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Era una mattina particolarmente nuvolosa. Nico avvertì una folata di vento muovergli leggermente i capelli e alzò lo sguardo verso il cielo. Probabilmente più tardi avrebbe iniziato a piovere. Sperava solo che Zeus decidesse di aspettare il primo pomeriggio, quando si sarebbe trovato a casa. Non avrebbe sopportato la pioggia considerato dove stava andando. Andy l' aveva accompagnato con la moto fino ad appena fuori la città, da lì avrebbe proseguito da solo a piedi, come faceva ogni mese da almeno sette mesi. Era una cosa che aveva bisogno di fare da solo e comunque il posto distava un quarto d' ora di camminata appena da dove lo lasciava Andy, poi l' avrebbe richiamato per farsi venire a riprendere. Attraversò la solita radura, ormai erbosa grazie al clima più mite di aprile. Tra poco avrebbe iniziato a riempirsi di margherite e vari fiori di campo. Camminò per un po', poi se li trovò davanti: la spiaggia deserta e l' oceano. Si tolse scarpe e calzini e affondò i piedi nella sabbia appena tiepida, non era ancora tempo di stare in spiaggia ma non gli importava, come non gliene era importato a dicembre o a febbraio. Dall' oceano proveniva una dolce brezza che gli mandava i capelli davanti gli occhi nerissimi. Si erano allungati negli ultimi mesi e ormai gli arrivavano quasi alle spalle. Avanzò fino a quando non si ritrovò con i pieni leggermente bagnati dall' acqua poi, camminando sempre sul bagnasciuga, si diresse verso gli scogli che celavano una seconda spiaggia. Era una piccola porzione di sabbia limitata davanti dal mare e dietro da una parete rocciosa ricoperta di piante grasse che , d' estate, facevano dei fiori di un viola molto scuro. Superati gli scogli che la celavano alla maggior parte della gente andò davanti il muro di roccia e si inginocchiò. C' era una lapide di marmo bianco contornata da fiori ormai appassiti, era passato un mese esatto dall' ultima volta che li aveva lasciati lì. Si baciò la punta delle dita della mano destra e le poggiò sul nome inciso sul marmo.
"ciao Rixon."
Con le dita percorse le linee incise. "non posso credere che siano già passati sette mesi da quando non ci sei più, amico."
Nico fu grato del rumore dell' oceano dietro di lui, coprivano la sua voce rotta impedendo che arrivasse alle sue stesse orecchie. Come se avesse una mente propria, il corpo di Nico si curvò su sé stesso e la fronte andò a poggiarsi sul freddo marmo. Freddo come doveva essere diventato il corpo di Rixon sette mesi fa, dopo quell' incidente. Eppure il figlio del dio dei morti se lo ricordava ancora caldo. Quando erano arrivati i paramedici era ormai troppo tardi e Nico lo sapeva, lo sapeva bene. Avevano cercato di tirarlo via dal corpo insanguinato e senza vita del suo amico ma il semidio aveva continuato ad urlare. Non erano parole, erano grida di dolore, non ci sarebbe stato niente che i medici avrebbero potuto fare e Nico voleva solo continuare a sentire il calore del corpo tra le sue braccia. Non ricordava per quanto tempo fosse rimasto lì in mezzo alla strada, lo shock era troppo, ma poi qualcuno doveva essere riuscito a strapparlo al cadavere. Non sapeva chi ma ringraziava quella persona con tutto il suo cuore per averlo fatto prima che il suo amico iniziasse a raffreddarsi. L' ultima volta che aveva visto e toccato Rixon, il suo corpo era ancora caldo e questo significava molto per il semidio, forse più di quanto avrebbe dovuto. A parte quei momenti non ricordava gran che di quella notte o dei primi giorni dopo di essa. L' unica cosa che non riusciva a levarsi dalla testa e che continuava a tormentarlo era l' immagine che vide riflessa nello specchio di Andy non appena tornarono a casa: era coperto di sangue dalla testa ai piedi, le mani ne erano piene così come parte del suo viso e tutti i suoi vestiti. La sensazione di essere ricoperto di qualcosa che permetteva al suo amico di vivere, Nico non pensava che l' avrebbe mai dimenticata. Ne aveva affrontate ormai tante di morti, aveva visitato il luogo in cui le anime andavano a finire innumerevoli volte, eppure non pensava che si sarebbe mai abituato. Il ragazzo non sapeva se esserne felice o meno. Non riusciva ad immaginare l' orrore che comportava l' arrivare ad abituarsi a un qualcosa come il lutto e Rixon continuava a mancargli giorno dopo giorno. Era morto per salvare lui. Qualche mese dopo Andy gli aveva confessato che, dopo aver parlato con la polizia, gli avevano detto che se non fosse stato per il figlio di Ares, Nico sarebbe stato senza dubbio investito al posto suo. Rixon aveva visto l' auto arrivare e dirigersi verso il figlio di Ade, se non l' avesse spostato, mettendosi in traiettoria della vettura, Nico sarebbe morto. Gli ci erano voluti svariati mesi per arrivare ad accettare questa cosa e tutt' ora ancora non era sicuro di esserci riuscito al cento percento.
