🧛🏻 | L'ARMATA DI LUCIFERO - @ALL0507
PILOTA: Mick Schumacher
PROMPT: Libro impolverato
CARATTERISTICA: il personaggio prova un forte scetticismo nei confronti del mondo paranormale/leggende metropolitane/creature mitologiche, questo sarà l'Halloween che confermerà le sue convinzioni o che gli farà cambiare idea?
L'ARMATA DI LUCIFERO
"Non dovresti credere a tutto quello che leggi" Mick rimproverò la sua ragazza scuotendo la testa disincantato da quanto stava accadendo, o per meglio dire, non stava accadendo.
Era passata poco più di una settimana da quando Astrid era tornata a casa con quel vecchio libro perennemente impolverato, che poi perché non si ripulisse mai non lo avevano mica capito.
Ne era quasi ossessionata, si addormentava leggendolo e ci faceva colazione. Sembrava tenesse più a quel libro che a Mick, il che stava diventando sempre più insostenibile.
Come se non bastasse, la bionda aveva avuto la brillante idea di costringere il suo fidanzato a fare un viaggio in macchina di sei ore per raggiungere uno sperduto paesino nel Nord Italia, di quelli mezzi abbandonati in cui vivranno si e no cento anime.
"Il fatto che tu non creda alle leggende non le rende meno vere Mick" Rispose prontamente lei, estraendo dalla borsa il libro in questione e accarezzandone il titolo dorato in rilievo.
"L'armata di Lucifero" Mormorò lei leggendolo, alzando lo sguardo attirata da uno sbuffo del tedesco.
"Che hai Schumacher, paura?" Lui si mise ironicamente a ridere, praticamente strappandole il libro dalle mani e iniziando a leggere alcune righe.
"[•••]E dalla miniera fuoriusciranno i diavoli al servizio di Lucifero e tutta la terra tremerà per una notte. Campane risuoneranno, grida e catene sveglieranno tutto il paese, nella notte in cui l'inferno apre le sue porte e il mondo lotta inconsciamente per la sua sopravvivenza. Andiamo Astrid non puoi davvero credere a queste storie" La canzonò lui ritornandole l'oggetto a lei tanto caro, passandosi poi una mano tra i capelli e guardandosi nuovamente intorno.
Davanti a loro una grande montagna scura, al cui interno furono scavate numerose gallerie anni addietro.
"Dobbiamo entrare in miniera" Continuò lei ignorando le provocazioni del ragazzo, incamminandosi attraverso la piccola stradina ciottolata e arrivando fino alle porte metalliche sigillate. A giudicare dalla ruggine presente non venivano aperte da molti anni, ma non sarebbe certo stato un vecchio lucchetto malandato a fermare Astrid quella sera.
Con un gesto invisibile a Mick, la bionda riuscì a forzare le porte, che si spalancarono scricchiolanti.
"La leggenda narra che una volta ogni cento anni l'erede di Lucifero ritroverà questo libro, andando a liberare i diavoli aprendo loro la bocca degli inferi. Se questo non succederà, se l'erede non porterà a compimento il suo compito, Lucifero in persona guiderà la sua armata, portando all'inevitabile distruzione del mondo come lo conosciamo.
Non capisci Mick? Io sono l'erede di Lucifero e i diavoli devono sfogarsi, sono passati già cento anni, staranno fremendo".
Il pilota guardava la sua ragazza sempre più allucinato e confuso. Se da un lato non riusciva proprio a credere a questa storia di diavoli e inferi, dall'altro trovava ancor più surreale che l'Astrid che conosceva fosse davvero convinta di essere l'erede di Lucifero.
"Astrid ma ti senti quando parli? Non sei mica l'erede di Serpeverde con la Camera dei Segreti andiamo! Ti prego siamo ancora in tempo per goderci un Halloween come si deve" Allungò la mano verso la ragazza, che però gli voltò innervosita le spalle, addentrandosi sempre più dentro la miniera.
Il tedesco, nonostante non credesse minimamente a quelle stupide storie, la seguì prontamente all'interno.
