32 - Non mi dire
"Ciao" lo salutò allegramente Fabio, mostrando un sorriso radioso per la missione compiuta. Poi abbassò gli occhi sulla sua mano ancora stretta intorno al polso di Cecilia e allentò la presa dicendo: "oh, scusa, tutto ok?"
Cecilia trovò la forza per annuire in maniera debole, i suoi occhi avevano incontrato brevemente quelli di Bruno e poi si erano fiondati a gran velocità sul pavimento.
Cosa ci faceva lui, lì?
"Mi scrivi di venire qua" esordì Bruno, rivolto a Fabio "e poi non arrivi più"
"C'è stato un intoppo" si difese Fabio, prendendo posto nella sedia accorta a quella di Bruno.
"Ma perché diavolo siamo qua?" domandò ancora irritato Bruno, lanciando occhiate di fuoco a Fabio, ma ricevendone altrettante dalla vecchia bibliotecaria, che pretendeva il silenzio. O almeno la voce bassa.
Cecilia era ancora ferma, in piedi davanti a quel tavolo, tuttavia si rese conto che stava attirando l'attenzione degli altri studenti intenti a studiare, perciò decise di defilarsi sedendosi di fronte ai due ragazzi.
Fabio fece un profondo respiro come per prepararsi a un grande discorso, ma sottovoce: "Come sapete, tra poco sarà il compleanno di Carola"
"Ma non mi dire" commentò ironico Bruno, il quale trovava esilarante quella farse, dal momento che qualche giorno prima, proprio Fabio non ne era a conoscenza.
"E noi siamo sui amici, giusto?" chiese Fabio, facendo una pausa in attesa delle nostre risposte. Cecilia si limitò ad annuire silenziosamente, mentre Bruno puntualizzava: "Io sono suo fratello, in realtà"
Fabio, come ormai si era abituato a fare, lo ignorò: "Quindi dovremmo fare qualcosa per lei. Una sorpresa"
"Che brutta idea" commentò sarcastico Bruno, il quale era evidente non desiderava essere coinvolto.
"Pensavo a una cena con un po' di persone che conosce, oppure un party a casa di qualcuno, anche se non saprei di chi..."
"Non provare a guardarmi" lo avvertì Bruno, corrugando le sopracciglia irritato.
"Non sei molto collaborativo" puntualizzò Fabio, rifilandogli un'occhiataccia.
"Non voglio esserlo. Perché sono ancora qua?" quest'ultima domanda era più rivolta a sé stesso che agli altri, tuttavia non accennò ad alzarsi dalla sedia.
"Faccio un gruppo sul telefono, così ci teniamo aggiornati" convenne Fabio, che era come un treno lanciato alla massima velocità.
"Fai cosa, scusa?" chiese Bruno poggiando stancamente i gomiti sul tavolo di fronte a lui.
"Cecilia" la chiamò Fabio, coinvolgendola attivamente per la prima volta da quando erano arrivati lì "mi daresti il tuo numero di cellulare?"
La ragazza avvampò a quella richiesta, non le era mai capitato che qualcuno volesse esplicitamente il suo contatto, a parte Carola. Ma a lei si era abituata ormai.
Con voce tremante e flebile dettò una cifra dopo l'altra, non era sicura di volerglielo dare davvero il suo numero, ma non era in grado di trovare una scappatoia in quel momento, se non di alzarsi e dileguarsi. Ma non le pareva carino come comportamento.
Fabio rimase concentrato sullo schermo per diversi secondi, mentre Bruno non faceva che sospirare e muovere i piedi, come se scalpitasse.
Un suono sul suo cellulare, annunciò l'arrivo di un messaggio e, dopo averlo estratto dalla tasca, trovò la notifica della creazione di un gruppo. I partecipanti erano lui, Fabio e un numero sconosciuto che apparteneva a Cecilia. Anche lei stava guardando il suo cellulare e, i suoi grandi occhi spalancati, mostravano tutto il disagio che stava provando.
"Dicevo quindi..." riperse Fabio, blaterando su ristoranti e eventi che nessuno dei suoi due compagni conosceva, tuttavia Bruno non gli stava più prestando attenzione, quel ragazzo richiedeva troppe energie.
Scorse veloce con le dita sullo schermo piatto del telefono e aprì il gruppo appena creato. Raggiunse la sezione dei contatti e cliccò sul numero sconosciuto che sapeva appartenere a Cecilia. Aveva una miriade di contatti in rubrica, la maggior parte erano ragazze, che aveva frequentato, che ancora frequentava, che non intendeva più vedere.
Per ognuna di esse, salvava sempre nome e cognome, in maniera tale da sapere con chi stava parlando e, se necessario, chi voleva evitare. Solo sua madre e sua sorella facevano eccezione.
