24 - Gioco di bluff

La notte fu lunga per Cecilia, tormentata da sentimenti contrastanti che non aveva mai provato. Positivi, negativi, giusti, sbagliati, chiari oppure oscuri, lei non lo sapeva. Era come se, una volta aperto il diario di sua madre, il suo intero mondo fosse cambiato, come se un nuovo universo si fosse aperto intorno a lei e Cecilia, inconsapevolmente, vi era saltata dentro.

Non era sicura che fosse stata una buona scelta, ma ciò che sapeva era che ormai era troppo tardi per uscirne, gli eventi si susseguivano senza alcun controllo da parte sua, era semplicemente guidata da quel profumo di vaniglia che ogni volta le donava nuovo coraggio.

E tutto era iniziato da un semplice ciao, un banale e piuttosto semplice ciao. Iniziava a chiedersi se non fosse sempre stata lei la causa del suo isolamento e non tanto la sua pelle. Iniziava a chiedersi se fosse davvero possibile somigliare maggiormente a sua madre, avere un futuro come il suo, una vita normale come aveva sempre desiderato.

Iniziava a chiedersi se non fosse possibile anche per lei essere amata. E amare.

Grazie, Cecilia.

La sua voce profonda le risuonò nella testa e le sue guance si colorarono, era impossibile che uno come lui potesse vederla in un qualche modo. La ragazza scosse la testa per scacciare ogni ricordo e sospirò pensierosa.

Carola le aveva scritto un messaggio, le aveva detto che la conversazione con Fabio era durata più del previsto e che le dispiaceva tanto averla lasciata sola.

Cecilia aveva risposto che dispiaceva a lei essersene andata senza dirle nulla, che la pioggia l'aveva colta di sorpresa. Si erano salutate con la promessa di raccontarsi nei dettagli gli avvenimenti di quella sera.

Così il mattino seguente, mentre Cecilia stava seguendo con la sua solita passione la telenovela spagnola, si scoprì curiosa di sapere anche come fossero andate le cose tra Carola e Fabio.

Non l'aveva detto all'amica ma, da ragazza romantica qual era, Cecilia sperava che Carola cambiasse idea, che Fabio diventasse la sua anima gemella, sperava di poter assistere alla loro storia d'amore da vicino.

"Gonzalo, non puoi andartene, non mi puoi abbandonare" stava dicendo Carmela alla televisione, una mano stretta intorno al braccio di lui, le lacrime lungo le guance.

"Io non vorrei, Carmela mia, non vorrei mai" rispose lui con tono grave, distogliendo gli occhi da quelli di lei "ma non ho altra scelta"

L'espressione di Carmela si fece sempre più addolorata, con un movimento teatrale abbassò la testa verso il pavimento, fece un sospiro pesante, poi con uno scattò rialzò il volto e fissò Gonzalo con serietà: "E, che ne sarà del nostro bambino"

Gli occhi di Gonzalo si spalancarono in concomitanza con quelli di Cecilia.

"Cosa?!" esclamarono entrambi, una musica drammatica in sottofondo.

La pubblicità interruppe quella sconvolgente rivelazione, lasciando spazio e un uomo con un pennello in mano che pubblicizzava un qualche tipo di pittura per interni.

"Ma no!" si lamentò Cecilia, constatando che la puntata era finita e avrebbe dovuto aspettare per poter vedere il seguito. Aveva bisogno di qualcosa che palacasse la sua curiosità e, subito, il viso di Carola le balzò nella testa.

Voleva sapere com'era andata la sera precedente, così si infilò una felpa larga, afferrò le chiavi di casa e uscì sul pianerottolo, consapevole che la sua amica abitava solamente un piano sopra al suo.

Si avvicinò alla rampa di scale e fece i primi scalini, ma un dubbio le balzò nella testa, forse avrebbe dovuto scriverle un messaggio prima, era esagerato presentarsi fuori dalla sua porta?

Tornò indietro di due scalini, ma si bloccò nuovamente.

Ormai era arrivata fino a lì, tanto valeva andare fino al suo appartamento, se poi fosse stata occupata, se ne sarebbe semplicemente andata.

