13. Alina

«Devo passare prima da una parte.»

Mi annuncia Cassian camminandomi avanti. Mi sistemo meglio il cappuccio; questa notte ci sono molte più persone del solito in giro e non posso permettermi di essere riconosciuta.

Percorriamo una strada familiare che ci conduce alla casa del porco. Le gambe mi si bloccano impedendomi di continuare. Siamo davvero venuti qui per salutare Evangeline?

«Vieni, c'è qualcuno che voglio presentarti.»

Cassian si accorge che mi sono fermata e mi porge una mano elegantemente. Il suo sorriso è così gentile che non posso negarmi a lui. 

«È solo un saluto.» Mi ripeto a fior di labbra.

L'interno della taverna è esattamente come me lo ricordavo, forse anche più colorato. Sono costretta a evitare decine di uomini ubriachi che barcollando mi vengono addosso. Cassian, invece, si muove con molta più agilità, come se intorno a lui non ci fosse nessuno. 
Si dirige sicuro verso il bancone dietro al quale una ragazza bionda e dagli occhi del cielo sta servendo bicchieri con un sorriso. Evangeline.

Cassian alza la mano e, quando lei lo vede, gli corre incontro felice. Gli salta al collo e lo abbraccia. 

«Sei vivo. Pensavo ti fosse accaduto qualcosa.» Riesco a capire nonostante il frastuono. 

«Sono tornato e ho portato con me una persona.»

Cassian mi prende per mano e mi trascina accanto a lui mettendomi una mano sul fianco. In un primo momento confusi, gli occhi di Evangeline si riempiono subito di emozione nel vedermi.

«Evangeline, lei è la Paladina Scarlatta.»

Evangeline fa uno strano gesto con le mani, probabilmente presa dall'agitazione: se le porta tra i capelli, le scende fino le guance, vi si tappa la bocca e poi le scende lungo la gonna stringendone la stoffa.

«Io... non so che dire.» Le parole le escono a fatica. «Ero convinta fossi tu l'altra sera. È ora per me un onore averti qui.»

Dopo tutto sono una principessa, non permetterò di farmi surclassare da una popolana.

«L'onore è tutto mio, Evangeline.» 

Mi inchino di fronte a lei e, nel sentire il suo nome, la ragazza fa un leggero saltino sul posto, tirando le guance in un enorme sorriso. 

«No, no, ti prego, non ti inchinare.» Mi porge le mani e mi indica una porta dietro al bancone. «Venite da questa parte, saremo più comodi.»

Evangeline si fa spazio tra tutta questa gente come se stesse camminando in piazza. Mi meraviglio di come sorrida e sia gentile con tutti quelli ai quali passa accanto. Si preoccupa per loro anche quando la toccano in maniera inopportuna.

«Non ti danno fastidio tutte quelle mani?»

La sala dalle pareti di legno trattiene fuori il rumore. Al centro un tavolo di legno è circondato da otto sedie di legno.

«Cosa? No oramai ci sono abituata. E poi,» Risponde malinconica alla mia domanda «non posso inimicarmi nessun cliente.» Si porta una mano sul braccio, come a voler nascondere qualcosa. «Ma vi prego, sedetevi.» Il sorriso torna ad illuminare il suo volto.

«In realtà non rimarremo qui molto a lungo.» Ammette Cassian e si slega il nastro azzurro dal polso. «Sono venuto per ridarti questo.» Gli occhi tristi di Evangeline si posano sul nastro. «Questa notte partiamo e non so se ci rivedremo più.»

La ragazza prende le mani della mia guardi stringendole e sorridendo, poi dice di no con la testa.

«Questo nastro era solo una scusa per rivederti. Le notti passate insieme sono state divertenti e piene di piacere.» Parla come se fossero solo loro due presenti nella stanza. «Ma vorrei che lo tenessi tu, come ricordo. Se dovessi tornare, allora me lo ridarai; nel frattempo utilizzalo come porta fortuna.» Poi il suo sguardo si sposta su di me. «Proteggilo, è un uomo meraviglioso.» Rimane qualche secondo in silenzio, con la bocca aperta, come se volesse dire qualcosa ma non ne è sicura. «Tu sei la principessa, vero? Sei Lina.»