Alzò leggermente la fronte dalla lapide bianca e si ritrovò davanti il suo nome. Il nome di un amico, il nome di un eroe. Perché Rixon era un eroe. Un eroe che non rimarrà nella storia, il cui nome sarà già stato dimenticato tra coloro che lo conoscevano solo di vista, un eroe a cui non verrà data alcuna medaglia o riconoscimento. Ma a Nico non importava. Sarebbe sempre e comunque rimasto un eroe agli occhi di coloro che tenevano davvero a lui, che lo conoscevano veramente. Sarebbe sempre stato un eroe ai suoi occhi. Rixon gli aveva salvato la vita innumerevoli volte prima di quella notte, l' aveva sempre protetto da lontano. Solo che quella volta gli era costata la sua, di vita. Questo Nico non l' avrebbe mai dimenticato.
Fece per alzarsi in piedi quando si rese conto che i fiori appassiti che giacevano sulla lapide stavano iniziando a brillare. Il tempo di sbattere le palpebre che al loro posto c' era una piccola ghirlanda di fiori gialli.
"nonostante si vestisse costantemente di nero, il giallo era il suo colore preferito"
Nico si girò senza alcuna fretta. Conosceva quella voce. Proprio come si aspettava, si trovò davanti Ares in persona. Alto, muscoli asciutti si intravedevano sotto la canotta bianca su cui c' era il solito giacchetto di pelle abbinato ai pantaloni dello stesso materiale. C' erano poche persone al mondo che potevano permettersi i pantaloni di pelle, ma Nico doveva dire che Ares ne faceva decisamente parte. I suoi occhi ardevano di fiamme ma, come ormai capitava ogni volta che si incontravano su quella spiaggetta, erano pieni di quella vulnerabilità così insolita per una divinità. Nico immaginava che perdere un figlio fosse immensamente doloroso anche per gli dei. Era lo stesso principio secondo cui anche un figlio di Ade come lui che aveva subito molte perdite, non si sarebbe mai abituato alla morte di una persona cara.
"sono già passati sette mesi, non è così?" lo sguardo del dio della guerra era fisso sulla lapide del figlio. Nico annuì in risposta alla domanda, anche se era certo che non ce ne fosse bisogno. Ad ogni mesiversario della morte di Rixon il figlio di Ade si recava su quella spiaggia nascosta al resto del mondo e, puntualmente, anche Ares veniva a far visita al figlio. Secondo la cultura greca il corpo, dopo il funerale, veniva bruciato e le ceneri raccolte in un' urna che teneva la famiglia. Nico aveva smosso mari e monti per avere dalla casa di Ares una manciata di quelle ceneri, in modo da poterle seppellire lì. Ares gliel' aveva gentilmente concesso. All' inizio Nico Andy e Miranda avevano pensato di posizionare la lapide in un angolo della spiaggia principale e di nasconderla con qualche incantesimo, avevano solo bisogno di un luogo in cui anche i mortali che tenevano a lui potessero andare a trovarlo. Poi una mattina, quando Nico si trovava su quella spiaggia da solo, era comparso Ares e gli aveva mostrato quella piccola spiaggia. La foschia avrebbe impedito alla gente comune di potervi accedere. Quella mattina stessa insieme ad Ares avevano seppellito lì l' urna e il dio aveva creato la lapide per il figlio. Solo con il passare dei mesi il semidio si rese conto di quanto in realtà fosse lui quello ad aver bisogno di quella spiaggia e di quella manciata di ceneri. Andy, Miranda e i pochi altri che conoscevano Rixon al di fuori del Campo non si erano mai avvicinati troppo alla tomba. Percepivano quanto il figlio di Ade fosse protettivo nei confronti di quel posto e lo rispettavano.
