Sarebbe bellissimo

A Chiara, 
che mi ha decisamente ispirato
e convinto a scrivere nuovamente di Harry e Louis
Questa storia è per te ♥



14 Luglio 2018, ore 02:43

Los Angeles, California.

So I built you a house from a broken home
And I wrote you a song with the words you spoke

Yeah, it took me some time but I figured out
How to fix up a heart that I let down

A Los Angeles non aveva bisogno di una camera d'albergo in cui dormire. C'era casa loro.

Il concerto era finito da qualche ora e il ritorno verso casa era stato insolitamente tranquillo. In quelle occasioni, benché gli piacesse essere autonomo e guidare, si faceva sempre accompagnare da un autista.

"È più sicuro" gli diceva una particolare voce nella testa. Non era mai la sua e si ritrovava sempre a sorridere quando succedeva. Gli scrisse un messaggio, come faceva sempre dopo un concerto, per augurargli la buonanotte. Ovunque fossero, anche se era giorno dalla parte del mondo in cui si trovavano, era necessario per entrambi comportarsi così. Era il loro modo per essere una famiglia.

Rincasò dopo aver augurato buonanotte anche all'autista, con una borsa in una mano e una bottiglietta d'acqua nell'altra.
Non era tutto spento, buio o desolato. C'era una luce ad attenderlo e non solo quella. Allora seppe che inviare quel messaggio era stato inutile. E sorrise di nuovo.

"Hey" salutò Harry, riempiendosi gli occhi con la figura dell'uomo seduto sull'enorme divano del loro soggiorno. Si accorse soltanto il secondo successivo che il ragazzo in questione era appisolato con una bottiglia di birra tra le mani, la televisione accesa e i piedi sopra il loro tavolinetto.

Quante volte gli aveva detto di non mettere i piedi su quel tavolo. Non stava lì per quel motivo. Mai una volta che gli aveva dato ascolto. Ma, in fondo, era meglio che ci fossero, lì, anche contro il suo volere, perché annientavano completamente il peso di un'assenza. Della sua assenza.
Sorrise, chiudendo la porta d'ingresso e abbandonando il borsone a terra e la bottiglia sul primo mobile alla sua destra.
Gli si avvicinò con calma, per non destarlo. Gli si sedette accanto subito dopo avergli tolto la bottiglia tra le mani e aver abbassato fino al minimo il volume dalla televisione.

Come il gesto più naturale del mondo, Louis gli scivolò addosso, col capo sulla spalla. Era un'azione che compiva spesso, soprattutto quando dormiva. Come se il suo autocontrollo fosse più arrendevole di fronte alla consapevolezza che in quelle quattro mura non c'erano mostri da combattere o da cui difendersi.

Harry alzò un braccio per avvolgergli le spalle e Louis strisciò maggiormente contro il petto ampio e placido. Metà del viso a sentir il battito di Harry un po' più agitato e commosso, come sempre in sua presenza, e l'altra metà a completa disposizione degli occhi di Harry.

Lo sentì prendere un profondo respiro e, seppur nel dormiveglia, riconoscerlo. Come se ci fosse un odore unico, sulla faccia della Terra, che portava il suo nome. Sapeva che fosse così, perché anche Louis ne possedeva uno soltanto suo che Harry poteva identificare ovunque, anche in mezzo a un mucchio di gente.

"Abbiamo perso" brontolò Louis. Harry trattenne una risata alzando gli occhi al cielo. Il calcio, dannazione, non gli era mai importato granché. Louis, però, aveva fatto avanti e indietro per la partita dei mondiali.

"Lo so, tesoro. Mi dispiace" gli sussurrò. "Non credevo avessi intenzione di tornare a casa" continuò piano, consapevole che Louis avrebbe potuto non rispondergli.

"Non aveva senso starti lontano" biascicò Louis. Teneva gli occhi chiusi, per Harry era normale. Convivendo si erano scambiati reciprocamente pregi e difetti. Anche Louis, ora, sapeva parlare nel sonno.

You can't go to bed without a cup of tea
Maybe that's the reason that you talk in your sleep
And all those conversations are the secrets that I keep
Though it makes no sense to me

"Che ne dici di andare a dormire sul letto?" propose Harry. "Mh, mh" convenne Louis, ma non si mosse.

Harry sarebbe stato in grado perfino di prenderlo in braccio, ma l'autocontrollo di Louis, in quei casi, non era poi così tanto arrendevole. Sapeva di rischiare di svegliarlo completamente soltanto per sentirlo inveire di non essere una femminuccia e di essere in grado di farlo da solo. Al loro matrimonio aveva preso Harry in braccio con l'assurda convinzione di essere capace di attraversare la porta d'ingresso come era tradizione fare per una coppia di sposini. E Louis c'era riuscito, capitolando a terra cinque passi dopo. A Harry non era mai importato salvaguardare la propria identità, ma col tempo aveva imparato a rispettare il modo di essere di Louis, perché era esattamente così che lo amava. E Louis, da parte sua, aveva imparato a ridere della propria stupidità.

Si alzò, quindi, sapendo che Louis lo avrebbe seguito per inerzia, ancora schiacciato contro il suo petto, salendo le scale abbracciati e in una posizione scomoda ma, perlomeno, non in braccio.

Entrarono nella loro camera da letto e Harry pensò prima al suo compagno: gli tolse le scarpe, i pantaloni, gli lasciò la maglietta e lo mise a letto per poi guardarlo qualche secondo inutile con un sorriso intenerito stampato in viso: Louis, capelli spettinati, inerme e apparentemente fragile su quel materasso, sembrava come metà di un corpo in attesa di essere completato. Così Harry si spogliò in tutta fretta, sdraiandosi accanto a Louis e avvolgendolo per la vita. Perché, benché preferisse il contrario, Harry amava stringere a sé Louis e sentirlo vicino, in quelle poche occasioni che aveva.

