36 - Bolle blu
Cecilia si sentiva leggera, libera, felice.
Era come se un grosso macigno nella sua anima si fosse sgretolato, l'alcol si era insinuato dentro di lei e l'aveva resa una persona più spensierata. Non le importava cosa pensava la gente, nemmeno Bruno.
Il ragazzo la precedeva di poco lungo la strada che portava verso casa e, vista l'ora tarda, non c'era nessuno in giro. Cecilia si fermava continuamente per compiere giravolte su sé stessa, assecondando il giramento della sua testa offuscata. Ogni volta che completava la rotazione, doveva allargare le braccia per mantenere l'equilibrio.
Ad un tratto Bruno, non sentendo più alcuna presenza dietro di sé, si voltò e notò che Cecilia era a una certa distanza da lui. Aveva le braccia tese a croce, barcollava un po', ma sorrideva.
Bruno rimase pensieroso qualche secondo, non si aspettava di dover fare da balia quella sera, non a quella ragazza. Tese la mascella irritato, ma dentro sé sapeva che quel sentimento non era dettato dal nervoso, bensì dalla confusione. Quella sera Cecilia era diversa ai suoi occhi, non avrebbe dovuto guardarla in quella maniera, era sbagliato.
Mosse qualche passo verso di lei, dicendo: "È finita la musica, ballerina"
Cecilia sollevò lo sguardo su di lui, come se si fosse ricordata solo in quel momento della sua presenza. Bruno la raggiunse in breve tempo, le afferrò un polso e fece passare il braccio della ragazza sopra la sua testa, ruotando al contempo su sé stesso. Si piegò sulle ginocchia e portò il peso in avanti, trascinandosi dietro il corpo della ragazza.
Cecilia non oppose resistenza e atterrò goffamente sul dorso di lui. Bruno deglutì percependo il contatto del seno di lei sulla sua schiena, chiuse gli occhi per scacciare qualsiasi pensiero. Posizionò le mani sotto le cosce di lei e si sollevò, tornando in posizione eretta, con un peso maggiore su di sé.
Cecilia non era in grado di realizzare bene quale fosse la situazione, altrimenti avrebbe evitato di lasciarsi cullare totalmente dall'andamento ritmico della camminata di Bruno. Le mani abbandonate oltre il suo collo, sfioravano i suoi pettorali, la guancia poggiata sulla sua spalla, il respiro che andava a depositarsi sul collo di lui.
Bruno aveva ogni muscolo del corpo teso, compresa la mascella: quel soffio provocante sulla sua pelle lo distraeva dal suo intento di fare il bravo ragazzo.
Non lo era mai stato, un bravo ragazzo.
Camminò in silenzio per un tratto, era convinto che Cecilia si fosse addormentata, quando sentì sussurrare qualcosa vicino al suo orecchio: "Il mare nel cassetto..."
Bruno corrugò le sopracciglia e domandò: "Come?"
Stava forse delirando?
Cecilia alzò la testa dalla spalla di Bruno e continuò: "Le mille bolle blu"
L'espressione del ragazzo si fece più confusa, aveva pronunciato quella frase con una certa cadenza.
"Stai cantando?" le chiese dubbioso.
Cecilia lo ignorò e riprese, questa volta bisbigliando meno: "Da quando sei andata via, non esisto più"
Bruno sollevò le sopracciglia sorpreso e il suo viso si distese, stava decisamente cantando.
"Il mondo è grigio, il mondo è blu" intonò Cecilia, raddrizzando la schiena e portando le braccia intorno al collo di Bruno, con delicatezza.
Il ragazzo, d'istinto, sorrise. Chi l'avrebbe mai immaginato che sotto la corazza timida di Cecilia, ci fosse una persona tanto divertente?
"Cuccurucucù, paloma" cantò Cecilia, con voce sempre più alta.
Bruno si lasciò andare in una breve risata ma, prima di permettere alla ragazza di completare il ritornello, la precedette intonando: "Ahia-ia-ia-iai, cantava"
Cecilia si irrigidì leggermente dietro di lui, forse si stava rendendo conto della situazione, forse si stava chiudendo nuovamente nel suo guscio.
Bruno si scoprì dispiaciuto che quel momento fosse già concluso, così continuò: "Cuccurucucù, paloma"
Stava per riprendere, quando la voce di lei si unì a quella di lui: "Ahia-ia-ia-iai, cantava"
Bruno allargò il sorriso sulle sue labbra mentre procedeva con la strofa successiva, in coro con Cecilia. Nel silenzio della strada, nel buio della notte, le loro voci risuonavano chiaramente.
