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Ciau ragazzi. Scusate l' attesa ma ora che ho qualche giorno di vacanza cercherò di scrivere più capitoli possibili in modo da non farvi aspettare un altro mese per il prossimo.
Ci sono un bel po' di cose che devo dirvi quindi ora vi lascio leggere questo capitolo in pace e se volete sapere nei dettagli tutto quanto passate da 'News, Aggiornamenti & Cazzeggio'. Più tardi farò un post con scritto tutto quanto.
la canzone è 'Helena' dei My Chemical Romance. Buona lettura.
-Aliz
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Il figlio di Ade si svegliò con un urlo.
Aveva il fiato corto, come se avesse appena finito la maratona di New York, poteva sentire il retro della maglietta appiccicaticcio per il sudore. Si scostò una ciocca nera dagli occhi e si guardò intorno, come a volersi rassicurare del fatto che si trovava ancora nel salone di Andy. Non ricordava affatto cosa avesse appena sognato, che si fosse trattato di un incubo non c'erano dubbi, e vedere che si trovava ancora nell' unico luogo in cui riusciva a sentirsi al sicuro gli fece rallentare il battuto cardiaco. Fece per alzarsi dal divano sul quale si era addormentato ma venne fermato da un dolore al collo. Amava quel divano ma non era certo il più comodo dei luoghi per addormentarsi. Si sedette appoggiando la testa allo schienale aspettando che il torcicollo passasse mentre mille pensieri gli vorticavano in testa. Non aveva avuto modo di parlare con Andy di ciò che era successo il giorno prima, quella mattina quando si era alzato il ragazzo già era uscito per andare a lavorare. Non avrebbe saputo neanche dire se fosse stato un bene o un male non averlo ancora visto. cosa avrebbe potuto dirgli? Come si sarebbe comportato Andy? Come si sarebbe dovuto comportare lui?
Nico non lo sapeva.
Cosa si sarebbe aspettato il ragazzo dagli occhi di ghiaccio da lui? E soprattutto, cosa provava per Andy?
Nico non sapeva neanche quello.
Questa vita di incertezze mi sta iniziando a dare sui nervi. Pensò alzando gli occhi al cielo. Almeno fino a poco tempo fa c'era Percy, la sua unica certezza. Ma a quanto pareva niente su questo mondo era certo o da dare per scontato. Si portò il pollice e l' indice alla base del naso, poteva sentire il mal di testa arrivare.
Poi sentì la porta dell' appartamento aprirsi. Non ebbe neanche il tempo di maledire il Fato che Andy fece il suo ingresso nel saloncino.
Per un po' regnò il silenzio. Nico cercò qualcosa da dire alla svelta perché la situazione stava diventando decisamente più imbarazzante del necessario. Alzò lo sguardo per la prima volta da quando l' altro aveva messo piede nella stanza e vide che Andy se ne stava appoggiato allo stipite della porta d' ingresso. Lo guardava e aspettava. Cosa, Nico proprio non lo sapeva.
"Ciao" disse alla fine. Eloquente come sempre Di Angelo. Avrebbe voluto prendersi a sberle da solo. Poi l' altro sospirò e andò a sedersi sul divano affianco a lui.
"Come stai?"
Che domanda di merda. Ma d'altronde anche quel suo "ciao" non era stata una grande dimostrazione di intelletto. Non sapeva come rispondere. Non stava di certo bene, il dolore causato da Percy era come una spina conficcata nella carne impossibile da estrarre: non era mortale come una pugnalata, ormai non più, però continuava a fare male costantemente e appena ci si pensava o ci si muoveva più del dovuto il dolore pungente tornava. Anche se era pur vero che una parte di lui era davvero(seppur remotamente) felice, Andy lo faceva sentire bene, però se ripensava a quello che era successo la sera prima...
Bho. Era la risposta più veritiera che Nico potesse dare alla domanda dell' altro.
"Non lo so... io davvero non lo so" si prese la testa tra le mani. Non sapeva se in preda alla disperazione o all' imbarazzo generale della situazione. Non ci volle molto prima che avvertisse la mano dell' altro sulla sua schiena. Disegnava cerchi concentrici come era solito fare. Non c' era modo di evitare la situazione, Nico sarebbe potuto starsene lì con la testa tra le mani per tutto il tempo che avesse voluto ma la situazione non sarebbe cambiata affatto, ne era perfettamente consapevole. Questo però non voleva certo dire che sarebbe stato il primo a parlare degli avvenimenti della sera scorsa. Si diede una scrollata (metaforicamente parlando) e si tolse la mani dal viso.