Le sue parole mi lasciano a bocca aperta. 

«Come...» Vorrei chiederle, ma le parole mi muoiono in gola.

Lei ride leggermente della mia confusione.

«I capelli di Lina sono riconoscibili ovunque, mentre Cassian è la guardia della principessa. Se è in tua compagnia vuol dire solo una cosa, e cioè che sei la principessa.» Il suo volto cambia immediatamente espressione, come se si fosse appena ricordata di qualcosa. «Ma certo, che stupida sono.» Si alza dalla sedia e si inchina.

Mi levo il cappuccio e i metto di fronte a lei prendendole le mani.

«Ti prego, alzati. Nessuno sa che sono la principessa. Trattami come una cliente qualunque.»

«Ma voi non siete una cliente qualunque: siete la Paladina Scarlatta. Se questa notte ci sono così tante persone in città è per merito vostro.» Gli occhi di Evangeline esprimono una devozione sincera. «Finché il mio cuore batterà, io vi sarò fedele, Paladina Scarlatta.»

Il cielo comincia a schiarirsi facendo entrare la prima luce dalla finestra alle mie spalle.

«Ora sarà meglio andare.» 

Cassian si alza e mi poggia una mano sulla spalla. Evangeline mi bacia le mani con delicatezza, poi prende il volto di Cassian tra le mani e gli lascia un leggero bacio sulle labbra.

«Ritorna.» Gli sussurra poggiando la fronte sulla sua.

Cassian la abbraccia in una silenziosa promessa che non è sicuro di mantenere.

L'armata è già partita. Ha superato la città e cammina compatta nel bosco. 
La raggiungiamo in poco tempo. Camminando da soli siamo molto più veloci di loro. 

Camminiamo in silenzio anche se i rumori dei nostri passi sono mascherati da quelli dell'armata.

Cassian mi tocca una spalla e mi indica di seguirlo. 
Ci allontaniamo dai soldati, muovendoci verso est.

«Questa strada è più corta. Voglio comunque che tu sappia che ci sono molti epricoli.»

Scrollo la spalle.

«Vorrà dire che dovrai continuare ad allenarmi nei prossimi giorni. Quanto tempo ci impiegheremo ad arrivare?»

«Circa una settimana.» Mi risponde guardando avanti a sé ed evitando la grossa radice di un pino. « Loro ce ne metteranno due. Ma se siamo abbastanza bravi non ci sarà bisogno di loro. Termineremo il lavoro prima ancora che se ne rendano conto.»

Cassian alza il passo, come animato da un'energia che lo spinge al limite. 

♥♦♣♠

Il sole tramonta lentamente alla nostra sinistra. La strada che stiamo percorrendo è cambiata, dirigendoci ora a nord.

«Possiamo fermarci qui.» Cassian si porta accanto a un albero dalle grosse radici. «Non hai problemi a dormire sul terreno, vero?»

Poco convinta gli faccio cenno di no con la testa. Non posso permettermi di fare l'alto locata proprio ora.

«Bene.» Continua. «Accenderò un fuoco, immagino tu non lo sappia fare. Intanto tira fuori le coperte che Evangeline ci ha prestato. Dopodiché andrò a trovare qualcosa da mangiare, tu occupati di tenere il fuoco acceso.»

Non sono abituata a ricevere ordini, tanto meno in un numero così elevato in poco tempo.
Mi permetto qualche secondo per metabolizzare ciò che mi è stato chiesto.
Mentre tiro fuori le coperte mi ritrovo a pensare a quanto Evangeline sia stata gentile con noi, con me, e un leggero sorriso mi compare sul volto. Lo avrei davvero capito Cassian se mi avesse detto che ne era innamorato. 

Un calore improvviso mi prende alle spalle.