"come sta?" chiese Nico al dio
"si trova ancora nell' Elisio. Non so se e quando avrà intenzione di reincarnarsi, non si può certo dire che non abbia tempo"
Il semidio annuì e le labbra gli si incurvarono un po' verso l' alto. Avrebbe potuto tranquillamente chiederlo al padre o addirittura controllare di persona, ma ancora non si sentiva pronto. Forse più in là, quando il dolore e la perdita non saranno ancora dei sentimenti così vividi nel suo petto, forse allora potrà scendere negli inferi e rivedere sua madre e Rixon. Sempre che nel frattempo non abbiano deciso di reincarnarsi, come aveva fatto sua sorella. Si girò nuovamente verso la lapide e lo sguardo gli cadde sui fiori gialli della ghirlanda. Non sapeva che il giallo fosse il suo colore preferito. La cosa lo fece sorridere. Una folata di vento particolarmente forte gli scompigliò i capelli e, quando si voltò, Ares non c' era più.
Con un ultimo sguardo al nome inciso sul marmo iniziò ad incamminarsi verso la spiaggia principale.
Era ancora deserta, come piaceva a lui. Arrivato al punto in cui la sabbia lasciava posto all' erba Nico si sedette sul prato e si rimise calzini e scarpe. Non si disturbò nemmeno a levarsi i residui di sabbia dai piedi. Era un pensiero infantile, ma in tal modo si sarebbe portato appresso una parte di quella spiaggia e di tutto ciò che rappresentava.
Valutò l' opzione di chiamare Andy per farsi venire a riprendere ma a quell' ora il ragazzo stava probabilmente già a lezione. Sorrise ripensando alla discussione avuta con il ragazzo dagli occhi di ghiaccio quella mattina. Le lezioni all' università erano ricominciate per Andy e nonostante quella mattina sarebbe dovuto essere in classe abbastanza presto, il ragazzo aveva insistito per accompagnarlo in moto. Nico avrebbe potuto tranquillamente viaggiare nell' ombra ma no! Non sia mai ! "Nello stato d' animo in cui ti trovi potresti finire con il farti male, Nico." Non faceva altro che ripeterglielo. Quel ragazzo non avrebbe mai smesso di preoccuparsi per lui anche quando in realtà avrebbe dovuto preoccuparsi un po' più di sé stesso. Tra gli studi e il lavoro all' Hard Rock Cafè di suo zio, Andy si ricordava a malapena di mangiare. Per fortuna c' era lui che lo spronava almeno a mangiare tre volte al giorno e a farsi una doccia. Scosse la testa al ricordo di tutte quelle volte in cui aveva trovato il mortale addormentato sui libri di storia dell' arte e avvertì un sorriso farsi largo sulle sue labbra. Andy aveva fatto talmente tanto per lui, ora toccava a Nico prendersi cura di quel ragazzo. Anche se, in verità, quei piccoli gesti non avrebbero mai potuto ripagarlo davvero dopo tutto ciò che il ragazzo dagli occhi di ghiaccio aveva fatto per lui.
