Capitolo 28

.28.

SILENE

I preparativi della festa, meglio definiti come: un'esagerazione di dimostrazione di potere, più che delle mere decorazioni, furono sparsi per gli ettari del giardino padronale - nonostante il clima gelido. A pranzo non toccai quasi cibo. L'insalata di verdura, mele, e arance, era stata pressoché intaccata da un paio di forchettate sporadiche. La preoccupazione per Bianca alleviava i pensieri nocivi; ma amplificava la mia inquietudine. La sua famiglia era stata sbranata da un branco di lupi anni prima, in un incidente di confine; non aveva nessuno che si preoccupasse. Cosa le sarà capitato? Nemmeno Helia aveva rivelato nulla a riguardo. Dovevo assolutamente parlarci!

«Zucchero mio, hai visite! Ma non hai mangiato nulla, stai male?», domandò impensierita la signora Fey, mutando il tono di voce. Flora, la sorella minore di Helia, la seguiva a ruota, comparendo sulla soglia in tutto il suo splendore. Era una ragazzetta di tredici anni, estroversa, e dal carattere peperino. E possedeva gli stessi occhi affilati, verde bosco, del fratello.

Ignorai Fey, e corsi ad abbracciare la mia sorellina surrogato. Avevamo sette anni di differenza, e notavo sempre meno la differenza: «Scricciolo, che bello vederti! Per tutte le Leggi Naturali, ma tu stai in piedi!», l'accolsi gioiosa e stentando a crederci. Soffriva di una grave patologia, una forma acuta di anemia cronica. La malattia del sangue le impediva di alzarsi spesso dal letto, e praticare le mansioni giornaliere, se non integrava spesso farmaci e trasfusioni.

Lei mi sorrise raggiante, contagiando gli occhi di luce nuova. Senza dubbio era la cerva più bella della nostra specie. Proprio come Helia.

«Quella contenta sono io! Ho cercato la forza di raggiungerti e festeggiare il tuo ritorno. Faremo una festa senza precedenti!», accennò intimorita al mio rapimento. Sembrava essere passato un secolo da quell'evento.

Il pensiero di Seth, di ciò che disse la notte in cui mi lasciò andare, e il fatto che non lo avrei più rivisto, tornò prepotentemente a tormentarmi l'animo. Accennai una smorfia lieta piuttosto che scoppiare a piangere: «Non preoccuparti, sarà un ricevimento fantastico. Sono felice d'essere qui», le raccontai, anche se non era la verità. Approfittai per chiederle per distrarmi dalla sofferenza emotiva: «Verrà anche Helia, stasera?». Avevo urgente bisogno di parlargli di questi dubbi. Eravamo promessi, ma non potevamo passare del tempo da soli, non prima di un unione ufficiale, almeno. Un'altra sostanziale differenza con le usanze carnivore, pensai.

Flora annuì, aggiungendo qualcosa che mi incuriosì: «Certo che ci sarà! Nonostante sia stato molto impegnato con le ronde sulla difesa dei confini, riuscirà a passare. Ci sei mancata tanto, menomale che, chi si è occupato di effettuare lo scambio, l'abbia fatto senza che ti accadesse qualcosa di brutto».

Scambio? Increspai la fronte: «Di cosa parli, scricciolo?», domandai confusa.

Lei piegò la testa di lato, scostandosi la frangetta dalla fronte: «Di quello avvenuto fra te e il prigioniero di guerra. Era una notizia top secret, ma è trapelata lo stesso», mi informò.

Ma lo scambio, di fatto, non era avvenuto. Perché mentire?

***

Le prime stelle svavillavano in un cielo di tenebra, schiarendo la notte. Il breve discorso avvenuto con Flora, e la strana sparizione di Bianca, impegnavano la mente senza darmi tregua. Agitata, e infreddolita, attendevo il mio promesso ai margini del giardino, ove c'erano le siepi più belle e selvatiche, sempreverdi.

L'abito, color cipria, era ancora quello "da giorno".

Seth avrebbe apprezzato.

Mi bloccai, e scossi il capo. Non dovevo rimuginare su di lui, altrimenti non sarei riuscita a consolarmi in alcun modo.

"Mi ripugni... È stato un errore... Credi che io non ti odi? È così che finisce... "

Lacrime traditrici minacciavano di sgorgare fuori dagli occhi quando udii la voce di Helia dietro di me: «Mi stavi cercando, Lene? Perché lontano dalla tua festa, festeggiata?», mi prese in giro lui, comparendo nel mio campo visivo.