Comportati con naturalezza, Di Angelo. Nonchalance.
" E tu invece? Come stai?" chiese senza incontrare lo sguardo di Andy. Il ragazzo dagli occhi blu ghiaccio sospirò.
" Possiamo smetterla di fare come se ieri non sia successo nulla. Perché, seriamente, tu sei un pessimo attore e io vorrei affrontare la situazione in un modo un tantino più maturo."
Il figlio di Ade a quelle parole gli avrebbe tranquillamente dato un pugno sulla spalla se non fosse stato per il sorriso e l' occhiolino che Andy gli aveva rivolto. Si limitò ad alzare gli occhi al cielo.
"Okay senti, non mi pento di quello che è successo ieri sera. Ti ho baciato perché a vederti questi ultimi giorni in quello stato pietoso mi si stringeva il cuore, perché volevo distrarti dal dolore." Si fermò un attimo e sospirò " ma anche perché ho voluto fare l' egoista e pensare a me, perché in quel momento non ho pensato a come tu potessi prenderla, perché era da troppo tempo che desideravo baciarti e non ce la facevo più. Ti ho baciato perché sei una persona stupenda, perché non ti meriti tutto quello che ti è successo e sento qualcosa di davvero forte per te e non lo so..."
Non lo so ma credo di amarti. Ecco cosa avrebbe voluto aggiungere Andy. Solo che non lo fece, era troppo presto e Nico non aveva bisogno di "non lo so", aveva bisogno di certezze. Andy voleva essere quella certezza.
"E tu" gli chiese " ti penti di quello che è successo ieri?"
Nico già sapeva la risposta, non c' era neanche bisogno che ci pensasse.
"No."
A quanto pare quella parolina fu tutto quello che serviva ad Andy, perché una frazione di secondo più tardi i due si stavano baciando. Durò pochissimo, Nico non ebbe neanche il tempo di abituarsi alla morbidezza delle labbra di lui che già non le sentiva più contro le proprie.
" Dammi questa possibilità, Nico. Proviamo a vedere come va." Quando però vide l' espressione negli occhi di Nico si fermò e gli prese le mani tra le sue. "Non ci sarà alcun impegno o obbligo da parte tua, possiamo seguire la corrente e vedere dove ci porta." Poi gli rivolse quel suo sguardo di ghiaccio che ogni volta lo incantava " voglio solo farti stare bene."
E Nico davvero stava per dire di sì e lasciare che quelle bracci alo cingessero e non lo lasciassero più andare, ma poi un paio di occhi verde-mare si spinsero a forza nella sua mente. E non volevano andarsene. Amava ancora Percy, lo amava troppo, l' aveva sempre fatto e il figlio di Ade davvero non sapeva se ci sarebbe mai stato un momento in cui avrebbe smesso di amarlo con la stessa intensità. Peccato che ormai la persona che amava non c'era più. Il Percy che conosceva lui non gli avrebbe mai detto quelle cose, non l' avrebbe mai ferito così tanto, non l' avrebbe mai annullato e tradito come aveva fatto. Continuava a ripeterselo ogni momento della giornata, eppure quegli occhi erano ancora lì, al centro della sua mente e di ogni suo pensiero.
Non poteva.
Si alzò e scosse la testa senza guardare Andy negli occhi. "Non posso, mi dispiace."
Non voleva lasciarlo lì, non voleva voltargli le spalle e andarsene. Non voleva abbandonarlo dopo tutto quello che aveva fatto per lui. Ma non poteva neanche continuare a guardare in quegli occhi. Davvero, non poteva. Non voleva. Scelse l'alternativa meno dolorosa. Un passo dopo l' altro si avviò verso la porta dell' appartamento che ormai costituiva la sua casa. Un passo dopo l' altro si allontanava sempre più dalle braccia che l' avevano stretto e fatto sentire al sicuro, dagli occhi che avevano saputo leggergli dentro. Ormai era fuori dal saloncino, vedeva la porta. Gli ultimi metri li fece praticamente correndo, tant' è che quando afferrò la maniglia e si fiondò fuori dall' appartamento, chiudendosi, la porta sbatté fortemente. Fece le scale di corsa e si gettò fra le strade affollate di New York.
