37 - Tutto, tutto

La donna corse attraverso la corsia dell'ospedale, il fiato corto, le guance rosse, gli occhi preoccupati. Superò varie stanze e finalmente raggiunse la sua destinazione, ma dovette aspettare qualche secondo fuori dalla porta per riprendere fiato.

Quando si fu ricomposta, si schiarì la voce, prese un profondo respiro e avanzò all'interno della stanza.

Lei era là, sul letto bianco dell'ospedale, i capelli raccolti in una lunga treccia scura, il pigiama rosa che le cadeva morbidamente sul corpo ancora sofferente. Un sorriso gioioso le occupava il viso mentre teneva tra le braccia la bambina che aveva appena partorito.

"Carmela" disse la donna appena sopraggiunta, attirando la sua attenzione.

Sentendosi chiamare, Carmela sollevò lo sguardo e rimase interdetta dalla figura che era apparsa davanti a lei.

"Cosa ci fai qua, Almunda? chiese con un certo nervosismo nella voce.

Almunda assunse un'espressione addolorata e si avvicinò ulteriormente a lei, fermandosi a pochi passi dal letto.

"Si tratta di Gonzalo" cominciò Almunda, cercando di trattenere i singhiozzi "ha avuto un incidente"

Carmela sbiancò e per poco non ebbe un mancamento, ma trovò il coraggio di chiedere: "Come sta? Dov'è?" l'angoscia trapelava dalla sua voce.

"Lo stanno operando in questo momento" spiegò concitata Almunda "al piano di sotto"

Carmela le rivolse una sguardo perso, strinse la sua bambina al petto e sussurrò alla piccola: "Andrà tutto bene, ce la farà, tuo padre"

La pubblicità di un sapone per piatti interruppe quel momento carico di tensione mentre Fabio addentava la sua fetta biscottata con sopra la marmellata di albicocche.

Stava cercando di capire per quale motivo, ogni volta che accendeva la televisione, si ritrovava a guardare quella stupida telenovela. Non trasmettevano altro su quei canali?

Schiacciò il pulsante di spegnimento con aria annoiata ma, quando il cellulare vibrò per annunciare l'arrivo di un messaggio, i suoi occhi si illuminarono: era Carola.

Carola si era svegliata con un grande mal di testa e la bocca impastata. Non ricordava molto della serata appena trascorsa, una forte sensazione di nausea al solo pensiero di un drink, una forte agitazione sulla pista da ballo, una lunga camminata verso casa, Fabio.

Ancora sdraiata sul letto, parzialmente sotto le coperte nonostante il freddo che l'autunno portava con sei, Carola spalancò gli occhi improvvisamente.

Fabio!

Un ricordo fin troppo vivido le colpì la mente, la sua voce traballante nel silenzio della notte, una confessione involontaria, il viso addolorato di Fabio, le sue parole gentili.

Carola si sollevò a sedere sul materasso con uno scattò, ma subito dopo si dovette portare una mano sulla testa nel tentativo di contenere il dolore.

"Buongiorno, principessa" la voce di suo fratello la raggiunse da un luogo che pareva lontano ma, girando lo sguardo, la ragazza si rese conto che lui si trovava a pochi passi da lei.

Era poggiato con una spalla allo stipite della sua porta aperta, le braccia incrociata, i capelli scompigliati e un'espressione compiaciuta sulla faccia.

"Non è il momento, Bruno" rispose acida lei, ancora immersa nel panico per quel ricordo vivido.

"Prenditi un'aspirina" sentenziò il fratello, osservando la sua smorfia di fastidio sul volto, ma ricevendo in cambio un'occhiata di risentimento.

Corrugò le sopracciglia confuso, notando che la sorella continuava a fissarlo con un certo fastidio negli occhi.

"È colpa tua" commentò Carola, trovando poi la forza di alzarsi dal letto.

"Per cosa?" cercò di indagare Bruno, seguendo i movimenti di lei con lo sguardo.

"Mi hai lasciato da sola con Fabio!" esclamò lei, dirigendosi verso la scrivania, su cui giacevano i vestiti che indossava la sera prima.

Bruno si diede una spinta contro lo stipite per sollevarsi e si avvicinò a lei di qualche passo. "È successo qualcosa?" chiese con tono minaccioso, contraendo la mascella.

Carola interruppe per qualche secondo la sua disperata ricerca e lo osservò negli occhi, stava valutando se dirgli la verità o inventarsi una scusa plausibile. Tuttavia, quando notò la vena sul suo collo farsi sempre più visibile, capì che Fabio avrebbe potuto trovarsi nei guai, perciò optò per la verità.

"Gli ho raccontato tutto" confessò la ragazza, tornando poi alla ricerca che aveva sospeso poco prima.

Bruno rimase perplesso, ma i suoi minuscoli tornarono a rilassarsi gradualmente: "Tutto cosa?"

"Tutto" confermò Carola e gli lanciò un'eloquente occhiata, tra lo spostamento di una maglietta e quello di una calza bucata.

