Capitolo 22

Hey ragazzi

Lo  so, è passata un' eternità ma come vi avevo già detto ho perso il quaderno con tutti gli appunti per i capitoli successivi e quindi ho dovuto aspettare l' inizio di queste benedettissime vacanze di Pasqua per rifare il maledettissimo quaderno ed avere il tempo di scrivere i capitoli.

Comunque finalmente eccovi il 22esimo capitolo

La canzone è " R U Mine " degli Arctic Monkeys

Lo splendore della foto è Andy ( Seriamente non mi capacito di come un essere umano possa essere tanto perfetto )

Vi faccio presente che ho iniziato a scriverlo intorno a mezzanotte

Enjoy

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? POV

Da quando il semidio aveva visto Nico Di Angelo lasciare il CampoMezzo-Sangue correndo disperatamente, il vento non aveva fatto altro che alzarsi, come la sua preoccupazione per il figlio di Ade non aveva fatto altro che aumentare.
Decise di seguirlo. Ovviamente aveva deciso di seguirlo. Il ragazzo sembrava devastato: i suoi occhi erano vacui, come se non riuscissero a mettere a fuoco quello che vedevano e continuavano a posarsi su un punto per poi distogliere lo sguardo da esso pochi secondi dopo e fissarlo su una delle tante cose che li circondavano, per poi velocemente spostarsi su qualcos' altro e ripetere l' operazione all' infinito.

Continuò a seguire il figlio del signore degli inferi stentando a tenere il passo con la sua corsa disperata, sempre stando attendo a non farsi notare, anche se, nello stato pietoso in cui si trovava,sarebbe potuto essere stato pedinato da un Cerbero abbaiante e difficilmente se ne sarebbe accorto.

Dopo un lasso di tempo che non avrebbe potuto definire Nico entrò in un parco al centro di New York. Il semidio si sbrigò a seguirlo, la preoccupazione e l' apprensione crescevano sempre di più. Non si poteva di certo dire che i parchi della Grande Mela fossero il massimo della sicurezza a quell' ora della notte, specialmente nello stato di evidente shock in cui il figlio di Ade si trovava.
Non appena entrò vide il ragazzo seduto su una panchina con lo sguardo perso nella notte. Il vento che si era fatto via via sempre più forte e fresco spostava la lunga frangia scura di Nico davanti i suoi occhi ancora più scuri, impedendo al ragazzo di vedere gli occhi del ragazzo di cui ormai non riusciva più a smettere di preoccuparsi e per il quale si era trasformato in una specie di stalker. Una folata di vento più forte delle altre spostò le poche nuvole che c' erano in cielo, facendo in modo che andassero a coprire la falce di Luna che illuminava a stento la notte. All' improvviso, come se si fosse improvvisamente ricordato di qualcosa, Nico si alzò dalla panchina e prese a correre verso l'interno del parco, dove gli alberi si facevano più fitti e il largo sentiero di ciottoli si andava via via riempiendo di erbacce che non erano state estirpate da chi di dovere.
Il ragazzo si affrettò ad andare dietro al figlio del dio dei morti quasi inciampando tra le radici sporgenti degli alberi coperte dall' erba. Ci mancò poco che inciampasse su una di queste andando a impattare con il brecciolino del trascurato sentiero. Lui fu fortunato ma la fortuna non era mai stata del tutto dalla parte del figlio di Ade.
Pochi secondi dopo infatti il piede di Nico andò ad incastrarsi nella radice sporgente di un pino facendolo rovinare al suolo. Considerata la velocità con cui il povero semidio stava correndo e il suo stato emotivo, il ragazzo che stava seguendo Nico non si sorprese più di tanto quando questi non cercò di fermare la caduta con le mani e cadde a terra sbattendo la testa pericolosamente forte contro i sassi. Quello che di certo non si aspettava però era il fatto che Nico non si rialzava.
Avvertendo il suo stomaco cadere sempre più in basso il ragazzo corse dal semidio che continuava giacere a terra senza muovere un muscolo o dare segni di essere cosciente.Come per fargli un favore quando fu abbastanza vicino al semidio le nuvole si mossero permettendo alla Luna di illuminare la piccola figura incosciente. Ringrazió mentalmente Eolo e Artemide. Ma alla vista che il ragazzo si trovò davanti ci mancò poco che gli prese un attacco di panico. Del sangue sgorgava copiosamente da una ferita sulla testa di Nico. Facendo molta attenzione si inginocchiò accanto al semidio e prendendogli la testa se la poggiò sulle proprie gambe. Il sangue continuava a sgorgare e il ragazzo poteva sentire il panico iniziare ad attanagliargli la gola.Prese il coltellino portatile che portava sempre con se, un regalo di suo padre, e strappatosi una striscia di tessuto dalla maglietta la pigiò sulla ferita cercando di far fermare il flusso del sangue. Il volto di Nico si andava via via impallidendo con il sangue che perdeva. Aumentò la pressione sulla ferita e dopo alcuni terrificanti minuti il flusso del sangue iniziò a diminuire per poi fermarsi del tutto. Una volta legata la striscia di stoffa intorno alla testa del semidio andando a bendare la brutta ferita, il ragazzo rimase per cinque minuti buoni con la testa del figlio di Ade sulle gambe, fissandola mentre riacquistava un po' di colore. Quando le nuvole coprirono di nuovo la falce di Luna il semidio decise prendere in mano la situazione. Trasportare il corpo incosciente di Nico fino al Campo Mezzo-Sangue e portarlo in infermeria era praticamente impossibile, senza contare che avrebbe preferito il figlio di Ade più lontano da Percy Jackson possibile, visti i fatti che avevano reso il figlio di Ade la persona disperata e spaventata che giaceva sulle sue gambe.
Portarlo in un ospedale mortale era fuori discussione, Nico aveva bisogno di Ambrosia il più presto possibile. Si ricordò di quel giorno in cui aveva visto il figlio del signore degli inferi con quel mortale in grado di vedere oltre la foschia. Non poteva dire di fidarsi di quel ragazzo, per non parlare del fatto che aveva intenzione di andare a vedere insieme a Nico quel gruppo osceno. Se fosse stato lui avrebbe proposto al semidio di andare a vedere un gruppo degno di chiamarsi tale come i cari Metallica. Ma ora non era decisamente il momento per discutere dei gusti musicali di quel mortale. Valutando i vari pro e contro si caricò Nico sulle spalle e si avviò verso il palazzo del mortale, che si trovava a massimo un quarto d'ora di camminata da dove si trovavano. Ovviamente, avendo 'tenuto d'occhio' Nico parecchio ultimamente ed essendo il semidio stato più volte in quella casa di quanto avrebbe fatto piacere al ragazzo che ora lo trasportava, sapeva perfettamente dove abitava il mortale.
Per fortuna quella parte della città a quell' ora era abbastanza deserta.Non avrebbe proprio saputo come spiegare alla gente come mai portava in braccio un adolescente incosciente con la faccia piena di sangue incrostato e una fasciatura in testa.
Arrivato a destinazione e trovatosi davanti alla porta di casa del mortale, poggiò delicatamente Nico per terra e suonò il campanello.Arrivava una flebile luce da sotto la porta dell' appartamento quindi il ragazzo dai gusti musicali discutibili doveva essere sveglio nonostante la tarda ora. Non appena sentì dei passi avviarsi in direzione della porta lanciò un ultimo sguardo a Nico, poi girò i tacchi e si sbrigò ad uscire dal palazzo per tornare al CampoMezzo-Sangue.

