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ciao bellissmi!

visto, non vi ho fatto aspettare come l' altra volta

la canzone è 'Under The Bridge' dei Red Hot Chili Peppers

-Aliz

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Percy aprì gli occhi e sorrise alla vista di Nico che dormiva sul suo petto.

Si ricordò della notte precedente e il suo sorriso, se possibile, si allargò ancora di più. Peccato che però ci pensarono i numerosi tagli ed ematomi sul petto nudo del più piccolo a fargli passare ogni voglia di sorridere. Sapeva benissimo che l' ambrosia aveva riparato ogni possibile danno interno o frattura e che quindi non c' era bisogno di preoccuparsi ma vedere quei segni gli faceva stringere il cuore. Sentì una rabbia cieca montargli dentro. Nessuno poteva far del male al suo ragazzo in quel modo e passarla liscia. Nessuno. Sapeva benissimo che Nico avrebbe voluto semplicemente fare rapporto a Chirone ma Percy non poteva assolutamente rimanere con le mani in mano chiedendosi costantemente se quegli stronzi avessero intenzione di riprovarci.

No, non avrebbe guardato dall' altra parte e men che meno avrebbe permesso a Nico di porgere l' altra guancia. Ci avrebbe pensato lui, ma non poteva farlo da solo avrebbe avuto bisogno dell' aiuto di qualcuno. Nella sua mente iperattiva iniziò a passare in rassegna tutti i suoi amici chiedendosi chi sarebbe stato disposto ad aiutarlo in quest' impresa che, agli occhi di alcuni, sarebbe potuta apparire come un' enorme immatura cazzata.

Bhe Jackson, fatti due domande e datti qualche risposta...

Scrollò la testa e continuò a pensare. Le ragazze erano assolutamente tutte da scartare, troppo moraliste non avrebbero mai fatto una cosa del genere. Dei suoi amici più stretti non rimanevano che Jason e Leo. Poi si diede dello stupido anche solo per aver pensato al figlio di Efesto. Non perchè non lo ritenesse in grado di prendere a calci nel sedere quelle patetiche scuse di esseri umani che avevano osato toccare il suo Nico, ma per il semplice fatto che Leo non sapeva tenersi un cecio in bocca (lo diceva sempre la madre di Paul). Di sicuro non sarebbe riuscito a nascondere la cosa alla sua ragazza e ovviamente Calipso sarebbe andata a dirlo alle altre e tanti saluti bel piano. Jason invece era perfetto. Non perchè fosse un irresponsabile come lui –bhe si, anche per quello- ma principalmente perchè Percy sapeva perfettamente che, non appena sarebbe venuto a conoscenza di cosa avevano fatto Rixon e i suoi fratelli, il figlio di Giove sarebbe diventato una bestia. Il Romano era la gentilezza e la pragmaticità fatta persona, ma se qualcuno osava mettere le mani su coloro che amava erano guai seri, e la cosa non poteva fargli più comodo di così.

Rivolse un altro sguardo a Nico che dormiva tranquillamente e si convinse ancora di più che quei figli di Ares meritassero una lezione. Stampò un leggero bacio sulla fronte del suo ragazzo e, facendo attenzione a non svegliarlo, scese dal letto, si vestì e si diresse verso la cabina 1.

*****

Nico si svegliò rendendosi conto di avere...

freddo.

Strano. Le sue mani erano sempre gelide ma lui aveva raramente freddo, almeno non di norma. Il fatto che poi erano diversi giorni che si svegliava tutti infreddolito, non faceva altro che rendere la situazione ancora più strana. Scrollò le spalle liquidando la faccenda e fece per girarsi e dare il buongiorno a Percy ma, in realtà, non c' era nessun Percy a letto con lui e nemmeno nella stanza.

Ripensò alla serata precedente ma, stranamente, non gli venne in mente il ricordo della notte passata con il suo ragazzo. Al contrario iniziò a ripercorrere tutto ciò che era accaduto con Rixon e i suoi fratelli: la spinta quel giorno in città quando, per la prima volta, aveva fatto la sua conoscenza, gli insulti, la lite, la minaccia quel giorno che stava tornando al Campo dopo la prima litigata con Percy, l' accerchiamento il giorno prima, gli altri insulti, gli sguardi pieni di disgusto e le botte. I calci, i pugni, gli schiaffi, le gomitate nelle costole, nello stomaco e tanto dolore. Sia fisico che psicologico.

Nico era diventato un ragazzo dal carattere molto forte ma chiunque, dopo quello che aveva passato il figlio di Ade, avrebbe perso un po' della solita forza e si sarebbe ritrovato ad essere fragile. Avevano ucciso gran parte del suo orgoglio picchiandolo in quel modo, insultandolo in quel modo. Facendogli venire gli attacchi di panico e facendogli risuonare nella mente tutte le parole schifose che gli rivolgevano quand' era ancora un ragazzino innocente e per lui era una cosa normale tenersi per mano con i suoi amichetti maschi, scambiarsi bacetti con loro. Spesso e volentieri tornava indietro a quando ancora viveva in Italia con sua madre e sua sorella, ai tempi in cui era ritenuto profondamente sbagliato fare tutto ciò che a quel giovanissimo Nico sembrava normale. Il piccolo Di Angelo non ci trovava niente di male perchè, in effetti, non c' era nulla di sbagliato in quello che faceva, ma a quell' epoca la società ancora non se n' era resa conto e per questo lo trattavano da schifo.

