5. Alina
La porta di legno si apre con uno scricchiolio. Il consiglio è già riunito intorno al tavolo, e tutti si alzano al mio ingresso.
Mi siedo all'unico posto libero del tavolo tondo, su cui è intagliata una mappa di tutti i territori di Eone, comprese le terre Ombra a nord.
«Vi prego, continuate pure.» Sorrido a tutti.
Mio padre mi lancia un'unica occhiata prima di rivolgersi al comandante delle guardie.
«Ser Dax, avete sentito la principessa: continuate.»
Il comandante annuisce e indica una piccola cittadina a est.
«L'ultimo attacco è avvenuto qui. Hanno trovato una giovane donna in un fienile con...» Mi guarda un attimo, cercando il mio consenso, «con la gola tagliata e l'addome squarciato. Le sue interiora erano sparse sul terreno, piene di morsi.»
«Cosa vogliono da noi?»
Domando senza mostrare turbamento.
«Non lo sappiamo ancora.» Mio padre sembra preoccupato. «Forse hanno esaurito le risorse nelle loro terre e si sono spinti troppo in là, oppure...»
«C'è dell'altro, Maestà.» Interviene Dax. «Accanto a ogni cadavere è stato trovato un simbolo: una rosa disegnata con il sangue delle vittime.»
«Adesso basta.» Lord Cars sbatte le mani sul tavolo. «Questi non sono discorsi che le orecchie della nostra principessa dovrebbero ascoltare. Vi chiedo di moderare i termini.»
Socchiudo gli occhi.
«E perdonate, Lord Cars, chi sareste voi per decidere cosa le mie orecchie possono o non possono ascoltare?»
L'uomo si sfrega le mani con fare agitato.
«Perdonate, principessa. Ho solo pensato che questi fossero argomenti troppo... non volevo mancarvi di rispetto.»
«Io sono la principessa Alina Cassarof, legittima erede di Enante.» Lo interrompo. «Dubitare che io possa ascoltare ciò che viene detto a questo consiglio significa dubitare della mia posizione di erede. È questo che volete dirmi, Lord Cars?»
«No, principessa. Vi chiedo perdono.»
Alzo il mento, felice di aver vinto questa lotta
«Allora limitate il vostro pensiero e le vostre parole a quanto si conviene a un maestro del conio.»
Lord Cars china la testa e io torno a guardare ser Dax in attesa che continui con le informazioni.
«Per questo motivo crediamo che siano entrati nel vostro regno con un preciso scopo. Piccoli attacchi studiati per spingervi verso uno scontro armato. Non saranno mai loro a dichiarare guerra per primi; aspetteranno un vostro passo falso. Allora dovranno solo difendersi, ottenendo così l'appoggio degli altri regni a nord. Tutti sappiamo cosa significhi la rosa scarlatta.» concluse il comandante.
La rosa rossa, simbolo della casata Rosethorne. I Cassarof e i Rosethorne sono sempre stati nemici, fin da quando il mondo ha memoria, ma nessuno conosce il vero motivo di questo odio ancestrale. Le nostre famiglie sono avvolte in una spirale di odio da generazioni. Ma se riuscissi a diventare regina, potrei cambiare tutto.
Guardo mio padre. È stanco. Sta combattendo una guerra che non ha iniziato, e io non porterò avanti battaglie che non mi appartengono.
Lord Cars, il mastro del conio, siede con la testa china sulle mani; ser Dax, il comandante delle guardie, fissa la mappa, e nei suoi occhi vedo la mente che elabora le strategie militari; Lord Adones e ser Ancelor, rispettivamente grande maestro e mano destra di mio padre, sono rimasti in silenzio per tutto il tempo, insolito per loro. Ma so che se proponessi un armistizio, non sarei più rispettata come erede, non verrei più vista come degna.
♥♦♣♠
Passo le ore a suonare il pianoforte in attesa della cena con Lord Braan. Le dita si muovono leggere sui tasti bianchi e neri, e la melodia delle note risuona in tutta la sala vuota.
Chiudo gli occhi e mi lascio trasportare. Non seguo nessuno spartito; lascio che i polpastrelli scivolino liberi sulla tastiera. Almeno loro sono liberi.
Il mio mignolo preme un Do, rovinando tutto. Le mie mani si bloccano e apro gli occhi. Con rabbia, premo tutti i tasti e urlo.
Per fortuna, in questo momento non c'è nessuno che finge di interessarsi e preoccuparsi per me.
Devo fare qualcosa.
♥♦♣♠
«E così lord Braan venite dalle Isole Lunghe. Ditemi, com'è il tempo lì?»
Chiedo al lord seduto alla mia destra bevendo un calice di vino.
«Si principessa, proprio così.» Il fuoco del camino di fronte a lui gli illumina il viso rendendolo più giovane di quanto non sia in realtà. «Alle Isole Lunghe c'è pioggia quasi ogni giorno. Qui, il tempo è decisamente diverso.» Ridacchia «Le mie povere ossa sono invecchiate prima del previsto, ma noi abitanti delle Isole Lunghe siamo più duri di quanto si pensi.» Il lord si taglia un pezzo di arrosto e lo mangia voracemente «Avete dei magnifici cuochi a corte, vostre altezze.»
Sembra imbarazzato.
