2. Cassian

Il rosso tramonto è mozzafiato questa sera, ma tutto quello a cui riesco a pensare sono un paio di grandi occhi azzurri.
Ma è davvero a questo che sono arrivato? Innamorarmi dei primi occhi azzurri che vedo?
Innamorarmi...
Cassian non si innamora.

Cammino per le strade del villaggio guardandomi intorno quando mi rendo conto che sto cercando qualcosa in particolare, o meglio, qualcuno.

Ho salvato quella ragazza solo perché mi aspettavo qualcosa in cambio e alla fine mi ha lasciato con un bel due di picche. Ma non potevo aspettarmi di meno da una ragazza del genere. Sembrava troppo innocente per concedersi a uno come me.

Forse invece di lei dovrei andare alla ricerca di un bordello.

Mi fermo al centro della strada. Molti bambini mi guardano e mi indicano mentre le loro madri li trascinano lontani da me. E giurerei di essermi lavato questa mattina.

Alzo lo sguardo verso il cielo che si sta tingendo di un rosso sangue molto scuro. Tra poco farà buio e io devo assolutamente trovare un luogo nel quale dormire.
Sono settimane che dormo all'addiaccio o, se riesco ad arrivare in un villaggio, in baracche o stalle che gentilmente i cittadini mi offrono senza esserne a conoscenza.
Certe notti, se andava bene, il mio giaciglio veniva riscaldato dalla figlia di qualche contadino o dalle loro mogli. Naturalmente sparivo prima ancora che qualcuno si rendesse conto di quanto fosse accaduto la notte precedente.

Giro per il villaggio continuando a guardarmi intorno alla ricerca di una locanda quando finalmente ne vedo una. "La casa del porco" recita l'insegna e sorrido pensando che possa essere il posto adatto a me.

Apro la porta sbilenca e subito vengo catapultato in un altro mondo: i colori e la musica dell'esterno vengono rimpiazzati dal lume delle candele e dalla cantilena di qualche menestrello. Anche l'aria cambia, è più pesante e, soprattutto, più puzzolente. 

Un paio di uomini si girano a guardarmi mentre avanzo tra i tavoli, gli altri sono troppo ubriachi anche solo per accorgersi della mia presenza.
Mi siedo all'unico tavolo libero, quello un po' più in ombra, e comincio a osservare tutto quello che avviene intorno fino a quando una ragazzina, di forse poco più di 17 anni, mi si avvicina con un vassoio in mano e una pinta di birra su di esso. Mi lascia il bicchiere sul tavolo regalandomi un'occhiata imbarazzata.
Mentre se ne va più di un paio di mani si allungano verso di lei concedendosi degli schiaffi sul sedere. Probabilmente, se non fossero stati così tanti, sarei intervenuto e l'avrei difesa. Ma a quale scopo? Una volta andato via io altri avrebbero approfittato di lei.

Bevo la mia birra in silenzio, continuando a osservarla mentre si aggira con leggiadria tra i tavoli. I biondi capelli mossi le scendono morbidi sulle spalle, tenuti legati solo da un sottile nastrino azzurro. Ma quello che ha subito catturato la mia attenzione, anche alla penombra delle candele, sono i suoi occhi, azzurri come il ghiaccio. Per un attimo mi hanno ricordato quelli della ragazza nel vicolo, anche se più delicati. 

Non smetto di fissarla, forse in un inspiegabile desiderio di protezione o, forse, per un altro tipo di desiderio.

Finisco l'ultimo sorso di birra in un fiato solo e mi alzo stanco di quello squallido spettacolo.

Fuori l'aria è diventata più fresca e una grossa luna è sorta dietro al castello sulla collina. Da domani, se tutto dovesse andare per il meglio, sarà lì che abiterò. Appoggio la schiena al muro di pietra dura, mi sfilo una sigaretta di erba glinda dai pantaloni e me l'accendo con un fiammifero. Appena il tempo di due tirate che la porta della taverna si apre rivelandomi una figura minuta e delicata. 

«Me ne offri una?»

La voce della ragazza è dolce esattamente come il suo viso. Senza farmelo chiedere due volte prendo un'altra sigaretta, gliel'accendo e gliela porgo. 

«Grazie.» Sorride in mezzo al fumo. 

Mi ritrovo a osservarla. I suoi occhi sono perduti chissà dove mentre agita freneticamente le dita.

