Prologo
-Ascolta, io...-
-Sta zitto!-
-Ma Minho...-
-Ti ho detto di stare zitto!-
Un rumore di vetri rotti si sparse per tutta l'abitazione. Un bicchiere di vetro si ruppe, seguito da un altro, e da un altro ancora.
-Non dovevi farlo!-
L'urlo, il ringhio che emise l'asiatico fu peggio di una pugnalata. Thomas sentiva gli occhi bruciare, ma si sforzò di non far uscire neppure la più piccola lacrima. Quantomeno, non in presenza dell'amico. O dell'ex amico.
Solo quando il pavimento fu ricoperto di cocci Brenda fece irruzione nella stanza.
-Ragazzi! Che succede?-
Senza dire una parola, Minho lanciò un'occhiata carica di disprezzo al ragazzo ed uscì dalla stanza. Thomas sentì qualcosa spezzarsi.
-Vattene via, Brenda. Vattene.- disse debolmente.
Perché era così. Debole perché non era riuscito a convincere Newt a venire con lui, e non era riuscito a raccontare quello che aveva fatto a quello che fino a prima era il suo migliore amico, e ora che l'aveva fatto si sentiva come morto.
La porta si chiuse, e solo allora Thomas si concesse di piangere. Il salato sulle labbra, la rabbia che pian piano si faceva strada in lui.
Non aveva solo ucciso Newt. Aveva ucciso anche sé stesso. E ogni volta che ci pensava sentiva quel dolore, che tentava di domare, ma che prendeva il sopravvento. Si guardò le mani, ferite dalle schegge di vetro.
Non gli importava se Newt l'aveva supplicato, se era quello che voleva. Lui non avrebbe rivisto i suoi capelli biondi, né la sua pelle (nota: 250 parole) pallida, né il suo sorriso. Perché lui non era lì per colpa sua.
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