In sintonia.
Quando finirono di cantare, erano ormai davanti al portone di casa. Bruno intanto aveva ricevuto un messaggio di Fabio che lo informava che stava tornando a casa. Aveva accompagnato Carola fino alla porta del loro appartamento, ma lo rassicurava spiegando che non era più così ubriaca come era sembrata inizialmente.
Cecilia invece sembrava ancora guidata dall'alcol, o meglio, ostacolata. Il ragazzo l'aveva fatta scendere dalla sua schiena e lei si stava già dirigendo verso le scale con passi traballanti.
Allora Bruno la afferrò per un polso e la trascinò dentro l'ascensore. Le porte si chiusero davanti a loro e il rumore metallico del mezzo che saliva riempì il silenzio.
"Quindi" domandò Bruno, curioso "ti piace Battiato?"
Cecilia si stava guardando i piedi e rispose senza sollevare lo sguardo: "Piace a mio padre"
"Anche mia mamma lo ascolta sempre" ripose Bruno, poggiando la schiena contro un lato dell'ascensore. "Quando cucina, canticchia sempre le sue canzoni" continuò poi con un mezzo sorriso.
"Anche papà" esclamò Cecilia sollevando la testa.
I loro occhi si incontrarono e, per qualche secondo, si guardarono, poi entrambi scoppiarono a ridere. Bruno realizzò in quel momento, che si stava creando un qualche legame tra di loro. Cecilia inoltre sarebbe stata più sincera del normale a causa dell'alcol, quindi era l'occasione per indagare più a fondo.
Voleva sapere come considerava Carola, voleva capire se la sorella poteva alimentare la sua speranza oppure se sarebbe stato meglio spegnere ogni fiamma ancora viva.
"Ceci" cominciò quindi con voce seria, ma non fece in tempo a continuare che le porte dell'ascensore si aprirono. Cecilia non si era neanche accorta del suo nome pronunciato da quelle labbra.
"Arrivati" esclamò a voce alta, spostandosi nel corridoio che ospitava il suo appartamento. Poi si voltò verso Bruno che era ancora nell'ascensore, portò l'indice sulle labbra e mimò il segno del silenzio.
Bruno trovò quell'atteggiamento piuttosto divertente, soprattutto perché era lei quella che stava facendo casino.
La seguì in corridoio e la vide dirigersi verso la porta di casa sua, le mani nelle tasche alla ricerca delle chiavi per aprire. Attese a una certa distanza, voleva essere sicuro che entrasse prima di andarsene.
Cecilia estrasse qualcosa dalla tasca, avvicinò l'oggetto metallico alla serratura, poi si bloccò. Rimase pensierosa per diverso tempo, tanto che Bruno stava per avvicinarsi e aiutarla, immaginando che non fosse in grado di aprire. Tuttavia la ragazza si ritrasse prima che lui potesse raggiungerla, ripose le chiave nella tasca e si voltò.
"Cosa fai?" domandò Bruno confuso, osservandola tornare sui suoi passi.
Cecilia non rispose, poggiò una mano contro il muro del corridoio e si aiutò per mantenere l'equilibrio mentre si sedeva per terra. La schiena contro quella superficie fredda, le gambe piegate davanti a lei, la testa abbandonata all'indietro.
Bruno era sempre più perplesso, mosse qualche passo verso di lei, per evitare di palare a voce troppo alta e chiese: "Non entri?"
Lei lo guardò piegando la testa di lato e rispose: "Oh, non posso, c'è mio padre"
"E quindi?" cercò di capire Bruno.
"Non voglio fargli capire che sono ubriaca" concluse lei, sicura che in qualche modo l'avrebbe scoperto se solo l'avesse vista.
"Perciò starai seduta qua tutta la notte?" concluse sarcastico Bruno, incrociando le braccia al petto.
"No" rispose Cecilia con una risatina "ha il turno di notte. Uscirà tra..." afferrò il cellulare dalla tasca, illuminò lo schermo e riprese: "mezz'ora, credo"
Bruno la fissò come se fosse impazzita, sua madre l'aveva visto più volte rientrare ubriaco e non era mai stato un problema tanto insormontabile. Discutevano e poi tornava tutto alla normalità.