PERCY POV

Percy stava sdraiato sul letto a guardare il soffitto. Lo faceva molto spesso ultimamente. Lo faceva così spesso da aver memorizzato perfettamente la sequenza delle crepe che si susseguivano sulla porzione di soffitto che si trovava sopra il suo letto.
Stava per ricominciare a percorrere con lo sguardo le crepe, quando all' improvviso Annabeth entrò a far parte del suo campo visivo. Non l' aveva neanche sentita entrare.

" Percy basta. Questa storia deve finire."

Il figlio di Poseidone sospirò e si mise a gambe incrociate davanti all' amica

" Non so a cosa tu ti riferisca"

La figlia di Atena gli lanciò un' occhiataccia e se gli sguardi potessero uccidere a questo punto Percy si sarebbe già trovato negli inferi a far compagnia al divino Ade. Sempre che, dato quello che aveva fatto a suo figlio, il signore dei morti non gli stesse già dando la caccia.

" Non provare neanche a far finta di non sapere a cosa mi riferisco. Sono passati tre giorni, Percy. Tre giorni durante i quali non hai fatto altro che startene rinchiuso in cabina con quello sguardo vuoto. Non vuoi vedere nessuno che non sia io o Jordan, mangi e parli a stento!"

Il figlio del dio del mare le rivolse l' ennesimo sguardo vacuo e la preoccupazione negli occhi di Annabeth non fece che aumentare.

" Percy" la ragazza gli mise una mano sul ginocchio " Dimmi cosa è successo, ti prego. Parlami. Gli altri sono preoccupatissimi e Hazel è sull' orlo di un attacco di panico"

A quelle parole Percy le rivolse uno sguardo interrogativo e alzò un sopracciglio

" Percy, Nico è scomparso. Sono tre giorni che nessuno ha sue notizie e tre giorni che torna nella sua cabina o al campo in generale."