Il clima era decisamente più caldo rispetto all'esterno, mentre alcune goccioline d'acqua bagnavano i visi dei due intrusi.
Facendosi luce con le torce dei telefoni i ragazzi trovarono una piccola porticina ferrosa su una delle pareti di roccia.
"Dev'essere questa" Esclamò entusiasta Astrid, sfogliando rapidamente le pagine ingiallite in cerca di qualche frase che aveva evidentemente letto e riletto fin troppe volte.
"Due corna dorate saranno disegnate su quella che sarà la via d'uscita per i diavoli. La porta sarà facilmente apribile e in pochi istanti l'inferno si svuoterà, facendo vivere la tanto agognata libertà ai suoi inquilini" Con una lieve spinta la porta si aprì, così come indicato dal libro.
Lei si girò verso Mick, con uno sguardo da 'te l'avevo detto', ma il tedesco continuava a non essere per niente impressionato.
Riusciva solo a pensare alla festa di Charles a cui era stato invitato e a cui aveva dovuto rinunciare a malincuore. A quest'ora poteva trovarsi su una terrazza vista Montecarlo, con la sua fidanzata vestita da infermiera sexy e un mojito in mano.
Eppure sotto sotto sapeva che una ragazza così non lo avrebbe mai fatto innamorare.
Astrid era pazza, credeva a tutto ciò che le veniva raccontato e viveva la vita a tremila all'ora. E Mick di questa pazza era innamorato da matti, tanto da seguirla in una miniera abbandonata per liberare i diavoli dall'Inferno.
Non sarà stata l'erede di Lucifero, ma lui la amava proprio perché lei ci si credeva tanto.
"E ora?" Chiese lui, dopo qualche minuto di imbarazzante e teso silenzio. La porticina era spalancata, ma dal suo interno proveniva solo una gran puzza di zolfo.
"Non lo sai che questo odore è l'odore dell'inferno?" Rispose lei, continuando a guardare la lunga galleria oscura davanti a sé.
Non lo avrebbe ammesso mai, ma questo momento vuoto le stava seriamente facendo dubitare della veridicità della leggenda.
"Magari non escono se ci siamo noi" Cercò di assecondarla Mick, conscio del fatto che la ragazza stava iniziando a demoralizzarsi. Le parole del pilota la fecero illuminare di colpo.
"Certo! Certo è ovvio, dobbiamo andarcene ora. Potremmo salire sulla collina qua davanti, accucciarci lì e aspettarli".
Senza farselo ripetere due volte la prese per mano, uscendo dalla miniera e salendo sulla collina precedentemente citata.
Qui posarono un telo a terra e aspettarono guardando l'ingresso scuro da cui erano entrati.
"Tu non credi davvero io sia l'erede di Lucifero vero?" Gli chiese lei dopo quasi mezz'ora di vana attesa, distogliendo per la prima volta lo sguardo per portarlo sugli occhi azzurrissimi del suo fidanzato.
Solo ora si rendeva conto di quanto si fosse comportata di impulso, mettendo da parte la cosa più bella della sua vita.
Eppure lui era rimasto lì al suo fianco, senza abbandonarla mai.
Mick sorrise, scuotendo la testa e facendo spallucce "Ti amo Astrid" Si limitò a risponderle, portandole una mano in viso e baciandola.
Un bacio lento e dolce, casto e puro come lui.
Quando si separarono lei sorrise, accarezzando i lineamenti di Mick "Io forse non sarò l'erede del diavolo, ma tu sei sicuramente un angelo, piccolo Schumacher".
Ed è proprio quando lei pronunciò queste parole che i due vennero distratti di colpo da un rumore sordo. Una campana, o per meglio dire un campanaccio, con un rumore costante e profondo.
Sembrava singolo e lontano, ma ben presto si moltiplicò, iniziando a diventare sempre più forte e agitato.
Il cuore dei due ragazzi batteva all'impazzata, mentre un urlo stridulo li fece rabbrividire.
Astrid si strinse di colpo al suo ragazzo, che era tutto fuorché calmo e sicuro in quella situazione.
