4. Cassian
Quando ho accettato di venire a Enante, non mi avevano detto che la principessa per la quale devo diventare la guardia personale se ne va in giro nel suo paese come se fosse una ragazza qualsiasi e mettendosi nei guai con uomini ubriachi.
Ma davanti a questo due meraviglioso occhi azzurri, che sembrano gemme, io mi perdo. Sono più che sicuro di star facendo una faccia da ebete in questo momento.
La guardo ancora qualche secondo. Anche lei sembra sputa stupita di vedermi; lo posso capire benissimo dal modo in cui si agita sullo scanno e come stringe con le dita i braccioli.
Chino la testa e un sincero sorriso da capolino sul mio volto.
«Re Ramondo,» Parlo tornando serio «vorrei ringraziarvi per l'ospitalità che Enante mi ha riservato. Principessa Alina, le leggende sulla vostra bellezza viaggiano nello spazio e nel tempo e non vi rendono minimamente giustizia.» Alzo gli occhi solo per vederla a disagio. «Mi chiamo Cassian Valto, da Dalfia nelle terre del nord. Sono un umile cavaliere, figlio di due semplici contadini che mi hanno insegnato cosa vogliono dire l'onore e la famiglia. Metto al vostro servizio la mia spada e la mia fedeltà sperando che possano servire vostra altezza com'è giusto che sia.»
Guardo ancora una volta Alina, o meglio, la principessa Alina. Nei suoi occhi leggo ancora confusione, e il silenzio sembra essere il suo rifugio. Il re, con un gesto delicato, le stringe leggermente la mano, riportandola alla realtà.
«Cavaliere, la vostra presenza mi infonde già un grande senso di sicurezza.» Probabilmente allude a ieri. «La corona vi è grata per aver affrontato un viaggio così arduo per essere qui. Spero di vedervi anche nelle prossime selezioni.»
Le sorrido. Era forse un velato invito a diventare la sua guardia personale?
Torno al mio posto, consapevole degli sguardi che mi seguono. Ma tra tutti, è quello di Alina che cerco e che più desidero incontrare.
Passiamo diverse ore in quella sala, ascoltando la presentazione di tutti gli aspiranti guardie personali.
♥♦♣♠
Il cortile del castello è spazioso, ma appare desolato e grigio. Ci sono le stalle e vari cavalli, ma oltre a noi candidati, non c'è nessun altro. I cancelli sono chiusi.
Rimaniamo in piedi per quelle che sembrano ore interminabili.
«È veramente una viziata,» comincio a sentire.
«Hai visto come ci ha trattati? Con superficialità.»
«E ora? Ci farà aspettare qui chissà per quanto tempo.»
«Sì, e tra tutti, quello che se la sta spassando meglio è lord Braan.»
«Quel pazzo. Non avrei mai fatto così tanti chilometri solo per vedere un vecchio re e una stupida principessa.»
Eppure, è qui come tutti noi.
Ovunque volga l'orecchio, non sento altro che critiche nei confronti del re e di sua figlia. Alzo lo sguardo verso le mura: le guardie ci stanno osservando.
Mi sposto in un angolo, appoggiato al muro, e osservo la situazione che si fa sempre più tesa. Se prima le lamentele erano sussurri, ora sono vere e proprie grida. Non si preoccupano più di chi possa sentirli. Sembrano ubriachi che si sentono al sicuro solo perché sono all'interno di una taverna. Forse non si rendono conto di essere ancora nel castello.
Quando il sole è alto nel cielo, nel suo momento più caldo, Alina compare sulle mura del castello sopra di noi. Alzo lo sguardo, sperando che mi veda. Sperando che mi veda? Scuoto la testa e torno ad appoggiarmi al muro.
La principessa ci osserva in silenzio. Poi, finalmente, qualcuno si accorge della sua presenza. Il chiacchiericcio e le lamentele cessano rapidamente. Nel silenzio totale, il cancello di fronte a noi si apre, lasciando uscire una schiera di guardie. Due alla volta, le guardie afferrano molti candidati per le braccia e li conducono fuori dal cancello alle nostre spalle, che si sta aprendo.
Mi preparo, pronto a essere preso anch'io.
Ci vuole un po' di tempo affinché le guardie portino fuori tutti gli eliminati. Alla fine, rimango solo io.
Mi stacco dal mio posto sicuro e guardo Alina in cerca di una parola.
«È stato più facile del previsto.»
Esclama semplicemente, poi si volta e sparisce dalla mia vista.
Anche le guardie rientrano, e al loro posto esce un uomo sulla cinquantina. Indossa un'armatura nera e un mantello viola, come il resto delle guardie, ma la sua è molto più imponente, con bordature argentate.
«Sono Dax, capo delle guardie. Da oggi sarai incaricato di essere la guardia personale della nostra principessa Alina Cassarof di Enante.» La sua voce è calda e autorevole.
