17 - i know what you're feeling -

Osservavo il citofono di casa di Paulo senza avere il coraggio di suonare.

Quando ero scesa dall'aereo avevo subito chiamato Federico che mi aveva detto di essere a Roma, nel caso in cui Paulo e Oriana avessero avuto bisogno di qualsiasi cosa.

Avevo afferrato la borsa ed avevo lasciato tutto il resto.

Charles e Carlos mi avevano detto di andare e di non preoccuparmi della valigia.

L'avrebbero portata in sede a Maranello con loro così potevo prenderla quando preferivo.

E dopo un grazie volante ero corsa via, avevo affittato la prima macchina che avevo visto in aeroporto e mi ero diretta a Roma.

Avevo chiesto a Federico l'indirizzo e mi trovavo da almeno cinque minuti a fissare il cancello.

Feci un respiro profondo e suonai.

"Chi è?"

Non riconobbi la voce.

"Sophie Elkann"

Vidi il cancello aprirsi e istintivamente strinsi il manico della borsa.

Entrai dirigendomi alla porta d'ingresso.

Vidi la madre di Paulo sulla porta.

Cercò di accennare un sorriso, ma tutto ciò che si vedeva era il dolore che stava provando.

Come era giusto che fosse.

"Salve signorina."

"Buon pomeriggio, la prego.
Mi chiami Sophie, ci conosciamo da tanto tempo." Le dissi

"È più forte di me, ma ci proverò."

Le accennai un lievissimo sorriso.

"Prego"

Mi fece entrare in casa e dopo averla ringraziata feci l'ennesimo respiro profondo.

"Non nego che sono sorpresa, come mai qui?" Mi chiese

Non si aspettava che lo sapessi.

Ed era giusto, in fin dei conti non avrei dovuto saperlo.

La guardai e lei capì che sapevo.

"Avevo chiamato Federico per delle questioni di lavoro e mi ha avvisato di aver chiesto un permesso e di essere qui." Le dissi sapendo che Federico avrebbe confermato

Con lui era così, da sempre.

Non c'era mai stato bisogno di metterci d'accordo su cosa dire.

Ci veniva automatico.

Alicia accennò un sorriso e annuì.

"Paulo è molto fortunato ad averlo come amico.
So che non è in un periodo semplice, almeno da quel che dicono i giornali ma non ha esitato un momento al mettersi in macchina e scendere qui." Mi disse ed io mi ritrovai ad annuire

"Federico è così."

Annuì anche lei.

"So già la risposta ma devo chiederlo.
Come stanno?"

Alicia sospirò e mi invitò nel salone.

"Oriana non esce dalla camera e non riesce a smettere di piangere.
Bambina mia, non posso biasimarla."

Neanche io Alicia, neanche io.

"Paulo è fuori in giardino, da quando è arrivato Federico.
Gli è scoppiato a piangere tra le braccia e sono fuori da allora.
Non li ho disturbati, so che Paulo ha bisogno di sfogarsi con un amico."

Annuì.

"C'è qualcosa che posso fare?" Le domandai e lei scosse la testa

"Nessuno può fare qualcosa."

Dio, era così vero.

Sospirai e le chiesi dove fosse la camera.

Volevo parlare con Oriana.

Sentivo il bisogno e il dovere di farlo.

Alicia mi indicò la strada e disse anche che molto probabilmente non avrebbe risposto, ma mi ringraziò.

Dopo aver posato la borsa mi ci si diressi.

Feci l'ennesimo respiro profondo e bussai alla porta, ma non ricevetti risposta.

"Oriana, sono Sophie."

"So che non vuoi vedere nessuno.
So cosa stai provando."

Sentì gli occhi lucidi.

"È lacerante.
Non ti senti più viva e allo stesso tempo senti di avere un pugnale fisso sul cuore.
Hai un magone fisso in gola e il tuo cervello non riesce a pensare ad altro.
Ti senti in colpa, pensi che sia solo colpa tua ma non lo è.
Tu non hai colpe, neanche una." Tirai su con il naso non essendo più in grado di trattenere le lacrime che stavano scorrendo libere sul mio viso

"Io lo so che l'unica cosa che vuoi fare è piangere e che lo senti ancora muoversi dentro di te.
Io ti capisco e non ti dirò che passerà perché non è vero.
Non passerà mai Oriana, imparerai a vivere con questo dolore ma non ti lascerà mai.
Voglio solo che tu sappia che io sono sempre qui se hai bisogno di me.
Per qualsiasi cosa.
E sappi pure che il tuo bambino ti proteggerà."

Chiusi gli occhi e cercai di calmarmi.

Avevo iniziato a singhiozzare e non riuscivo a smettere.

Respiravo a fatica.

