Un tipo troppo strano

Edward le aveva rubato un bicchiere di punch per rovesciarlo nel cestino. Qualcuno lo aveva corretto, facendo vomitare metà degli invitati alla festa di Halloween di Nathan.

Adesso era nel suo bagno a togliersi il travestimento da vampiro.

Riapparve senza felpa, sorridente, con indosso ancora la cipria e i canini finti! Era magro come uno scheletro, ma aveva i pettorali. Su quello di sinistra era tatuata una civetta, sull'altro una cinciallegra. 

«Ti piacciono gli uccelli?» gli chiese ipnotizzata, senza pensare. «N-non in quel senso.»

«Faccio birdwatching. Mai provato?»

«No.»

«Dovresti. È divertente!» si stiracchiò e le sorrise malizioso. «Ho bagnato la mia felpa, scusami, l'ho messa sul termosifone.»

Bene, non aveva fatto una figuraccia.

«Non preoccuparti, puoi restare finché si sarà asciugata.» Non era sicura che le sarebbe piaciuto starsene mimetizzata, con dei binocoli, nel bosco. «Non ti dà fastidio parlare con quei canini?»

Si portò una mano davanti alla bocca e li sputò. «Mi ci stavo abituando.»

«Mi strucco anche io.»

«Ti aspetto.»

Nel bagno c'era un odore puzzolente. Forse Edward aveva usato il travestimento come scusa, però avrebbe potuto aprire la finestra!

Melissa si tappò le narici e si avvicinò all'inferriata sopra il wc. Non aveva sentito tirare lo sciacquone. Il coperchio era abbassato. Aveva un presagio... Lo alzò. Era pieno di sangue. Era suo? Il ciclo le era finito da una settimana. Forse lo aveva Edward?

Si precipitò in salotto e lo trovò disteso sul divano, con gli occhi chiusi. Il suo petto era immobile come i suoi tatuaggi. Era morto, mezzo nudo, in casa sua? Sarebbe comparsa nel suo epitaffio come fidanzata? Avrebbe dovuto portargli dei crisantemi sulla tomba?

«Edward?» lo scosse.

«Dillo ancora.»

«Vuoi che chiami un'ambulanza?»

«Sto benissimo.»

«C'era del sangue nel wc.»

«A positivo.»

«Come?»

«Scusa, ho il vizio di non tirare l'acqua.»

Melissa gli posò una mano sulla fronte. Era fresca. «Non prendermi in giro.»

Lui le fece l'occhiolino e si rialzò. «Non sono simpatico?»

«Vattene, è tardi.»

Il suo sorriso svanì. «Solo se mi dai un'altra possibilità, non ti spaventerò più» la pregò, mentre si lasciava spingere mezzo nudo per il salotto. «Solo una» mise un piede sull'uscio, «Ti porto al McDonald's, vuoi? So che ti piacciono i loro muffin.»

«Chi te lo ha detto?»

«Nathan, mentre vomitava marshmallows in una padella» allungò le dita e le accarezzò la guancia, «Speravo di vedere quel film che ti avevo proposto in macchina, e magari dopo...»

«Magari dopo, cosa?» lei si ritrasse.

«Niente. Meriti di essere corteggiata come si deve, a domani, Melinda.» Si voltò e si mise a scendere i gradini. 

«Comunque mi chiamo Melissa!» urlò per l'androne, incurante che potesse svegliarsi la signora Brown dal piano inferiore.

Sbatté la porta e vi si appoggiò, sentiva il cuore in gola. Tra i cuscini, sul sofà, c'era del sangue.

Il cellulare vibrò nella sua tasca. Era Edward. Aveva ancora la sua felpa! Perché gli aveva dato il numero? Con dita tremanti bloccò il contatto, sperando di non dover cambiare casa oltre al divano. 


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