Accennai un sorriso imbarazzato, ma non lo ero affatto; avevo solo voglia di piangere: «Sai che non mi divertono le feste. Soprattutto i ricevimenti noiosi», commentai con sincera spudoratezza.

«Ho sentito queste esatte parole da un certo scricciolo. Qualcuno le ha confermato che sarebbe stata una festa fantastica», amicò.

Mi guardai attorno con circospezione: «Non è questo l'importante. Dovevo parlarti in privato. Sei l'unico di cui io riesca a fidarmi adesso», incominciai, «Ragion per cui voglio sapere la verità dalla tua bocca. Dov'è finita Bianca? E perché gira voce che lo scambio di ostaggi sia avvenuto quando, di fatto, non c'è stato? Che fine ha fatto il corpo del prigioniero di guerra? Helia, ti prego, dimmi cosa sta succedendo!», scoppiai in una volta. Rabbrividii quando una brezza gelida accarezzò le mie gambe nude, ma provai a ignorare il freddo e concentrarmi su di lui.

Lo vidi accigliarsi, e infine animarsi di vivido divertimento: «Ma di cosa stai parlando, detective?».

Sussultai, ma non per il freddo. Helia non sapeva niente o fingeva d'esserne inconsapevole?

Scrollò le spalle, disinvolto: «Dove hai sentito queste sciocchezze? Il nemico voleva anticipare lo scambio e così è accaduto. Loro hanno liberto te e noi abbiamo liberato lui», enunciò lapidario.

No, non era andata così. «Ti sei occupato personalmente della faccenda?», indagai.

Adesso non sorrideva più. «Stai forse dubitando che sia la verità? Perché?», domandò a sua volta. Nessuno metteva in discussione le faccende di stato quando si trattava del Diurnato. Nessuno.

«Perché lo scambio non è avvenuto», ostentai sicura. Mi portai un ciuffo di capelli dietro l'orecchio sinistro; faceva troppo freddo per legarli e scoprire il collo, come imponeva la tradizione.

«E tu come fai ad affermare il contrario? Ti avranno detto un mucchio di menzogne, laggiù», borbottò contrariato.

Scossi il capo: «Non è così. Volevano uccidermi proprio perché un loro congiunto era morto», specificai, sempre più convinta delle mie parole.

«Ti ascolti quando parli? Se volevano ucciderti, perché non l'hanno fatto, allora?», incrociò le braccia al petto.

«È complicato... ma non è questo il punto», tentennai solo per poco.

«È proprio questo, invece. Anche se non ho verificato lo scambio, tuo padre in persona mi ha confermato ch'era avvenuto. Perché avrebbe dovuto mentire?!», riprese Helia, sicuro che stessi sbagliando.

Papà?

«Non lo so, ma sto dubitando di tutto e tutti», confessai senza rivolgergli alcuna occhiata.

A quel punto si avvicinò: «Ascoltami Lene, se ti farà stare più tranquilla, indagherò per conto tuo negli archivi di stato le prove a mio favore, va bene?», chinò il viso vicino al mio e mi sorrise, «Adesso devo proprio andare. Sono costretto a fare un'altra ronda di confine», sbuffò rattristato, assumendo l'espressione di un bimbo infelice per farmi sorridere.

«Sta attento...», sussurrai piena di premura per lui.

«Dirò a Gemma di raggiungerti qui!», rispose divertito della mia preoccupazione mentre indietreggiava, e si allontanava da me, lasciandomi sola in mezzo al boschetto del giardino. Frizzionai i palmi delle mani sulle braccia scoperte intanto che la figura di Helia spariva nel marasma variopinto del cortile selvaggio.

Speriamo che riesca a trovare delle risposte.

All'improvviso qualcuno mi afferrò per un polso, trascinandomi nell'oscurità delle siepi. Provai a gridare, ma una mano guantata di nero mi tappò la bocca. Pronta a colpire il mio aggressore, mi scontrai con due profondi, e magnetici, occhi blu.

SETH?!

*Angolino dell'Autrice*

Raga sto morendo...

Comunque, chiudo la votazione della "modella" per Silene e con una vittoria di 11 contro 8 (e 1 e 0), si conferma la modella Taraan (non so se l'ho scritto bene). Controllate in caso io abbia sbagliato a fare i conti...

Ovviamente voi potete immaginarla come volete, anche bionda se vi piace di più xD io avevo bisogno solo di una figura di riferimento per il personaggio

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