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la canzone è 'Who Are You' degli Who. Buona lettura

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Erano passati tre giorni e Percy non aveva fatto altro che pensare alla 'questione di Annabeth'. Stava andando lentamente ai pazzi, senza contare che per tutto quel tempo aveva fatto tutto ciò che fosse in suo potere per evitarla.

Maturo, Jackson.

Appena finito di mangiare il figlio di Poseidone si era fiondato nella sua cabina senza dire mezza parola a nessuno dei suoi amici. Era riuscito ad evitare qualsiasi eventuale conversazione con la figlia di Atena a cena, ma dubitava che sarebbe stato altrettanto fortunato se fosse andato al falò insieme agli altri.

Era sdraiato sul letto nella sua cabina quando decise che era arrivato il momento di darci un taglio. Si alzò e ed uscì. Aveva una questione da risolvere.

Bussò alla cabina di Atena e gli aprì Annabeth. Un mezzo sorriso si fece strada sulle labbra di Percy. Era bellissima, Annabeth, con i suoi occhi grigi che facevano trasparire tutta la sua intelligenza, i capelli biondi e mossi sistemati in una coda disordinata e i lineamenti affilati degni di una guerriera. Fu proprio in quel momento, mentre la guardava, che si rese conto di quanto in realtà non fosse attratto da lei, di quanto non nutrisse quel tipo di interesse. No, non poteva funzionare. Prese coraggio.

"Hey Annie, possiamo parlare un secondo?"

Lei annuì "Certo dimmi tutto testa d' alghe"

"Ehm... magari non qui..."

Annabeth allora annuì e con un cenno del capo indicò il bosco. Per tutto il tragitto regnò il silenzio. Non che a Percy dispiacesse più di tanto, onestamente non aveva proprio idea di come dirlo alla figlia di Atena. Come si fa a rompere con la tua migliore amica? Con una terribile e figlia di Atena migliore amica. Ci sarebbe rimasta male? Bhe certo che si, idiota.

Le avrebbe spezzato il cuore. Oppure gli avrebbe aperto il fondoschiena in preda alla rabbia? Stava immaginando una scena dove Annabeth diceva qualcosa del tipo 'nessuno scarica una figlia di Atena' quando la suddetta semidea si fermò all' improvviso fissando gli occhi grigi nei suoi verde-mare.

"Percy" sospirò "dimmi cosa c'è"

Il figlio di Poseidone si sedette sull' erba con la schiena appoggiata sul tronco di un albero. Doveva pur prendere tempo in qualche modo, non poteva dirglielo così su due piedi. Annabeth lo imitò sedendoglisi accanto. Percy percepiva il suo sguardo ma non si azzardò neanche ad incrociarlo.

Sospirò.

"Senti Annie" si interruppe. Senti cosa? Mi sono reso conto solo ora dopo tutto questo tempo che in realtà non sono attratto da te? Ti vedo solo come un' amica? Ti sto friend-zonando? Certo, bel modo di lasciare la tua migliore amica.

Sentì la mano della figlia di Atena sulla sua coscia e finalmente si girò a guardarla. La ragazza aveva un piccolo sorriso sulle labbra, gli occhi grigi tristi.

"Percy... finiamola qui"

Il ragazzo non sapeva che dire.

"L'ho capito, sai. Non sono certo una stupida, è un po' di tempo che sei distante. Per non parlare del fatto che sono giorni che mi eviti in tutti i modi possibili e immaginabili. Seriamente, non saresti potuto essere più ovvio di così. E poi il modo in cui-" si interruppe all' improvviso. Il modo in cui cosa?

"Voglio dire" riprese Annabeth "Ho sempre sentito che sotto sotto mancava qualcosa, ci mancava qualcosa."

Finalmente il figlio di Poseidone trovò la forza di parlare.

"Mi dispiace così tanto Annie... è solo che, dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, dopo tutti questi anni, mi rendo conto che tra noi non può funzionare, non in quel modo."

La ragazza aveva sempre lo stesso piccolo, triste sorriso sulle labbra ma ora aveva interrotto il contatto visivo. Percy mise una mano sopra quella della semidea che ancora si trovava sulla sua coscia. La accarezzò dolcemente.

"Io ti amo Annabeth... ma non nel modo in cui credevo. Non è eros quello che provo per te. Mi dispiace Annie."

A quel punto la figlia di Atena lo guardò di nuovo negli occhi.

"Sai, fin dall' inizio, c' è sempre stata una parte di me che sapeva che non sarebbe potuto funzionare tra di noi. Ora capisco perché. E va bene così, davvero Percy."

Poi si avvicinò e lo abbracciò forte, il semidio rispose con altrettanta forza.

"Rimarrai per sempre il mio migliore amico Testa d' Alghe"

"Certo Cervellona"

Quando si staccarono c' era un' espressione quasi divertita negli occhi della figlia di Atena.

"Comunque tanto per chiarire, sono stata io a mollare te"

"Cosa?"

La ragazza alzò le spalle con ovvietà " Sono stata io a dire di finirla per prima."