Si girò nuovamente verso il piano superiore e salì, tornando a metà della rampa, quando un nuovo dubbio la scosse, non voleva essere invadente, forse la cosa migliore era chiamarla e parlare per telefono.

Tornò giù fin quasi al pianerottolo ma, prima di poggiare il piede sopra esso, ebbe un ripensamento, con una chiamata non avrebbe potuto capire se Carola era infastidita da lei, mentre di persona avrebbe sicuramente intuito se la sua presenza non era gradita e avrebbe potuto tornare a casa sua senza urtare ulteriormente la sua unica amica.

Si chiedeva perché fosse così difficile per lei gestire una relazione tanto naturale per gli altri, come era l'amicizia.

Con un sospiro stanco poggiò la mano sulla balaustra e mise un piede sul gradino successivo, fino a raggiungere lo stesso punto della rampa della volta prevedente, quando una folgorante paura la invase.

Come aveva potuto non considerare una questione tanto importante? Carola era la sorella di Bruno, le probabilità che lui fosse a casa era estremamente alte e se avesse aperto lui la porta?

No, non poteva correre un tale rischio, era come lanciarsi consapevolmente nella tana del lupo. La ragazza scosse la testa frustrata e, per l'ultima volta, scese quei gradini che avevano occupato una buona mezzora della sua giornata.

Aveva appena raggiunto il pianerottolo, quando una voce conosciuta la richiamò: "Cecilia?"

Lei si voltò sorpresa e i suoi ricci si mossero con rapidità da una parte all'altra. Carola era in cima alle scale, i lunghi capelli scuri raccolti in una treccia che cadeva di lato sulla sua spalla, l'espressione confusa ma allo stesso tempo felice, un leggero sorriso sulle labbra.

"Ciao" mormorò Cecilia, non sapendo che altro dire, si afferrò il lembo della felpa con entrambe le mani e tentò di coprire maggiormente la sua pelle come faceva sempre quando era a disagio.

"Stavo per venire da te" le disse Carola con una naturalezza tale da creare quasi invidia a Cecilia "stavi uscendo?"

Cecilia annaspò, non sapeva cosa rispondere, non aveva previsto una tale inversione dei ruoli e, improvvisare, non era nella sua natura.

"No, io..." non finì la frase perché non le venne in mente nessuna giustificazione plausibile che non la facesse sentire stupida, ma Carola non ci diede molto peso.

"Vuoi venire da me per pranzo?" le chiese, gli occhi illuminati da quella solita speranza di una risposta affermativa.

"Oh" esclamò Cecilia, sempre più in difficoltà "non saprei"

Voleva andarci, ma allo stesso tempo, non voleva.

Carola notò il suo disagio e, con la sua infallibile perspicacia, aggiunse: "Non c'è nessuno in casa, sono sola. Mi faresti compagnia"

Quella rassicurazione fece sfuggire un sospiro di sollevo da parte di Cecilia, non avrebbe saputo come uscire da quella situazione ma, se si trattava di un pranzo tra loro due, poteva farcela. In fondo erano pure state al ristorante, andare a casa di lei non sarebbe stato diverso.

Un timido sorriso si formò sulle labbra di Cecilia mentre annuiva all'amica che apparve subito entusiasta. La afferrò per un polso e la guidò su per le scale mentre, ancora una volta, le ripeteva di quanto le fosse dispiaciute come erano andate le cose la sera precedente.

"Perciò ho parlato con Fabio" stava dicendo Carola mentre prendeva un paio di piatti dalla credenza e li poggiava sul tavolo, proprio di fronte a Cecilia che era seduta composta.

L'appartamento dove si trovavano era più piccolo di quello di Cecilia ma, in qualche modo, sembrava più accogliente, forse era il tocco di una madre che nel suo mancava.

