Capitolo 19
<Pronta?> Annuisci dopo esserti infilata la giacca.
<Possiamo andare.> Sorridi a Papyrus senza essere ricambiata, cosa che fa sparire leggermente il sorriso. Camminate sulla neve in silenzio, a disagio come non mai. Dopo qualche minuto ti decidi finalmente a dire qualcosa.
<Senti... mi dispiace. Non sono brava con i sentimenti, né tantomeno con le persone. Mi viene naturale rispondere male per allontanare le persone da me...> Sospira soddisfatto.
<E io che pensavo di essere l'unico! La mia unica amica qui è Muffet.>
<Davvero? Da te non me lo sarei mai aspettato...>
<Potrei dire la stessa cosa di te.> Alzi le spalle.
<Io non sono la tipica ragazza di cui vorresti essere amica.>
<Sei il mio tipo di ragazza, però.> Sghignazzi.
<Ti piacciono le ragazze stronze e senza cuore?>
<Guarda che l'ho visto il tuo lato dolce. Sei adorabile, sopratutto quando arrossisci~>
<Io non arrossisco.> Dici con ovvietà.
<Stai arrostendo proprio adesso~> Scuoti la testa, imbarazzata, facendolo ridere. Entrate nel Muffet's non spicciacando parola, quando una voce stonata vi intasa le orecchie.
<Quale animale in calore è questo?> Chiedi, disgustata.
<Ah, stai parlando del karaoke.> Ti spiega divertito lo scheletro.
<Il karaoke?>
<Sì! Ogni venerdì qui si fa il karaoke! Non gliel'hai detto, Pap?> Domanda Muffet, venuta ad accogliervi (ad accogliere sopratutto Papyrus, ma dettagli).
<Me lo sono dimenticato.> Sta chiaramente mentendo.
"Sicuramente non ne aveva voglia, conoscendolo..."
<Vuoi cantare?> Chiede Papyrus, indicando il piccolo soppalco ad un lato del bar.
<No no, grazie. Non ho una bella voce.>
<Scommetto che hai una voce stupenda, invece.> Ridacchi.
<Beh, sicuramente è più bella della tua~> Alza un "sopracciglio", guardandoti con un ghigno divertito sul volto.
<Sbaglio o mi stai sfidando?> Alzi le spalle con un espressione che dice tutto sul volto.
<Scommetto che la tua voce fa schifo.> Lo provochi. Gli tendi la mano, e la stringe, avvicinandosi a te.
<Ci sto.> La scommessa è fatta. Sale sul palco, scorrendo i vari brani sul pc, quando finalmente il suo dito si ferma su uno in particolare. Il testo si forma alle sue spalle appena la musica parte. Riconosci subito la canzone: la cover cantata da Chase Holfender di "I want you to want me". Ridacchi, divertita dalla sua scelta, pronta a vedere il suo totale fallimento.
<I want you to want me.
I need you to need me.
I'd love you to love me.
I'm beggin' you to beg me.>
Spalanchi la bocca dalla sorpresa appena inizia a cantare.
<I want you to want me.
I need you to need me.
I'd love you to love me.
I'll shine up my old brown shoes, I'll put on a brand new shirt, I'll get home early from work if you say that you love me.>
Il suo sguardo si posa su di te quando intona l'ultima frase.
<Didn't I, didn't I, didn't I see you cryin'?
Oh, didn't I, didn't I, didn't I see you cryin'?
Feeling all alone without a friend,
You know you feel like dying'.
Oh, didn't I, didn't I, didn't I see you cryin'?>
Hai la vaga sensazione che abbia scelto quella canzone apposta per te. Cavolo se canta bene! Quando finisce cominci ad applaudire insieme a qualche persona nel locale.
<Però, mica male!> Papyrus si avvicina a te con passo fiero.
<E ora tu mi devi qualcosa, mia cara.> Incroci le braccia sotto al seno.
<E cioè?> Avvicina il viso al tuo.
<Mi devi un bacio.> Quando vedi che si sta avvicinando ulteriormente posi un dito sul suo setto nasale, fermandolo.
<Magari più tardi.>
<Io ci conto.> Ti fa l'occhiolino, e tu in tutta risposta rotei gli occhi.
<Oggi andiamo da un'altra parte.>
<Dove?> Ti tende la mano.
<Lo scoprirai molto presto.> La afferri senza esitazione, e subito senti la nausea. Vi siete teletrasportati davanti a varie torri tutte dello stesso noioso colore. Approfittate dell'assenza della ringhiera per sedervi al limite della strada.
<Allora... Perché siamo venuti qui?> Domandi, voltandoti verso il profilo dello scheletro.
<Per parlare.> Risponde dopo un po'.
<Non lo facciamo già abbastanza a casa?>
<Per parlare di cose più personali.>
Angolo autrice
Tutta colpa dell'Alzhaimer se pubblico a quest'ora.
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