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-Ora, ragazzi, vi degnate di farmi capire cos'è successo?-
Un silenzio di tomba alleggiava sui tre, che stavano mangiando in silenzio. Di tanto in tanto Minho lanciava occhiate di fuoco a Thomas, che si stava convincendo che quella cena era la peggiore della sua vita. E di cene pessime ne aveva fatte tante.
-No.-
-Perché no, Min?-
-Brenda, taci.-
Lo disse in tono rude, duro, un tono che fece imbestialire la ragazza. Brenda si alzò, sbattendo la mano sul tavolo.
-Ditemelo!- abbaiò. -Mi sono meritata la vostra fiducia, non credete?!-
-Non c'è niente da sapere! Questo fottuto stronzo ha ammazzato Newt, ecco tutto!- urlò di rimando Minho. Si alzò come una furia, e qualcosa gli cadde dalla tasca, ma lui non se ne accorse.
Thomas smise di mangiare, lanciando un'occhiata alla figura dell'asiatico che si allontanava.
-Non c'è niente da sapere.- ripeté, come se stesse leggendo un copione, con lo sguardo vuoto.
Seguì l'esempio di Minho, e si avviò verso le camere con lo sguardo basso. Poi si chinò sulla busta che era caduta all'asiatico, e impallidì.
La afferrò, cercando di nasconderla allo sguardo di Brenda, che stava sparecchiando. Si diresse con passo deciso in camera, ma il suo cuore tremava di paura.
Si gettò sul letto, e con mani tremanti lesse il mittente scritto sulla lettera.
Da Newt.
Il suo sguardo si spostò un po' più in basso, mentre afferrava il biglietto sul comodino, quello che gli faceva male, quello con la richiesta di Newt. Si bloccò, leggendo il destinatario.
Per Tommy.
Le mani gli tremarono quando aprì la lettera. La spiegò lentamente, sudando freddo. Poi iniziò a leggere.
Caro Tommy,
non riuscirò mai a darti questa lettera di persona. Non voglio che tu la legga troppo presto, potrei morire dall'imbarazzo. Ma non importa.
Per dirti quello che voglio dire dovrò fare un giro molto lungo, almeno per me. Sto faticando a tirare fuori le parole, Tommy, a non dirti tutto subito.
"Dimmelo." pensò Thomas. "Dimmelo subito, Newt."
Nel pensare il suo nome, il cuore accelerò nel suo petto. Non capiva come fosse possibile.
Mi sembra passato un secolo da quando eravamo nella Radura, ma è proprio lì che ti devo "riportare". Precisamente, quando per fare il fottuto eroe te ne sei uscito a fare un giro turistico per quel cacchio di Labirinto. Bene, ti ricordi?
Quando le porte si sono chiuse, stavo ancora correndo. Non potevo credere che te ne saresti andato così. Sembravo un pazzo furioso, mi hanno ancorato al letto del Casolare. Avevo le mani scorticate a forza di battere la fottuta porta, e la gola secca a forza di urlare il tuo nome.
Il punto è che temevo di averti perso, Tommy. Ma non l'ho fatto, e la mattina giuro che ti sarei saltato addosso appena eri arrivato.
E quando sei stato così stronzo da farti pungere volontariamente. Tommy, tu non puoi capire. Vederti in quello stato mi fece sentire un cacchio di pive, avrei dato qualsiasi cosa per essere al tuo posto, perché capitasse a me e non a te. Ma ne sei uscito intatto, di nuovo.
È stato tutto in discesa da lì. No, anzi, non da lì. Da quando mi hai sorriso. Ecco, da lì è stato tutto così rapido, veloce che mi è crollato addosso in una frazione di secondo.
Thomas voleva urlare. Urlare tutto quello che provava, l'odio per quella vita che gli aveva tolto Newt.
Sono uno Spaccato, Tommy. E sono un ragazzo. E tu hai tutti ai tuoi piedi. Ti chiederò di uccidermi perché so che puoi farlo, perché voglio che tu sia l'ultima cosa che vedo.
Non ha senso quello che sto per dirti, ma forse la realtà non ha mai molto senso.
Insomma... Ti amo, Tommy.
Con amore,
Il tuo Newt.
Breve spazio autrice, e anche l'ultimo:
Tutti i capitoli saranno minimo di 600 parole
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