Senza sorprendersi più di tanto si ritrovò nel solito parco. Fortunatamente, essendo entrato da una parte differente, non vide il ponte. Quella parte del parco era abbastanza deserta, specialmente a quell' ora. La Luna non c' era e l' unica fonte di luce proveniva dai lampioni. Non c' era un alito di vento stranamente. Si guardò un po' intorno contemplando il paesaggio vagamente spettrale e deserto e si accorse che, a gambe accavallate su una panchina, c' era una figura vagamente familiare. Si avvicinò cercando di non farsi notare, nel caso in cui avesse sbagliato persona. Peccato che non aveva sbagliato per niente: capelli neri e lisci che ricadevano sulle spalle leggermente incurvate, naso dritto, occhi verdi e una sigaretta tra le labbra. Non sapeva come sentirsi, se sollevato della sua presenza o irritato. Il figlio di Ares era sorpreso.
"Nico..."
"Rixon"
"Bhe posso dire che questa cosa mi sorprende fino a un certo punto."
Nico alzò le spalle e gli si sedette affianco.
"Al Campo non si fa che parlare di te. Si è sparsa la voce che tu sia tornato da tuo padre, negli Inferi." Nico alzò le spalle di nuovo. " Si dice che Percy e quel figlio di Afrodite si siano messi insieme, alcuni dicono che la tua relazione con Percy sia stata solo una scommessa e-"
Il pugno di Nico arrivò così all' improvviso che Rixon neanche se ne accorse fin quando non lo colpì sulla guancia. Non disse niente, alzò la testa e guardò negli occhi il figlio di Ade senza neanche una traccia di rabbia.
Nico non poteva credere di aver fatto una cosa del genere. Sentiva la rabbia montare dentro di lui. Non poteva credere che ci fossero persone che speculassero su cose di cui non sapevano nulla. E poi c' era Rixon, lì affianco a lui che non aveva fatto altro che farlo soffrire. Emotivamente e fisicamente. Gli sferrò un altro pugno. Poi un altro, e un altro fin quando i colpi avevano ormai perso la potenza e Nico non faceva altro che battere i pugni chiusi contro il petto di Rixon. Poi la rabbia svanì e il figlio di Ade non si era mai sentito così esausto in vita sua. Fu solo quando sentì il braccio di Rixon cingergli le spalle che si rese conto che aveva la fronte appoggiata sulla spalla del semidio. Ansimava leggermente e le guancie erano bagnate. Non gli importava. Si era tenuto troppe emozioni dentro per troppo tempo e trovarsi davanti una delle persone che avevano contribuito di più a fargli del male, sommato alle cose che stava dicendo non aveva fatto altro che accendere la miccia della bomba che ormai Nico si ritrovava ad essere. Passò qualche minuto e man mano che le guancie si facevano sempre più asciutte e che il respiro riprendeva ad essere regolare il figlio di Ade si rese conto di quanto si sentisse meglio. Ed era in parte grazie a Rixon che era stato lì a prendersi non solo i colpi che gli spettavano ma anche quelli che erano stati causati da altre situazioni ed altre persone che non avevano niente a che vedere con lui. Alzò la testa e il figlio di Ares ritirò il braccio che ancora cingeva le spalle dell' altro semidio. La guancia era ancora rossa a causa dei pugni iniziali. Nico non poteva dire di averlo perdonato, non ancora, ma gli era estremamente riconoscente.
"Grazie"
Questa volta fu Rixon ad alzare le spalle " Me lo meritavo"
Rimasero un altro po' in silenzio, poi il figlio di Ares, finita la sigaretta, buttò la cicca a terra.
"Insomma come mai sei qui a quest' ora?"
"Potrei chiederti esattamente la stessa cosa"
Il semidio dagli occhi verdi alzò le spalle di nuovo. Tra tutti e due era un gesto che facevano fin troppo spesso.
"Tu hai un posto dove stare"
Anche tu. Avrebbe voluto rispondere Nico, ma infondo non lo sapeva. Buffo come, in teoria, Rixon fosse la persona che lo conosceva da più tempo in assoluto ma in realtà erano quasi completamente estranei. Non gli sarebbe dispiaciuto diventare amico del figlio di Ares. Forse quando lo avrà perdonato, forse quando non avrà così tante cose per la testa, forse quando un paio di occhi verde-mare e un altro blu ghiaccio non gli affolleranno più la testa. Forse quando le cose si saranno sistemate potrà considerare l' idea di diventare amico di Rixon.