"Domani è l'ultima data del tour" gli disse Louis.

"Lo so" gli baciò il collo, prima di depositarci la propria guancia. Louis sospirò. "Sono felice".

"Anche se l'Inghilterra ha perso?"

Louis mugolò infastidito. "Ops, ancora troppo presto?"

"Decisamente, dovrai farti perdonare."

"Appena sarai sveglio, non mi piace farlo con un sonnambulo" sorrise, aprendo il palmo di una mano sull'addome di Louis.

Il suo cuore era la sua ninna nanna.

"Anche perché ti serve il mio consenso", addormentato oppure no, Louis non perdeva mai il suo guizzo ironico. Harry si morse un labbro.

"Quello me l'hai dato firmando diversi documenti un paio d'anni fa..." precisò.

Louis sospirò. "Buonanotte, approfittatore".

"Buonanotte, bell'addormentato".

I don't care what people say when we're together
You know I wanna be the one to hold you when you sleep
I just want it to be you and I forever

***

14 Luglio 2018, ore 12:02

Los Angeles, California.

The script was written and I could not change a thing
I want to rip it all to shreds and start again
One day I'll come into your world and get it right
I'll say we're better off together here tonight

Louis si era svegliato col suono di corde strimpellate a pochi centimetri di distanza dal proprio orecchio: se non si sentiva profondamente stanco, avrebbe potuto anche ammettere che adorava quei tipi di risvegli – al secondo posto nella sua lista di preferenze, perché al primo non c'era veramente bisogno di specificare cosa ci fosse.

Si rigirò arcuando la schiena per cercare di mettere a fuoco la figura alle sue spalle e quando con un cipiglio ad aggrottare la fronte la riconobbe, fece uno strano verso, crollando serenamente sul proprio cuscino. Non era proprio un tipo mattiniero.

Harry lo spintonò poco dopo, con la pianta del piede destro all'altezza di un gluteo. "Hey, dormiglione, so che sei sveglio" gli disse, continuando a suonare la chitarra che aveva addossato contro il proprio busto.

"Non di mia spontanea volontà" farfugliò Louis contro il guanciale. Sentì Harry ridere e accompagnato dal suono melodioso della chitarra, Louis si ritrovò a cedere un po' all'ostinata voglia di continuare a dormire. Era sempre così.

"È mezzogiorno, prima o poi dovrai riconsiderare le tue volontà" lo sbeffeggiò.

Come non detto, Louis se ne rimase nella stessa posizione per un altro minuto. Harry lo percosse nuovamente con il piede nello stesso punto e Louis dondolò sul suo fianco, sorridendo consapevole che l'altro non avrebbe comunque potuto vederlo.

"Oh beh, allora vorrà dire che non avrai ciò per cui mi devo far perdonare" alluse, con tono malizioso, Harry.

Louis aprì gli occhi, si voltò e facendo leva su un braccio appoggiò la testa sulla mano. "Sono sveglio".
Harry rise, facendo un gran baccano, poggiando la testa contro la testiera del letto. Louis lo ammirò con un sorriso beffardo che un po' cedette alla tenerezza di quella visione: Harry, chitarra alla mano, perlopiù nudo, mentre rideva, era tutto ciò che aveva chiesto alla vita. E lei, misericordiosa, glielo aveva dato, anche dopo averlo perso un paio di volte.

"Perché indossi le mutande quando non dovresti e non le indossi quando dovresti?" lo interrogò Louis, afferrando con l'indice l'elastico dei boxer e lasciandolo andare in un stick onomatopeico all'altezza dei fianchi morbidi di Harry che rise ancora più forte. Sapeva a cosa alludesse Louis ed era chiaro anche che conoscesse bene la reazione che il suo compagno avrebbe potuto avere a tale notizia, ma come sempre si divertiva troppo per smettere di provocarlo.

"Se non lo facessi, quale sarebbero i motivi dei tuoi bronci?"

"Mi dai mille motivi al giorno per fare questa faccia."

"Lo so, e la adoro, ma devo sempre trovare quello in più per coglierti di sorpresa" rispose, scivolando sul letto per arrivare alla medesima altezza di Louis. Si fronteggiarono con sguardi vispi.

"I miei gioielli alla mercé delle tue fan sarebbe il motivo in più?"

"I tuoi gioielli. Da quando sono tuoi?" lo provocò audace, guardandosi le mani. Toglieva sempre gli anelli durante la notte, ma loro non stavano parlando in particolar modo di qualche gioiello regalatogli da Louis per una occasione speciale. Harry lo sapeva bene.

"Non molli mai, eh. Andiamo, togliti queste dannate mutande."

Harry sorrise sghembo. "Fallo tu".

Allora, si baciarono. Harry aveva smesso di sorridere e aveva inclinato il capo per guardarlo un po'. Occhi negli occhi. Poi scostando di poco la chitarra si era allungato per raggiungere la sua bocca.

Per qualche minuto fu quello l'unico suono che riecheggiò fra le pareti.

Quando si divisero, Harry tornò alla sua chitarra. "Anzi no, suonerò per te, per farmi perdonare."

Louis si era lamentato, non era quella la sua prima cosa preferita da fare appena svegli, ma lo lasciò fare. Aveva sempre il tempo di farlo dopo.

"A New York hai fatto una canzone di cui non mi sovviene il titolo al momento" gli disse, mettendosi a pancia in giù con le gambe alzate e incrociate fra loro. Harry si accigliò inizialmente, ma quando abbassò gli occhi per guardarlo, fece l'espressione di chi aveva capito a che gioco stesse giocando. Aveva collegato le due cose: New York e Louis.

"Ah sì? Una mia canzone?"

"Non tua, ma nostra in qualche modo. Mi infastidisce pensare che non fossi lì a sentirtela cantare."

"Tu c'eri" replicò Harry, iniziando a strimpellarla alla chitarra. Harry aveva indossavo un abito blu. Louis c'era stato davvero.

