Attesa e supplizio

Una falena morta inchiodata per le ali alla cornice di uno specchio. Treccine ornate da piume. Un minuscolo castello scolpito in un sasso nero. Ampolle ricolme di pozioni brillanti fino al tappo di sughero. Candele incastonate dentro un cristallo azzurrognolo, lungo quanto la lama di una spada... Quella bancarella era piena di cianfrusaglie.

Luna allungò le dita a sfiorare le guglie del sasso. Era caldo, come se fosse appena uscito dal forno. A cosa può servire tutto questo?

«Tu non tocca.»

Sobbalzò. 

Il venditore scostò un lembo della tenda, avvicinandosi al tavolo. «Tu non sporca, se tu non compra.»

Aveva la pelle nerissima e gli occhi a mandorla tipici di Toafa, ma le sopracciglia erano dorate e anche l'accento sembrava più nordico. Forse anche i capelli sotto al turbante erano biondi; non poteva dirlo.

«Mi hanno consigliato di venire qui.»

«Chi?»

Non era importante. «Ho un...» deglutì e si protese sopra la merce. «Un demone che mi perseguita.»

L'uomo si accigliò. «Io non sentire malvagità con te.»

Fantastico. Nemmeno lei l'aveva più sentito parlare, forse le minacce erano bastate.

«Ora fa il timido.» Luna gli diede le spalle, si tolse il cappuccio del mantello e si scostò i capelli. Il retro del suo collo era cosparso di graffi rossi, alcuni più vecchi, altri più nuovi. Artigli.

Il venditore fischiò e unì le mani in preghiera.

«Tu sei l'Errante. Tu puoi aiutarmi.»

«Tu amica di principe Grian.»

Sentire di nuovo quel nome la fece rabbrividire. «Non ho voluto questo sortilegio.»

«Tu baciato lui, lui attaccato te uno dei suoi demoni. Tu non la prima a venire qui.»

Luna roteò gli occhi.

«Demone mangerà, quando tuo cuore sarà pronto.»

Poteva dirle qualcosa che non sapesse già... «Non c'è modo di mandarlo via?»

L'Errante agguantò una stoffa rossa da un baule. «Tu prendere. Regalo per coprire» disse, lanciandole la sciarpa al di là del tavolo.

Lei l'afferrò e la fissò sconsolata. Aveva solo perso tempo...

«Andiamo? Lui è inquietante» sussurrò una voce al suo orecchio.

«Tu sei inquietante!» protestò con vigore.

L'Errante la guardò torvo. «Tu adesso sparire. Via, via» dimenò le mani facendola sentire indesiderata come una mosca. 

Luna lo accontentò. Il suo demone la stava seguendo, lo sentiva addosso, la sua pelliccia e le sue corna erano come punte di spilli.

«Puzzi ancora di uovo

«Sei stato tu a scatenare quella rissa, e non ho avuto il tempo per fare un bagno.»

«Mi hai fatto arrabbiare.»

«Tu vuoi mangiarmi, cosa dovrei dire?»

Gli artigli le sfiorarono la guancia. «Il tuo cuore è quasi pronto.»

Si bloccò e indossò la sciarpa, stringendola per bene.

«Mhh, credo sarà uno dei migliori che abbia mai mangiato.» La voce era diventata bava viscida, colava dal suo lobo.

Riprese a camminare, instabile. Ogni parte del suo corpo tremava. L'acqua gelida del canale era diventata tutto a un tratto molto invitante. 

«No!» si sentì strattonare all'indietro. «Avresti dovuto stare attenta a chi cedere il tuo cuore.» Non era la prima volta che glielo diceva, quanto aveva ragione.


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parole: 500

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