Il semidio dagli occhi verdi si alzò.
"Bhe direi che si è fatta l' ora di tornare. Non vorrei che i miei fratelli i uccidessero l' uno con l' altro data la mia assenza. Ci vediamo Nico."
Poi girò i tacchi e si avviò verso l' uscita. Aveva fatto pochi passi quando Nico lo chiamò.
"La sigaretta."
Rixon aggrottò le sopracciglia.
"La cicca che hai buttato per terra. Raccoglila."
A quelle parole dalle labbra del semidio uscì una risata profonda. Era una bella risata, spontanea.
"Ciao Nico" gli disse mentre si girava ancora con il sorriso sulle labbra "torna a casa penso ci sia qualcuno che ti sta aspettando"
Era orami notte inoltrata quando Nico fece ritorno all' appartamento di Andy. Prese le chiavi da sotto il vaso che si trovava sul pianerottolo ed entrò. Le luci erano tutte spente. Probabilmente Andy stava dormendo. Si tolse i vestiti e si mise una delle vecchie magliette che Andy gli aveva prestato rimanendo con solo i boxer sotto. Il ragazzo dagli occhi di ghiaccio era nel suo letto che dormiva. Non aveva idea di come affrontarlo dopo essere praticamente scappato. Decise l' istinto per lui: si sdraiò affianco ad Andy e si mise sotto le coperte. Peccato che Nico non avesse previsto il fatto che il ragazzo avesse il sonno incredibilmente leggero. Sentì le braccia di lui tirarlo a sé.
"Sei tornato."
I loro occhi si incrociarono e, davvero, gli occhi di quel ragazzo dovevano avere qualcosa perché Nico si sentiva come se fosse stato stregato. Gli mise una mano sulla guancia, c' era un filo di barba che stava ricrescendo. Lo baciò. Passò una frazione di secondo poi Andy ripose al bacio con tanta di quella passione che se si fossero trovati in piedi al figlio di Ade di sicuro sarebbero cedute le gambe. Le braccia di lui lo stringevano ancora più forte e la lingua di lui presto entrò in contatto con la sua accarezzandola. Nico mise una gamba sulla vita dell' altro e in un secondo Andy portò il corpo del semidio cavalcioni sopra il suo. Il ragazzo dagli occhi blu ghiaccio indossava solo i boxer e Nico stava iniziando a pensare che la sua maglietta fosse un tantino di troppo. Le mani di Andy dai fianchi di Nico si spostarono sotto la suddetta maglietta accarezzando la pelle liscia. Si facevano strada e scorrevano piano piano verso l' alto facendo scorrere i brividi lungo tutta la schiena di Nico.Poi incontrarono i capezzoli del figlio di Ade. Il respiro di Nico si faceva sempre più affannoso e quando l' altro gli prese i capezzoli tra il pollice e l' indice si ritrovò ad ansimare. Più Andy stringeva e ci giocava più la respirazione del semidio diventava irregolare. Nico fece per togliersi definitivamente la maglietta ma non ci riuscì. Le mani di Andy erano tornate sui suoi fianchi e stringevano il bordo della maglia. Nico lo guardò interrogativo. Anche Andy aveva il respiro affannato.
"Fermiamoci un attimo Nico. Capiscimi, fino ad un' ora fa sei scappato lasciandomi qui e ora mi baci...io-"
"Si"
Il ragazzo dagli occhi blu ghiaccio si fermò confuso.
"Si cosa?"
"Voglio darti questa possibilità. Voglio vedere dove ci porta la corrente"
Poi lo baciò di nuovo. Lo baciò perché quelle labbra erano estremamente morbide, perché sentire le mani di Andy sui propri fianchi lo faceva sentire bene, al sicuro, lo baciò perché quando Andy lo guardava con quegli occhi non riusciva a pensare ad altro. Lo baciò perché c' era tanto dolore nel cuore del figlio di Ade e aveva disperatamente bisogno dell' unica persona che ultimamente c' era sempre stata, che si era presa cura di lui e che aveva deciso di dividere il peso che gravava sul suo cuore.