"When I first saw you, I saw love. And the first time you touched me, I felt love. And after all this time, you're still the one I love" parlò Harry. A perdere un battito o forse qualcuno di più, furono entrambi in quella stanza.

"E poi penso che se ci fossi stato, non sarei stato veramente in grado di cantarla arrivando fino alla fine. Guardami ora, mi trema la voce come se fosse di nuovo la mia prima volta su un palcoscenico."

Louis aprì il suo viso al primo, vero sorriso della giornata. "Facciamo schifo quando siamo così melensi."
"Quindi facciamo schifo sempre?"

Risero.

"Sarebbe bello poterla cantare sul palco, insieme. Non credi?" gli disse Harry, poco dopo. Louis rimase in silenzio, a guardarlo, annuì soltanto. D'un tratto si alienò per pensare.

Si erano confessati il proprio amore in ogni parte del mondo e in ogni angolo nascosto del mondo. Il palcoscenico di un concerto, però, era la loro carta mancante.

Si erano persi per quell'incompletezza. Erano diventati degli sconosciuti, o peggio, degli estranei, per aver nascosto il loro amore. Ma come tutte le cose senza fine, eterne, si erano sempre ritrovati, anche quando entrambi avevano perso ogni speranza.

Sebbene avessero smesso di prometterselo, era stata come una fede al dito, il pensiero che un giorno avrebbero potuto celebrare il loro amore di fronte a tutti, su un palco rialzato e con l'unico mezzo che era stata la salvezza di entrambi, la musica. Ma quel momento, nonostante il ricongiungimento, tardava ancora ad arrivare.

Harry smise di suonarla e si alzò dal letto, senza minacciare un cattivo e improvviso umore, ma era stato scosso da quel silenzio, lo era sempre.

Louis lo seguì senza dirgli nulla, afferrandolo per un polso e tirandoselo contro.

"Sarebbe bellissimo, Harry." gli rispose, finalmente. Aveva paura ancora di dirlo ad alta voce. Aveva paura a farlo. Aveva paura di perderlo per lo stesso motivo per cui l'aveva perso la prima volta, la seconda e la terza.

Aveva paura di tante cose, ma non più di dirgli che avesse paura. Harry, dopo un momento di esitazione e di stanchezza – quella non passava mai - lo ritrovò nei suoi occhi cobalto e annuì semplicemente. Si abbracciarono. Si baciarono di nuovo. E tornarono a letto. Senza alcuna chitarra a dividerli.

Forse presto sarebbe arrivato il momento per l'ennesima rottura. Per l'ennesima esigenza di stare un po' lontani per comprendere se ci fosse ancora il bisogno di ritrovarsi.

O forse no, perché avevano imparato ad accettarsi, a non rinunciare, ma a soddisfare altre mille esigenze in più.

Quell'incompletezza ci sarebbe stata ancora, forse per sempre. Ma almeno ora sapevano che non fosse l'unica cosa ad essere eterna.

They don't know I've waited all my life
Just to find a love that feels this right

***

What do you do when a chapter ends?
Do you close the book and never read it again?
Where do you go when your story's done?
You can be who you were or who you'll become

Non era pronto, ma il punto era che non lo sarebbe stato mai.

A pranzo si ritrovò a chiedere qualcosa che non era tanto la sua mente a volerlo, quanto il suo cuore.

"La canterai stasera, per il tuo ultimo concerto?"

Harry gli dava le spalle, mentre preparava qualcosa da mangiare, e Louis lo vide irrigidirsi. La schiena nuda e bianca era un fascio di muscoli tesi. Si alzò di slancio per andare a stringerlo stretto a sé. Gli posò una guancia fra le due scapole subito dopo averci depositato un bacio. "So che riusciresti a cantarla, nonostante io sia lì, presente. Come sei riuscito a cantare tutte le altre, quando c'ero ad Amsterdam o in Brasile."

"Perché me lo chiedi?" rispose Harry, quando si voltò per fronteggiarlo faccia a faccia. Le mani a circondare la vita, Harry aveva stretto il suo stesso polso, solleticando con un paio di dita il fondoschiena del compagno. Era la sua abitudine.

"Perché sarebbe bellissimo" replicò Louis, alzando il mento e fissandogli le pupille leggermente dilatate. Col naso andò ad accarezzare il pomo d'Adamo di Harry; quella era la sua abitudine.

Harry fece una smorfia. "Non lo so, non ho nemmeno un ospite con cui duettarla. È difficile, tutto da solo."

"È la tua ultima data, nessuno assocerebbe la tua voce spezzata a un'emozione inspiegabile, se è questo che stai pensando."

Invece sì, tutti avrebbero preso atto del motivo. Perché nonostante continuassero a fingere che nessuno sapesse, in molti lo immaginavano, in tanti già ci credevano.

Le cose belle non hanno mai avuto un posto sicuro dove nascondersi, portano con sé una luce accecante, che vibra e attrae gli occhi di chi è in grado di percepirne la bellezza e la purezza senza restarne abbagliati. In molti possedevano quegli occhi. Loro lo sapevano.

"Ora stai facendo il gradasso".

"Sta funzionando?"

"No..."

"Invece sì."

Harry alzò gli occhi al cielo ma non riuscì a scappare dalla presa di Louis. "Posso fare un discorso prima di cantarla?"

"Un discorso per me?"

"No, per il mio amante."

Louis sorrise oscenamente. "Per me" ripeté, crogiolandosi come un cretino. Harry si voltò nuovamente verso la cucina e questa volta Louis glielo permise. Lo sentì sbuffare. Lo lasciò tornando a sedersi di fronte a lui. Lo guardò con un gomito sul tavolino e il mento poggiato sulla mano. Lo osservò per quelli che sembrarono minuti interminabili, mentre cullava la paura cercando di addomesticarla.