L'espressione confusa di Bruno si fece sempre più chiara finché non realizzò quanto gli stava dicendo la sorella.

"Tutto, tutto?" cercò di assicurarsi, non voleva rischiare di rivelare informazioni a Fabio.

Carola si fermò ancora una volta, lo guardò con serietà e confermò: "Tutto, tutto"

Bruno si ritrovò a tirare un sospiro di sollievo, non avrebbe più dovuto fingere con Fabio, non avrebbe più dovuto parlare in maniera enigmatica, non avrebbe più dovuto preoccuparsi per lui. Era sicuro che si sarebbe messo il cuore in pace dal momento che aveva scoperto di non avere alcuna possibilità.

Fece per andarsene dalla camera della sorella, ma prima di farlo, si voltò verso di lei che non gli stava prestando attenzione, le poggiò una mano sulla testa e le scompigliò i capelli, ribattendo: "Brava"

Senza aspettare alcuna risposta, abbandonò la stanza e si rifugiò nella sua, dopo essersi chiuso la porta alle spalle.

Carola intanto stava ancora trafficando alla scrivania quando, improvvisamente, lanciò un grido di trionfo, aveva trovato il suo cellulare.

Velocemente aprì la chat con Fabio e digitò un messaggio, doveva parlare con lui al più presto.

Bruno provava una sensazione di sollievo, le conversazioni con Fabio sarebbero stata più facili, più amichevoli e sicuramente meno emblematiche.

Forse non gli avrebbe più nemmeno parlato di Carola. O almeno così sperava.

Stava per infilarsi le cuffie nelle orecchie per rilassarsi con della musica, quando la sua suoneria sostituì il silenzio della stanza. Si incamminò verso il suo comodino, prese il cellulare e rispose alla chiamata dopo aver guardato il mittente.

"Ciao" rispose con voce profonda, lasciando che una nota di curiosità vibrasse in essa.

"Carola mi ha chiesto di uscire" esclamò Fabio dall'altro lato della linea.

Bruno rimase così interdetto che quasi gli cadde il telefono dalle mani. Non era possibile che non fosse cambiato nulla rispetto a prima. Carola si era forse sognata quella confessione.

"Ma..." blaterò Bruno, in cerca di una parola "ne sei sicuro?"

"Sì" confermò lui, sempre più entusiasta "mi ha scritto che vuole palare con me"

Bruno sospirò stanco, cosa serviva a questo ragazzo per rinunciare? Un masso sulla testa, forse?

"Non lo definirei uscire insieme..." provò a farlo ragionare Bruno, a quel punto non sapeva più quali informazioni aveva Fabio e quali Carola. Perciò aveva paura di dire qualcosa di sbagliato.

"Va bene" lo accontento Fabio "ma lei vuole vedermi! Oggi!"

Bruno si sedette sul bordo del letto e chiuse gli occhi: era sfibrante.

"Fabio" iniziò con tono calmo anche se stava perdendo la pazienza "non ricordi di ieri sera?"

Ci fu silenzio dall'altra parte, perciò Bruno si riprese un poco, forse c'era ancora speranza.

"Te l'ha raccontato?" chiese Fabio con un velo di tristezza nella voce.

"Sì" confermò Bruno, grattandosi il collo a disagio, non gli piaceva spegnere l'entusiasmo di Fabio, per quanto  esageraro fosse.

Fabio sospirò triste e il tono della sua voce si fece più basso: "Quindi era vero quello che mi confessato"

Sembrava quasi che stesse parlando a sé stesso più che all'amico.

Bruno corrugò le sopracciglia e ribatté: "Credevi fosse uno scherzo?"

"No" sentenziò l'altro "credevo fosse solo ubriaca. O almeno volevo crederlo"

Quella frase, sussurrata a mezza voce, fece intristire anche Bruno, conosceva fin troppo bene la delusione.

"Andiamo, amico" cercò di rincuorarlo "conosco tante ragazze, te ne trovo io una"

Una breve risata risuonò al cellulare, ma pareva più obbligata che spontanea. I due ragazzi rimasero in silenzio per qualche secondo, Fabio impegnato a elaborare il suo piccolo lutto e Bruno incapace di trovare altre parole di conforto.

"Ma..." cominciò a dire Fabio in un sussurro "...posso comunque essere suo amico"

Bruno si stupì del pizzico di speranza che trapelava ancora dalle sue parole, nonostante tutto, Fabio voleva stare vicino a sua sorella, in un modo o nell'altro. Ciò era molto patetico, ma anche molto dolce.

Bruno si ritrovò a pensare, solo per un breve istante, quale sensazione si provasse a sperimentare un sentimento tanto intenso ma, subito dopo, cancellò quel pensiero dalla sua testa.

Con un rapido movimento, si lasciò cadere all'indietro sul letto e atterrò con la schiena sul materasso.

"Se è quello che vuoi" rispose Bruno "puoi sicuramente essere suo amico" 

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top