«E ditemi lord Braan,» A mio padre non interessa il tempo «come mai non vi siete sposato dopo la perdita di vostra moglie?»
Lord Braan fa un respiro profondo prima di rispondere.
«Vedete, sire, ho sposato mia moglie, lady Aria, per amore. Era figlia di un grande lord della terraferma, ma abitava nel castello di mio padre, quello che poi è spettato a me. Siamo cresciuti insieme e ci siamo innamorati nonostante il nostro fosse già un matrimonio combinato da prima delle nostre nascite. Ora sono troppo vecchio per un matrimonio, soprattutto con una dama abbastanza giovane da potermi dare degli eredi.»
Lo ammiro. Lord Braan è rimasto fedele a sua moglie anche dopo anni la sua morte. Non gli importa di eredi, terre o titoli, a lui importa di lady Aria.
«E quando... come intendete procedere per la successione?»
Lord Braan rivolge a mio padre un sincero sorriso.
«Sono certo che il nostro saggio re saprà a chi affidare tale compito.»
L'unica risposta di mio padre è un severo cenno del capo.
♥♦♣♠
«Balia, pensi mai che potrei sposarmi per amore?»
La donna mi aggiusta le coperte mentre guardo pensierosa il soffitto.
«Bambina mia, vostro padre non ha combinato nessun matrimonio perché sa che dovete essere voi a decidere.»
«Pensi che lui amasse mia madre?»
La balia sorride nostalgica.
«La loro è stata la storia d'amore più bella che qualcuno potesse mai raccontare. E da questo amore siete nata voi, principessa. Non ne dubitate mai.» Mi accarezza la testa come a volermi dare un conforto che in realtà serve più a lei che a me «Vostro padre sa quanto è importante l'amore in un matrimonio, non potrebbe mai privarvi di tale gioia.»
Nei suoi occhi è possibile leggere la tristezza dei ricordi. Mia madre è sempre ricordata con affetto da tutti quanti, ma nessuno ha mai voluto parlarmene, sarebbe troppo doloroso. La sua morte ha segnato le vite di tutti per sempre.
Così rimango da sola, al buio, con i miei pensieri a contemplare il soffitto fino a quando non sento un leggero russare. Nella stanza accanto, in pochissimo tempo, la balia si è già addormentata.
La guardo per qualche secondo prima di indossare una mantella ed uscire silenziosamente dalla finestra. Aiutata dalle tenebre, corro fino la stalla della quale trovo la porta leggermente aperta e una calda luce provenire dal suo interno. Mi guardo intorno prima di entrare.
Accarezzando Cara, la giumenta, e illuminato dalla flebile luce di una lanterna, c'è Kyan. Entrato nel corpo di guardia da qualche anno, non mi ha mai visto solo come la principessa. Quando si accorge della mia presenza nella stalla, mi sorride e io ricambio, sentendo il cuore battere più forte.
«Sei arrivata.»
Mi prende con delicatezza le mani e le bacia, facendomi sentire un calore familiare che si diffonde dentro di me.
«Ho dovuto aspettare che la balia si addormentasse. Ma ora sono qui.»
Kyan mi accarezza la guancia e mi bacia con passione. Mi tira verso di lui finché non cadiamo su un mucchio di fieno. Rido, ma il suo viso è serio, i suoi occhi colmi di desiderio. Un brivido mi attraversa quando mi bacia il collo e inizia a sfilarmi la camicia da notte. Rimango nuda davanti a lui, vulnerabile ma eccitata, mentre le sue mani esplorano il mio corpo con lentezza. Mi prende un seno con la mano sinistra e mi dà uno schiaffo sul sedere con la destra.
Alzo lo sguardo e lo vedo sorridere, il cuore che batte all'impazzata.
«Ti ha dato fastidio?» mi chiede ridendo.
«No, mi è piaciuto.» rispondo, sentendo una scintilla di complicità tra noi.
Mi dà un altro schiaffo e sposta il ginocchio tra le mie gambe, dandomi piacere. La mia schiena si inarca, un'ondata di piacere che mi fa trattenere il respiro. Lo guardo, respiro affannato, il desiderio crescendo dentro di me. Mi alzo e lo costringo a fare lo stesso. Con occhi pieni di passione, mi sdraio e lo invito sopra di me. Gli lecco due dita e le guido dentro di me, aprendo la bocca per il piacere. Mi porta una mano sulla bocca per zittirmi, i suoi movimenti guadagnano velocità.
«Ti voglio dentro di me,» gli dico, guidando la sua mano al mio seno, il cuore che batte all'impazzata.
Gli sfilo la camicia e gli slaccio i pantaloni. Ridiamo mentre provo a togliergli gli stivali, sentendo un misto di eccitazione e gioia. Quando torna su di me, scivola dentro e entrambi fremiamo di piacere. Ogni spinta è decisa, i suoi movimenti sono profondi e ritmici, facendomi sentire completamente connessa a lui. La sensazione di pienezza mi toglie il respiro, e ogni affondo mi procura un piacere travolgente. Mi bacia il collo con ardore, mentre io mi aggrappo alla sua schiena, graffiandola leggermente. Il calore del suo corpo contro il mio, il suo respiro rapido accanto al mio orecchio, mi fanno sentire viva.
Questa notte lui è mio e io sono sua.
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