«Così dovrebbe andare.» Cassian ha acceso il fuoco. «Quello che dovrai fare sarà solo aggiungere della legna, lì c'è qualche rametto. Qua vicino c'è un fiume, vedo se riesco a pescare qualcosa e a prendere altra legna. Tu non muoverti da qui.»

Mi lascia una leggera carezza sul braccio prima di prendere una coperta e qualche altra cosa dalla sacca e scomparire tra la fitta vegetazione mentre io sento la pelle sotto le sue dita arricciarsi. 
Non sono mai stata così lontana dal castello, per di più da sola. I rumori della foresta mi circondano sembrando sempre più vicini. Un brivido mi scorre lungo la schiena e istintivamente mi avvicino al fuoco. Sento decine di occhi puntati su di me. I vento ulula tra le fronde degli alberi e la paura mi attanaglia.
L'unica cosa che mi tranquillizza è lo scoppiettio del fuoco. 

«Per favore Cassian,» Prego a fior di labbra «torna presto.»

Rimango da sola per quella che mi sembra un'eternità quando sento dei passi alle mie spalle. Mi volto spaventata e con un tronco in mano infuocato. Ma da dietro un cespuglio Cassian esce con il sorriso stampato sul volto e tre pesci appesi a un filo. Con l'altra mano trascina la coperta piena di rami di legno.

«Sono stato davvero bravo.» Si compiace. «A te com'è andata?»

Abbasso il bastone infuocato riportando il mio viso a un'espressione normale. 

«Non male. Anche io sono stata brava:» Indico il fuoco «non si è spento.»

Cassian mi poggia una mano sulla testa complimentandosi con me.

«Avevo capito che eri diversa dalle solite principesse, ma non avrei detto così avventuriera.» Sorride e io non posso fare altro che sorridergli lusingata.

Prende dei rami da quelli che ha raccolto e li intreccia fino a formare una griglia. Dopodiché tira fuori un coltello e comincia a pulire il pesce.

«Qui ci vorrà un po'.» Mi dice. «Perché non prendi le borracce e non le vai a riempire al fiume? Se vai in quella direzione lo sentirai poco più avanti.»

Mi rendo subito conto che non posso mostrare ciò che provo veramente, ma il mio volto deve avermi tradita.

«C'è qualcosa che non va?» Cassian si ferma e mi guarda preoccupato.

«No. Ora vado.»

Mi alzo con le gambe che mi sembrano volermi far cadere da un momento all'altro. Finché sono qui ogni mio gesto è lento e misurato; una volta entrata nel bosco cercherò di muovermi il più velocemente possibile. 
Tra gli alberi il sole sembra calare più velocemente. La luce filtra tra le foglie e improvvisamente mi sento catapultata in una di quelle storie con il lupo cattivo e i briganti. Solo che io i briganti li combatto. Istintivamente mi porto la mano all'elsa della spada. Devo essere pronta se dovesse accadere qualcosa.

Cammino guardandomi bene intorno quando il rumore dell'acqua arriva alle mie orecchie.

«Il fiume!» Esclamo prima di correre nella sua direzione.

Mi getto con le mani dentro l'acqua. È fredda e mi fa il solletico alle dita. 
Riempio subito le borracce, poi mi guardo un paio di volte intorno per capire se sono abbastanza sola da potermi fare un bagno. 

L'acqua mi accoglie tra le sue onde e il freddo prende possesso del mio corpo nudo. Mai avrei pensato di farmi un bagno in un fiume gelido nel bel mezzo del bosco. 

La corrente non è molto forte, quindi mi porto verso il centro del fiume. Faccio fatica a camminare a causa delle innumerevoli e lisce pietre, ma non è così difficile come sembra. Ma quando i miei piedi smettono di toccare il suolo e mi ritrovo a nuotare tra i flutti, sento di poter finalmente assaporare la libertà. 

Rimango a galla per un po'.  Gli occhi chiusi, il vento che mi accarezza il viso e il canto degli ultimi uccelli che tornano ai loro nidi. Mi sento protetta in un abbraccio, i raggi finali del sole che mi baciano una guancia. 