Poi si alzò facendo l' occhiolino al figlio di Poseidone "Nessuno lascia Annabeth Chase, Testa d' Alghe"

*****

Dopo aver superato lo shock provocato dalle parole della sua migliore amica Percy aveva un' inspiegabile voglia di vedere Nico. Poteva di sicuro dirsi sollevato dal modo in cui la ragazza aveva preso la questione ma infondo non poteva fare a meno di sentirsi un po' triste. Annabeth non l' avrebbe mai dato a vedere ma Percy sapeva che sotto sotto stava male. Prima che se ne rendesse conto intravedeva la cabina di Ade. Solo quando ormai si trovava a una decina di metri di distanza si rese conto che sarebbe risultato un po' strano presentarsi da Nico senza apparente motivo alle dieci di sera. Doveva trovare una qualche scusa... alla ricerca di Nemo. Erano ben cinque giorni che non vedeva il suo film preferito, era la scusa perfetta visto che aveva lasciato il DVD nella cabina di Ade. Avrebbero potuto vederlo insieme, due piccioni con una fava. Avrebbe trascorso del tempo con il suo Nico veden-

Woah frena. Cos' è questa cosa di mettere l' aggettivo possessivo davanti al nome del figlio di Ade, Jackson?

Da quando era diventato possessivo nei confronti del semidio?

Decise di non farci caso e continuò a camminare pensando solo al film che avrebbe visto con Nico. Ogni passo che faceva conteneva una strana euforia, ma tutta la felicità scivolò via quando vide qualcuno uscire dalla cabina del figlio di Ade. Con l' oscurità della notte non riuscì subito a capire di chi si trattasse ma bastò qualche secondo perché si rendesse conto di chi fosse. Ragazzo alto, magro, spalle larghe e folti capelli biondo oro. Lo stomaco si contrasse per un secondo.

Era Will Solace il ragazzo che era appena uscito tutto contento dalla cabina di Ade. Percy si sentì invadere da un' inspiegabile rabbia mista a qualcos' altro che non riusciva ad identificare, o che non voleva identificare. Non che avesse qualche diritto di sentirsi in questo modo, certo. Le persone che frequentavano Nico non erano affari suoi. Però Nico è il mio migliore amico, quindi in un certo senso sono affari miei.

Si ritrovò a bussare freneticamente alla porta senza neanche ricordare di aver fatto un solo passo. Il figlio di Ade aprì e gli rivolse un timido sorriso che fece quasi scivolare via tutta l' irritazione di Percy. Parola chiave: quasi.

"Hey Percy che ci fai qui?"

"Cosa ci faceva Will piuttosto..."

Il semidio dai capelli neri a quella domanda distolse gli occhi da quelli verde-mare di Percy e iniziò a torcersi le mani in maniera nervosa. Il figlio di Poseidone avrebbe quasi potuto pensare che fosse una cosa carina se non fosse stato per il fatto che Nico avesse reagito in quel modo ad una domanda che riguardava Will.

"Bhe..." chiese quando la risposta alla sua precedente domanda non arrivava.

"Non hai risposto alla mia domanda" solo dopo averle pronunciate Percy si rese conto di quanto siano risultate brusche le sue parole. Alla fine Nico non gli doveva proprio alcuna risposta.

"Percy, qual' è il problema? Will era solo passato a vedere come stavo, se mi ero ripreso del tutto dopo 'l' incidente '-così avevano deciso di chiamarlo tutti- con i viaggi nell'ombra e poi ci siamo fatti una chiacchierata..." rispose il semidio indispettito.

"Si... una chiacchierata, certo"

"Si. Una chiacchierata. Si può sapere che hai?"

Percy abbassò lo sguardo a terra. Sapeva perfettamente che si stava comportando in modo ridicolo ma non poteva farne a meno. Tutti erano a conoscenza del fatto che il figlio del dio del sole aveva una cotta per Nico, il suo Nico, e questo lo mandava davvero ai pazzi. Non poteva sopportare che qualcuno si avvicinasse in quel modo al figlio di Ade ed era inutile, ormai, far finta di non comprenderne il motivo. Era fin troppo ovvio. Provava qualcosa di più dell' affetto che si ha nei confronti di un amico per del semidio, non poteva più negarlo. Era inutile farlo.

Rialzò lo sguardo. Si aspettava di vedere un Nico arrabbiato ma il ragazzo che aveva davanti era più sconcertato che altro. Le braccia erano incrociate sul petto, la testa leggermente piegata, i capelli che gli ricadevano un po' sugli occhi. Lo guardava battendo il piede destro. Okay probabilmente era un po' più che solo sconcertato.

Sexy però la posa. Per poco non si diede uno schiaffo a quel pensiero.

Poi Nico rientrò nella cabina, lasciando la porta aperta dietro di sé. Percy lo seguì dentro, di certo non avrebbe lasciato la porta spalancata se non avesse voluto ch entrasse, no?

La cabina non era affatto diversa da come l' aveva vista l'ultima volta.

