Six.

Rimanemmo a parlare per una buona mezz'ora davanti all'immenso teatro.
"Da quanto lavori lì dentro?" domandai sfregandomi le braccia a causa del freddo polare che c'era.
"Da quasi due anni, cioè da quando i miei genitori l'hanno comprato"
disse porgendomi la sua sciarpa e mettendomela sulle spalle.
Quel gesto mi lasciò sorpresa.
Perchè mi aiutava? Perchè era diverso dagli altri?
"Perchè sei così gentile con me? Nessuno in questi mesi è mai stato così premuroso nei miei confronti" sussurrai abbassando il viso, trovando all'improvviso incredibilmente interessanti le mie converse grigie.
Con la coda dell'occhio lo vidi sorridere e per poco non svenni.
"Devi sapere Becky, che io sono Justin, non 'nessuno'" rispose ed io non potei fare a meno di arrossire.
Mi schiarii la voce e cambiai argomento.
"Dicevi che i tuoi sono proprietari del teatro, quindi sei un riccone sfondato" esclamai ridendo appena.
La sua risata rischiò di farmi svenire per la seconda volta.
"Oh no, i miei sono ricchi, non io" disse tranquillamente. Credevo fosse una battuta, ma dal suo viso serio capii che non stava scherzando.
"Non dovrei nemmeno essere qui" continuò "sono in punizione per aver fatto tardi ieri sera. Se mi beccano qui.."

JUSTIN POV
"Justin?"
Una voce, fin troppo conosciuta, alle mie spalle mi obbligò a voltarmi e ad interrompere la conversazione con Becky.
Mio padre stava venendo nella nostra direzione a passo svelto e sicuro.
Merda.
"Papà!" dissi alzandomi "che ci fai qui?"
Mi guardò irato, poi rivolse un'occhiataccia alla ragazza accanto a me.
"Tu piuttosto! Non ti avevamo forse detto che eri in punizione e che non dovevi uscire?" sbraitò. "Fai sempre il cazzo che vuoi.. e poi con che gente ti metti a parlare?! Torna a casa, muoviti!"
Guardai Becky e la vidi allontanarsi intimidita e leggermente spaventata.
Non avrei permesso a mio padre di offenderla.
"Papà! Ti ha sentito" dissi a bassa voce.
"Che importanza ha? Lo sa anche lei di essere una stracciona!" urlò per farmi un dispetto.
Sospirai e tornai verso la macchina mentre con lo sguardo seguivo la figura della biondina.
Ora penserà che i miei genitori sono razzisti, autoritari e incredibilmente stronzi; e avrebbe perfettamente ragione.

Guidai fino a casa, ma appena anche mia madre fosse uscita per andare a lavorare, sarei tornato da lei.
Quella ragazza iniziava ad incuriosirmi.

BECKY POV
Il papà di Justin era un vero pezzo di merda. Ma d'altronde come poteva avere torto?
Ero una stracciona e chiunque lo avrebbe pensato nel vedermi.
Ero sporca, puzzavo, e solo ora mi rendevo conto del fatto che avevo parlato con Justin in questo stato. Mi vergognavo tantissimo.
Tuttavia lui non aveva dato segni di ribrezzo, anzi, sembrava felice di stare lì in mia compagnia.

Sospirai.
Avevo fame, molta fame, così mi diressi verso il bar.
"Il solito Becky?" mi chiese Bob dall'altra parte del bancone.
"No, ho pochi soldi oggi. Solo una briosche" risposi con lo stomaco che brontolava.
"Tranquilla, oggi offre la casa" mi rispose l'uomo.
Sorrisi e, dopo averlo ringraziato, mi sedetti al solito posto di sempre.

Appena ebbi finito, feci un giro nel parco.
Il sole splendeva nel cielo ma il clima era pungente più che mai.
Il giorno di Natale si avvicinava e quest'anno lo avrei passato da sola, senza nessuno al mio fianco, senza regali, senza zampone, ma soprattutto.. senza mia madre.
Stetti un po' seduta su una panchina, poi feci un giro in centro, per poi tornare al teatro verso le sei.

Seduta sui soliti gradini di marmo, ero intenta a ringraziare una donna che mi aveva lasciato un dollaro, quando vidi venire verso di me un uomo con i capelli neri e la barba del medesimo colore che teneva in mano una bottiglia di birra già a metà.
Barcollava e mi guardava con aria spaesata, sorridendomi.
"Ciao bambola. Cosa fai qui tutta sola?" disse, con la bocca impastata, avvicinandosi sempre di più alla mia posizione.
Non risposi, e questo non sembrò essere di suo gradimento.
"Ti ho fatto una domanda, puttana"
Si abbassò di fronte a me ed io indietreggiai spaventata.
"Cosa c'è? Hai paura? Non devi, fatti guardare" e così dicendo allungò le mani verso di me fino a sfiorarmi il seno.
La gente passava, vedeva, e non faceva nulla.
"Vieni qua" disse e mi afferrò per un braccio costringendomi ad alzarmi. Mi accarezzò il viso mentre io tremavo, e gli occhi iniziarono a bagnarsi di lacrime salate.
"Lasciami andare" balbettai mentre quello ancora mi palpava e io mi dimenavo.

"Mollala immediatamente"
Una voce si levò tra il silenzio della piazza.
Non riuscii a vedere chi aveva parlato a causa dell' ubriaco che ancora mi teneva tra le sue grinfie, ma non ce ne fu bisogno.
Justin.
Mi rillassai subito appena lo vidi e mi tranquillizzai ancora di più quando, dopo che gli ebbe tirato un cazzotto facendolo cadere, mi ritrovai tra le sue braccia, al sicuro.
Lo abbracciai d'istinto e il suo profumo e il suo calore mi attirarono come una calamita al suo corpo.
"Come stai?" chiese poi alzandomi il viso.
Le sue mani sul mio volto, i suoi occhi dentro i miei.
Ero forse in paradiso?
Si aspettava una risposta che però non gli diedi.
Mi tornarono alla mente le mani di quell'essere spregevole sul mio corpo e scoppiai in un pianto liberatorio.
"Ti ha fatto del male?" chiese ancora.
"M-mi ha toccata.. ovunque" farfugliai tra le lacrime, e lui mi strinse ancora di più.
"Non preoccuparti Becky, è tutto finito. Non ti lascerò qui fuori un minuto di più"
Detto ciò, raccolse la mia roba, mi prese per mano e si diresse verso il teatro illuminato e pieno di attenti spettatori.

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