Fiori o non fiori?
«Stai bene?» Il vecchio Grim si grattò il naso. «Dobbiamo sbrigarci, ragazzo. Non abbiamo tanto tempo» mi rimproverò con quei suoi occhi acquosi.
«S-Sì...» La voce mi tremava per lo spavento, «Sono solo inciampato in una radice.»
Tre rughe gli incresparono la fronte ampia. «Forza!» Agitò le dita affusolate nell'aria gelida, «I fiori di Spindelnat non si raccoglieranno da soli.»
Si girò e proseguì per il sentiero tra le tombe. Mi tirai su, e diedi un'occhiata veloce alle macchie color muffin bruciato sulla mia tunica bianca. Non sarebbero andate via con facilità...
«Dea meridiana! Muoviti ragazzo, se il sole scende siamo fottuti.»
La voce del maestro mi riscosse. Si era fermato accanto a una lapide mezza diroccata.
Il piede destro mi faceva male ogni volta che lo appoggiavo sul fango.
«Maestro...» lo raggiunsi zoppicando, «Credo di-»
Grim stava già cospargendo la tomba con la sabbia ottenuta dai ragni del Feudach essiccati. «Prendi il libro e recita la preghiera.»
Aprii la mia borsa a tracolla. Era assurdo che un alchimista fosse così credente, o superstizioso, dipende dai punti di vista. Trovai la pagina nel piccolo tomo. Era una preghiera che avrebbe tenuto lontani gli spiriti, disturbati dalla nostra raccolta.
«Tha ban-dia an t-solais a' coimhead oirnn.»
Grim tirò fuori dalla sua bisaccia una paletta per estrarre i fiori di Spindelnat, non appena l'attivatore fertilizzante li avrebbe fatti sbocciare. Ma non accadde nulla e Grim fissò confuso la tomba. «Forse non è quella giusta. Forse è ancora troppo presto.» Aggrottò la fronte, «Forse...»
Ignorai una fitta di dolore al piede. «Maestro...»
«Shhh» si alzò di scatto, «Taci.»
Una cornacchia gracchiò in lontananza.
«Maestro, credo che...»
«Devo ficcarti un mestolo in bocca, per farti stare zitto?»
Mi morsi l'interno della guancia. Perché doveva fare così? Forse aveva soltanto gettato troppo poco fertilizzante. Dopotutto era pur sempre anziano...
Grim osservò il cimitero che ci circondava. Strizzò le palpebre come se trattenesse anche lui una scarica di dolore. «Hai sentito?»
«Sentito cosa?»
«Qualcuno che piange.»
«No...» alzai lo sguardo. «Il cielo è ancora rosso, è impossibile che qualche spirito si sia svegliato.»
«Dea meridiana, andiamo a casa, ragazzo.»
«E i fiori?»
«Torneremo un'altra volta. Una volta in cui nessuno piange...» rabbrividì, «O urla.»
«Urla?» Mi guardai attorno, ma continuavo a non sentire niente. A non vedere nessuno.
«Continua a recitare la preghiera, ragazzo. Non si sa mai.»
Sbuffai e mi incamminai dietro di lui. «Tha baain-diaai...» Il dolore al piede distorceva le mie parole. «Merda!» Imprecai con un sibilo. «Tha ban-dia an t-solaaaaah-»
Caddi di nuovo. Il libro mi sfuggì dalle mani, rotolando tra fango e radici. Qualcosa mi aveva spinto. Era stata come un'onda gelida sulla schiena. «Maestro! Aspettatemi!» chiamai Grim che si stava allontanando.
«Stai schiacciando i miei occhi.»
Trasalii e mi voltai. Un volto femminile trasparente, dai contorni verde muschio, mi stava rimproverando. Non aveva occhi, solo due fessure vuote. Uno spirito! «Scu-scusami.»
«Non fa niente. Mi prenderò i tuoi.»
Sorrise. Un sorriso troppo largo. Allungò le dita sottili verso il mio viso. I miei occhi cominciarono a bruciare, come se volessero esplodere.
E questa volta sentii le urla. Erano le mie.
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