«Sì, signore,» rispondo semplicemente.
«Seguimi, ti mostrerò il campo di addestramento, l'armeria e le scuderie.» Dax inizia a camminare portandomi dietro al castello, e io lo seguo. «Con il tempo conoscerai anche le altre guardie, ma quello che ti interessa ora è proteggere la principessa. Devi rimanere con lei sempre, senza mai perderla di vista. Solo con il permesso del re potrai fare delle pause, ma dovrai trovare un sostituto. Sono stato chiaro?»
«Sì, signore.»
Arriviamo su una distesa erbosa allestita con vari manichini di legno, lance e spade su supporti a tre gambe. Uomini a torso nudo si allenano a combattere. Due picchiano i manichini, altri due si esercitano con la spada su un quadrato di gesso. Uno dei due mi lancia una strana occhiata.
«Qui ci alleniamo. Estate, inverno, sempre all'aperto. Dobbiamo essere pronti per ogni tipo di temperatura.» Dax continua, avvicinandosi al campo di allenamento. Un gruppo di uomini e donne torna da una corsa. «Nel nostro esercito ci sono anche donne. Non so com'era dalle tue parti, ma qui è normale.»
Annuisco.
«Sono stupito, signore, in positivo naturalmente. Non tutti i regni permettono alle donne di combattere. È una grande conquista per Enante.»
«Bene, cavaliere.» Dax sembra contento. «Lì troverai l'armeria. Al ti prenderà le misure e ti darà un'armatura temporanea. Quando sarà pronta la tua, sarà tuo compito andarla a prendere.» Abbassa lo sguardo sulla spada al mio fianco. «È tua?» La indica.
«Sì, signore.»
La estraggo e gliela porgo. Il comandante la prende con entrambe le mani, la pesa, la gira e ne osserva la filatura.
«Bene.» Me la restituisce senza aggiungere altro sull'argomento. «Se hai qualche domanda, puoi chiedere a Kyan; è quello che al momento sta combattendo con la spada, con i capelli lunghi e neri.»
Lo guardo e riconosco Kyan: è lui che mi ha lanciato quell'occhiataccia.
Quando mi volto verso Dax se n'è già andato lasciandomi da solo.
Decido di dirigermi verso l'armeria, come ordinato dal capitano. All'interno trovo un uomo intento a lucidare un'armatura. Non è molto alto, ma è ben piazzato, il mio doppio. Non appena entro, alza lo sguardo e mi scruta.
«Tu devi essere la nuova guardia personale della principessa.»
«Sì, sono io.» Mi guardo intorno. Sulla parete di destra sono appese le corazze nere, sopra scudi neri con lo stemma della casata Cassarof: un barbagianni incoronato. A sinistra, invece, sono appesi mantelli viola.
«Levati maglietta e pantaloni,» mi ordina, alzandosi per prendere qualcosa nella sala di dietro. Quando torna, sono rimasto solo in biancheria intima.
L'uomo mi misura spalle, torace, gambe e braccia, annotando tutto. Mentre continua a lavorare, io mi guardo intorno e, per un attimo, mi sembra di scorgere qualcuno muoversi dietro una colonna, prima di sparire.
Aspetto pazientemente che finisca di misurarmi ogni centimetro del corpo, poi mi rivesto.
«Dammi cinque minuti,» dice, senza neppure guardarmi. «tornerò con un'armatura adatta a te. Ti serve la spada?»
«No, grazie.»
E mi lascia solo.
Decido quindi di uscire e scoprire chi fosse nascosto dietro la colonna. Chiunque fosse ora si trova sicuramente dietro la struttura. Cammino velocemente, sperando di non perderlo.
Mi guardo intorno, ma non vedo nessuno.
Improvvisamente, due mani mi afferrano e mi spingono contro la parete. È una donna, ma indossa un mantello.
«Chi siete?» chiedo, togliendole il cappuccio con forza, rivelando due occhi luminosi. «Principessa, io... vi prego, perdonatemi.»
Ma lei mi copre la bocca con una mano.
«State in silenzio e ascoltate. È stato puramente un caso che voi siate diventato la mia guardia,» dice, e io non le credo. «Ma sappiate che se oserete dire una sola parola su quanto avvenuto ieri sera in città, la vostra testa decorerà le mura del castello. Sono stata chiara?»
Le indico con gli occhi la mano che ha sulla mia bocca.
«Vi assicuro, principessa, che non ho idea di cosa stiate parlando.» La rassicuro.
Lei sembra soddisfatta dalla mia risposta, si rimette il cappuccio e si allontana, passando per il campo di addestramento. Potrei sbagliarmi, ma giurerei di vederla toccare brevemente il muro dell'armeria e incrociare lo sguardo con Kyan, in quello che sembra un momento piuttosto interessante.
Così, i nemici sono più vicini di quanto pensassi.
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