A quel punto il semidio scattò in piedi " Cosa hai detto? Cosa vuol dire che sono tre giorni che nessuno ha notizie di Nico?"

La semidea non potè fare altro che annuire e il ragazzo dagli occhi verde-mare si lasciò cadere sul letto prendendosi la testa tra le mani

" Ora capisci cosa intendo quando dico che siamo tutti preoccupati? Dimmi che ti succede e cosa è successo a Nico. Non posso aiutarti se non so qual' è il problema."

Fu in quel momento che il figlio del dio del mare decise che la sua migliore amica meritava di sapere. Ovviamente era sempre stato consapevole del fatto che Annabeth aveva il diritto di sapere ma c'era qualcosa che lo aveva fermato fino a quel momento. La vergogna. Percy non poteva sopportare l' idea di vedere sul volto della figlia di Atena emozioni come la disapprovazione, la delusione o la rabbia nei suoi confronti. Ma ormai il danno era fatto, aveva fatto la cazzata del secolo perdendo quello che probabilmente sarebbe stato l'amore della sua vita e facendogli del male. E quel che era peggio è che Nico era scomparso e nessuno aveva idea di dove fosse o come stesse.

" Va bene, okay hai ragione."

Prese un respiro profondo ed iniziò a riportare alla luce quella notte che durante questi tre giorni aveva tentato tanto di dimenticare ripetendola però più e più volte nella sua mente fino allo sfinimento.

"Dopo cena, quella sera di tre giorni fa, io e Nico siamo andati a fare una passeggiata nel bosco. Io ero arrabbiato e geloso perché aveva passato il pomeriggio con Andy, quel mortale, ma presto ci siamo chiariti. Però ad un certo punto il cellulare di Nico squilla per un messaggio. Mi chiede di vedere chi sia ma il numero e sconosciuto e sai cosa ho trovato quando sono andato a leggerlo? Una specie di poesia smielata, non ho neanche idea di cosa fosse. Forse una parte di una delle canzoni che sente Nico, non lo so. Ma la cosa peggiore è che scorrendo la chat mi sono accorto che ce n' erano svariati. Sempre da parte dello stesso numero sconosciuto e-"

"Fermo un attimo. Nico come aveva risposto a questi messaggi?"

Il semidio dagli occhi verde-mare alzò la testa per guardare Annabeth ma non ebbe il coraggio di incrociare i suoi occhi grigi spaventosamente intelligenti.

"Lui... lui non aveva risposto nulla. A nessuno dei messaggi, erano rimasti tutti ignorati."

Il volto della ragazza a quelle parole rimase impassibile e dopo qualche secondo di silenzio fece segno a Percy di continuare.

"una volta visti quei messaggi cosa hai fatto?"

"Non ci ho visto più. Ho iniziato ad urlare e ad accusare Nico dicendogli che si stava sentendo con Andy alle mie spalle e che il numero era sconosciuto perché in questo modo non avrei mai avuto la prova che si trattasse di lui...E poi... Dei Annabeth, poi ho iniziato a dirgli cose orribili, non hai dea...e i suoi occhi... sembravano disperati. Non gli ho dato neanche il tempo di spiegarsi, non gli ho dato neanche il tempo di aprire bocca che già stavo sparando l' ennesima crudeltà-"

Gli occhi del figlio di Poseidone iniziarono a velarsi di lacrime, e se Annabeth se ne accorse non fece o disse niente per offrirgli conforto, come non fece o disse niente per esprimere un qualsiasi tipo di giudizio. Gli fece cenno di andare avanti. Percy valutò se dire all' amica che c' era una strana vocina nella sua testa, una voce di miele che gli offuscava i pensieri e gli suggeriva la prossima cattiveria da dire a quello che fino a tre giorni fa era il suo fidanzato. Alla fine decise di tenerselo per sé. Annabeth avrebbe potuto pensare che stava provano a trovare una scusa per il modo ignobile in cui siera comportato con Nico quando in realtà non c' era scusa che avrebbe potuto reggere.
"Dopo avergli detto tutte quelle cose orribili l' ho lasciato lì nel bosco e me ne sono andato. Era a dir poco sconvolto..."

L' ultima parte l' aveva detta con un tono così flebile che sembrava quasi stesse parlando da solo.

"Percy, pensi davvero tutte le cose che hai detto quella notte a Nico e pensi davvero che quel numero sconosciuto fosse Andy e che Nico ne fosse consapevole? Dimmi la verità. Dubiti davvero così tanto della persona che ami? Pensi davvero che Nico Di Angelo, il ragazzo che ha peso dalle tue labbra per così tanto tempo sia stato capace di farti una cosa simile?"