Quando dopo qualche istante riaprì gli occhi, e vidi la porta di fronte a me aprirsi.

Oriana mi osservava con gli occhi rossi e lucidi, il viso bagnato dalle lacrime mentre con la mano destra teneva stretto qualcosa.

Aprì la mano e mi fece vedere il test di gravidanza.

"Non riesco a smettere di guardarlo." Mi disse

"Se vai in salone e prendi la mia borsa dentro c'è il mio portafoglio.
Lì c'è la prima ecografia.
Non riesco ad uscire di casa senza averla con me."

"Perché mi sento così in colpa?"
"Ci si sente, ma non è così.
Non pensare più che lo sia.
So che è difficile non farlo, ma te lo assicuro Oriana.
Tu non hai colpe."

Feci un passo verso di lei e l'abbracciai.

Lei mi strinse subito.

"Mi dispiace." Mi sussurrò all'orecchio piangendo

"Anche a me." Le risposi

Non so quanto tempo rimanemmo abbracciate, ma quando ci staccammo lei mi guardò.

"Come hai fatto?"

"Mio padre, anche se l'ha scoperto quando è successo, è stato importantissimo.
Il sostegno della mia migliore amica è stato essenziale.
Ma soprattutto Federico.
Non ce l'avrei fatta senza di lui."

"Tu e Paulo avrete per sempre questo dolore, non ti dirò il contrario.
Ma se vi prenderete cura l'uno del dolore dell'altro, imparerete a viverci."

"Non mi sarei aspetta niente di tutto questo.
Dal vederti qui al resto.
Ma grazie per essere venuta Sophie, non lo dimenticherò mai."

"Non devi neanche dirlo.
Per qualsiasi cosa sai dove trovarmi.
Anche solo per stare in silenzio senza essere da sola." Le dissi e lei in risposta mi accarezzò il braccio

"Perdonami ti prego, ma ho bisogno di stare in camera."

"Lo capisco, io vado da Paulo e poi tolgo il disturbo."

"Non disturbi affatto Sophie, rimani pure quanto vuoi." Mi disse

Le accennai un lieve sorriso e la lasciai rientrare in camera.

Vidi il bagno lì accanto ed entrai per sciacquarmi il viso, poi mi diressi di nuovo nel salone.

Alicia accarezzava uno dei cani con lo sguardo fisso nel vuoto.

Si accorse di me e la vidi concedermi un piccolo sorriso sincero.

"Non so cosa tu abbia fatto o detto ma ho visto che sei riuscita a far uscire Oriana.
Grazie."

"Non deve assolutamente.
Ma la prego.
Paulo ha il mio numero se avessero bisogno di qualsiasi cosa non li faccia esitare a chiamarmi."

Lei annuì ed io mi voltai verso la vetrata del giardino.

"Vai pure, sono lì da qualche parte."

Mi diressi nel giardino e mi voltai alla ricerca dei due calciatori.

Li trovai seduti ai piedi di un grande albero in un angolo del giardino.

Mi avvicinai pian piano.

Paulo aveva la testa bassa e Federico gli accarezzava la schiena.

Fu quest'ultimo a vedermi per primo.

Mi accennò un sorriso che ricambiai.

Poi si voltò anche Paulo.

Era sorpreso.

Mi osservava stupito, con gli occhi lucidi mentre tirava su con il naso.

Federico gli diede una pacca sulla spalla e si alzò.

"Vi lascio parlare" disse per poi darmi un bacio sulla fronte ed entrare

Mi avvicinai all'argentino e mi sedetti accanto a lui.

"So che è stupido chiederlo, ma come stai?"

"Uno schifo principessa.
E la cosa peggiore è che è tutta colpa mia." Mi rispose

"No Paulo, non lo è."

"Invece sì, sapevo che Oriana sarebbe stata incredibile, ma una parte di me desiderava qualcosa di diverso.
Mi ricordo di avertelo detto da ubriaco."

Sospirai e lui abbassò lo sguardo.

"Paulo, non è colpa tua ok?
Ignora la voce nella tua testa che te lo sta dicendo.
So che è difficile ma non è così." Gli dissi e lui rialzò gli occhi puntandoli su di me

"No Sophie, tu non lo sai.
Non sai quanto sia difficile, e per questo sono felice." Mi disse

Sentì come una pugnalata e mi uscì una risata nervosa.

Paulo mi guardava ed io mi voltai puntando gli occhi sulla vetrata della casa.

"Non essere felice per questo.
Perché io so perfettamente cosa vuol dire.
So cosa stai provando adesso e cosa Oriana e soprattutto cosa sta accadendo nella sua testa."

Quando mi rivoltai verso di lui, lo vidi piangere.

"Anche io ho perso un bambino Paulo"

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top