Sospirò, alla fine, quando Harry si voltò, cogliendolo in fragrante. Si sentì punto nel vivo nel vederlo sorridere beffardo e fece una smorfia alla Tomlinson che fece ridere maggiormente Harry. Poi, fu il suo turno di sorprenderlo: "Discorso sia, allora. Ho così voglia di sentirtela cantare, questa sera" affermò, dopo aver addentato un po' delle uova strapazzate.

Harry era rimasto fermo a guardarlo per un po'. Forse sospettoso. Probabilmente emozionato.

Non aveva idea, comunque, di cosa avesse in mente Louis.

Oh-oh-oh, oh-oh-oh oh,
if it all goes wrong 
Oh-oh-oh, oh-oh-oh oh,
darling just hold on

14 Luglio 2018, ore 23:40

Los Angeles, California.

"E ora Los Angeles, una canzone molto speciale per chiudere questo concerto, e assieme a lui, questo favoloso tour. Non avrei mai creduto, a sedici anni, di arrivare a così tanto nella mia vita e se vi dicessi che l'avevo sognato esattamente in questo modo, mentirei. Ho trovato voi, che mi amate e seguite da anni, che mi fate ogni giorno il dono più prezioso che un artista possa desiderare, quello di essere ascoltato, compreso e accettato. Mi mancherete moltissimo."

La folla rispose facendo un gran baccano. In molti già piangevano e Harry sapeva che tutto non si concludeva in quell'unica arena. C'erano altri cuori in ascolto. Lui stava parlando a tutti.

Aveva cantato e suonato come ogni sera. Divertendosi e dandosi al suo pubblico. Forse perché era l'ultima data, forse perché era a Los Angeles e c'erano due occhi in più a osservarlo, lì, da qualche parte, ma era stata una notte speciale. Aveva voglia di parlare, di confessare.

Doveva fare il discorso, ma non si era preparato nulla. Le cose più sincere in fondo escono dalla bocca di un impreparato. Questo lo sapeva bene. Mentre parlava, però, fu impossibile frenare il flusso di ricordi che gli balenarono in testa. E l'emozione inondò ogni buon senso di stare attento alle parole che usava.

"Ma oltre a voi, ho trovato anche quella persona. Si chiama caso quando ti imbatti in qualcuno in un posto e poi lo ritrovi senza avere un appuntamento. E si chiama destino, quando te ne innamori, quando soffri, quando perdi e quando te ne innamori di nuovo. Volevo dire a ognuno di voi di scegliere l'amore ogni giorno, di crederci perché esiste, se nonostante tutto non riesce ad appassire; di combattere se è tanto forte da sormontare ogni complicazione, ogni ostacolo. In tutte le parti del mondo vi ho visto sventolare una bandiera che ha molte accezioni, ma che nasce dal più significativo di tutti: la pace. Perché l'amore può essere anche una guerra, ma le parole che usa non uccidono, sono armonia, sono un'intesa. L'amore è un armistizio fra una guerra e l'altra. Fatelo durare il più a lungo possibile e se non potete, combattete per far finire una guerra, non per il gusto di cominciarne una nuova. Proteggete, non attaccate. Siate buoni, amate."

Non sapeva realmente dove volesse andare a parere. A volte iniziava un discorso e non lo concludeva mai. Dio, era un casino. Decise di andare direttamente al punto. Di lì a poco avrebbe cantato quella canzone. Peccato però che non credesse di potercela fare.

"Io ho visto l'amore, la prima volta che ho incontrato i suoi occhi".

Il pubblico iniziò a urlare. Sentì il suo nome, e non poté fare a meno di sorridere.

For your eyes only, I'll show you my heart
For when you're lonely and forget who you are

I'm missing half of me when we're apart
Now you know me, for your eyes only
For your eyes only

"Ho sentito l'amore, la prima volta che mi ha toccato."

One more taste of your lips just to bring me back
To the places we've been and the nights we've had
Because if this is it then at least we could end it right

"E nonostante tutto il tempo trascorso, è ancora la mia persona, l'unica."

You know I can't fight the feeling
And every night I'm feeling

Right now
I wish you were here, with me

La folla di persone, già in fomento per il discorso e per l'intuizione di aver capito dove quel discorso volesse andare a parare, si animò ancor di più mentre Harry iniziava a suonare le prime note di You're still the one.

***

«Looks like we made it
Look how far we've come, my baby»

Era iniziato tutto in un programma televisivo. Anzi no, ad un concerto. No.

Era iniziato tutto in un bagno.

Harry non aveva mai detto a Louis di averlo già notato ancor prima che si conoscessero. Per questo ricordava il loro incontro. Il suo "Ops" e la sua risposta, "Ciao". Per questo si era tanto emozionato quando avevano scoperto di essere stati presenti allo stesso concerto della loro band preferita. Per questo era stato contento di creare una band assieme a lui. Non l'avrebbe perso di vista, erano destinati.

Louis, dal canto suo, era stato quello ad esserne travolto. Mai aveva chiesto tanto alla sua misera vita, ma in un atto di coraggio, non aveva solo dato una chance alla sua voce, ma anche al suo cuore.

Nessuno dei due poteva immaginare quanto lontano sarebbero potuti arrivare. Ci scommisero sopra.

Adesso, potevano ammettere di aver vinto.

«We mighta took the long way.
We knew we'd get there someday-»

Le parole gli uscirono di bocca con un suono vibrato e un po' commosso. Cercò di tenere la nota, mentre si concentrava con lo sguardo inclinato verso la propria chitarra. Non sarebbe arrivato alla fine. Non da solo.

«They said "I bet they'll never make it-»

People say we shouldn't be together.
We're too young to know about forever. 

«But just look at us holding on» 

La voce alle sue spalle lo colse impreparato. L'aveva riconosciuto perché, come il suo odore, era del tutto inconfondibile. Solo, che non poteva crederci. Non era programmato. Non c'erano ospiti. E Harry si ritrovò stupefatto, mentre il pubblico capiva prima di lui cosa stesse succedendo.

