Eight.
Appena Justin se ne fu andato, mi misi a girovagare per quel camerino così accogliente. Aprii curiosa qualche cassetto e anche l'armadio, ma la cosa più bella che i miei occhi videro lì dentro fu il bagno.
Necessitavo immediatamente di una doccia calda. Dio solo sapeva da quanto tempo non mi lavavo, e il pensiero che Justin fosse stato accanto al mio fetore mi faceva schifo.
Il box doccia trasparente mi stava aspettando, mi chiamava con la sua vocina tra le sue pareti.
In fretta e furia mi spogliai, rimanendo completamente nuda.
Il contatto dei miei piedi con le mattonelle gelide mi fece rabbrividire, così mi affrettai ad entrare e ad aprire il getto.
L'acqua calda, grazie al cielo, non tardò ad arrivare.
"Oh dio, che meraviglia" sussurrai tra me e me rilassandomi del tutto sotto quella cascata bollente.
Rimasi ferma per qualche minuto poi afferrai il bagnoschiuma posto in basso e ne versai un poco sul palmo della mano. Mi insaponai al meglio, e il profumo che emanava quella schiumetta bianca mi fece chiudere gli occhi.
Ne avevo proprio bisogno.
Mi lavai anche i capelli, e dopo quasi mezz'ora uscii per asciugarmi.
Una volta fuori dal bagno, indossai dei vestiti puliti che tenevo nella mia borsa e che ancora non avevo indossato; poi, stanca, mi misi a dormire sull'enorme letto posto al centro della stanza. Ci volle un po' prima che mi addormentassi perchè ripensai a mia madre e a quanto mi sarebbe piaciuto che fosse ancora lì, con me. Le lacrime scesero subito, e in men che non si dica mi ritrovai il viso bagnato.
Mi venne in mente anche Justin, e dopo una serie di riflessioni iniziai a pensare che qualcuno, Dio o non so chi altro, avesse mandato un angelo custode a proteggermi.
Compariva sempre al momento più oppurtuno, come per magia. Alla stazione di polizia aveva pagato la cauzione, e poche ore prima mi aveva salvato dalle luride mani di un ubriaco. Chissà cosa sarebbe successo se non fosse arrivato lui. Mi ritenevo abbastanza grintosa sì, ma non in queste situazioni.
Cancellai quell'orribile ricordo e mi addormentai serena, col suo sorriso stampato nella mente.
JUSTIN POV
Quando tornai a casa i miei genitori non erano ancora rientrati, per fortuna.
Era l'una passata, non avrebbero tardato molto.
Salii in camera e dopo essermi spogliato mi buttai sul letto, stanco e infreddolito.
Becky.
Quella ragazza era diventata una droga. Volevo sapere di più su di lei, ma ancora non le avevo nemmeno chiesto l'età. Che razza di stupido.
Stavo pensando alle sue parole 'mi bastano le tue braccia a scaldarmi', quando la porta della mia camera si aprì all'improvviso, spaventandomi.
"Mamma sei impazzita? Mi hai spaventato!" esclamai con tono di riprovero.
Io che rimprovero mia madre? Carina questa.
La vidi ridere appena.
"Scusa tesoro, volevo assicurarmi che fossi in casa" rispose rimanendo sull'uscio.
Sbuffai. "Ho 22 anni, e so che sono in punizione. Non mi sono mosso da qua" mentii.
Dopo avermi augurato la buonanotte, uscì richiudendo la porta lasciandomi solo, avvolto dal buio.
Il mattino seguente mi svegliai tardissimo, come tutti i sabati.
Il sole splendeva come non mai, gli uccellini cinguettavano e gli alberi erano coperti di neve.
Era una giornata fantastica, ma non per me.
Quel giorno infatti non ci sarebbe stato alcuno spettacolo al teatro, ergo i miei sarebbero rimasti in casa e io non sarei potuto scappare.
Dovevo assolutamente inventarmi una scusa per uscire e vedere Becky.
Pensa, pensa, pensa Justin.
"Ho trovato!" esclamai alzandomi dal letto.
Scesi le scale tossendo come meglio potevo e tirandomi dietro i piedi.
Mio padre, che era già in cucina intento a bere il suo caffè, appena mi vide mi si avvicinò.
"Ti senti bene?" chiese "Hai una faccia!"
Scossi il viso negando e tossii di nuovo.