Bruno rimase con gli occhi fissi sul vetro, aprì la sezione del nome e apparve la tastiera. Conosceva il cognome della ragazza di fronte a lui perché Carola ne parlava sempre, e poi era scritto sul citofono. Digitò veloce: Cecilia Mo...
Prima di finire però, un movimento furtivo colse la sua attenzione, sollevò lo sguardo e notò Cecilia di fronte a lui, gli occhi della ragazza erano rivolti a Fabio, l'indice alzato era poggiato contro le sue labbra, ma non stava ad indicare silenzio, piuttosto sembrava un gesto timoroso.
Con un sospiro sofferto, la ragazza allungò di poco il braccio verso Fabio, quel dito alzato che tentava di richiamare la sua attenzione, ma Fabio era troppo concentrato sulla ricerca del ristorante giusto per accorgersi di lei.
E poi continuava a parlare da solo.
Un sorriso divertito si fece strada sulle labbra di Bruno, la mano ancora ferma sullo schermo del cellulare, il nome di Cecilia scritto per metà.
La mano di Cecilia si ritrasse e il dito tornò a poggiarsi sulle sue labbra, come per convincerla a tacere. Era evidente che quel semplice movimento costava una certa fatica alla ragazza, tuttavia non pareva volersi arrendere senza essersi fatta sentire.
Fortunatamente non si era resa conto che Bruno la stava osservando, altrimenti ogni suo buon intento sarebbe andato a morire in un angolo della sua testa, sotterrato da una coltre di imbarazzo.
Cecilia tentò nuovamente di richiamare Fabio, allungò il braccio, tese un poco il dito, ma non disse nulla e ciò rese vano ogni suo tentativo. Il suo dito tornò a coprire le sue labbra.
Il sorriso sul viso di Bruno si fece sempre più marcato, come poteva una ragazza tanto silenziosa, catturare la sua curiosità?
Senza ragionarci troppo, Bruno tornò con gli occhi sul cellulare, cancellò il nome di Cecilia che aveva appena digitato e, al suo posto, vi scrisse ballerina.
"Fabio" disse poi, a voce più alta del dovuto "lascia parlare anche gli altri" e con quest'ultima frase, rivolse i suoi occhi a Cecilia.
La ragazza spalancò le palpebre sorpresa, il dito ancora davanti alle labbra, il respiro accelerato, le parole che le morivano in gola.
Fabio sollevò finalmente la testa dal telefono e osservò perplesso la scena davanti a lui, nessuno parlava e ciò lo rendeva confuso. "Ma nessuno sta dicendo nulla" commentò scioccamente.
Bruno chiuse gli occhi come stremato, tra i due, Fabio e Cecilia, non sapeva chi gli risucchiasse maggiore energia. "Parli da solo da un quarto d'ora" constatò scettico Bruno "perché ci hai chiamato qua?"
"Per avere il vostro aiuto" lo incalzò Fabio, come se la quesitone fosse ovvia.
"Per obbligarci ad aiutarti, volevi dire" cercò di correggerlo Bruno, che si era dimenticato il suo buon intento di far parlare Cecilia e aveva cominciato la sua schermaglia con Fabio.
"Sei venuto qua da solo, mi pare" constatò Fabio con un sorrisetto soddisfatto.
"Forse sono scemo, non so darmi altre spiegazioni" concluse Bruno con un'alzata di occhi al cielo, quando il suo orecchio colse una parola apparentemente lontana: "... ballare"
Girò il viso verso Cecilia e si rese conto che la ragazza non si era ancora arresa, il braccio era allegato verso di loro, il dito puntato per attirare lo loro attenzione, le parole sussurrate piano.
"Non credo che tu sia scemo" stava dicendo Fabio, come dispiaciuto per le parole dell'amico "a volte ti comporti da scemo ma..."
"Stai un po' zitto" lo sgridò Bruno, giusto in tempo per udire la frase completa che stava pronunciando Cecilia.
"A Carola piacerebbe andare a ballare" disse la ragazza, con voce più alta della volta precedente, così anche Fabio potè sentirla.
"Ballare" ripeté Fabio "ma certo, andiamo a ballare" esclamò poi, conquistandosi un'occhiataccia dalla bibliotecaria, la signora Beatrice.
Ricominciò a fissare il suo cellulare lanciandosi in una nuova ricerca per trovare le discoteche di quella città.
Cecilia tornò a posizionare la sua mano in grembo, tirandosi i lembi della felpa oltre il polso e abbassando lo sguardo, ma con un'espressione di trionfo sul viso e un mezzo sorriso.
Bruno rimase a osservarla senza troppo ritegno, in qualche modo, credeva di ammirare quella ragazza, la sua danza era appena accennata, timida e impacciata, ma lei non si arrendeva, continuava a ballare, nonostante la musica in contrasto, che scaturiva dalle persone intorno a lei e, talvolta, persino da sé stessa.
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