Sentì il cuore stringerglisi un pochino nel petto. Il rapporto e l' affetto che c' erano tra lui e Andy, Nico non avrebbe mai trovato le parole per spiegarli. Teneva al mortale come aveva fatto per pochissime persone in vita sua ma alla fine si erano entrambi resi conto che una relazione romantica tra di loro non avrebbe potuto funzionare. Lo aveva amato, aveva amato davvero quel ragazzo dagli occhi blu ghiaccio ed era sicuro che lo stesso valesse per l' altro. Dopo la morte di Rixon non era passato molto tempo prima che Nico decidesse di finirla. Era successo ad un mese e mezzo esatto dalla sua morte. Ne avevano parlato e Andy si era detto d'accordo, non era più stato lo stesso da quella notte e il figlio di Ade non se la sentiva di portare avanti una relazione quando il Fato non sembrava far altro che recargli dolori su dolori. La verità però era che, dopo tutto quello che era successo, il figlio del dio dei morti non sentiva di meritare una relazione felice, non quando Rixon non era più lì, non quando era morto a causa sua. Così era andato via via allontanandosi dal suo ragazzo fin quando entrambi non avevano deciso di smetterla. Le cose però non erano andate come il semidio aveva previsto. Andy, anche dopo la rottura, non aveva smesso un attimo di stargli accanto. Era incredibile come riuscisse sempre a leggerlo. Il mortale sapeva che Nico era consumato dal dolore e, nonostante avessero deciso di chiudere la loro relazione, non aveva mai smesso di salvarlo da sé stesso. Se il figlio di Ade era riuscito piano piano a tornare in sé stesso dopo la morte del suo amico, non aveva altri da ringraziare che Andy. Quando gli ripeteva che non l' avrebbe mai lasciato solo, il ragazzo dagli occhi blu ghiaccio non scherzava; non aveva fatto altro che dimostrarlo. Nonostante non ci fosse più il romanticismo che li caratterizzava sarebbero sempre stati l' uno nel cuore dell' altro. Non poteva mentire dicendo che rompere con il mortale non gli fosse dispiaciuto immensamente o che fosse stato facile. Ancora oggi ogni tanto si chiedeva se avesse fatto la scelta giusta ma arrivava sempre alla stessa conclusione che gli dava la forza di guardare Andy in quei laghi ghiacciati che aveva negli occhi: se fossero andati avanti non avrebbe fatto altro che prendere in giro e ferire il ragazzo perché i suoi sentimenti non sarebbero stati sinceri. E Andy meritava solo tutto il meglio che il mondo aveva da offrire, non di certo di essere tradito e ferito nei sentimenti.
Nico sospirò e scosse la testa.
Bisognava andare avanti.
E così fece: si alzò da terra e prese a camminare per la distesa erbosa, verso la città, verso casa.
*****
Tempo di arrivare a New York City che si era messo a piovere, no, diluviava. Aveva preso un autobus per tornare verso Long Island e ora le gocce di pioggia battevano sui finestrini e sul tetto del mezzo pubblico. Era ancora abbastanza presto, le nove circa. Di solito dopo aver visitato Rixon non aveva mai una gran voglia di fare qualsiasi cosa. In altre circostanze sarebbe andato al solito parco o avrebbe vagato senza meta per le strade della città ma Zeus oggi non aveva deciso di essere particolarmente collaborativo. Scese ad una fermata più o meno vicino casa sua e si riparò sotto un cornicione. Prese il cellulare per controllare eventuali messaggi. Aveva una chiamata persa da sua sorella. La richiamò immediatamente. Bastavano tre chiamate perse che Hazel andava fuori di testa, specialmente dopo quel periodo di tempo in cui era sparito dalla circolazione senza far sapere niente a nessuno.
Dopo due squilli soli Hazel rispose:
"Hey fratellone"
"Ciao Haz, mi hai chiamato?"
"Si... mi sono ricordata che oggi è il suo mesiversario. Come stai?"
Nico sospirò sperando che non si sentisse dall' alta parte della linea. Non sapeva come avrebbe dovuto rispondere. Erano passati sette mesi ma faceva ancora male.
"Meglio" disse infine. Captando la situazione Hazel si affrettò a cambiare discorso "Senti ti va se ci andiamo a prendere un caffè insieme? Io, te, Frank e gli altri?"
Valutò l' offerta. Capitava spesso che uscissero tutti insieme come ai vecchi tempi e per Nico era sempre un piacere passare del tempo con i suoi amici, peccato che però non era affatto come ai vecchi tempi. Non capitava mai che Nico mettesse piede al Campo e di conseguenza che partecipasse ai falò o alle cene in mensa insieme a tutti, stavano bene anche quando si incontravano in città ma mancava sempre una cosa e, da sette mesi ormai, le cose mancanti erano diventate due. Anche gli altri erano stati male per la morte di Rixon, capitava spesso che quando il figlio di Ade si incontrava con i suoi amici venisse anche Rixon.
Scosse la testa per liberarla dall' orda di pensieri che vi si annidavano.
"Grazie Haz ma non credo di potere. Ho un po' di cose da fare. Salutami tutti però."