Grazie, è passato appena qualche giorno, idiota. Alzò gli occhi al cielo. Il desiderio di prendersi a pizze era sempre più forte. Dava la colpa all' iperattività.

Nico era seduto sul letto a gambe incrociate e Percy senza pensarci gli si sedette accanto. Le loro mani si sfioravano appena.

Il figlio di Ade sospirò " Allora, che succede Percy?" gli chiese Nico guardandolo negli occhi. Erano così belli...

Racchiudevano una sofferenza e un dolore inimmaginabili per la maggior parte dei semidei, ma allo stesso tempo avevano sempre quel fascino magnetico irresistibile. Solo ultimamente, avevano ritrovato quella scintilla che Percy era solito vedere negli occhi del ragazzino iperattivo che giocava a Mitomagia. Il semidio si perse in quei pozzi di oscurità che erano le pupille del ragazzo. Non riusciva ancora a capacitarsi completamente di come fossero belli, sembravano illuminare tutta la cabina. Fece scorrere lo sguardo su Nico che ancora non abbassava gli occhi. Nico, con i capelli che gli ricadevano quegli occhi tanto magici, la pelle chiara che nella luce soffusa della cabina sembrava risplendere come la Luna. Nico, con il suo profumo di vaniglia e cannella, così lontano da quello che si aspettavano tutti, ovvero odore di morte. Nico, con i suoi skinny jeans neri attillati, le magliette dei gruppi musicali sotto le quali si celavano degli addominali asciutti, non esagerati ma d'acciaio.

Ripensò a quanto era cambiato rispetto al ragazzino scheletrico che era prima, ripensò a come ormai le magliette gli si tendevano sulla schiena mettendo in risalto le spalle larghe e muscolose. Lo desiderava così tanto...

Piano piano quella corrente di pensieri fece in modo che perdesse il controllo. Si avvicinò sempre più al ragazzo fin quando i loro volti non si trovavano a pochi centimetri di distanza

"Hai degli occhi bellissimi. lo sapevi, Nico?"

Lo sentì irrigidirsi e gli venne da sorridere, non sapeva bene il perchè. Spostò la bocca sulla guancia di lui e gliela baciò delicatamente. Si accorse che era in fiamme, ma Nico non si era ancora scansato rivolgendogli fiumi di insulti come si era aspettato e questo già era un buon segno.

In un attimo di pura follia spostò ancora di più le labbra verso sinistra, finché non arrivò pericolosamente vicino alla bocca del semidio. Le loro labbra erano a pochissimi centimetri di distanza. Gli occhi verde-mare del figlio di Poseidone non facevano altro che fissare le labbra dell' altro chiedendosi che sapore avessero, immaginando cosa si provasse a baciarle. Poi guardò il figlio di Ade negli occhi. Fu allora che riprese il controllo.

Cosa cazzo mi è saltato in mente? Cosa sto facendo?

Si allontanò bruscamente. Sentì Nico trasalire. Gli diede le spalle e uscì di corsa dalla cabina. neanche lo guardò negli occhi. Non poteva. Aveva troppa paura di quello che avrebbe potuto trovarvi.

*****

Okay, Nico non aveva grandi esperienze in fatto di amicizie ma poteva dirsi quasi del tutto sicuro del fatto che non ci si comportasse come aveva appena fatto Percy, tra semplici amici. O forse si...

In tal caso doveva dire che questa faccenda dell' amicizia iniziava a piacergli parecchio. Qualcosa però gli diceva che non era una cosa normale.

Si chiese perchè Percy si era comportato in quel modo... ad un certo punto Nico era stato quasi convinto del fatto che stesse per baciarlo. E poi quei complimenti suoi suoi occhi...

Che provasse qualcosa per lui che andava oltre il loro legame di amicizia?

Si certo come no, Di Angelo. Continua a sognare.

Si buttò sul letto con la faccia sul cuscino in preda a una marea di emozioni. Quanto gli sarebbe piaciuto avere il coraggio di annullare la minuscola distanza che c'era stata in quegli attimi tra le sue e le labbra di Percy, sentire se sapevano di acqua marina come aveva immaginato, infilargli le mani fra i capelli, far scorrere le mani sul suo viso.

Ricordò l' espressione sul viso di Percy quando le loro bocche erano state così pericolosamente vicine. C' era stato uno strano bagliore negli occhi del figlio di Poseidone, non poteva esserselo immaginato. D' altra parte però Percy non poteva essere interessato a lui in quel modo, non avrebbe mai potuto ricambiare i suoi sentimenti. Questo Nico lo sapeva fin troppo bene.

Sospirò rigirandosi nel letto. Ora aveva lo sguardo rivolto al soffitto.

Decise che avrebbe ignorato l'accaduto, non l' avrebbe ritirato fuori il giorno dopo, nè quelli avvenire. Avrebbe ignorato i propri sentimenti e non avrebbe perso l' amicizia di Percy esprimendogli cosa realmente sentiva nei suoi confronti. Avrebbe represso tutte quelle sensazioni che provava in presenza del semidio, avrebbe represso tutto come, del resto, era da sempre costretto a fare.

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