Capitolo 21

.21.

SETH

Mi accanii sulla bocca di Ginevra non appena chiusi la porta della mia personale camera da letto. Era vellutata e morbida quanto quella della cerbiatta, ma nel baciarla, non provai nulla se non la smaniosa foga di sfogare su di lei le mie pulsioni. Nient'altro. Niente farfalle nello stomaco, nessun intenso calore al centro del petto, e neanche alcun desiderio passionale che risaliva dalle viscere. Nulla.

Il suo odore, d'erba tagliata, e denti di leone, era quasi nauseante se lo si paragonava a quello fresco e delicato, di lavanda. Il profumo di Silene. Silene.

Gin si staccò da me solo per sfilarmi la maglia di dosso e gettarla in un cantuccio della stanza, passando la mancina, lussuriosa, sugli addominali. Chiusi gli occhi. Non per godermi il momento, ma per immaginare qualcun'altra al posto della mia promessa. Silene.

Avevo superato il limite e adesso stavo andando fuori di testa. Che io sapessi, non era mai accaduto qualcosa di simile nella storia della specie. Eravamo i primi nel nostro genere. Silene.

Mi stavo insidiando in qualcosa di pericoloso. Dovevo cancellarla dalla mente se volevo sopravvivere. Azzerare ogni strana emozione e starle lontano. Riaprii gli occhi, deciso a seguire questi ragionamenti.

«Che caldo...», ansimò, spingendomi contro il muro e spalmandosi su di me.

Armeggiai col suo indumento, sollevandolo fin sopra al petto: «Va meglio?», mormorai seducentemente, provocando la sua ilarità, e lasciando che sganciasse il bottone del reggiseno, sul davanti. Al pensiero che non fosse Silene però, provai un vuoto dentro di me. Al centro del torace percepii un dolore sordo, che risalì verso l'alto, e mi serrò la gola. Ginevra riprese a baciarmi, voracemente e con una certa urgenza nel volermi nudo. In seguito non riuscii a respirare. Avevo un disperato bisogno di riprendere fiato. Interruppi il nostro contatto, respingendola ancora. Allontanarmi da lei, spalancare le vetrate, e precipitarmi fuori dal balcone, fu una priorità. L'aria graffiava i polmoni a forza d'ingurgitare avide boccate d'ossigeno fresco mentre mi sorreggevo, stretto al parapetto in granito, per non cadere in ginocchio. Che cazzo mi stava succedendo?!

«Seth?! Si può sapere oggi che cos'hai?», riprese Gin, con quella sua maledetta voce stridula.

«Non lo so», bisbigliai confuso, ma le parole le rubò il vento; il quale, mi portò alle narici una scia nauseante. Un tanfo di salsedine, sangue fresco e... Lavanda.

Tutti i miei sensi si acuirono, e il malessere svanì com'era arrivato. Drizzai la spina dorsale, e senza rifletterci due volte saltai oltre la balconata, compiendo un volo di tre metri come se fossero stati trenta centimetri. Atterrai sul prato soffice, intanto che Gin strillava il mio nome, indispettita. Al mio fianco giunse Jude con le sembianze da lupo. Un enorme animale nero che annusava la traccia, in allerta. Gavriel, il falco, mi venne incontro, ancora nella versione bipede, affaticato dal duro allenamento sottoposto: «Silene non è qui», mi avvertì senza fiato, intuendo la direzione della mia preoccupazione.

Mi girai con una lentezza, agghiacciato dalla notizia e con gli occhi sbarrati.

«Non guardare me! È uscita fuori appena te ne sei andato con "Miss vocetta di usignolo"» fu la risposta, alzando le braccia in segno di resa per togliersi dalle responsabilità.

La leonessa si affacciò oltre il cornicione del balcone: «Ehi! Che vuoi insinuare uccellaccio?!», stridulò, adocchiandolo di traverso.

«Che sei un bijoux, fiorellino», la prese in giro lui, alzando il capo verso l'alto.

«BASTA!», urlai. L'aroma del plasma era inconfondibile, e mi gettò nel panico. Senza attendere oltre, ignorai i due litiganti e corsi verso quella direzione, scavalcando e smarcando gli arbusti che mi dividevano da lei. Silene. L'incubo della sera precedente tornò a tormentarmi. No, no, no!

Gli alberi, che fino a qualche giorno prima si mostravano aranciati, dalle chiome vestite di un autunno che persisteva persino in inverno, si presentarono più spogli che mai. Stavano morendo, e onestamente anch'io mi sentivo così. Appena raggiunsi la fonte dell'odore, in un piccolo spiazzo, in mezzo al bosco, la prima cosa che vidi fu la mia preda - sottoforma di cerbiatto - accasciata sul terreno, e quel pesce cane che le stava sbavando addosso. Lei, completamente immobile e lui, con la bocca aguzza sporca di plasma. Il sangue di Silene.

Fu un istante. Un istante soltanto. Persi qualsiasi barlume di ragione. Non vidi più nulla. Provavo solo ira, e mi scagliai contro Adam senza alcun freno. Non c'era più niente attorno a me, non sentivo nulla se non le scariche elettriche irradiarsi a ogni pugno. La ferocia mi annebbiò la mente, oltre che la vista. Mi trovai a cavalcioni sul corpo inerte dello squalo, fendendo l'aria e colpendolo, inarrestabile; la faccia del carnivoro si deturpava a ogni nuovo cazzotto. Le mie nocche erano imbrattate del suo sangue, ma io non me ne accorsi. Non seppi nemmeno affermare se il mio avversario stesse lottando, rispondendo ai colpi.

«Seth, no! Così lo ucciderai», ascoltai a malapena la voce della pantera.

Era un crimine togliere la vita a un proprio simile. Farsi giustizia da soli non era contemplato, ed era un reato punibile con l'incarcerazione a vita; ma le parole, per me, erano diventate vuote e prive di significato. Ero sordo e cieco a qualsiasi grido. Finché Jude, Gavriel, Laila e Tristan, non mi fermarono. Troppo tardi.

Adam era morto e io avevo continuato a colpirlo, deturpandone la carcassa anche dopo averlo ucciso.

Denti di leone*: sono i fiori gialli che si trovano solitamente assieme alle margherite ed i soffioni.

*Angolino dell'Autrice*

Mortal Kombat: Fatality. Seth Hunter, win.

Ahahahahahaha com'è brutale questo capitolo. Ho provato a "censurarlo" perché è davvero raccapricciante.

Tornando seri, vorrei dire un paio di cose a favore di ciò che stava per succedere fra Seth e Ginevra. Se esistesse una legge che vi vieta categoricamente di fidanzarvi con una persona dal colore di pelle diverso dal vostro o dalla religione differente, la riterreste una legge stupida ed insensata ai giorni d'oggi, giusto? Eppure nella storia moderna dell'uomo, è successo. Provate a pensare quanti Seth, abbiano rinunciato in questo modo, scegliendo una persona che non volevano davvero, solo perché sarebbero stati puniti con la morte. Non giudicatelo superficialmente, la storia cela molto più di quel che mostra.

detto ciò: NEL PROSSIMO CAPITOLO SCOPANO ahahahah

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