"Ho malissimo alla testa e questa tosse.. Forse dovrei andare dal dottore" sussurrai facendo finta di stare male.
Sopraggiunse anche mia madre e mi guardò allarmata.
"Che succede?" domandò cadendo dalle nuvole.
"Justin non sta bene, è meglio se lo porti dal dottore" le rispose l'uomo.
Cosa? No, no, no. Così non va bene.
"Posso andarci anche da solo, non sto per morire" intervenni.
Ci volle un po' per persuaderli, ma poi ci riuscii.
BECKY POV
Ero già in piedi da un'ora. Erano le sette e avevo ancora un po' di tempo per godermi il teatro.
Presi la mia roba e uscii dal camerino, cercando di lasciare tutto come lo avevo trovato.
Percorsi il corridoio fino ad una stanza con la porta blu metallizzato. La aprii e mi avvicinai al lungo tavolo di legno nero che vi era vicino alla finestra; fogli, penne, appunti ne riempivano la superfice. Presi uno dei pezzi di carta tra le mani e mi misi a leggere.
Dody:
Ciao Danny che hai fatto quest'estate?
Danny:
Sono stato in spiaggia, ho conosciuto una bella pollastra
Roger:
E' dura con tutte quelle pollastre che girano eh....
Non ci potevo credere. Il copione di Grease!
Continuai a leggere, senza rendermi conto di quanto tempo fosse passato.
Un rumore improvviso mi fece abbandonare Danny e Sandy per riportarmi alla vita vera.
Velocemente riappoggiai i fogli sul tavolo e mi nascosi dietro ad una tenda.
Il rumore di passi si fece sempre più vicino. Cercai di trattenere il respiro per non farmi sentire, ma che diavolo di ore erano?
Appena sentii di nuovo silenzio, uscii dal nascondiglio e poi dalla stanza.
Pensando di aver ormai scampato il pericolo, mi diressi verso la solita porticina di legno che usavo per filarmela, ma due grosse mani mi si posarono sulle spalle obbligandomi a voltarmi.
"Cosa ci fai tu qua? Ladra!" urlò l'uomo che mi teneva in pugno.
Doveva essere l'inserviente perchè accanto a lui vi erano una paletta e una scopa.
"No, la prego mi lasci andare!" urlai cercando di liberarmi.
"Ti piacerebbe, adesso chiamo la polizia, così impari a venire a rubare!" continuò quello.
"Non ho rubato nulla, lo giuro. Controlli la mia borsa se non ci crede, e poi sono amica di Justin, il ragazzo che lavora qui" ribattei.
A quelle parole il vecchio mi guardò attentamente.
"Mmh, dici sul serio?" chiese sfregandosi la barba con la mano.
Annii. "Può sempre chiamarlo per avere conferma" gli dissi.
E così fece.
JUSTIN POV
Poco dopo mi ritrovai all'ingresso del teatro.
Dopo la chiamata di Caleb che mi informava di aver trovato Becky girovagare per il teatro, mi precipitai lì prima che chiamasse la polizia e ci mettesse tutti nei guai.
"Non me ne va bene una" borbottò la bionda appena fummo usciti. "E tu che ci fai qua? Non eri in punizione?"
Alzai le spalle. "Quando gli amici chiamano, bisogna correre" risposi. "Comunque tranquilla, avevo già in mente una scusa per venire da te ancora prima che Caleb mi chiamasse"
Mi chiese quale fosse la scusa e, dopo averle raccontato tutto, sorrise e mi abbracciò.
"Come sei dolce"
Affondai la testa sulla sua spalla e la strinsi a me con affetto.
"Mi dispiace che quel balordo ti abbia visto" dissi poi.
"Già, ma ha detto che se sono d'accordo con te, posso restare"
Scossi la testa. "Nah, non mi fido molto di lui. È capace di dirlo a mio padre per farsi aumentare lo stipendio"
"E allora come farò Justin?"
Era preoccupata, ma io avevo già in mente un piano.
SPAZIO AUTRICE
Ciao belle ragassuole!!!
Ecco tutto per voi un nuovo capitolo di Saver :)
Cosa avrà in mente Justin secondo voi?
Ditemelo nei commenti :)
Un bacione, alla prossima **
Ps: mi dite se le foto e le gifs che metto all'inizio del capitolo si vedono? Grazie ;)
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