19 - his name -
Non appena scesi dall'auto, mi strinsi nel cappotto ringraziandomi mentalmente di averlo portato con me.
Stavo letteralmente congelando.
Dopo aver detto a Paulo il mio più grande segreto e aver condiviso con lui il mio più grande dolore, ripartì.
Dovevo tornare a Torino, dove mi attendeva l'inferno, lavorativamente parlando.
Prima di tornare a casa però, avevo preso la strada per Maranello, per poter recuperare le mie cose che Charles e Carlos avevano portato con sé.
Anche perché senza il computer non potevo fare un tubo.
Quando entrai nella sede della Ferrari, mi squillò il cellulare.
Mio padre e il suo meraviglioso tempismo.
Sapevo già perché mi stava chiamando.
Lo sentivo chiedermi che diamine ci facevo a Roma.
Decisi di rifiutare la chiamata e gli scrissi un messaggio dicendo che l'avrei chiamato dopo.
Speravo solo che non mi avessero vista i paparazzi vicino casa di Paulo.
Feci un sospiro e chiesi gentilmente alla reception dove poter trovare Vasseur.
Mi dissero che era con Charles, perciò mi diressi dove dovevano essere.
La sede era particolarmente silenziosa, tanto che esclusi i saluti con i dipendenti che incrociavo, si sentiva solo il rumore delle mie Louboutin.
Bussai non appena mi ritrovai davanti alla stanza con i nomi dei piloti.
Quando entrai, non vidi Frédéric ma trovai Charles intento a mettere il guinzaglio ad un adorabile cagnolino.
"Chi è questo bellissimo piccino?"
Il cagnolino scappò da Charles e si avvicinò a me.
Mi abbassai alla sua altezza e lo accarezzai.
Lui in risposta mi annusava l'altra mano.
Sentì il monegasco ridere ed alzai lo sguardo su di lui.
"Lui è Leo, il mio piccolo teppistello." Mi disse
"Ciao Leo, sei proprio bellissimo lo sai?" Dissi guardando il cucciolo che mi guardò con i suoi occhioni
"Posso?" Domandai a Charles e lui annuì
"Certo"
Presi Leo in braccio e mi rialzai.
"Ciao anche a te Charles"
"Buonasera Sophie"
Cercai di accennare un sorriso, ma al vedere come cambiò l'espressione di Charles capì di aver fallito.
Accarezzavo tranquillamente Leo, quando il pilota ruppe il silenzio.
"Le mie condoglianze."
Mi voltai verso di lui e alzai un sopracciglio.
"Scusa?" Domandai
Charles accennò un lieve sorriso, un sorriso triste.
"Ho vissuto talmente tante di quelle volte il dolore che ti vedo negli occhi che non mi sfugge quando vedo qualcuno che lo sta provando."
Capì subito a cosa si riferiva.
Sapevo di suo padre e di Jules Bianchi.
Non era passato molto tempo dal pianto che mi ero fatta con Paulo, solo qualche ora.
Infatti mi bastò sentire questa frase per sentire gli occhi diventare di nuovo lucidi.
"Spero di non essere stato inopportuno." Sussurrò ed io scossi la testa in negazione mentre continuavo ad accarezzare Leo
"Imparerai a viverci con il dolore e con l'assenza.
Farà sempre male, e tanto.
Perdere qualcuno d'importante non è un dolore che passa.
Ma riuscirai a conviverci e sono sicuro che renderai fiero o fiera questa persona." Mi disse
Sentì una lacrima scivolare sulla guancia.
"Mi dispiace per le tue perdite" gli dissi
"Jules e mio padre erano i due pilastri della mia vita.
Non c'è giorno in cui non sento la loro mancanza." Mi rispose con gli occhi lucidi
"Ti guardano da lassù e fanno il tifo per te.
Sono fieri di te Charles."
Mi accennò un lievissimo sorriso.
"Lo spero tanto."
Accennai io a lui un lievissimo sorriso.
"Posso chiederti qual era il suo nome?"
Mi venne spontaneo accennare un sorriso.
Il suo nome, quello che io e Federico avevamo scelto per lui.
"Tommaso, il suo nome era Tommaso.
Ed era la persona più importante della mia vita."
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