Cicatrici sul cuore
Storia vincitrice dello scambio 34 con un totale di 33/40 con buoni voti nella categoria personaggi e in grammatica
* AUTORE: MELILAMBI
* TRAMA:
"Nei suoi diciotto anni di vita, Harley ha sempre fatto di tutto per assecondare il volere dei suoi genitori, anche se questo, troppo spesso, fosse in contrasto con le sue aspirazioni. Ma dopo aver scoperto che la sua intera esistenza è basata su una menzogna, decide di smettere di accontentare gli altri e di iniziare a vivere per se stessa. E la Marshall University le sembra il posto adatto per ripartire da zero. Qui, un giorno, conosce Logan. Lui ha ventun anni ed è un ragazzo tanto affascinante quanto freddo e misterioso. Vive tormentato dai sensi di colpa, con delle cicatrici che lo hanno segnato fuori e dentro al suo corpo. Ha costruito una corazza intorno al suo cuore, eppure, la bella matricola sembra riuscire a risvegliare le emozioni che da tempo non si è più concesso di provare. Del resto, Harley non è come le altre e Logan lo sa bene, gli basta uno sguardo per capirlo; anche lei nasconde delle ferite e lui potrebbe essere l'unico in grado di curarle. Ma l'ombra del passato è sempre in agguato..."
* ESTRATTO DALLA STORIA:
...Lei si ferma sui suoi passi e mi scruta, incatenando il suo sguardo al mio.
C'è qualcosa in quello sguardo, nei suoi occhi verde foglia, che mi fa sentire più di quanto non abbia sentito negli ultimi quattro anni. Quegli occhi, così luminosi in superficie, sembrano celare un dolore sconfinato in profondità, stringendomi in una morsa il cuore e portandomi a chiedere quale possa essere il motivo di tutta quella sua tristezza.
È lei ad interrompere il contatto visivo.
«Non devi disturbarti. Davvero, chiamo il taxi.»
«Il servizio taxi dell'università è una merda»
prorompo con un impeto che non è da me.
Poi, per non risultare ancora più patetico aggiungo:
«Comunque stavo giusto per andarmene, questa festa è di una noia mortale»
Ci pensa su, però non è convinta.
«Ma non hai bevuto?» domanda, sollevando un sopracciglio.«Una birra ed è stato tempo fa. Sono sobrio»
le assicuro.
Non so come, ne perché, so solo che l'unica cosa di cui mi importa adesso è riuscire a convincerla a farsi dare un passaggio e mi sto insultando mentalmente per questo.
«Non lo so, non ti conosco nemmeno»
ammette, mordendosi il labbro.
«Chi mi dice che tu non sia un serial killer?»
Scrollo le spalle.
«Chi mi dice che non lo sia tu?»
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