Tuttavia non voleva giudicare le scelte altrui, nonostante lo stato in cui venivano prese. Si voltò verso le scale che portavano al piano superiore, pensando già al suo comodo letto, poi i suoi occhi tornarono su Cecilia, seduta sul pavimento.
Sciolse le braccia dal petto con un sospiro e si avvicinò a lei, sedendosi di fianco con un agile movimento. Lei non gli fece domande, probabilmente non riusciva ancora a pensare in maniera abbastanza lucida, anche se era stata in grado di capire che il padre non doveva scoprirla.
Cecilia oscillò con la testa da una parte all'altra come se fosse sul punto di addormentarsi, infine la poggiò sulla spalla di Bruno senza pensarci troppo.
Lui la lasciò fare, poggiò le braccia sulle ginocchia, piegate davanti a lui e rimase pensieroso, valutando se riprendere il discorso lasciato all'inizio.
Cecilia prese il cellulare e aprì la chat con suo padre, voleva avvisarlo che stava tornando a casa, anche se in realtà era proprio fuori dalla porta.
Scrisse il testo, sbagliando diverse lettere. Lo cancellò. Scrisse ancora, ancora sbagliò. Lo cancellò.
Sbuffò frustrata e scrisse una terza volta. Ancora sbagliato. Stava cancellando, quando Bruno le prese il cellulare dalle mani e disse con tono accondiscendete: "Faccio io"
Mentre poggiava le dita sul touchscreen di Cecilia, le chiese: "Ti trovi bene con mia sorella?"
Cecilia sollevò lo sguardo su di lui con un'espressione sorpresa, poi le sue labbra si allargarono in un sorriso e rispose: "Certo, la adoro"
Bruno rimase in silenzio dopo averle restituito il cellulare, stava soppesando le parole da usare.
"Siete amiche?" indagò, osservandola di traverso. Il sorriso sulle labbra di Cecilia rimase fermo, perciò non gli stava nascondano nulla di strano.
"Sì" sussurrò Cecilia come persa nei suoi ricordi "lei è la mia prima amica"
Bruno la osservò con più attenzione e notò un vero trasporto nello sguardo di lei, ma non quello che sperava di trovarci sua sorella. Era affetto, sicuramente sincero ma, da quello che poteva leggevi lui, non era amore.
"E io, non lo sono?" la punzecchiò allora, voleva metterla alla prova, capire le sue reazioni.
Cecilia si voltò verso di lui sorpresa, probabilmente non l'aveva considerato in quella maniera ma, quando Bruno inchiodò i suoi occhi in quelli di lei, vi lesse ciò che temeva. Ciò che Carola avrebbe voluto vedere riflesso nei suoi.
A Cecilia non piaceva Carola, a Cecilia piaceva lui.
Non ci fu alcuna risposta a quella domanda, improvvisamente dei rumori oltre la porta attirarono la loro attenzione, e Bruno capì che il padre di Cecilia stava per uscire di casa.
Si alzò dal pavimento e prese la ragazza per un braccio aiutandola a fare altrettanto, scivolò con la mano lungo il suo polso e la prese per mano.
La guidò velocemente verso la rampa di scale che portava al piano superiore e fece gli scalini di fretta, sperando che lei fosse in grado di seguirlo senza inciampare.
Scomparvero da quel corridoio proprio quando la porta si apriva e Sergio faceva la sua comparsa con il cellulare in mano. Digitò veloce un messaggio per la figlia, avvertendola che stava andando via per il turno di notte, poi si inoltrò oltre per porte dell'ascensore che intanto si erano aperte.
Al pieno superiore, seduti sugli scalini, Bruno e Cecilia si scambiarono uno sguardo complice poi, scoppiarono a ridere.
Cecilia si soffermò sulla risata genuina di Bruno, le sue labbra tese in un sorriso, le fossette agli angoli della bocca, il suo profumo fruttato, i suoi capelli mossi, la sua pelle chiara. Ripensò alla domanda che gli era stata posta poco prima e si rese conto che no, non erano amici.
Si rese conto che non voleva essere sua amica.
Si rese conto che l'unica cosa che voleva da lui era il suo cuore.
Si stava innamorando di Bruno.
Ciao amici! Spero che tutti voi siate a conoscenza della canzone citata in questo capitolo. Cucurucucu, palomaaaa!
Ma per chi non avesse la minima idea dei miei vaneggiamenti senza senso, ecco a voi qua sotto:
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