La sorella sembrò capire al volo "Oh, okay. Ci vediamo un' altra volta allora. Salutami Andy."
Nico attaccò con l' ennesimo sospiro e valutò l' opzione di aspettare lì sotto finchè non spiovesse. Alzò gli occhi al cielo e incontrò una coltre di nuvole tra il grigio scuro e il nero: non avrebbe smesso tanto presto. Non aveva niente di particolare da fare ma preferiva non fare niente camminando piuttosto che non fare niente sotto un cornicione. Decise di farsi quattro passi, un po' di pioggia non aveva mai ucciso nessuno.
Era un po' ormai che camminava senza una meta precisa e piano piano aveva smesso di piovere. Si accorse di non essere lontano dal parco e non potè fare a meno di notare come, ogni qualvolta in cui si ritrovava a camminare sovrappensiero, si ritrovasse puntualmente nei pressi di quel posto. Era come se i piedi avessero vita propria e, non appena ne avessero l' occasione, lo conducessero in quel parco. Ignorò il suggerimento silenzioso datogli dai suoi stessi piedi e cominciò ad andare dalla parte opposta, allontanandosi il più possibile da lì. Fece per girare l' ennesimo angolo ma finì per scontrarsi con qualcuno che andava nella direzione opposta. La persona era molto più alta di lui ma la cosa non lo sorprendeva più di tanto, non ci voleva poi molto a superarlo in altezza. Nico alzò lo sguardo e si ritrovò faccia a faccia con un paio di occhi chiarissimi. Conosceva bene quel colore, gli aveva sempre ricordato quello del cielo in primavera.
"Will!"
Il ragazzo sembrava sbalordito e il figlio di Ade poteva immaginarne perfettamente il motivo. Dopo "l' incidente" con Percy – non gli piacque ricordarlo per vari motivi- anche quando Nico stava ancora al Campo i due si erano visti poco e niente. Nico aveva immaginato che probabilmente il figlio di Apollo volesse un po' di tempo per smaltire il tutto così non gli si era più avvicinato, aspettando che fosse l' altro a farlo quando sarebbe stato pronto. Ovviamente quando capitava che si incontrassero Nico l' aveva sempre salutato e Will aveva sempre risposto con un sorriso un po' triste.
Ora che si trovava faccia a faccia con il figlio di Apollo, Nico poteva perfettamente notare quanto fosse cambiato.
"Hey Nico" il sorriso che gli rivolse era dolce e aveva in sé una spensieratezza che non era affatto tipica del semidio che conosceva. Non si trattava più del sorriso triste che era solito rivolgergli. Quello che aveva davanti era un' altro Will.
Solo dopo qualche secondo il figlio del dio dei morti si accorse che accanto a Will c' era un'altra persona. Non appena i suoi occhi scuri incontrarono i suoi nocciola le spalle di Nico si irrigidirono per un istante. Poi fece un respiro profondo e le labbra gli si incurvarono in un sorriso. Ogni traccia della tensione di pochi istanti prima, scomparsa.
"Oi, ciao Jordan"
Il figlio di Afrodite gli rispose con un sorriso a sua volta e il figlio di Ade non potè fare a meno di notare come la maglietta verde chiaro che indossava gli mettesse in risalto gli occhi color nocciola. Erano degli occhi gentili per indole, quelli di Jordan.
Qualche mese dopo il suo ultimo incontro con Percy, Jordan era venuto a cercarlo. Avevano parlato e il figlio di Afrodite gli aveva spiegato tutto e si era scusato. Nico ancora ricordava il pentimento, la tristezza e la vergogna che si alternavano nello sguardo del semidio. Quel giorno il figlio di Ade non aveva detto più di tanto, aveva ascoltato e annuito, il ricordo della morte di Rixon era ancora troppo vivido nella sua mente per poter partecipare più di tanto alla conversazione. Ora che però stava andando avanti piano piano, Nico poteva affermare con certezza che non provava più alcun risentimento nei confronti di Jordan. Non era lui quello che lo aveva tradito profondamente.
"Ciao Nico"
Si chiese cosa ci facessero quei due insieme e sorrise lievemente. "Come state ragazzi?"