Loro, ovunque fossero, chiunque fossero, seppero a quel modo, il più bello di tutti, di aver perso una scommessa.

«We're still together...» 

Riprese Harry, la voce tremò ma andava bene anche così, mentre vedeva Louis, piccolo, senza autocontrollo, avvicinarsi a lui con un microfono alle mani. Gli occhi di Harry non lo avevano mai visto così fragile, ma quanto si sbagliavano. Quanto erano accecati dall'immagine davanti a loro. I loro sguardi si incrociarono: Louis gli fece un sorriso, quasi timido, e alzò le spalle; in quanto a Harry non poté fare a meno di sorridere.

Louis era tutto, fuorché fragile.

«Still going strong» 

Continuò Louis, abbassando il gelato e sorridendogli teneramente. Aveva gli occhi lucidi e quando Harry lo notò, si rese conto anche dei suoi, che minacciavano proprio di sciogliersi in un pianto.

Louis gli fece l'occhiolino, mentre una lacrima faceva la sua strada lungo gli zigomi.

"Gente, Louis Tomlinson è qui per cantare con me questa- canzone. Sorpresa!" annunciò, cercando di sembrare convincente. Il pubblico era in delirio. Louis fece un breve inchino, ma si voltò di tre quarti verso Harry. Era lì solo per lui. Anzi, per loro.

La sua band sghignazzava, comprese così che forse non erano del tutto ignari di quella sorpresa.

Era tutto incredibile per poter credere che fosse vero. Erano stati su un numero sconsiderato di palcoscenici, questo lo sapeva, ma ora la sua presenza lì, durante quella canzone, aveva tutt'altro significato. Harry seppe immediatamente anche questo, quando riprese a suonare dal ritornello.

«You're still the one I run to
The one that I belong to
You're still the one I want for life»

Harry cantò e non si risparmiò, dopo un sorriso e un'alzata d'occhi al cielo per trattenere la gioia di quel pianto, di farlo fissando Louis negli occhi, quelli dove era sempre tornato.

Sweet creature, sweet creature.
Wherever I go, you bring me home

«You're still the one I love
The only one I dream of
You're still the one I kiss good night»

Sweet creature, sweet creature.
When I run out of road, you bring me home

***

«Ain't nothin' better
We beat the odds together
I'm glad we didn't listen
Look at what we would be missin'»

A riprendere fu Louis, concentrandosi per non cedere alla nota. Era da un po' che non cantava su palco in cui anche Harry era presente. Aveva perso l'abitudine e l'emozione, spavalda, stava letteralmente giocando a campana sul suo cuore.

Salire su quel palco non era stato facile. Le ginocchia cedevoli gli avevano intimato più volte che avrebbero potuto arrendersi e piegarsi da un momento all'altro, ma Louis – con la complicità della troupe di Harry – aveva tenuto duro, aveva cercato la forza, perché ora sapeva sempre dove trovarla: in un cespuglio arricciato di capelli, due guanciotte puntellate da fossette, una bocca ampia e due occhi verdi, fedeli alla vita come un girasole al Sole, che fra tutte le persone al mondo avevano sempre scelto lui.

Era cosciente dei cambiamenti, di quanto fosse stupida l'idea di farlo dopo tanti anni di tentennamenti. Si erano confessati amore eterno, promettendosi di proteggersi e rispettarsi l'un l'altro per il resto dei loro giorni. Si erano persi, dopo poco tempo, incapaci di tenere fede a quelle promesse. Eppure, si erano anche ritrovati, accettando le rughe di stanchezza per un cuore ricolmo di paura e tentando, giorno dopo giorno, di non cedere alle avversità.

Quando Harry si piegava un po' di più a quella stanchezza, però, Louis si riprometteva di stravolgere il mondo purché non avesse la sensazione di star deludendo chi più contava nella sua vita.

Un codardo travestito da coraggioso può tante cose se chi gli è accanto non ha indosso alcuna maschera. Perciò non era Louis che stava annullando quell'incompletezza, ma era Harry che gli stava togliendo tutte le paure di dosso.

Perché l'aveva già fatto. L'aveva sempre fatto. Con lui, era sempre stato più forte.

«They said "I bet they'll never make it"
But just look at us holdin' on»

Continuò Harry, riacquistando un po' di voce e concentrazione. Grazie a lui, Louis riuscì a fare lo stesso.

«We're still together, still goin' strong» Louis chiuse gli occhi. Padrone di se stesso. Del mondo. Della paura. Del suo amore.

So, baby, hold on to my heart, oh, oh
Need you to keep me from falling apart
I'll always hold on'Cause you make me strong

«Still the one!» prese l'acuto Harry. Louis lo guardò sentendo il cuore balzargli in gola. Dopo tutto quel tempo, non c'era stato giorno in cui l'avesse amato meno o che avesse ceduto all'idea che non fossero destinati a stare insieme.

«You're still the one I run to
The one that I belong to
You're still the one I want for life»

La folla era in estesi. Forse tutto il mondo lo era o lo sarebbe stato non appena quell'evento li avesse raggiunti con foto e video. Harry e Louis avevano sempre titubato all'idea di farlo, considerandosi impreparati. Quando Louis pronunciò le parole di quel ritornello, però, ebbero chiaro entrambi quanto fossero pronti, ora e chissà da quanto tempo, di saper cavalcare quell'uragano.

Non si era mai trattato di incompletezza, soltanto perché il mondo non sapeva di loro. Era sempre stato una questione di paura, quella che aveva mascherato dubbi e incomprensioni per la festa di Halloween più lunga e duratura. E ora finalmente era il primo novembre. La festa era finita, iniziava la vita.

Never together
Cause they see things in a different light
Like us, but they never tried like us


«You're still the one!»