"No..."

"Dove sei andato quando hai lasciato Nico al boschetto"

Percy prese un bel respiro e per la prima volta da quando aveva iniziato a raccontare guardò Annabeth negli occhi

"Annabeth, quello che ho fatto quando me ne sono andato è a dir poco ignobile e orribile e non sarà facile raccontarti tutto quindi, perfavore, fin quando non avrò finito non interrompermi e non dire niente. Puoi farlo per me?"

La semidea annuì e il ragazzo iniziò a raccontare

"una volta lasciato Nico sono andato alla cabina di Afrodite. Avevo scritto a Jordan se poteva incontrarmi di fuori. Vedendomi infuriato com' ero mi ha proposto di fare due passi mentre gli raccontavo cos'era successo. Gli ho raccontato tutto quanto. Della gelosia, di Andy, dei messaggi e delle cose che ho urlato contro a Nico. A un certo punto siamo arrivati davanti la cabina di Poseidone e così siamo entrati. Abbiamo iniziato a parlare dell' accaduto e Jordan ha cercato più volte di farmi ragionare. Mi diceva continuamente che avrei dovuto lasciare che Nico si spiegasse, che probabilmente non aveva idea di chi fosse il mittente di quei messaggi ma più cercava di farmi ragionare più mi infuriavo, così mi ha preso per un braccio e mi ha fatto sedere sul letto per calmarmi. Lui era seduto affianco a me e continuava a parlarmi con quella voce calma, non hai idea di quanto sia rassicurante la voce di Jordan...Poi non so  bene cosa è successo ma ... lui era lì con le sue mani che disegnavano dei cerchi sulla mia schiena e potevo vedere le sue labbra muoversi- probabilmente mi stava convincendo ad andare a cercare Nico e parlarci e scusarmi con lui- ma io, davvero, non riuscivo a sentire una sola parola che fuoriusciva da quelle labbra..."

Un groppo in gola impediva a Percy di continuare il racconto. Doveva valutare con attenzione come formulare la frase senza che mettesse in mezzo la voce che gli ripeteva quanto Jordan fosse migliore di Nico, quanto lui fosse fedele e come non lo avrebbe mai tradito come aveva fatto il figlio di Ade. Per tutto il tempo che Percy impiegò a raccogliere le parole Annabeth non aprì bocca, come promesso. Poi il semidio riprese a parlare

"Ad un certo punto Jordan si è alzato, la sua mano che stringeva la mia mi guidava verso la porta della cabina- probabilmente per andare a cercare Nico-. Ma prima che arrivassimo a metà strada l' ho fermato, ho fatto in modo che si voltasse verso di me e..."

Lo stesso groppo di prima ormai si era accasato nella gola del figlio di Poseidone impedendogli di parlare. Calde lacrime ormai sgorgavano copiose lungo le sue guance. Prese un respiro profondo e con una voce che a stento riconosceva come la sua lo disse:

"E poi l' ho baciato... capisci Annie? L' ho baciato! E non è stato un bacio innocente... l' ho buttato sul letto e lo stringevo tra le braccia e... Jordan all' inizio ha cercato di fermarmi ma... ma poi ha risposto al bacio e la cosa è andata solo degenerando. Fino a quando...Fino a quando Nico non è entrato nella cabina e ci ha visti... ci ha visti...Non credo dimenticherò mai l' espressione del suo volto o la pura disperazione dei suoi occhi... erano nerissimi e spalancati ed erano pieni di disperazione... come... come se non sapesse più cosa fare di se stesso...Non... non penso potrò mai dimenticare i suoi occhi di quella sera..."

Ormai il corpo di Percy era scosso dai singhiozzi e Annabeth guardava. Guardava con quel viso impassibile ancora non esprimendo alcun giudizio ma non facendo niente per consolare l' amico. Non gli offrì una spalla su cui piangere, non lo abbracciò e non gli disse che andava tutto bene. Perché entrambi sapevano che quello che aveva fatto Percy era troppo grave per essere trattato come uno sbaglio qualunque ed entrambi sapevano che ovviamente, in quella situazione, non c' erauna singola cosa che andasse bene.

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Mi dispiace se è corto ma quello che succede dopo non puó essere interrotto e se l avessi scritto tutto in questo capitolo sarebbe venuto troppo lungo.

Cooomunque

Che ne pensate? Ora che sapete anche cosa ha fatto Percy spero di aver levato un po' della confusione lasciata dal capitolo precedente.
Ancora non si sa dove sia stato Nico per questi tre giorni ma pazientate lo scoprirete presto.

COMMENTATE E VOTATE MI RACCOMANDO!

Peace, Love & Empathy

-Aliz

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