Jordan alzò le spalle "tutto okay. Facevamo un giro e t-"
Prima che il figlio di Afrodite potesse chiedere a Nico come stesse Will lo interruppe. Gliene fu infinitamente grato, non avrebbe saputo come rispondere ad una domanda del genere.
"è molto che non ti si vede al Campo. Ho chiesto a tua sorella e mi ha detto che vivi con un mortale..."
"Andy, si. Non avete idea di come sia fortunato ad averlo"
Il figlio di Apollo rimase un attimo interdetto "oh... voi due state..."
Nico rise scuotendo la testa " no, no. O meglio, lo siamo stati ma ora siamo solo ottimi amici"
L' altro annuì. Nico poteva sentire l' arrivo di un silenzio imbarazzante. Ovviamente erano tante le cose che Will e Jordan avrebbero voluto chiedergli, tanti gli argomenti che avrebbero voluto affrontare ma probabilmente il buon senso e il tatto li frenavano dal farlo. Per fortuna.
"okay ragazzi, è stato un piacere. Vi lascio che devo andare."
Non che dovesse andare davvero da qualche parte in particolare, però una scusa doveva pur trovarla per evitare quel momento imbarazzante.
Jordan annuì con uno dei suoi sorrisi mentre invece Will lo colse di sorpresa con un abbraccio. Di norma Nico Di Angelo non amava il contatto fisico però rispose comunque all' abbraccio stringendo forte il semidio.
"Sii felice Nico." Gli sussurrò Will stringendo la presa.
"Anche tu"
Sentì il biondo sorridere contro il suo collo "Lo sono"
Poi si staccò da lui tornando al fianco di Jordan. Nico li salutò con un gesto della mano e li guardò proseguire notando come le loro mani dopo qualche secondo si intrecciarono.
Sorrise. Era vero, quello che aveva davanti era un Will felice.
*****
Si trovava su un ponte.
Non su un ponte qualsiasi, però. Era su quel ponte in quel parco.
"Sii felice" gli aveva detto Will. Quelle parole lo avevano colpito nel profondo, non avevano smesso un attimo di rimbombargli nella testa per tutto il tragitto fino al parco. Lo stesso parco a cui, poco meno di un' ora fa, aveva voltato le spalle cercando di allontanarsi il più possibile da esso. Quella volta però non si era ritrovato lì per caso.
Sii felice.
Era tempo ormai che non si sentiva davvero felice. Voleva esserlo di nuovo e se c' era un luogo che si avvicinasse anche solo remotamente alla sensazione di felicità era quel parco, quel ponte. Aveva le braccia appoggiate al parapetto del ponte, la gente intorno a lui andava e veniva ma Nico non sembrava farci caso. Dopo l' acquazzone il cielo si era schiarito ed era di un bell' azzurro che si rifletteva nell' acqua del piccolo fiume sotto di lui. Avvertì la presenza di qualcuno dietro di lui. Si girò ed eccolo lì. Percy Jackson, il semidio dagli occhi verde-mare. Non aveva idea di cosa ci facesse lì, in quel parco, su quel ponte, davanti a lui. Nico non poteva sapere che Jordan e Will l' avevano visto entrare nel parco e avevano avvisato Percy. Non poteva sapere che il figlio di Poseidone si era precipitato lì nella sola speranza di vederlo ma che poi non aveva retto. Vederlo non aveva fatto altro che provocare il desiderio di avvicinarsi, che gli aveva fatto venire voglia di parlargli, di toccarlo, di baciarlo, di sentirlo di nuovo suo.
Restarono così, a pochi centimetri l' uno dall' altro, per alcuni secondi. Non dissero una parola, solo sguardi.
"mi sei mancato" sussurrò poi il figlio di Poseidone. Quasi sussultò Nico al suono di quelle parole. Anche lui gli era mancato. Gli era mancato così tanto che, adesso che se lo trovava davanti, avvertiva la gola stringersi e il cuore gonfiarsi. Come poteva sentire il cuore che si gonfiava non lo sapeva, eppure la sensazione c' era.
"non ce la facevo a non sapere come stessi, come non stessi. Mi mandava ai pazzi, sai." Mentre parlava Percy non distolse gli occhi dai suoi neanche per una frazione di secondo. Erano fissi, determinati, tristi, sinceri.
