Corse finché ebbe fiato, poi camminò. La sua testa non mandava più comandi al resto del corpo. Si muoveva in automatico. In questo modo raggiunse l'esterno dell'edifico che ospitava il suo appartamento. Aprì il portone e percorse l'ario. Chiamò l'ascensore e attese che le porte si aprissero. Quando vi entrò, lo specchio davanti a lei le restituì l'immagine di una persona sconvolta. I capelli erano un po' arruffati a causa del vento. Gli occhi ancora spalancati e incapaci di mettere a fuoco qualcosa cosa, le guance arrossate e labbra ancora gonfie.
Si portò due dita sopra esse e ripesò alla sensazione di quelle Fabio.
Scosse la testa, chiudendo gli occhi. Le sembrava di esplodere.
Non capiva più nulla.
Quando l'ascensore raggiunse il quarto piano, si fermò davanti alla porta di casa sua e prese le chiavi. Fece per aprire, ma qualcosa dentro di lei la bloccò.
Nella sua mente si stava facendo strada un bisogno che non credeva avrebbe ancora provato. Girò su sé stessa e si avviò verso le scale.
Doveva mettere chiarezza dentro di sé.
Fece le due rampe di scale con il cuore in tumulto.
Doveva parlare con qualcuno.
Si fermò davanti all'appartamento del quinto piano e attese qualche secondo.
Aveva bisogno di un'amica.
Letalmente sollevò una mano e bussò forte. Dopo poco tempo sentì un rumore metallico e la porta davanti a lei si aprì.
Cecilia sgranò gli occhi quando la vide e rimase senza fiato.
Carola la guardò con la speranza che Cecilia potesse capirla e disse: "Ciao"
L'amica dovette prendersi un momento per elaborare quanto stava succedendo, deglutì più volte poi sussurrò un timido: "Ciao"
Carola distolse gli occhi improvvisamente a disagio. E se lei non avesse voluto più essere sua amica?
"Posso... entrare?" domandò titubante.
Cecilia sentì un colpo al cuore. Aveva aspettato quel momento per tanto tempo. Il momento della loro rappacificazione.
Un sorriso si fece strada sulla sua bocca, si spostò di lato e rispose: "Certo"
Anche sul volto di Carola si formò un sorriso istintivo e, senza farselo ripetere, varcò la soglia di quella casa.
Cecilia chiuse la porta e il corridoio tornò a essere invaso dal silenzio. Era come se le due ragazze avessero chiuso fuori ciò che era successo prima, ciò che erano state, ciò che avevano provato.
Varcare quella soglia e ritrovarsi insieme era l'inizio di un rapporto nuovo: una vera amicizia.
Una volta nella casa, un silenzio carico di imbarazzo invase l'aria. Cecilia invitò Carola a sedersi al tavolo e le offrì una tazza di tè caldo che la ragazza accettò volentieri.
Erano sole e avrebbero avuto mille cose di cui parlare, tuttavia il tempo passato lontano aveva irrigidito le loro conversazioni.
Sorseggiarono il tè senza dire una parola, Cecilia studiava con curiosità Carola, chiedendosi cosa l'avesse spinta a presentarsi davanti a casa sua.
Carola invece, era ancora assorta nei suoi pensieri, o meglio nella sua confusione. Non era in grado di elaborare quando successo con Fabio, non capiva cosa provasse dentro di sé e non era sicura che andare da Cecilia fosse stata una buona idea.
Ma, essendo ormai seduta nella sua cucina, decise di agire.
"Come stai?" chiese titubante, lanciandole un'occhiata indagatrice.
Cecilia sussultò sentendo la sua voce, erano rimaste in silenzio per tutto quel tempo. Era da tanto che non sentiva quella domanda arrivare da lei.
Si rese conto di quanto le fosse mancata.
"Bene" rispose con un po' di timidezza "tu?"
"Bene" sussurrò Carola, tornando a fissare il liquido scuro nella sua tazza.
Ma cosa accidenti stava blaterando? Non stava affatto bene.
"Non è vero" dichiarò subito dopo "non sto bene"
Cecilia la guardò allarmata e notò che nei suoi occhi c'era quasi lo stesso panico che aveva provato anche lei tante volte.
"È successo qualcosa?" indagò, sporgendosi un poco in avanti sulla sedia.
Carola esitò, non era sicura che il loro rapporto fosse pronto a confidenze di questo tipo, non era sicura di essere pronta lei ma, la sua bocca si mosse prima ancora che il suo cervello potesse comandarlo.
"Fabio mi ha baciato" sentenziò in un solo fiato, rendendosi conto che l'aveva trattenuto per un certo tempo.
Cecilia spalancò gli occhi sorpresa. Insomma, aveva notato che Fabio aveva un debole per Carola, tuttavia non si sarebbe mai aspettata che facesse una qualche mossa verso di lei. Insomma, conosceva Carola.
"Ti ha baciato?" ripetè allora, fissando l'amica.
Carola deglutì ripensando alle labbra del ragazzo sulle sue. Il cuore ricominciò a batterle più forte e riuscì solamente ad annuire.
"Forse" tentò di confortarla Cecilia "potresti parlare con lui e fargli capire la situazione"
Carola inchiodò gli occhi in quella dell'amica e ribatté decisa: "Il problema non è il bacio in sé. Il problema è quello che ho provato io"
Cecilia spalancò ulteriormente le palpebre, soprattutto notando che le guance di Carola si erano arrossate significativamente.
"Cosa vuoi dire?" domandò alla ricerca di chiarimenti.
"Io..." iniziò a dire Carola, cercando dentro di sé le parole da usare "... non mi è stato indifferente. Io ho provato qualcosa"
Prese un profondo respiro mentre Cecilia ribatteva: "Ti piace Fabio?"