Ancora tremanti e preoccupati si allungarono verso la cima della collina, così da vedere ancor meglio la miniera.
Delle fiaccole erano ora accesse, portate da delle figure scure e indefinite.
"M-Mick lo stai vedendo anche tu?" Chiese lei terrorizzata, mentre il tedesco non riusciva nemmeno ad aprir bocca.
Questo gruppo di figure si aprì di colpo, formando un mezzo cerchio intorno alla porta aperta un'oretta prima dai due.
Proprio da lì uscì una figura alta, ben illuminata dalle torce.
Era un diavolo, inutile mentirsi. Il pelo nero, due corna imponenti, una catena che trascinava a terra e due occhi che sembravano di fuoco.
"Scusami" Disse Mick sottovoce, stringendo con una forza esagerata la ragazza. Astrid aveva quasi male a causa di quell'abbraccio, ma non se ne sarebbe separata per nessuna ragione al mondo.
"Non avrei dovuto dubitare di te" Continuò lui.
Entrambi avrebbero voluto scappare a gambe levate, ma sembravano incapaci perfino di separare lo sguardo da quello spettacolo, ipnotizzati da quanto stavano vedendo.
Di colpo un silenzio tombale, poi il buio.
Si sentivano solo i respiri affannati di Mick ed Astrid, così come il loro battito esageratamente elevato.
Uno dei due deglutì, prima che quella notte apparentemente tranquilla si trasformasse nella notte di Halloween più spaventosa di sempre.
Il diavolo più grande, quello che sembrava essere il loro capo, tirò un urlo improvviso che squarciò il silenzio impeccabile creatosi.
Senza che i due si accorgessero, sopra di loro iniziò a nevicare, ma nonostante questo le torce, ora nuovamente accesse, continuavano ad ardere.
I campanacci tornarono a risuonare, le catene a trascinarsi a terra mentre le grida diventavano sempre più acute e frequenti.
Il gruppo di diavoli si separò, iniziando a correre in tutte le direzioni.
Solo a questo punto Mick si risvegliò dallo stato di trans, prendendo per mano la ragazza e tirandola in piedi. Anche loro iniziarono a correre verso la macchina, parcheggiata a pochi metri dalla miniera.
Salirono nell'auto chiudendosi all'interno, mettendo subito in moto e partendo.
"Ti prego amore, fammi vedere di essere un degno figlio di Schumacher" Disse Astrid stringendogli il braccio, mentre il tedesco correva a tutta velocità per le strade del paesino.
Mick lanciò un ultimo sguardo nello specchietto retrovisore, vedendo distintamente uno di loro. Era di un bianco quasi candido, una delle due corna spezzata, due occhi di ghiaccio.
Rabbrividì, prestando attenzione nuovamente alla strada e non voltandosi più indietro.
I due non parlarono a nessuno di quella sera, del resto chi mai gli avrebbe creduto? Eppure loro lo sapevano, quella notte del trentuno ottobre le porte degli inferi si erano aperte e i diavoli avevano corso liberi sulla terra, prima di tornare a casa loro.
Ed il libro? Astrid se ne ricordò quando erano ormai ben distanti dal paese, pensando di averlo abbandonato sulla collina quando erano scappati a gambe levate.
In fondo era destino, quel libro perennemente impolverato sarebbe sparito per altri cent'anni, per poi ricomparire ad un altro erede di Lucifero.
E a questa storia assurda e per niente logica, ora ci credeva anche Mick, che da quella sera non dubitò mai più di ciò che gli raccontava la sua fidanzata, la quale, dal canto suo, non chiese mai più a Mick di portarla in posti sperduti e con storie paranormali.
Ne aveva avuto abbastanza di avventure inquietanti e macabre. Le sarebbe bastato passare il resto dei propri giorni a preoccuparsi della vita del suo ragazzo in pista e a lui, a lui sarebbe sempre bastata l'adrenalina della gara.
In fondo, cosa c'è di più adrenalinico di essere il figlio di Schumacher? Non è già questa una leggenda di per se?
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