"Non è stato facile dirglielo" continuò Carola, prendendo due bicchieri "in fondo Fabio mi sta simpatico davvero"

Cecilia stava ascoltando ma era anche curiosa, si guardava intorno con interesse, studiava la disposizione dei mobili, tentava di indovinare di chi fossero quelle cuffie abbandonate sul mobile tv o quelle ciabatte accostate alla porta d'ingresso. Quale delle due porte chiuse fosse la stanza di Bruno. Sicuramente quella giacca di pelle ancora bagnata, appesa alla porta del bagno, era sua.

"Lo capivo da come mi guardava ieri sera, che prova qualcosa per me, quindi gli ho chiesto di essere solo amici" Carola parlava senza aspettare alcuna risposta da parte di Cecilia e neanche si accorgeva della sua sfuggente distrazione perché era impegnata a scaldare il loro pasto.

Cecilia ascoltava il racconto dell'amica con tutto l'impegno possibile ma non poteva fare a meno di domandarsi perché gli occhi le cadessero continuamente su quella giacca appesa. E perché il suo cuore mancasse un colpo ogni volta che succedeva.

"Fabio sembrava deluso, ma ha accettato di essere semplicemente un amico per me. Dici che così può funzionare?" stavolta Carola la guardò direttamente, interrompendo il suo monologo, così Cecilia dovette obbligarsi a smettere di pensare alla sera precedente davanti a quel portone.

"Non lo so" commentò insicura "ma hai fatto bene a parlarne con lui" la rassicurò poi, provocando un sorriso contento sul volto di lei.

"Credo anch'io. Almeno sa cosa aspettarsi da me" concluse lei, versando un cucchiaio di pasta nel piatto di Cecilia.

"O cosa non aspettarsi" si corresse poi, mentre riempiva anche il suo di piatto.

Cecilia stava per addentare la sua forchettata di cibo, quando la serratura alle sue spalle scattò, liberando il passaggio a una figura alta.

"Ciao" disse Bruno con voce profonda, poggiando gli occhi sulla sorella che invece aveva già cominciato a mangiare.

Non appena spostò la sua attenzione sul tavolo da pranzo però, si rese conto che Carola non era sola e fu sorpreso nel trovare Cecilia lì.

"Ciao, ballerina" la salutò con il solito sorriso divertito, avanzando verso il salotto. Cecilia ringraziò il cielo per non aver mangiato quel boccone di pasta, altrimenti le sarebbe sicuramente andato di traverso. La situazione era già fuori dal suo controllo, ma con l'arrivo di Bruno, era proprio deragliata.

"Ballerina?" ripetè confusa Carola, guardando prima il fratello e poi Cecilia, la quale si affrettò ad abbassare lo sguardo sul suo piatto.

"È una cosa nostra" commentò sbrigativo Bruno, per poi sparire oltre la porta della sua camera da letto.

Carola piantò i suoi occhi sulla testa ancora abbassata di Cecilia e, quando la ragazza trovò il coraggio di sollevarla nuovamente, le domandò: "Vi conoscete, quindi?"

"Poco" commentò veloce lei, tentando di concludere la conversazione in maniera indolore.

"Non lo sapevo" si limitò a dire Carola, prendendo altra pasta con la forchetta.

Bruno uscì dalla sua camera per entrare in bagno e, non appena la sua figura apparve nel campo visivo di Cecilia, lei si affrettò a fissare la tovaglia, spaventata di poter incrociare i suoi occhi.

Tuttavia questo era un pericolo che non correva perché Bruno non le mostrò il minimo interesse, non che volesse sembrare scontroso, ma ciò che provava verso quella ragazza era semplice curiosità per la sua bizzarria, non aveva alcuna intenzione di instaurare una qualche relazione con lei, né tanto meno di illuderla.

Perciò quando uscì dal bagno per tornare in camera sua e afferrare il suo borsone, non si rese conto che Cecilia aveva nuovamente abbassato lo sguardo e, quando attraversò il salotto e uscì dalla porta d'ingresso per andare in palestra, non fece caso al respiro trattenuto da parte di lei.

Era come un gioco di bluff dal quale nessuno sarebbe uscito vincitore. 

Cari lettori, i nostri personaggi giocano, quindi giochiamo anche noi. A grandi linee, questi intrecci complessi, secondo voi a cosa porteranno?

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