You and I
We don't wanna be like them
We can make it 'til the end
Nothing can come between

Chissà in quanti avevano sentito la mancanza delle loro voci sovrapposte fra loro. Louis cantava il ritornello e Harry faceva il coro, urlando e manifestando finalmente quanto ci fosse stato spazio nel suo cuore per quel piccolo grande uomo che aveva saputo regalargli ciò che più desiderava. E ora che lo stava condividendo apertamente, in pubblico, ne fu quasi geloso.

I see the smile as it starts to creep in
It was there, I saw it in your eyes
I was stumbling, looking in the dark
With an empty heart
But you say you feel the same
Could we ever be enough?

«You're still the one I love» continuò Louis, una mano sul petto e gli occhi chiusi. Li riaprì quando Harry iniziò a cantare assieme a lui.


I'll make this feel like home
Baby we could be enough

«The only one I dream of
You're still the one I kiss good night»

If tomorrow you won't be mine
Won't you give it to me one last time
Oh baby let me love you goodbye

«You're still the one!»

you're all I want, so much it's hurting
you're all I want, so much it's hurting

Cantarono ancora una volta il ritornello. Insieme. Poi soltanto Louis con Harry a fare il coro e le note più alte. Guardarono il pubblico, che aveva alzato le bandiere e i cartelloni sventolandoli con orgoglio.
Orgogliosi di loro, probabilmente.
Andavano fieri di ciò che erano, ma ancor di più di chi li seguiva.

«I'm so glad we made it»

Fu Louis a chiudere la canzone. Assieme a lei, se ne andava via una vecchia vita. Addio, la salutò Harry, beandosi della voce di Louis che delicatamente gli dimostrava quanto fosse bello quel coraggioso cambiamento.

«Look how far we've come, my baby»

Insieme guardarono davanti a loro: un tramonto stava facilmente trasformandosi in alba.

Even when the night changes. It will never change me and you.

***

15 Luglio 2018, ore 02:43

Los Angeles, California

But if you like causing trouble up in hotel rooms
And if you like having secret little rendezvous
If you like to do the things you know that we shouldn't do
Then baby, I'm perfect. Baby, I'm perfect for you

Dopo uno stravolgimento del genere era necessario proseguire con gli alcolici.

Avevano festeggiato la fine del tour insieme alla band e a tutti coloro che gli avevano dato vita ed entrambi non avevano preso in considerazione di stare attenti a ciò che avrebbe potuto combinare l'adrenalina del momento.

Si ritrovarono ubriachi, nell'auto guidata da un sobrio autista, scortati da Mitch e Jeffrey. "Okay, ragazzi. Andate a dormire, per oggi siete stati già fin troppo coraggiosi. Non esagerate ulteriormente..." gli aveva detto Jeffrey, prima di salutarli. "Ma comunque sono orgoglioso di voi" aveva esclamato dopo aver chiuso lo sportello dell'auto. Doveva essere ubriaco e Mitch, che reggeva decisamente meglio, lo aveva riaccompagnato dentro.

Seduti scomposti, sorreggendosi l'un l'altro con le spalle schiacciate, inclinarono entrambi la testa all'indietro e si permisero di vedere il mondo girare, girare senza mai arrestarsi.

"Il mio telefono è morto, credo lo abbiano scaricato le chiamate e i messaggi ricevuti" esclamò Harry, per primo, biascicando le parole. "Sai, per la novità" ridacchiò, ubriaco. Aveva le gote arrossate e Louis impazziva nel vederlo somigliare al ragazzino di cui si era innamorato la prima volta.

Louis prese il suo dalla tasca dei pantaloni. Era spento. "Oh al diavolo, restiamone fuori per un po'" propose. La sua famiglia, i suoi amici... già se li immaginava urlare di gioia a quel grandioso passo. Non era cambiato nulla, perché loro erano sempre se stessi, ma il mondo era un posto migliore ora che erano usciti fuori per aggiungersi ai festeggiamenti.

Harry sorrise languidamente, sottraendosi un poco per guardarlo in viso. "Hai fatto una cosa bellissima, oggi. Se me lo avessero chiesto, avrei potuto scommettere in tuo favore soltanto perché credo in te, ma questo non mi avrebbe precluso di restarne comunque molto sorpreso. Non credevo- avevi organizzato tutto?"

Louis rise, negando velocemente con la testa e socchiudendo gli occhi. "Non ho organizzato un bel niente, Harry, per questo ha funzionato. E tu eri molto più che sorpreso, direi" confessò, dando modo a Harry di sgranare gli occhi. Poi rise anche lui, scompigliandosi i capelli con una mano.

"Cosa? Sul serio? Tu- tu hai semplicemente deciso di... salire su quel palco? Così? Senza mettere in discussione nulla? Sei un pazzo."

"È una vita ormai che mettiamo in discussione tutto, ho solo pensato che continuare così non ci avrebbe portato a nulla. Ed ero stanco. Entrambi lo eravamo. Anche se avevano trovato la stabilità di accettarci così come siamo, io avevo bisogno di dare a noi quel palco. Siamo due pazzi, per questo torniamo ad imbatterci l'uno nell'altro, ogni volta fin dalla prima."

Le lacrime tornarono a gonfiare gli occhi di Harry. E il vino che aveva buttato giù non dava aiuto alla propria reticenza a non lasciarsi andare. Louis piegò il capo per osservarlo meglio, sorrise mentre alzava una mano per accarezzargli una guancia e asciugare una lacrima. Harry, poco dopo, fece lo stesso con lui.

"Avrei cantato con te altre mille canzoni. Mi mancava farlo e non mi è sembrato abbastanza" confessò poi rubandogli un bacio. Louis avviluppò rapido un labbro di Harry per costringerlo ad arrestarsi lì, vicino a lui. Si guardarono negli occhi. Gli acciuffò il viso con entrambe le mani per riuscire a metterlo a fuoco. Non voleva parlare con due Harry.

