Il cimitero nascosto
Ricontrollo il messaggio di Madison ancora una volta. Diceva di girare a destra per Dartmoer Street, continuare dritto per circa una ventina di minuti e alla biforcazione andare a sinistra.
Mi sembra di aver proseguito per più di venti minuti. Dannata nebbia. Dannato Halloween.
Sono arrivato direttamente in un piccolo cimitero alla fine della strada, nascosto in mezzo alla boscaglia. Sembra un luogo più adatto a un incontro per sette sataniche che per una festa.
Si è pure fatto tardi.
Premo la cornetta verde e il cellulare si mette a squillare.
Uno squillo. Due. Tre. Quattro.
Dai cavolo rispondi!
«Pronto!». La voce di Madison cerca di sovrastare una musica coi bassi sparati a tutto volume.
«Mad, credo di essermi perso».
«Sei sempre il solito, non ci posso credere». Ride. «Dai basta! Non vedi che sono al telefono?» urla a qualcuno.
«Per caso siete in un cimitero? Non avevi detto che era in un ex convento dei frati?».
Non risponde, non sento più nemmeno la musica.
«Mad? Ci sei?».
La batteria si è scaricata. Lancio il telefono sul sedile del passeggero ma quando sto per rimettere in moto e partire, mi accorgo di un fascio di luce al di là dei cespugli e della ringhiera nera. Fende la nebbia, tagliandola come fosse un coltello.
Scendo dalla macchina ed entro nel cimitero, solo per dare un'occhiata. Magari sono nel posto giusto. Cammino fra le tombe sparpagliate a casaccio. Molte lapidi sono inclinate, rovinate o coperte da uno spesso strato di muschio.
Una lapide decorata da teschi attira la mia attenzione.
Edward Teach
1680-1718
E subito accanto un'altra.
Samuel Bellamy
1689-1717
Continuo a proseguire e altre tre tombe mi si stagliano davanti.
Jhon Rackham
1682-1720
Anne Bonnie
1702-1782
Mary Reed
1690-1721
Mi volto e quella del signor Teach non è più all'inizio del sentiero ma al mio fianco.
«Le tombe non camminano» bisbiglio agitato, rivolto al nulla.
Tra i banchi di nebbia scorgo figure che si muovono veloci. Appaiono e spariscono in fugaci lampi neri.
Ad un albero mi sembra che stia dondolando una lunga ombra con la testa appesa a un ramo. Suggestione, è soltanto suggestione.
Una folata fredda mi fa rabbrividire e mi metto a correre in direzione della luce. Proviene da una cappella accanto a un mausoleo sormontato dalla statua di un angelo senza testa. Sento anche la stessa musica che era in sottofondo alla voce di Madison.
Le porte di legno sono bucate dai tarli e cigolano sui cardini mentre le spingo con forza.
Delle voci parlano fra loro all'interno della piccola chiesa, sussurrando, finché entro.
La luce che mi ha attirato proviene da candele sparse ovunque; ce ne sono persino sui banchi e la cera calda cola direttamente sul legno. Alla fine della navata un'altra statua di angelo decapitato sovrasta l'altare con due ampie ali spiegate, macchiate di rosso.
Qui non c'è nessuno. Probabilmente mi sono soltanto immaginato tutto.
Faccio dietrofront ma una figura sbuca a ridosso dell'anta della porta. Ha in mano una torcia elettrica accesa, nonostante ci sia già abbastanza luce, ed è travestita da strega.
«Mad, mi hai quasi spaventato!».
Lei scuote la testa. La punta del cappello di velluto blu scuro oscilla con lei.
Mi sfrego le mani infreddolite e le sorrido. «Allora era questo il posto! Mi sembra un po'... vuoto».
Madison schiocca le dita della mano libera. Un ragazzo esce da dietro una colonna e va a chiudere il portone della cappella con tanto di chiave girata nella serratura.
«Madison spiegami che succede».
Le sue labbra sporche di rossetto viola si incurvano in un sorriso deliziato, ma non è lei a rispondermi, bensì il ragazzo che ci sta dando le spalle.
«Non ti sei mai chiesto come mai sia stata amica di uno sfigato come te per tutto questo tempo?».
«Ehi! A chi hai dato dello sfigato?».
Non faccio in tempo a fare un passo che qualcosa mi colpisce dietro la testa.
Quando riprendo i sensi sono disteso su un ripiano gelido e duro, senza giubbotto. Faccio fatica a respirare e dei lacci mi stringono polsi e caviglie.
«Fratelli! Siamo finalmente pronti per riportare in vita Barbanera» sento dire a una voce.
«Quanto del suo sangue vi serve?». Sta volta a parlare è stata Madison.
«Tutto» le viene risposto.
Sbatto le palpebre e intravedo Madison coprirsi scioccata il volto con le mani.
«Guarda altrove se non hai stomaco» le viene suggerito.
Il bagliore di una lama brilla alla luce delle candele.
«Qualcuno gli tappi la bocca, è sveglio!».
Una punta mi preme sullo sterno.
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