«Ho visto come ti muovi. Come fai tutte le sere con quelli la?»

La mia domanda non la stupisce né infastidisce. Anzi, il suo sorriso mi suggerisce che in realtà aspettava solo il momento in cui io le chiedessi qualcosa.

«Ci sono cresciuta qui. E poi, a volte capita qualche straniero» I suoi occhi si spostano dai miei occhi alla mia bocca  e la sua mano viaggia sul mio braccio «e la serata diventa più dolce.» Fa un tiro con la sigaretta e mi soffia il fumo in faccia.

E ne è così tanto che tossisco. Il tempo che il fumo si diradi e la ragazza è sparita. 
Non ho un'idea precisa di cosa intendesse con quello che mi ha detto, ma ha decisamente acceso qualcosa in me, qualcosa nei pantaloni che questa sera avrà bisogno di una mano per addormentarsi.

L'acqua nel catino è gelida, ma è l'unica che ho per lavarmi. Guardo l'immagine riflessa nello specchio davanti a me: il sole ha abbronzato la mia pelle e la barba ha iniziato a crescermi sulle guance. Le rughe intorno agli occhi mi fanno sembrare molto più vecchio dei miei trent'anni, ma nulla che una buona dormita su un vero letto non possa risolvere. 
Il materasso è morbido. Chiudo gli occhi e so che non ci metterò molto ad addormentarmi.

Qualcuno, però, decide di bussare alla mia porta. 

«Se siete venuti qu per rompere le palle potete pure andare a farvi...»

Le parole mi si smorzano in gola quando, aprendo la porta mi ritrovo d'avanti la ragazzina che lavora qui.

«Spero che non valga anche per me.» Chiede innocentemente.

Guardo bene fuori la porta per capire se quello che mi aspetta è un agguato. Ma, d'altronde, non avrebbero nulla da derubarmi e, se dovessero entrare uno alla volta nella stanza, potrei facilmente batterli.
Senza che io dica niente, la ragazza entra e si chiude la porta alle spalle.

«Spero tu abbia pensato alle parole che ti ho detto prima.» Si porta le mani ai lacci del corsetto azzurro mentre i suoi occhi vagano sul mio petto nudo «Tu sei uno straniero,» Ha finito di sciogliersi i laccetti, passando così alla camicetta. «e ho davvero bisogno di passare una serata dolce.»

Non aspetto che si slacci neanche l'ultimo bottone. Mi getto sulle sue labbra rosee e morbide e la sollevo da terra con facilità. La porto fino al letto dove l'aiuto a liberarsi della bianca blusa. Ma quando porta le sue mani alla gonna, la blocco immediatamente e con un ghigno stampato sul volto gliela alzo scendendo con la testa in mezzo alle sue gambe. I suoi occhi bramano il piacere, così come i miei. Con dolcezza e attenzione, comincio a baciarle l'interno delle cosce, lentamente, senza fretta, godendomi ogni istante e ogni reazione del corpo di lei. Le mie mani si poggiano sui suoi fianchi. Quando la mia lingua tocca la sua intimità, la ragazza chiude gli occhi e apre la bocca per il piacere. Mi fermo un attimo per assaporare quel momento, ma lei non è d'accordo, tanto che mi prende la testa e se la rispinge dentro le gambe. Ma è solo quando aggiungo anche le dita che vedo la sua schiena inarcarsi. La ragazza geme piano, il desiderio si fa sempre più intenso.  Il suo corpo risponde con una serie di brividi, mentre le sue mani cercano il contatto con i miei capelli, intrecciandosi tra le ciocche morbide. Svelto le porto una mano alla bocca e lei mi guarda come a volerne di più.

Mi viene in bocca due volte prima di essere stanca e slacciarmi i pantaloni. Le accarezzo la testa, in piedi di fronte a lei che se ne sta in ginocchio sul letto. I suoi occhi mi penetrano quando se lo infila tutto in bocca. E questa volta è il mio turno di chiudere gli occhi e aprire la bocca dal piacere. I suoi movimenti sono fluidi e delicati, ogni movimento della sua bocca è misurato e attento, una combinazione perfetta di dolcezza e passione. La ragazza è concentrata, desiderosa di darmi piacere, e io mi abbandono completamente a ogni suo movimento della lingua, ogni carezza. Una sensazione di calore mi pervade in tutto il corpo e non posso rischiare di venire prima di aver fatto una bella scopata con lei. 