"così ho iniziato a chiedere informazioni su di te ai ragazzi. Ho saputo di Rixon. Mi dispiace immensamente, Nico."
Sentendo il suo nome fuoriuscire dalle labbra del figlio di Poseidone gli occhi di Nico si riempirono di lacrime. Percy si avvicinò lentamente, come si fa con un animale selvatico per non spaventarlo. Il figlio di Ade lo lasciò fare. Poi avvertì le sue braccia cingerlo. Fu troppo. Quel tocco fu davvero troppo. Le lacrime iniziarono a scendere lungo le guance di Nico e la testa si andò a poggiare sul petto del ragazzo dagli occhi verde-mare. Prese un respiro profondo e l'odore del mare gli pervase i sensi.
Sii felice.
Eccola la sua felicità. Era Percy la sua felicità, lo era sempre stato e avrebbe sempre continuato ad esserlo.
Il figlio di Poseidone si staccò leggermente dall' abbraccio e gli prese il mento facendogli alzare la testa. Poi gli baciò le lacrime che gli rigavano le guance. Nico al tocco delle sue labbra sulla sua pelle trattenne il respiro per un attimo, senza neanche accorgersene. Percy continuava a guardarlo fisso negli occhi.
"ti amo, Nico. Questi mesi sono stati un inferno, non ti mentirò dicendoti che sono andato avanti. Ci ho provato, ma più provavo più mi rendevo conto che non ci sarei riuscito. Questa è l' ultima volta che ti rivolgerò questa domanda, dopo di che ti lascerò stare, non mi rivedrai mai più se lo vorrai però ho bisogno di chiedertelo, ho bisogno di provare un' ultima volta: dammi un' altra possibilità, diamoci un'altra possibilità."
Il cuore di Nico batteva all' impazzata, l' odore di Percy, il calore del suo corpo contro il proprio, la sincerità dei suoi occhi, ogni parte di lui invadeva completamente la sua mente. Il figlio di Poseidone poggiò la fronte contro quella di Nico.
"Non mi pento delle parole che ho tatuate sulla mia pelle, Nico. La domanda è : tu te ne penti?"
Pensò all' inchiostro che giaceva permanente sul suo polso
"saviour will be there"
Immaginò quello di Percy, non aveva bisogno di vederlo. Sapeva perfettamente dov' era e com' era ogni singolo centimetro di quella frase
"when I hear your cries, prying for light, I will be there"
Puntò I suoi occhi nerissimi in quelli verde-mare di Percy.
Tu te ne penti?
Sorrise e, senza staccare mai gli occhi da quelli dell' altro rispose
"No."
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Fine.
mi viene quasi da piangere, non posso credere che sia finita dopo quasi due anni.
spero che questa storia vi sia piaciuta almeno la metà di quanto mi sia piaciuto scriverla. mi mancheranno immensamente Nico, Percy, Andy, I Sette e tutto il gruppo, Will, Rixon e Jordan e, ovviamente, mi mancherete da morire anche voi che avete avuto la pazienza di sopportare i miei aggiornamenti sempre in ritardo e la mia pigrizia. voglio ringraziare ognuno di voi per aver votato, commentato, avermi mandato messaggi di incoraggiamento o minacce di morte per spronarmi a continuare e anche solo di aver letto.
è stato davvero un piacere condividere questa storia con voi e, ovviamente, possiamo continuare a tenerci in contatto, chi vuole può sempre continuare a scrivermi messaggi.
guardando il lato positivo ora che questa storia è finita posso correggerla radicalmente -seriamente i primi capitoli fanno venire i brividi- in quanto avendola iniziata tanto tempo fa, si può dire che io e il mio scrivere siamo maturati e cresciuti insieme ad essa. questo è un altro motivo per cui sono così affezionata a 'Saviour'. con questa storia ho fatto un percorso di crescita enorme che credo si noti abbastanza.
se avete il coraggio di continuare a sopportarmi, ora che 'Saviour' è terminata, potete sempre leggere le mie altre storie tra cui 'A Change of Seasons' che inizierò a pubblicare nel 2017 e 'Windows; dalla parte sbagliata della finestra' che già trovate tra le mie storie. sono completamente diverse da ' Saviour' e che spero vi piaceranno.
spero di sentirvi ancora.
Peace, Love & Empathy
-Aliz
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