1 - important -
I fatti raccontati in questa storia sono frutto della mia immaginazione.
Ci tengo a sottolineare quindi che i comportamenti dei personaggi realmente esistenti non sono reali.
Buona lettura.💗
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Quel giorno di fine febbraio, il vento soffiava leggero su una Torino leggermente soleggiata.
Ero nata nella grande mela e la amavo molto, eppure con il capoluogo piemontese avevo sempre sentito un legame fortissimo.
In molti dicevano che era colpa del sangue nelle mie vene.
E forse lo era.
Portai la tazzina di caffè alla bocca, godendomene il sapore.
Se c'era una cosa che a New York mi mancava sempre, quella era sicuramente il caffè.
Erano proprio negati a farlo.
Dal balcone di casa, lasciai liberi i miei occhi di ammirare il meraviglioso panorama che avevano davanti.
Intravidi la struttura dello Stadium e sorrisi, consapevole che sarei stata di nuovo a casa nel giro di qualche ora.
Ricordavo ancora quando il mio bisnonno, il nonno di mio padre, mi portava con lui allo stadio per la sua signora.
La amava da morire.
Ed io quell'amore l'avevo ereditato.
Non vedevo l'ora di rimetterci piede dopo tre mesi d'assenza.
Non vedevo l'ora di rivivere quell'atmosfera, di vedere i tifosi, di risentire l'inno, di rivedere i ragazzi in campo, di rivederlo.
Avevamo parecchie cose da raccontarci.
E anche se ero ben consapevole che non avremmo potuto farlo subito, sapevo bene che da lì a breve mi sarei ritrovata a passare una nottata tra chiacchiere e gelato.
Non importava che fosse inverno.
Era un nostro rituale.
Ed io non vedevo l'ora di farlo.
Ma in quel momento l'unica cosa che dovevo fare, era darmi una mossa o Greta mi avrebbe fatta fuori sul serio.
Mi chiedeva sempre com'era possibile che ero sempre in perfetto orario o addirittura in anticipo, tranne quando avevamo appuntamento noi due.
E sotto sotto me lo chiedevo anch'io come fosse possibile, ma non glielo avrei mai detto.
Misi gli stivali e sistemai il rossetto prima di guardarmi allo specchio e sorridermi.
Quello sarebbe stato un bel pomeriggio.
Avrei rivisto la mia migliore amica, avremmo fatto un po' di shopping insieme e poi sarebbe venuta con me allo stadio.
Avremmo cenato anche lì.
L'unica mezza giornata libera che mi ero ritrovata in tre mesi, l'avrei passata tra le due torinesi che amavo da morire.
Greta e la Juventus.
Afferrai la borsa e le chiavi di casa prima di uscire, chiudendomi la porta alle spalle.
Quando uscì dal palazzo, notai subito l'auto di Greta che immancabilmente mi fece un colpo di clacson.
Risi tra me e me, mentre lei scendeva ed io aprivo la mia.
"Dio se mi sei mancata." Disse subito Greta stringendomi non appena fummo entrambe nella mia auto
Ricambiai la stretta e sorrisi.
"Anche tu mi sei mancata, non sai neanche quanto."
Greta mi sorrise dolcemente ed io misi in moto la macchina.
"Adesso andiamo dritte dritte in centro, ma nel frattempo su!
Svuota il sacco.
Che si dice a New York?"
Risi e scossi la testa divertita, mentre uscivo dal parcheggio.
"Ti aggiornavo sempre.
Non ho novità da quando sono partita da lì."
Greta sbuffò, mettendo su una finta espressione imbronciata.
"L'hai già visto?"
No, non ancora e Dio solo sa quanta voglia ho di abbracciarlo.
Ma non feci in tempo a dirglielo che la suoneria del mio cellulare mi anticipò.
"Scusami." Le dissi ed accostai un'attimo al notare che a chiamare fosse mio padre
"Papà?"
"Tesoro, tutto bene?" Mi chiese
"Sì, sono con Greta siamo appena uscite.
Tu? Stai partendo?"
"Ti ho chiamata per questo.
Il mio volo porta ritardo.
Non partirò prima delle diciannove."
Sgranai gli occhi e lo sentì sospirare.
"So che sei appena tornata a Torino e che giustamente tu voglia goderti un po' di tempo con la tua amica.
Ma Sophie, ho bisogno che tu vada alla riunione al mio posto." Disse ed io chiusi gli occhi
"Non puoi dire sul serio.
Sei tu il presidente."
"Sono più che serio.
E si, sono io il presidente ma tu sei mia figlia.
Non c'è persona in cui ho più fiducia al mondo."
"So che sei perfettamente in grado di gestirla.
Tu sei in grado di gestire qualsiasi cosa."
Fui io a sospirare quella volta.
Non era la prima volta che me lo chiedeva.
Avevo partecipato a centinaia e centinaia e centinaia di riunioni nel corso degli anni.
A volte con lui, altre in sua rappresentanza.
Non era ufficiale ma non serviva un pezzo di carta per farmi essere la sua vice.
Ero la sua unica figlia dopotutto.
La sua unica erede.
Prima o poi sarebbe arrivato il momento in cui avrei preso il suo posto.
"Per favore Sophie.
So quanto per te era importante oggi, e non te l'avrei chiesto se si fosse trattato di una qualsiasi riunione di routine.
Ma è davvero importante." Disse ed io sospirai nuovamente
"Papà ti rendi conto che è impossibile?
Pur volendo farlo, Maranello è a più di tre ore da Torino.
Come diamine farei ad arrivare prima della riunione?"
"Sophie, hai una dannata Ferrari.
Direi che devi renderle giustizia."
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