Così le tolgo il cazzo dalla bocca e la sbatto nuovamente con la schiena sul letto. Salgo sopra di lei baciandole ogni centimetro del corpo nudo. La sua pelle è morbida e facile da baciare. Te ne fa desiderare ancora. 

I suoi occhi ruotano all'indietro per il piacere quando le entro dentro. Non è la sua prima volta, deve aver visto molti stranieri prima di me. Inizio subito a muovermi avanti e indietro e lei stringe le sue gambe intorno alla mia vita iniziando a muovere il bacino. È decisamente una che ci sa fare. Le sue mani esplorano il mio corpo, le dita che tracciano linee invisibili sulla sua pelle calda.
I nostri corpi si muovono in armonia, ogni tocco, ogni bacio è un dialogo silenzioso. La guardo negli occhi, cercando di capire e rispondere ai suoi desideri non espressi. Le mie mani la accarezzano con attenzione, scendendo lungo i fianchi e le gambe, sollevandola leggermente per avvicinarla ancora di più. Il suo respiro è affannoso e questo mi porta ad aumentare gradualmente il ritmo, un crescendo che ci porta sempre più vicini all'apice del nostro incontro. 
Ma quando mi sembra di star per venire, lei sorride dolcemente facendomi capire che vuole prendere il controllo. Con una grazia fluida si sposta, così mi faccio cadere dolcemente sulla schiena accogliendola con un sorriso complice. Mi sale sopra, i suoi lunghi capelli sciolti cadono come una bionda cascata di sole sulle spalle. Ora è lei a condurre il ritmo, muovendosi con lentezza e sensualità. Intreccia le sue mani con le mie e si piega in avanti lasciandomi un dolce bacio sulle labbra. 
I nostri respiri si fanno sempre più profondi e affannosi. Il ritmo dei nostri movimento è un'onda continua che ci travolge in un momento di pura estasi. La stanza è riempita solamente dai nostri gemiti di piacere.
Lei inarca la schiena mostrandomi i seni ancora acerbi che prendo tra i denti succhiandoglieli. La sento venire, così capisco che è il momento anche per me di concludere l'amplesso.

Con un gesto gentile ma deciso, la sollevo leggermente, cercando i suoi occhi per assicurarmi che tutto sia perfetto. Con movimenti sicuri e delicati, raggiungo il mio culmine, il respiro che si fa più affannoso e i muscoli che si tendono nel momento finale. La mia espressione è un misto di piacere e sollievo, mentre mi lascio andare, cercando di non rompere la magia del momento. Lei mi guarda, le labbra che si curvano in un sorriso soddisfatto e sereno, apprezzando l'intimità e la cura che le ho mostrato.

Ci sdraiamo uno accanto all'altra, i corpi ancora caldi e vibranti. Le nostre mani si intrecciano. Non ci sono parole, solo un silenzio carico di complicità e appagamento. La stanza è pervasa da una calma rassicurante. 

«Mi sei sembrata un angelo.»

Lei mi risponde con un sorriso e un bacio lieve sulle labbra. 

Rimaniamo così per quelle che sembrano essere delle ore.

«Sapevo che eri uno gentile.» Mi dice a un certo punto disegnando cerchi invisibili sul mio petto con le dita affusolate.

«Ah si? E come facevi a saperlo?» Le chiedo divertito.

«Non assomigli per niente ai villani là sotto. Molti di loro mi invitano nelle loro camere, ma nessuno assomiglia a te." I suoi occhi così azzurri d'un tratto non mi sembrano più tanto angelici. "Ora sarà meglio che vada prima che qualcuno si accorga della mia presenza."

Si alza lasciandomi una sensazione di freddo vuoto. La guardo rivestirsi. Ammiro ogni centimetro di pelle nuda, la delicatezza delle curve. 
Quando poi apre la porta per andarsene, si volta a guardarmi con un piccolo sorriso sul volto.

«Il mio nome è Evangeline, comunque. E quello te lo lascio. Me lo puoi ridare la prossima volta che ci incontreremo.»

Mi sporgo dal letto per guardare nel punto che mi ha indicato solo per trovarci il suo nastrino azzurro. Alzo la testa per risponderle, ma lei è già andata via chiudendosi delicatamente la porta alle spalle.


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