"A breve inizierà il mio tour. Se qualcuno è sopravvissuto, potremo dar loro una seconda occasione" gli soffiò maliziosamente audace. Non avevano idea della piega che aveva preso il loro domani, ma d'un tratto, forse per il vino nel loro sangue, nulla aveva importanza. Tutto sembrava semplice. Una bella sensazione.

"Hai visto come erano in delirio per noi? Erano felicissimi, in ogni caso." Esclamò Harry, entusiasta. Una piccola parte di lui aveva sempre titubato che fosse possibile, che una gioia – invece dell'ennesimo dolore – potesse stringerli più forte di prima. Era contento di essersi sbagliato.

Louis annuì baciandolo di nuovo. "Allora? Mi seguirai?"

Harry rispose solleticandogli il naso, su e giù, e rise. Lo fecero entrambi.

I think I'm gonna win this time
Riding on the wind and I won't give up

I think I'm gonna win this time

I roll and I roll, 'til I change my luck, yeah
I roll and I roll, 'til I change my luck

***

15 Luglio 2018, ore 10:32

Los Angeles, California

Se il vino in corpo gli aveva dato l'incoscienza di non pensare e di non preoccuparsi, aveva anche tolto la facoltà ad entrambi di poter fare all'amore, quella notte. Così, dondolando come una nave su un mare agitato, senza rotta e con una bussola al momento non utilizzabile, erano saliti nella loro stanza, sempre a braccetto, ed erano crollati sul loro letto, ridendo per il nulla fino ad addormentarsi, supini, l'uno a fianco all'altro.

Louis si svegliò per una terribile emicrania. Fece dei versi e si rotolò nel letto fino a quando non si imbatté in Harry che, sebbene fosse ancora mezzo addormentato, si fece stringere rannicchiandosi nel corpo di Louis come se fosse un cucchiaino.

"Che succede?"

"Postumi" riuscì a replicare Louis, contro la sua schiena, la voce impastata dal sonno, era conciata in modo assai peggiore di quella roca di Harry.

Ricordarono entrambi tutto ciò era successo ancor prima di ubriacarsi e si strinsero ancor più forte, consapevoli di esserne giustamente intimoriti. I telefoni erano ancora spenti.

Tuttavia, quella sensazione non durò che un attimo. Quando Harry domandò: "Vuoi che vada a prenderti un analgesico?"

Harry era sempre così premuroso.

"Non ho bisogno di quella medicina."

E Louis, soprattutto di mattina, un vero porco.

Harry si girò tra le sue braccia e gli baciò la fronte. "Prenditi la mia medicina, allora" gli disse, prima di baciarlo piano, lentamente, lasciando che il fuoco fra loro nascesse con la giusta armonia.

Louis si ritrovò ben presto a sovrastarlo baciandogli ogni lembo di pelle a sua disposizione, sul viso e sul collo – Harry rise per il solletico ma il corpo fremeva affinché continuasse – e Louis continuò scostando con due dita il colletto della t-shirt bianca di Harry, finendo sulle sue clavicole. Poco dopo gli sfilò la maglia e fece lo stesso con la propria: lo baciò di nuovo, ma sulla bocca, e riprese qualche minuto più tardi la scesa su quel corpo, come un perfetto gentiluomo.

In qualche modo, stava già funzionando contro il suo mal di testa.

L'adrenalina.

Con la lingua sterzò sulle foglie di felce tatuate ai lati dell'inguine. Il loro significato era emblematico per quel giorno: un nuovo inizio, una nuova speranza.

Tirò giù con estrema lentezza l'elastico delle mutande che Harry si ostinava ad indossare proprio quando non doveva farlo e Louis ebbe modo di approcciarsi a nuovi spazi di quel corpo, per prendere ciò che gli serviva. La sua medicina.

Con una mano strinse delicatamente il membro del compagno e solleticò col pollice l'apertura sul glande. Sentì Harry tremare a quel tocco particolare e alzò gli occhi per guardare la sua espressione. Dipendeva l'intera faccenda, da ciò che Louis trovava in quello sguardo: perché Harry corrugava la fronte e arricciava le labbra; le gote si imporporavano di rosso benché il sangue fluisse alla velocità della luce tutto in un determinato punto e Louis non ne era mai sorpreso perché, ad esempio, anche l'incarnato della bocca di Harry era sempre rosso: quel colore doveva appartenergli, ovunque, e Louis amava combinarlo con i suoi, dai toni un po' più freddi. Infine, i capelli, che erano nel caos più totale a causa della notte, ma anche per via delle sue mani che adoravano scompigliarglieli mentre lo baciava. Gli piaceva l'idea di renderlo così selvaggio.

Si umettò le labbra con la lingua, famelico, fissando i suoi occhi, e soltanto quando abbozzò un mezzo sorriso, iniziò a prendere la sua medicina.

"Oh Louis" gemette Harry, quasi subito, sentendosi lambire per la maggior parte della lunghezza. Le sue mani erano subito corse a stringere i capelli dell'uomo fra le sue cosce e a rallentarlo perché Louis amava prendersi tutto e subito mentre lui, che non gli risparmiava niente, agiva semplicemente con più calma.

Louis succhiò, dedicandosi maggiormente alla punta, la parte più sensibile. E ad Harry tremarono le gambe, per l'emozione ferina che si scatenava per tutto il suo corpo.

Guardò Louis col collo alzato ma poco prima di venire, scosso e turbato dalle sensazioni che lo stavano cogliendo come sempre impreparato, si accasciò sul cuscino, chiudendo gli occhi e abbandonandosi al piacere.

Abbi pietà di me o forse no non averne.

Louis prese ciò che si era guadagnato. Si avviluppò il labbro inferiore fra i denti, succhiando tutto quello che era rimasto e si leccò le dita che aveva usato per masturbare il sesso di Harry. Si era poi seduto sulle ginocchia di Harry e sembrava soddisfatto. "Mi sento già meglio" commentò.

