afferra per mano e gli fa un occhiolino, mimandogli di stare tranquillo.

«Avresti dovuto capire che non era reale già dal fatto che sei andato a chiedere aiuto a mio fratello. La prossima volta non bere a stomaco vuoto» esordisce la piccola Verstappen, schioccandogli un bacio sulla guancia. «Felice Halloween, mon amour»

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