-Thomas, esci da lì.-
-No.-
-Ti ho portato da mangiare.-
-Non mi interessa.-
-THOMAS ESCI DA LÌ O SFONDO LA PORTA.-
-Non mi interessa.-
-THOMAS!-

Si era addormentato con la lettera fra le braccia, ed era rimasto tutto il giorno in camera. Non gli interessava niente di Brenda, né tantomeno di Minho. Non si parlavano, e lui non usciva mai dalla sua stanza. Passava il tempo circondato da oggetti che gli ricordavano Newt, o a guardare cassetti del comodino mai aperti. Quel giorno era disteso sul letto, rileggendo la lettera per l'ennesima volta.

Thomas si sentiva strano quando la toccava. Si immaginava le mani del biondo sfiorare la carta, la penna incidere sul foglio con la sua calligrafia, che ormai aveva imparato a memoria. Ricordava i momenti che Newt aveva descritto, cercava di imprimere a fuoco il suo volto in mente. Aveva paura di dimenticarlo.

Quando aveva letto la lettera la prima volta, un mese prima, era uscito di soppiatto a fare rifornimento di tutto il cibo e l'acqua possibili, per non dover uscire dalla stanza. Ma aveva lo stomaco chiuso, e per lo più le scatole che dovevano nutrirlo erano rimaste chiuse. Pian piano era diventato sempre più magro, ma non gli interessava.

Sfiorava il biglietto che gli aveva dato in quella busta, e la pistola che aveva messo fine alla sua vita. Quella pistola che Thomas aveva avuto in mano.

Si portò piano la pistola alla tempia, senza togliere la sicura. Forse era impazzito, a fare una cosa così priva di senso. Gli occhi gli si riempirono di lacrime, mentre spingeva la canna sempre più a fondo, fino a fargli male.

-Newt.- sussurrò.

Un dolore acuto e devastante lo travolse al solo suono di quel nome. E sì che l'aveva avuto sempre vicino, l'aveva chiamato molte volte. Ma non se ne era mai reso conto. Newt era l'unica cosa che non gli era indifferente. Ma non lo sapeva. Il biondo invece aveva chiari i suoi sentimenti, tanto da ammetterlo, lui non ci era mai riuscito.

Gli mancava. Gli  mancava in modo devastante, come se Newt fosse la sua unica energia vitale, l'unica cosa che poteva spingerlo a vivere, l'unica cosa che voleva e che, per colpa sua, gli mancava. E non sarebbe più tornata. Thomas si odiava.

Chissà se anche Newt lo odiava. Se pensava che era uno stronzo, che ormai non gli importava più niente di lui. Forse non lo amava più. Forse Thomas si era reso conto troppo tardi di quello che provava per lui.

-Thomas. Esci da quella stanza.-

Ed ecco Brenda che tornava all'attacco. Ma non lo capiva, quella ragazza, che voleva stare solo? Ma il tono era diverso, ora, era più confidenziale. Infatti, dopo qualche minuto, la ragazza sospirò. -Minho vuole parlarti.-

-Che vada a fancaspio.- fu la gentile risposta del moro, ancora distrutto dalla reazione dell'asiatico che sembrava ignorare altamente i suoi sentimenti per Newt.

-No, amico. O mi fai entrare tu, o sfondo la porta.- decretò l'asiatico, che era evidentemente appena fuori.

Thomas non voleva. Si sentiva impazzire, ma non aveva niente a che fare con l'Eruzione, nè con lo stress mentale. Era soltanto combattuto.

-Sto per sfondare la porta.- lo avvisò l'ex-amico. -Tre...-

Thomas si lasciò scivolare per terra, andando ad aprire.

-Oh dio, Thomas, questo posto è un porcile!- strillò Brenda, precipitandosi a raccogliere le poche scatole che Thomas aveva svuotato. Il moro notò che non aveva fatto neppure un commento sul suo aspetto trasandato, ma non capì se era una cosa positiva o negativa.

Minho, invece, lo guardò con la rabbia ancora nascosta negli occhi.

-Hai rubato la lettera.-

-Era per me. E tu non me l'hai mai data.- lo accusò Thomas. -Tu lo sapevi, che Newt mi amava.- continuò, ignorando Brenda che aveva fatto rumorosamente fatto cadere tutte le lattine.

-Lo sapevo.- ammise Minho, senza neppure un filo di senso di colpa nella voce.

-Ribadisco. FANCASPIO. Lo amo anch'io, okay?!- urlò il moro, i pugni serrati. -Ora, se non ti dispiace, esci dalla mia stanza e portati anche la tua principessina. Non ho intenione di perdere tempo con te.-

Il pugno di Minho lo colpì dritto nell'occhio.