Harry rise. Lui, d'altra parte, si sentiva nuovamente ubriaco. Inebriato dal piacere appagante di un orgasmo.

"Buongiorno, marito" lo salutò Harry, carezzandogli le cosce, con gli occhi semichiusi. Cazzo, doveva sembrare come uno che si era fumato decisamente troppa marijuana. "Vieni qui, danne un po' anche a me" si lamentò infine acciuffandolo per la maglietta e strattonandoselo addosso.

Le labbra tamponarono fra loro e Harry fece in modo di appropriarsi di ciò che poco prima era stato suo. Si baciarono languidamente, affogando l'uno nella bocca dell'altro.

Louis era molto eccitato. D'altronde solo uno di loro aveva toccato l'apice e Harry si sentì felice di potergli dare il suo tempo per fargli spiccare quel volo.

Così gli afferrò i fianchi e iniziò a guidarlo, su e giù, sul suo corpo. Louis mugugnò diversi gemiti sulla sua bocca e si separò da lui solo per chiamare il suo nome. "Harry".

"Buongiorno" ricambiò in ritardo, dopo un singulto del cuore.

Era tutto come era sempre stato, ma con una salsa nuova a rendere tutto più speciale. Non era cambiato nulla nel loro modo di amarsi, la stanza era sommersa dalla penombra, ma quel passo in più compiuto, rendeva la loro unione ancora più sincera, più disinibita. Piena di luce.

Quando Harry aprì le gambe, concedendosi al proprio uomo, era tutto come era sempre stato ma ancor più bello. Lo sarebbe stato anche nel momento in cui sarebbero usciti fuori dalla loro camera da letto. Non sarebbe stato difficile. Nemmeno facile. Ma insieme potevano farla funzionare.

Perciò, quando Louis si unì a Harry diventando una cosa sola, si sentirono completi, come la mela di Platone. Le loro anime si riconobbero, si salutarono, si intrecciarono, si amarono a loro volta. Louis fece piano, ma fu insaziabile, come sempre. E Harry, disarmato, ricordò tutte le guerre che avevano compiuto, quelle vinte e quelle perse, ma si godette l'armistizio del loro amore.

"Vieni qui, baciami" gli ordinò. Louis eseguì emettendo gemiti sconnessi. "Oh Harry".

C'era pace: e tutti i colori, quelli di Harry e quelli di Louis, si combinarono fra loro per mostrarsi come la più fiera delle bandiere.

***

Dal 15 Luglio 2018 in poi

Da più o meno tutto il mondo

Fuori da quella stanza, mentre loro continuavano a far l'amore, la gente reagiva. Bene e male. Il video e le immagini di Harry e Louis sul palco, durante l'esecuzione di You're still the one, riempivano le bacheche di ogni social network.

Non posso credere che sia successo!

NON AVETE IDEA DI QUANTO TEMPO IO ABBIA ASPETTATO PER QUESTO MOMENTO!

IL CIELO è UN ARCOBALENO SOPRA LOS ANGELES. IO C'ERO.

Ma porca puttana, quanto mi rode che non ero lì? I VIDEO AD OGNI ANGOLAZIONE POSSIBILE NON MI BASTANO!!

Sono solo due amici, due ex componenti di una band, che hanno duettato assieme. Rilassatevi.

Louis pretendo che al tuo tour, tuo marito si faccia almeno la metà delle date come ospite d'onore. LO PRETENDO.

Grazie, Louis. Harry non aspettava che questo tuo immenso dono. Ora amatevi e siate buoni. Con noi. Dateci il sextape!

Harry sapeva che saremmo state distrutte per la fine del suo tour. Ci ha concesso la gioia più grande. Stringiamoci nel nostro lutto, ma siamo felici per LORO. FINALMENTE.

Come si sta fuori dall'armadio? Freschetto, vero?

Io ora come minimo voglio i dettagli del dopo concerto. Mitch, scelgo te in assenza di Niall!

Ma avete visto come si guardavano? Hanno cantato YOU'RE STILL THE ONE, MA CI RENDIAMO CONTO???

Io li ho visti perfino commuoversi. E i sorrisi. Oh quanti sorrisi. Scommetto che Harry non ne sapeva nulla della sorpresa di Louis!

Le loro voci finalmente riunite. Sentirli cantare assieme mi ha riportato alla mente tantissimi ricordi di loro due, in altri luoghi del mondo, su altri palchi. Insieme ma divisi. E ora semplicemente insieme.

Perché loro, come noi, ci hanno sempre creduto.

Ma Eleanor? Camille? E tutte le altre beard? Come stanno? Stanno bene?

IO C'ERO DALL'INIZIO.

Sono ancora viva. È successo TUTTO QUESTO E IO SONO ANCORA VIVA.

È grazie a voi, se amo ciò che sono. Grazie Harry, Grazie Louis. Siate felici.

Spero di trovare un giorno quella persona che Louis è per Harry, e viceversa. Perché sarebbe bellissimo.





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Okay, non ho specificato tutte le canzoni usate perché tanto stiamo tutte belle infognate in questo gaioso fandom e riuscirete benissimo a rintracciare ogni canzone. 
Ho immaginato tutta questa storia dopo aver letto il prompt «AU where Harry & Louis cover "You're still the one" together on stage» e ascoltando e studiando il testo in questione non ho potuto far a meno di farmi saltare in mente altri pezzi di canzone, scritti da Harry o da Louis o da Harry e Louis insieme. Fatta eccezione per Little Things che ovviamente è di Ed ma non potevo non utilizzarla.

Spero vi piaccia. Spero vi abbia lasciato un'emozione. Harry e Louis nella mia testa hanno trovato un equilibrio e questo era l'ultimo passo da compiere, uscire fuori dall'armadio. Sebbene credo che non abbiano bisogno di farlo per "funzionare", serviva a noi, che crediamo in loro dall'inizio di tutto.

Vi abbraccio uno ad uno ♥

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