Carola scosse la testa come per convincere sé stessa, ma dalle sue labbra affiorò: "Non credo. Insomma non dovrebbe. Io non sono così, non sono attratta dai ragazzi. Credevo di non esserlo. Io... io non lo so"
Cecilia trattenne il fiato sentendo quella rivelazione e due cose le furono chiare. La prima fu che la cotta che Carola aveva per lei era passata e la seconda fu che, quella era la loro prima vera conversazione da anche. Solo amiche.
La ragazza si prese qualche secondo prima di parlare, poi allungò una mano e la strinse intorno a quella di Carola che era abbondata sul tavolo, vicino alla tazza fumante.
"Non dovresti importi dei limiti" sussurrò, guardandola con tenerezza "non dovresti comandare al tuo cuore cosa sentire. Dovresti semplicemente seguire quello che provi indipendentemente per chi lo provi. Sei sempre la solita Carola, puoi amare qualsiasi persona tu voglia. Puoi essere felice"
L'amica la osservò con un vortice di pensieri che le occupavano la testa, sapeva che erano parole razionali, tuttavia aveva bisogno di tempo per elaborarle, per capire come seguire il suo cuore, qualsiasi direzione avesse deciso di prendere.
Seduta a quel tavolo di legno però, si rese conto che andare da Cecilia era stata la decisone giusta, si rese conto che guardarla non faceva più male, che parlarle era stato liberatorio, che averla come amica era fondamentale per lei.
Un sorriso timido si formò sulle sue labbra e le sue dita si chiusero intorno a quelle di Cecilia mentre sussurrava: "grazie"
Il silenzio tornò a calare tra loro e le due ragazze tornando a sorseggiare il tè ormai tiepido. Carola continuava a lanciare occhiate sospette a Cecilia, avrebbe voluto farle delle domande circa la sua situazione, ma non era sicura che fossero arrivate ancora a quel livello di confidenza. Parlare di Bruno poteva essere una strada in salita.
Decise di provarci comunque e chiese: "Tu, hai qualche novità?"
Cecilia sollevò lo sguardo su di lei e, istintivamente, nella sua testa apparve l'immagine del bacio che Bruno le aveva dato sul tetto. Immediatamente avvampò ma rimase in silenzio.
Carola intuì dalla sua reazione che qualcosa era successo, l'aveva già capito dallo strano comportamento che aveva avuto nelle ultime settimane.
"Cos'ha fatto Bruno?" domandò allora schiettamente, portando alla luce l'argomento più spinoso che potevano affrontare.
"Niente" blaterò a voce bassa Cecilia, erano tornate amiche, non voleva parlare del ragazzo che aveva creato la rottura tra loro due.
Carola sospirò e tornò alla carica: "Ceci, puoi dirmelo. Possiamo parlare di lui"
Cecilia la guardò titubante, sentire quel soprannome pronunciato da quella labbra le aveva riempito il cuore di gioia ma aveva il terrore di rovinare tutto nuovamente.
"Sei sicura?" chiese infine.
"Sono sicura" dichiarò decisa Carola "dimmelo"
"Lui..." cominciò Cecilia con voce bassa "...mi piace"
"Questo è ovvio" le confermò Carola, addolcendo poi la sua espressione quando notò che il viso della ragazza era diventato ulteriormente rosso.
"Ma, pensavo di non essere abbastanza per lui..." non riuscì a finire la frase che Carola intervenne: "Che cavolata"
Cecilia si lasciò sfuggire un timido sorriso poi riprese: "Mi bastava guardarlo da lontano, mi stavo abituando all'idea di poterlo ammirare e basta. Ma..."
Cecilia fece una pausa e abbassò gli occhi sul tavolo, studiandone le venature.
Carola, in attesa, la incalzò: "Ma?"
"Ma lui mi ha baciato qualche giorno fa" Cecilia tornò a guardare Carola e, stavolta, la ragazza notò un certo fervore nel suo sguardo.
"Ti ha baciato lui?" cercò conferma lei. Conosceva abbastanza il fratello da sapere che non era un comportamento abituale per lui, non con ragazze come Cecilia almeno. Era uno stronzo, vero. Ma uno stronzo che sceglieva con attenzione le sue vittime in maniera tale da avere il minor danno a livello di sofferenza.
"Sì" confermò Cecilia, la sua voce si fece più alta e anche la decisione nel suo sguardo aumentò: "Lui mi ha chiamata sul tetto, mi ha regato la collana e poi, mi ha baciato" disse tutto senza prendere fiato.
"È stato..." continuò poi "...è stato.... è stato perfetto. Ma, subito dopo lui è scappato. E, da allora, mi ignora. Cioè mi saluta quando ci incontriamo ma è freddo, come se si fosse pentito. Probabilmente si è pentito"
Carola sentì una certa irritazione crescere dentro di lei. Come si permetteva lui di trattare in quella maniera una persona speciale come Cecilia?
Lei aveva rinunciato alla ragazza, ma non certo per lasciarla a uno che l'avrebbe fatta soffrire in questo modo. Cosa diavolo stava combinando?
"Mi dispiace" commentò Carola, con più rabbia di quanto volesse "mio fratello è un cretino"
Cecilia abbassò nuovamente gli occhi sul tavolo e la tristezza prese il sopravvento.Cecilia abbassò nuovamente gli occhi sul tavolo e la tristezza prese il sopravvento. Sapeva che sperare di avere qualcosa con lui era pure follia ma, inevitabilmente, quel bacio aveva riacceso la speranza.
Speranza che si era già affievolita.
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