Il silenzio di un cuore spezzato

Giunse per me il momento di partire per Harvard: strano ma vero, nonostante tutto fui ammessa. Io e Max decidemmo che saremmo partiti entrambi, insieme... o almeno così credevo. Qualche settimana prima, ebbi un incubo tremendo che Max imputò alla sbornia, rassicurandomi sulla sua presenza costante, e io gli diedi ragione.

Lo ricordo bene, nonostante gli anni passati: continuavo a camminare immersa nel buio più assoluto, non vedevo nulla, poi, a un certo punto, trovavo Max girato di spalle, vestito come la prima volta che lo avevo incontrato, ma i suoi capelli e il gilet erano completamente sporchi di sangue e più lo chiamavo più lui si allontanava... fino a sparire.

Trascorremmo la sera prima della partenza festeggiando fino alle due del mattino. Rientrata a casa, preparai le ultime cose che mi sarebbero servite e andai a dormire. Alle cinque, suonò il cellulare: era Max.

"Strano" pensai.

Dopo aver risposto, udii la sua voce stentata, il tono serio e cupo. Senza nemmeno salutarmi, iniziò a parlare e sembrava stesse ripetendo una frase che aveva imparato a memoria, che non ammetteva interruzioni o divagazioni di sorta.

«Domani, parti... parti da sola. Non cercarmi, non voglio più vederti né sentirti, per te sono morto stanotte. Vivi la tua vita come vuoi.»

Riattaccò e non rispose più. Non lo vidi più.

Fu un colpo tremendo: il mio cuore si fermò per un attimo a quelle parole. L'ennesima persona nella mia vita che mi abbandonava senza un motivo, senza un perché che potessi capire. Allora mi ripromisi che non avrei più permesso a nessuno di farmi così male, di abbandonarmi. Piansi, piansi fino a sfinirmi per giorni interi, finché non rimasi senza lacrime, col cuore gonfio di rabbia e dolore.

Ancora adesso non riesco a capire cosa sia cambiato in quelle poche ore, perché d'improvviso la nostra intesa, la nostra complicità, siano svanite come un respiro al vento, lasciandomi in un baratro da cui non seppi uscire. Le sue parole avevano aperto uno squarcio nel mio cuore, facendolo finire in mille pezzi avvolti da un silenzio tombale, un silenzio che nemmeno una folla di gente e la musica assordante riuscivano a fugare.

Aveva ripetuto quella frase ch'io dissi sprezzante a mio padre, quindi si ricordava quello che insieme avevamo passato. Perché allora? A questa domanda non ho mai avuto una risposta e ciò rendeva tutto ancor più lacerante della perdita di mia madre: la morte ha un suo arcano senso, ma quello no.

Avevo investito tutto in quella relazione: tutto il mio tempo, tutti i sentimenti che potevo provare e tutto l'amore che ero in grado di dare, li avevo offerti a lui su un piatto d'argento ed ero stata ripagata con emozioni intense e vibranti, finché non decise che poteva tranquillamente mandare in frantumi tutte le mie illusioni di felicità per telefono, senza nemmeno dimostrare il coraggio di guardarmi negli occhi. Eppure non era da lui, l'avevo visto affrontare di tutto; non si era mai tirato indietro davanti a niente, neppure di fronte alle sue paure l'avevo visto scappare. Era un guerriero, lo era fino in fondo, con un suo codice, delle sue regole, e questo mi fa pensare ancor oggi, che ci fosse dell'altro, qualcosa di veramente grave che lo portò a fare quella scelta.

In realtà, so che rimase in città per qualche settimana, tagliando i ponti con tutti. Nessuno delle vecchie conoscenze era riuscito a mantenere i contatti con lui, almeno le cose stavano così l'ultima volta che decisi di informarmi e non credo che Jenny avrebbe avuto motivo di mentirmi.

Chissà cosa penserebbe nel vedermi ora, sempre perfetta, sempre al centro di quella sfilata che avevo dileggiato, così lontana da quello che ero e che sognavo. Tuttavia, ho fatto quello che lui aveva detto e ho vissuto la mia vita come ho voluto.

Forse avrei potuto cercarlo, i mezzi non mi mancavano, ma ero ferita. Ero distrutta da quella perdita, svuotata d'ogni forza, tanto che alzarsi dal letto la mattina, rappresentava già uno sforzo immane; per diverso tempo anche solo respirare era qualcosa di difficile. Se ci fossero stati problemi tra di noi avrei potuto prevedere qualcosa di simile, invece fu un fulmine a ciel sereno che mi gettò nello sconforto, nella confusione; l'unico modo che avevo per andare avanti era odiarlo per quello che aveva fatto.

Mi caricai con la mia rabbia, giorno dopo giorno, cercando di cancellarei ricordi con lui, seppur stupendi: mi fissai esclusivamente su quell'ultimatelefonata e sul suo comportamento, inspiegabile e, soprattutto, inaccettabile. 


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