Iniziò a sudare freddo. Tutti gli insulti che aveva ricevuto in vita sua gli risuonavano in testa facendolo sentire sbagliato. Un errore. Un abominio, come lo definiva sempre il prete della sua chiesa quando viveva in Italia tanti anni fa. Risentì di nuovo quella che, purtroppo, era diventata una sensazione familiare e corse verso il bagno. Rigettò tutto quello che aveva mangiato il giorno precedente. Rimase chino sul water fin quando non ebbe finito. Il suo stomaco era di nuovo vuoto e la sua gola era di nuovo in fiamme. Ormai era da un po' che questa storia andava avanti. precisamente da quando Rixon lo aveva preso di mira ricordandogli gli insulti passati e facendolo ricominciare a sentirsi sbagliato. Questa dei conati di vomito era una reazione al nervosismo e al panico che provava, ormai non riusciva a tenere qualcosa nello stomaco per più di un giorno e mangiava sempre meno. Non lo faceva apposta, aveva provato a smettere, ad impedirsi a tutti i costi di vomitare ma il suo corpo la pensava diversamente. E purtroppo la situazione continuava a peggiorare: non era più abituato a tenere nello stomaco la quantità di cibo a cui era abituato prima e lo stomaco gli si restringeva sempre di più. La consapevolezza che fosse profondamente sbagliato e dannosissimo per la salute Nico ce l' aveva, come aveva la consapevolezza che più andava avanti e più la situazione peggiorava, rendendo ancora più difficile smettere.

*****

"Jason svegliati!" Il figlio di Poseidone era piombato nella cabina di Zeus come un uragano.

"Jason! Forza! Ti giuro che ti annaffio."

Quello che ricevette Percy, però, fu solo qualche frase biascicata, di cui riuscì a capire solo: "cazzo vuoi" e "cinque minuti"

Fantastico Jackson, hai appena fatto dire una parolaccia al generale romano.

"Jason, con tutto il bene che ti voglio, giuro che se non ti alzi faccio partire un' onda dalla spiaggia e ti allago la cabina." Dopo qualche altra frase incomprensibile il figlio di Giove si decise ad alzarsi dal letto, non senza prima mandare uno sguardo assassino all' 'amico'. Poi fece un respiro profondo, come per assicurarsi di non incenerire il semidio: "allora, perchè mi hai svegliato?"

La bocca di Percy era un alinea dritta: "Nico è stato picchiato a sangue da alcuni ragazzi della casa di Ares."

Ci mancò poco che il biondo si strozzò: "cosa hanno fatto?!?"

Il figlio di Poseidone annuì solennemente: "hai capito bene."

Se lo sguardo negli occhi del Romano fosse stato in grado di bruciare, ora tutta New York sarebbe in fiamme. Proprio quello che Percy si aspettava. Il figlio di Ade era come un fratello minore per Jason e guai a chi lo toccava. Quando il semidio si fu calmato Percy gli spiegò con in modo dettagliato tutto l' accaduto. Una volta finito, se possibile, Jason era ancora più incazzato di prima. Era quasi possibile vedere il fumo che usciva dalle orecchie del biondo: "io.li.uccido."

Il figlio di Poseidone quasi provò pietà per quei disgraziati dei figli di Ares vedendo lo sguardo omicida che c' era negli occhi dell' amico. Poi però gli tornò in mente l' immagine di Nico appena dopo essere stato picchiato e fu quasi certo di avere lo stesso sguardo del figlio di Giove in quel momento.

"é questo lo spirito giusto, fratello."

*****

Era ancora molto presto e il Campo Mezzo-Sangue era deserto.

Benissimo.

I due semidei si trovavano a pochi metri dalla cabina di Ares quando videro Rixon uscire e dirigersi verso il bosco.

Ancora meglio.

Non si chiese il perché dell' insolita passeggiata mattutina del semidio e, come lui, evidentemente neanche Jason si era fermato a porsi qualche domanda, visto che era già partito in quarta. Ora Percy iniziava a preoccuparsi un pochino sul serio. Non voleva mica che il figlio di Giove lo uccidesse, dovevano solo fargli capire cosa capitava a chi pestava a sangue i loro amici. Afferrò il semidio per il braccio e vide che lo sguardo assassino c' era ancora. Sospirò

"hey Jason, amico, calmati. Non dobbiamo di certo ucciderlo."

"Si lo so."

"Mh si certo, lo sai. Peccato che il fuoco nei tuoi occhi dica il contrario, idiota."

A quel punto il Romano fece un sorriso e sembrò tornare un po' più in sé: "Jackson, mica mi avrai preso per Leo."

Percy allora mollò il braccio dell' amico: "squallida. Decisamente squallida. Dai, andiamo a fare due chiacchiere con quel figlio di Ares."