*****
Era passata una settimana.
Una settimana da quando aveva deciso di parlare con Nico, una settimana da quando l' unica cosa che li divideva era stata una porta e pochi metri, una settimana da quando Andy gli aveva impedito di vederlo.
"Percy, se lo ami davvero, non cercarlo più. Lascia che la ferita si rimargini. Smettila di fargli del male."
Così gli aveva detto. Se c' era una cosa che Percy aveva giurato a sé stesso, era di non far soffrire mai più Nico. E da allora non l' aveva più cercato, così come non era più andato ad allenarsi, non era più andato a mensa a mangiare con gli altri e non era più andato in spiaggia. Se non era ancora pelle e ossa lo doveva ad Annabeth e a Jordan che regolarmente gli portavano il cibo dalla mensa. Non avrebbe potuto sopportare di sentire l' ennesimo pettegolezzo sulla scomparsa di Nico, tanto meno un' altra delle occhiate assassine di Hazel. L' ultima volta che si erano rivolti la parola era stato quando, di ritorno da casa di Andy, era andato a riferirle che suo fratello stava bene e si trovava dal mortale. Per quanto riguardava la spiaggia... troppi ricordi e troppi pensieri. Aveva sempre amato il mare perché gli permetteva di pensare ma ora pensare era l' ultima cosa che avrebbe voluto fare.
Era talmente assorto nei suoi pensieri che si accorse della presenza di qualcun' altro nella cabina solo quando sentì il materasso abbassarsi sotto il peso di qualcuno. Distolse lo sguardo dal soffitto ed incrociò gli occhi color nocciola di Jordan.
"Ti ho portato il pranzo"
"Grazie"
Il figlio di Afrodite gli scostò una ciocca scusa da davanti gli occhi sospirò.
"Percy devi ricominciare ad uscire. Chirone si sta iniziando a preoccupare, è una settimana che non metti piede fuori di qui. Anche gli altri, sono tutti preoccupati per te."
Percy non sapeva che dire. Gli sarebbe piaciuto alzarsi dal letto, darsi una lavata ed uscire ad allenarsi ma come poteva? Come dopo tutto quello che gli aveva detto Andy, dopo il senso di colpa e l' odio verso sé stesso che lo mangiavano da dentro. Aveva perso e ferito la persona più importante della sua vita.
Rimase in silenzio.
Jordan ormai ci si era abituato a quei silenzi. Come si era abituato a non poter più guardare il semidio negli occhi. Era passata più di una settimana da quando aveva parlato con sua madre, da quando aveva scoperto il perché del comportamento di Percy quella sera. Eppure non gli aveva ancora detto nulla.
Gli tornarono in mente le parole di sua madre:
"C'era una parte di Percy" riprese la dea "se pur minuscola, che era d'accordo con i miei sussurri. C' è sempre stata una parte di lui che dubitava della fedeltà del figlio di Ade così come, figlio mio, c'è sempre stata una parte di lui a cui non sarebbe dispiaciuto fare quello che poi ha effettivamente fatto nella cabina quella sera, quando Nico vi ha trovati."
Questo però non significava nulla. Percy non avrebbe mai detto e fatto niente se non fosse stato per sua madre. Non significava nulla il fatto che una minuscola parte di lui fosse d'accordo. Cercò di pensare ad altro ma le ultime parole di sua madre si fecero largo nella sua mente ripetendosi ancora e ancora.
"Vuoi davvero lasciarti scappare il tuo prezioso figlio di Poseidone? Quella che ti ho dato è un' occasione che capita solo una volta nella vita. Pensaci Jordan."
Era a causa di quelle parole che Jordan ancora non aveva detto nulla al figlio del dio del mare. E non c' era giorno che non si maledicesse per questo. Aveva giurato di fare il bene del semidio, doveva dirglielo. Era incredibile come nonostante fosse sempre stato altruista, al primo assaggio di egoismo subito aveva cominciato a comportarsi sempre più come tale.
"Percy."
Doveva dirglielo.
"Mh"
"Devo dirti una cosa importante, riguarda quella sera."
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VOTATE se vi è piaciuto il capitolo e COMMENTATE.
ripeto ho varie cose da dirvi quindi magari passate da 'News, Aggiornamenti & Cazzeggio' c he trovate tra le mie storie.
Peace, Love & Empathy
-Aliz
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