«Alina!»

La voce di Cassian mi spaventa e sento il mio corpo sprofondare. Provo a rimettermi in piedi, ma le pietre sono troppo lisce e l'acqua mi entra nei polmoni. Mi agito, e il mio corpo si fa sempre più pesante.
Sento qualcuno afferrarmi e riportarmi in superficie. Tossisco un paio di volte e mi aggrappo a Cassian che mi tiene in braccio. 

Mi appoggia delicatamente sulla riva mentre non smetto di tossire, si leva la camicia e la poggia sul mio corpo nudo per poi sedersi accanto a me.

«Sei sparita per troppo tempo. Pensavo ti fossi persa.» Mi porta una ciocca dietro l'orecchio. «Stai bene?»

Annuisco anche se sto tremando. 

«Grazie.» Riesco solo a dire.

Cassian volta il suo sguardo verso il sole.

«Sarà meglio tornare all'accampamento. Tra poco sarà completamente buio e potresti raffreddarti.»

Mi alzo in piedi, le gambe ancora tremolanti, e Cassian mi prende in braccio.

«Non lascerò che ti succeda niente di male.»

Appoggiata al suo petto, con i rumori della natura di sottofondo, posso benissimo sentire il suo profumo pungente, quasi familiare. 
Le sue braccia sono forti, ma mi lascia andare prudentemente vicino al fuoco. Oramai si è fatto buio e solo la sua luce illumina la notte.

«Dovresti vestirti,» Mi porge i miei vestiti. «se rimani con quella camicia bagnata prenderai un malanno.» Poi se ne torna vicino al fuoco e vi aggiunge qualche tronco di legno. «Se lo fai vicino al fuoco rimarrai al caldo.» Aggiunge in fine sorridendo. 

Devo sembrare piuttosto titubante perché Cassian mi si avvicina e mi toglie lentamente la camicia di dosso. I suoi occhi rimangono fissi nei miei, non vagano sul mio corpo, non cercano altro.
I vestiti che avevo in mano mi cadono.
Rimango nuda di fronte a lui e non ho l'impulso di coprirmi. Poggio una mano sui suoi addominali. Posso sentire il suo stomaco alzarsi e abbassarsi e il suo cuore pulsare. I nostri volti si fanno più vicini e posso benissimo avvertire il suo fiato caldo sulla mia pelle ancora fredda. 
Cassian mi accarezza un braccio con la punta delle dita facendomi venire un brivido per tutto il corpo. Sorrido.

«Ti faccio ridere?» Chiede serio. 

«No, tutt'altro.»

Azzero la distanza tra di noi baciandolo. Le sue labbra sono morbide mentre la sua barba mi punge il mento. Gli avvolgo le braccia intorno al collo mentre gli passo le mani tra i capelli. Cassian mi abbraccia accarezzando ogni centimetro della mia schiena nuda. 
Il mio respiro si fa affannoso quando scende con voracità sul mio collo. 

Mi beo solo per qualche secondo di questa nuova situazione perché Cassian mi poggia le mani sulle spalle e mi respinge.

«Non posso farlo, mi dispiace.»

Si allontana da me dando attenzioni al fuoco. Imbarazzata mi rivesto il più in fretta possibile.

«Mi avevi detto che non era per Evangeline.»

«E infatti non è per lei,» I suoi occhi non mi guardano neanche per un attimo mentre sono impegnata a rivestirmi. «te l'ho già detto. È più complicato di così.»

Mi siedo di fronte a lui determinata a non mollare.

«Se non mi vuoi dire le tue ragioni va bene, lo capisco, ma sappi che non mi darò per vinta e tenterò di convincerti in ogni modo possibile.» Sento il calore del fuoco quasi bruciarmi il volto. «E non smetterò fino a quando non ti avrò ottenuto.»

Il fuoco gli mette in risalto un leggero sorriso.

«Va bene principessa. Non ti arrendi mai, vero?»

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