Quando Rixon iniziò ad inoltrarsi sempre più nel fitto del bosco, i due semidei allungarono il passo per raggiungerlo. Sicuramente li aveva sentiti arrivare ma perché nascondersi quando prima o poi avrebbero dovuto esporsi lo stesso?

"Hey Rixon."

Il figlio di Ares si girò lentamente, come se fosse in possesso di tutta la calma del mondo: "ah allora eravate voi che mi stavate seguendo. Non siete stati esattamente discreti."

In un attimo Jason gli fu addosso prendendolo per il collo della maglietta, Percy subito dietro di lui: "mai quanto te e tuoi fratelli. Non avete esattamente badato alla discrezione con tutti quei segni che avete lasciato sul corpo del mio ragazzo, eh stronzo?" La voce del figlio del dio del mare era di ghiaccio e la presa di Jason sulla maglietta del semidio si strinse.

Una lampo di paura attraversò lo sguardo di Rixon.

"Ti rendi conto che l' hai quasi ucciso?!"

Gli occhi del semidio si rifecero carichi di paura e di qualcos' altro che Percy non riuscì a capire:

"io non l'ho mai colpito..." la voce del figlio di Ares si fece talmente flebile nel pronunciare quella frase che Percy si chiese se se lo fosse immaginato.

"Che hai detto?"

"Ho sempre lasciato che fossero i miei fratelli a colpirlo, io non l'ho mai toccato."

Il figlio di Poseidone sentì il disgusto salire dentro di sé: "sei ancora peggio di quanto pensassi. Non hai nemmeno il coraggio di sporcarti le mani, lo lasci fare agli altri!"

Alla vista della rabbia di Percy e sentendo la stretta di Jason stringersi ancora di più il semidio cercò di divincolarsi per scappare. Ovviamente fu tutto inutile.

"Cosa avete intenzione di fare, i vendicatori?" provò a dire Rixon con un sorriso tirato che forse avrebbe dovuto essere di sfida.

Percy alzó le spalle: "Non ti preoccupare non ti uccideremo."

"Quasi" aggiunse Jason.

Quando il primo pugno colpì il volto di Rixon l' unica cosa che il semidio sentì fu sorpresa. Non sentì dolore, non sentì rabbia, non avvertì neanche la voglia di rispondere al colpo e difendersi. Fu proprio questo che lo sorprese. Il secondo colpo lo sferrò il biondo, il figlio di Giove e ancora una volta non sentì niente.

I due semidei andarono avanti senza che lui alzasse un solo dito per difendersi o parare i colpi. Avrebbe dovuto aspettarsi che qualcuno sarebbe venuto a reclamare per il piccolo figlio di Ade. I suoi fratelli erano andati troppo oltre, i segni non sarebbero dovuti essere così evidenti. Certo, due contro uno non era il massimo della correttezza, ma non lo era neanche un' intera gang contro uno, come avevano fatto l' altro giorno con Nico. Se non le avesse avute bloccate avrebbe fatto un' alzata di spalle accettando la cosa.

Poi si ritrovò a terra a causa di una spinta e Percy e Jason continuarono a colpirlo. Avvertì una nuova sensazione: si sentì sollevato, più leggero. Sapeva benissimo che non era stato Nico a mandare quei due a 'dargli una lezione', ma sapeva benissimo di meritarsi ogni singolo colpo, schiaffo, pugno e calcio che stava ricevendo. Se lo meritava per quello che aveva fatto al figlio di Ade, se lo meritava per ogni istante della sua vita che aveva passato a fare il codardo, il vigliacco, per ogni istante della sua vita in cui aveva avuto paura e si era sfogato su coloro che, apparentemente, erano più deboli di lui. Peccato che in realtà tutta quella gente era molto più forte di quanto lui sarebbe mai stato.

Se lo meritava per tutte quelle volte in cui, nella sua vecchia scuola, aveva preso in giro quel povero ragazzino dagli occhioni neri solo perchè era troppo spaventato per andare a parlargli e conoscerlo.

Quando, con un ultimo colpo ben piazzato, iniziò a sanguinargli il naso tirò un piccolissimo sospiro di sollievo. Talmente leggero che gli altri due semidei non riuscirono a sentirlo.

In qualche strano e malato modo, dopo il pestaggio ricevuto, una parte dell' immenso senso di colpa che gravava sulle spalle di Rixon se ne andò. Sapeva che prima o poi continuando a condurre quella vita sarebbe impazzito, forse quello era solo l' inizio.

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scusate per il capitolo molto corto peró non potevo andare avanti perché altrimenti avrei messo troppi fatti importanti nello stesso capitolo. 

Ora voglio assolutamente sapere che ne pensate di ció che è successo a Nico e Rixon

qualcuno ha delle supposizioni su ció che potrebbe accadere nei prossimi capitoli?
Fatemi sapere che sono curiosa
VOTATE SE VI È PIACIUTO IL CAPITOLO
MA SOPRATTUTTO COMMENTATE !!!!

Peace, love & empathy

-Aliz


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